Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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TESTIMONIANZE DI PERSONE SPECIALI

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2023 19:58
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06/12/2012 21:52
 
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«Eravamo lì per guardare e lasciarci stupire»

 

04/12/2012 - Una cassiera che diventa volontaria, un nigeriano che raccoglie elemosina e la spende per riempire il sacchetto. Tante le storie e tutte parlano di una gratuità inaspettata. «Dell'impatto con un gesto che mi ha scosso», come racconta Davide...

CIO' CHE CAMBIA IL CUORE
Carissimi responsabili regionali, carissimi amici,
sono realmente commosso nel leggere le tante testimonianze che mi stanno arrivando dopo la Colletta di quest’anno. Ogni giorno ne pubblicheremo di nuove sul sito internet: leggetele e invitate tutti a leggerle, perché quest’anno siamo stati spettatori attivi dell’opera di Dio nella storia; che ha cambiato e sta cambiando il cuore di tantissimi, a partire dal mio. Ci tengo a dirvi, per ringraziarvi di tutto il lavoro fatto anche dentro una situazione sicuramente molto difficile come quella di quest’anno, le due scoperte che ho fatto. 
La Colletta è stata per me un’occasione formidabile, chiara, limpida per riscoprire che la vita non è mia, per riscoprire che io non mi faccio da solo: tutto mi è dato, regalato, a partire dalla vita stessa. Per questo motivo quando riusciamo anche noi a dare qualcosa gratuitamente - che sia il cibo donato o le ore passate a fare il volontario per chi non aveva proprio soldi per fare la spesa - ci sentiamo più noi stessi, riscopriamo di più chi siamo e cosa siamo al mondo a fare: riscopriamo la grandezza del nostro cuore che è fatto per l’infinito. Questo testimoniano tantissimi fatti successi quest’anno durante la Colletta.
Anche tutto il cibo del mondo (e quest’anno è stato uno spettacolo riuscire a fare 22 tonnellate in più) non potrà mai saziare quel bisogno, quel desiderio infinito riscoperto sabato: solo Dio presente nella realtà può rispondere al cuore dell’uomo. Come mi ha scritto Marco, un ragazzino di 14 anni: «Non si imballa o si smista o si chiede aiuto alle porte di un supermercato a sconosciuti per qualcuno di "più piccolo" da aiutare, ma per qualcosa, o meglio Qualcuno, di abissalmente più grande di noi». 
Grazie a tutti per il prezioso aiuto: a chi ha fatto il turno di 2 ore, a chi è rimasto sino a notte fonda nei magazzini a stoccare tutto il cibo, a chi ha fatto la spesa.
Vi chiedo di far avere questo mio ringraziamento a tutti i volontari.
Federico Bassi, Responsabile “Giornata Nazionale della Colletta Alimentare”


NEL PARCHEGGIO DI USSE
Ho fatto il volontario della Colletta in un supermercato di Vedano. In quel supermercato non servono tante persone perché è piccolo e poco frequentato, per cui può capitare che ci siano anche dei momenti “morti”. La gente che va lì a fare spesa non è benestante, per cui temevo che avrei fatto un po’ fatica a proporre il gesto e che quindi avrei raccolto poco. Il ritrovo al era per le 8 di mattina. Dopo che abbiamo montato il gazebo e i tavoli d’appoggio per gli scatoloni, con gli amici che erano lì con me abbiamo affidato la giornata del Banco con un momento di preghiera. E poi, ognuno al proprio posto di combattimento. Io mi sono messo a volantinare alla gente che entrava nel supermercato proponendole la Colletta.
A un certo punto, mi accorgo di un ragazzo di colore che arriva al supermercato con la bici. La lega nell’apposito parcheggio ma non entra a fare la spesa. Ci guarda un po’ e poi rimane lì fuori. Dopo un po’ che lo guardavo ho detto a Gigetto: «Mi sa che gli abbiamo occupato il suo posto. Questo qua sarà uno di quelli che sta nei parcheggi a chiedere l’elemosina».
Era proprio così. Per guadagnare qualche spicciolo offriva il suo aiuto per svuotare i carrelli e per mettere le borse della spesa nel baule delle macchine. Si vedeva che era gentile con le persone e non era per nulla invadente. Parlava raramente e, quando il suo aiuto veniva rifiutato, si allontanava tranquillo senza insistere. Faceva il suo “lavoro” e noi eravamo lì per la Colletta a fare il nostro.
Alle dieci vado via dal supermercato. Torno alle dodici e mi rimetto a proporre il gesto della Colletta dando ancora foglietto e sacchetto.
Lui era ancora lì, con la sua gentilezza, che cercava di aiutare la gente a svuotare i carrelli. Tutto fila liscio fino all’ora di pranzo. Ecco, quell’uomo di colore, che è lì a chiedere l’elemosina si avvicina, mi chiede un sacchetto ed entra al supermercato. Quando esce ha il sacchetto pieno di roba per la Colletta. Poi si allontana e va a mangiare il suo pranzo in piedi, sopra la fila di carrelli. Il suo pranzo consiste in un po’ di pane senza nulla, una lattina di Coca, e una bottiglia d’acqua.
Come un fulmine a ciel sereno, dopo aver visto questa scena, mi sono sentito asfaltato. Per me, è stato un impatto con un qualcosa di eccezionale. Mi sono sentito come scosso, ferito da quel gesto.
E anche altri volontari hanno accusato il colpo.
Da quel momento in poi si rompe un po’ il ghiaccio. Ognuno di noi cercava, proponeva di fare qualcosa per quel ragazzo. Allora lo abbiamo invitato a mangiare con noi, almeno poteva stare seduto e avere un tavolo su cui appoggiare le sue cose.
Finito di mangiare il suo pane, ha raccolto le briciole che erano cadute per terra, in modo da lasciare pulito. Nel pomeriggio ci dà una mano a caricare il camion. Poi dopo aver notato che il sacchetto che usavamo come pattumiera era pieno, ce l’ha svuotato, senza dire una parola. Gli avevamo detto di non preoccuparsi e che l’avremmo svuotato noi ma senza dirci nulla l’ha fatto lo stesso. Tutti, tra quelli che erano lì, hanno percepito l’eccezionalità di quella persona.
Tra le poche parole che ci ha detto, abbiamo scoperto che viene dalla Nigeria, ha una moglie, un figlio e che è in Italia solamente da due anni. È scappato dalla sua terra perché è cristiano e nel suo Paese i cristiani sono perseguitati. Ma il dialogo è durato poco perché non sapeva la lingua e poi ha ripreso a fare il suo “lavoro”. A fine giornata gli abbiamo lasciato una borsa di alimenti appena raccolti, e siamo rimasti d’accordo che sarebbe venuto al centro il mercoledì, quando c’è il Banco di solidarietà.
Quell’incontro, per me, non si è esaurito con quel gesto e quella proposta.
Alla sera quando con mia moglie ripensavamo alla giornata, ci siamo chiesti che cosa ci avesse colpito tra tutti i fatti che ci erano capitati. Per entrambi la risposta è stata: «Usse». Ecco come si chiama quell’uomo!
E ripensando a lui mi è sorta una domanda: «Ma chi è costui?». E poi il pensiero va a Cristo. «Ma chi è costui?», Cristo.

Ma con che modalità mi si è presentato sabato? Con che modalità mi ha provocato. Ed è stato anche evidente che non è stata una mia iniziativa. Anzi. Tutto è partito dall’iniziativa di un Altro. È accaduto proprio così.
Lì, è stato lui, Usse, a fare il primo passo e a stupirci, noi non potevamo far altro che guardare e lasciarci stupire.
Se fosse stato per me sarei andato via dalla Colletta con l’idea che quel ragazzo era solo un «negretto che raccoglie l’elemosina». E magari sarei rimasto deluso della giornata perché si sono raccolte poche scatole. In realtà mi sono accorto che ho “raccolto” tantissimo. 
A pensarci, il modo con cui sabato sono stato richiamato dal Mistero mi ha fatto intuire e riassaporare l’amore e la tenerezza con cui sono amato da Dio. Ogni volta che faccio questa esperienza mi sento rinascere.
Davide, Biassono


NO, NON SI PUO' NON FARE LA COLLETTA!
Carissimi amici,
Nei giorni di preparazione della Colletta, avendo un maggior numero di punti vendita da gestire rispetto allo scorso anno, ho proposto a Vanni di gestire come capo equipe due supermercati.
Vanni accetta senza problemi, perché i due punti vendita sono molto vicini tra loro e può contare su un elevato numero di volontari.
Ad una settimana dal Banco, Vanni scopre che il sabato della Colletta nella sua parrocchia ci saranno un matrimonio, un funerale e degli incontri che dimezzano le presenze dei volontari, tanto da creare un po’ di disagi al suo stessosupermercato.
Cerchiamo di risolvere la situazione ma i risultati sono scarsi. Venerdì, alla vigilia della Colletta, sento Vanni e mi dice che gli unici volontari che avrebbero coperto gran parte della giornata disdicono la loro presenza al Banco. Alle 18 di quel venerdì capiamo che non riusciamo a gestire i due supermercati e scegliamo di abbandonarne uno. Vanni decide di andare a parlare con il direttore che già in passato ci aveva detto di non essere molto interessato alla Colletta.
Arriva e scopre che c'è una nuova direttrice. Le spiega la situazione e lei ne rimane molto sorpresa. Alla conversazione assiste anche Angela, una cassiera, che d’impeto dice: «No! Non si può non fare la Colletta. Se il direttore mi autorizza do la mia disponibilità per tutto il giorno e chiedo a mio figlio se mi aiuta».
In poche ore cerchiamo di recuperare un po’ di volontari. Vanni farà da riferimento per il mattino e nel pomeriggio chiediamo ad Andrea e a Claudio di fare i capi equipe anziché venire ad aiutarci al magazzino.
Si arriva a sabato mattina. Angela e suo figlio sono un vero spettacolo ai nostri occhi. Il figlio di 17 anni che da programma avrebbe dovuto aiutarci solo al mattino rimane con noi fino alla chiusura. Vanni e Ulisse stanno con la madre e durante tutto il giorno le raccontano di come le famiglie in difficoltà vengono aiutate ricevendo il pacco. Alla sera sono tutti stanchi ma contenti. E anche i numeri portano la loro soddisfazione. Abbiamo raccolto quasi il 10% in più rispetto al 2011.
Andrea lascia ad Angela il suo numero con la promessa di risentirla.
La mattina dopo Angela chiama Andrea e gli dice: «Quando ci vediamo per portare il pacco?».

Lettera firmata


IL PUNTO DI PARTENZA
Quest’anno, per il giorno della Colletta, mi è stato chiesto di occuparmi della segreteria, per cui il lavoro si è esteso, oltre alla giornata di sabato, anche alle settimane precedenti per la relativa organizzazione. I programmi erano questi: io ed altri due segretari saremmo rimasti presso la sede del Banco Alimentare per coordinare i volontari della città e risolvere eventuali imprevisti sorti nel corso della giornata.
Sabato mattina, arrivati in sede, ci siamo accorti, tramite diverse telefonate, che i volontari di alcune associazioni presenti nei vari supermercati non avevano ben chiaro il lavoro da svolgere. Soluzione: raggiungerli ed accostarci a loro per una mezz’oretta, in modo che imparassero da noi. Detto, fatto.
Rientrati nuovamente alla base si è presentato un secondo problema: da mezzogiorno alle tre del pomeriggio un supermercato sarebbe rimasto totalmente scoperto, a causa della disdetta improvvisa di alcuni volontari. Soluzione: io ed un altro segretario ci siamo recati sul luogo per prendere il posto dei volontari assenti.
Terminato anche questo secondo turno, mentre stavo tornando alla sede del Banco Alimentare, mi sono resa conto che, sebbene quest’anno la Colletta fosse stata organizzata senza l’ausilio delle buste, la loro assenza non aveva affatto rappresentato un problema. Non mi sono nemmeno accorta che la mia proposta aveva qualcosa di diverso rispetto all’anno scorso, quando, avvicinandomi alla gente, porgevo anche la busta. Ma quello che mi muoveva liberamente e lietamente, anche di fronte all’imprevisto, era una smisurata gratitudine verso il Signore per tutto quello che dalla scorsa Colletta fino ad oggi mi aveva dato e stava continuando a darmi, permettendomi di esserci e partecipare anche a questa sedicesima edizione.
Poi ho pensato: «Il giorno della Colletta è come il rapporto con la compagnia. Hai due possibilità: partire dai tuoi schemi e lamentarti, notando solo ciò che manca (come le buste); oppure partire da Chi ti sta dando la vita ora e ti sta permettendo di fare un cammino ora, attraverso la presenza dei tuoi amici e della realtà tutta, quindi partire da un profondo senso di gratitudine». Che differenza abissale di posizione.
Ringrazio il Signore per aver deciso di darmi la possibilità di partecipare alla Colletta, anch’esso strumento necessario per la mia maturità, ma soprattutto per capire qual è il vero punto di partenza della mia strada. 
Roberta, Reggio Calabria

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