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TESTIMONIANZE DI PERSONE SPECIALI

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04/06/2011 09:13
 
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Scritto da Lorenzo Locatelli il 1 giugno 2011 ·

Un seminarista racconta la propria vocazione, nata con
Wojtyła alla Giornata mondiale della gioventù del 2000.

È  il 19 agosto 2000. Sono circa 48 ore che non chiudo occhio. Ieri notte ero
alla fermata del treno di Tor Vergata con gli altri del servizio d’ordine. Poi
tutto il giorno sotto il sole più caldo che Roma abbia mai visto, aspettando
con ansia l’ennesima gita all’idrante più vicino in cerca di un po’ di
refrigerio. Il coro sta cantando ancora una volta Emmanuel, l’inno di questa XV
Giornata mondiale della gioventù.
Finalmente il sole tramonta. Un elicottero atterra in lontananza. È il Papa.
La veglia di preghiera più faticosa della mia vita è iniziata.
Comincio a lottare contro il sonno e subito mi viene in aiuto un fortissimo
mal di testa. Concentro le energie contro la distrazione. Giovanni Paolo II
sembra in ottima forma. Abitando a Roma le occasioni di sentirlo parlare sono
state tante. Ricordo quella volta… che anno era? Il 1998 in piazza San Pietro
all’incontro con i movimenti ecclesiali. È stato quello l’anno in cui ho
incontrato don Sergio… Don Sergio! Lui sì che si gode la vita! Lui e i suoi
della San Carlo… Ecco, di nuovo quel pensiero. Mi sono distratto un’altra
volta. Il Papa se ne va.
Cerco insieme agli altri un posto dove stendere il sacco a pelo. Passo la
notte riflettendo sul fenomeno dell’escursione termica e, quando constato l’
ormai irreversibile congelamento dei miei piedi, milioni di watt proprio sopra
la mia testa annunciano il buon giorno con un nuovo canto: Emmanuel!
Comincia la messa, il Papa è di nuovo tra noi. Inspiegabilmente, sarà la lieve
brezza mattutina, riesco a stare attento e vengo letteralmente rapito dalle sue
parole: «Se qualcuno di voi, cari ragazzi e ragazze, avverte in sé la chiamata
del Signore a donarsi totalmente a Lui per amarlo con cuore indiviso, non si
lasci frenare dal dubbio o dalla paura». Improvvisamente i due milioni di
ragazzi attorno a me scompaiono. Mi sembra di essere rimasto da solo davanti a
Giovanni Paolo II. E ancora di più: io davanti a Dio. Di colpo sono messo di
fronte a quel pensiero che da un po’ di tempo cercavo di scacciare in tutti i
modi. La paura però mi assale. Ma subito: «Dica con coraggio il proprio sì
senza riserve, fidandosi di Lui che è fedele in ogni sua promessa. Non ha Egli
forse assicurato, a chi ha lasciato tutto per Lui, il centuplo quaggiù e la
vita eterna?».
Una dopo l’altra crollano tutte le mie difese, i miei dubbi, le mie paure. E
con le lacrime agli occhi desidero con tutto me stesso abbandonarmi a quell’
Amore infinito che mi sta chiamando. Sì.
Non credo che il Papa abbia potuto sentire quel mio sì appena sussurrato, ma
sono certo che ora lo accompagna fino al suo compimento.
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