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PECCATI e MISERICORDIA

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2021 10:06
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13/10/2011 11:28
 
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IL PECCATO DI ORIGINE

Ro 5,12 Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.


In ogni essere umano è presente un conflitto fra la tendenza al piacere
disordinato e la tendenza alla giustizia. Esiste un'esperienza fondamentale
che facciamo tutti: in certi casi vediamo con certezza che dovremmo fare una
certa cosa che riconosciamo essere buona per noi e tralasciare un'altra che
riconosciamo essere cattiva ma dalla quale possiamo ricavare un piacere
momentaneo e disordinato.

  In questa situazione la scelta giusta e conveniente implica uno sforzo
perché dobbiamo superare la nostra repulsione di fronte a qualcosa che sul
momento non ci piace e ci costa fatica.

  Questa situazione di conflitto ci fa soffrire e da essa nasce lo sforzo
necessario e quotidiano per mettere ordine fra le componenti della
personalità.

  La necessità che gli uomini hanno di mettere ordine dentro se stessi, lo
sforzo quotidiano che devono fare per comandare se stessi testimoniano
l'esistenza di una situazione di disordine che è presente all'interno di
ogni essere umano, di una ferita che tutti abbiamo al nostro interno.

  Una ferità è sempre una situazione di lacerazione, di disordine che si è
prodotto fra gli elementi di un tessuto che era originariamente integro e
quindi ordinato: l'esistenza di una ferita presuppone sempre l'esistenza di
uno stato di ordine che c'era ed è stato perso.

Il conflitto fra la tendenza al piacere momentaneo e disordinato e la
tendenza alla giustizia e quindi il conflitto fra le passioni e la volontà,
tra la volontà e la ragione è un conflitto che è presente all'interno di
ogni uomo ed è il risultato di una misteriosa ferita originale dell'umanità.

  " Ignorare che l'uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di
gravi errori nel campo dell'educazione, della politica, dell'azione sociale
e dei costumi ". ( Catechismo della Chiesa Cattolica n. 4077)

  Omero, che è uno dei primi autori pagani che ci sono pervenuti, presenta
in tutte le sue opere il più vistoso dei conflitti che assillano l'uomo: la
lotta fra la mente e il cuore, cioè fra la ragione e le passioni. Questo
conflitto all'interno dell'uomo spinge gli eroi omerici all'instabilità
psichica.  Così, nel libro XXII dell'Odissea, Odisseo " rimproverò il suo
cuore con il ragionamento ".

  L'episodio che meglio mostra questo conflitto che c'è nell'interno dell'
uomo e il tentativo di unificare le componenti psichiche in lotta, è quello
delle sirene. Odisseo prevede con la mente la possibilità che il proprio
impulso, passando accanto alle sirene, venga allettato dal loro canto in
modo da disubbidire alla ragione e andare incontro alla morte accecato dalla
passione. Odisseo previene il pericolo facendosi in anticipo legare dai
marinai a cui ha accuratamente turato le orecchie con la cera affinché non
siano sedotti dal loro canto.

  In questo caso la passione viene ridotta all'obbedienza con la previsione
e la coercizione. Ma il collegamento fra la mente e il cuore per funzionare
stabilmente, e non solo momentaneamente con l'uso di quella
che Omero chiama l'accortezza - pinytés -, è una sorta di talento, di dono
che viene dall'alto e che solo alcuni personaggi come Achille possiedono in
maniera eccezionale. Achille è un eroe che ha quel fortunato stato psichico
di unione stabile fra la mente e il cuore che Omero indica con il termine di
risolutezza - ménos -, per cui riesce ad agire senza essere messo in crisi
dalle passioni come ad esempio la pigrizia o la paura. Ma l'uomo, con la sua
sola volontà, non è in grado di procurarsi questa stabile padronanza al suo
interno per cui ad Omero non resta che attribuire l'origine della
risolutezza a qualche divinità.

  L'uomo, da solo, non riesce a lottare durevolmente contro tutte le proprie
passioni disordinate, non riesce, da solo, a superare le difficoltà più
gravi, le illusioni, i condizionamenti, gli attaccamenti disordinati a cose
o persone che determinano quella che, con linguaggio psicanalitico, viene
denominata l'angoscia della separazione.

  Il Concilio Vaticano II ricorda che l'uomo non può perseverare nello
sforzo di combattere contro le proprie passioni disordinate senza compiere
grandi sforzi e senza l'aiuto della grazia. (cfr Concilio Vaticano II,
Costituzione pastorale Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo,
del 7 dicembre 1965, n.25 ).

Secondo lo psicologo tedesco Albert Görres  uno dei principali ostacoli al
superamento del male sta nella mancanza di una motivazione che illumini e
che incoraggi.

Quale motivazione può essere così forte, nella lotta contro il male, da
poter superare le stesse forze umane, da poter superare l'angoscia della
perdita che nasce da profondi condizionamenti nei confronti di cose, persone
e idee a cui l'individuo si è fisicamente e psicologicamente attaccato?

Secondo lo psichiatra statunitense William Glasser uno dei bisogni
fondamentali dell'essere umano è quello di sentirsi amato. Glasser dice che
un uomo, abbandonato su un'isola deserta o in una cella solitaria di una
prigione, un uomo privato del bene della salute e degli affetti dei suoi
cari è destinato a perdere il contatto con la realtà e può anche diventare
pazzo, a meno che non riesca a mantenere la convinzione che qualcuno ancora
lo ama . Le persone che hanno fede, attraverso la preghiera - la vita di
preghiera è la ricerca dell'unione con Dio nei pensieri e nelle azioni -, e
il cattolico anche attraverso l'aiuto particolare dei sacramenti, sentono
nella loro vita l'amore di Dio che li sostiene, li illumina e li incoraggia
anche nelle difficoltà più gravi.

Certamente l'amore di Dio rappresenta la più grande forza in grado di
motivare la persona affinché possa perseverare nella lotta contro il male.


( Bruto Maria Bruti )



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