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La SUMMA TEOLOGICA

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2019 08:45
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30/06/2010 10:25
 
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Capitolo 60

Benché in Dio le relazioni sussistenti siano quattro, tuttavia non vi sono che Tre Persone

Dobbiamo ora considerare perché in Dio non vi possano essere, secondo il numero delle relazioni, quattro o cinque persone, pur costituendo le relazioni sussistenti, come si è visto, le Persone divine. Il numero infatti comporta una certa distinzione, poiché come l'unità è indivisibile o indivisa, così la pluralità è divisibile o divisa. Ora, per la pluralità delle Persone si richiede che le relazioni abbiano la forza distintiva a motivo dell'opposizione. Infatti la distinzione formale è data solo dall'opposizione. Se noi dunque esaminiamo le predette relazioni vediamo che la paternità e la filiazione hanno fra loro un'opposizione relativa e non sono compatibili in uno stesso soggetto: quindi la paternità e la filiazione sono necessariamente due Persone sussistenti. L'innascibilità invece è opposta sì alla filiazione, ma non alla paternità; per cui la paternità e l'innascibilità possono convenire a una sola e medesima Persona. Similmente la spirazione comune non è opposta né alla paternità né alla filiazione e neppure all'innascibilità. Nulla vieta quindi che la spirazione comune si trovi sia nella Persona del Padre che in quella del Figlio, e per questa ragione la spirazione comune non è una Persona sussistente distinta dal Padre e dal Figlio. La processione invece ha un'opposizione relativa alla spirazione comune per cui, convenendo la comune spirazione sia al Padre che al Figlio, la processione sussistente è una Persona distinta da quelle del Padre e del Figlio.

È allora chiaro perché non si possa dire che Dio è "quino" perché le nozioni sono cinque, ma bensì "Trino" per la Trinità delle Persone: le cinque nozioni non sono infatti cinque realtà sussistenti, mentre lo sono le Tre Persone.

Benché tuttavia più nozioni o proprietà convengano a una Persona, tuttavia solo una è costitutiva della Persona: infatti la Persona non è costituita quasi della composizione di più proprietà, ma per il fatto che la proprietà relativa sussistente è Persona: se quindi si dovessero intendere le diverse proprietà separatamente come per sé sussistenti, sarebbero più persone e non una. Bisogna dunque comprendere che di più proprietà o nozioni solo quella che procede secondo l'ordine della natura è costitutiva della Persona; le altre proprietà che convengono a una persona vanno invece comprese come inerenti alla Persona già costituita. È chiaro così che l'innascibilità non può essere la prima nozione del Padre che costituisce la sua persona, sia perché la negazione non costituisce nulla, sia perché secondo natura l'affermazione precede la negazione. E così la spirazione comune presuppone secondo l'ordine di natura la paternità e la filiazione; come pure la processione dell'Amore presuppone quella del Verbo, per cui nemmeno la spirazione comune può essere la prima nozione del Padre, e neppure del Figlio.

Di conseguenza bisogna dire che la prima nozione del Padre è la paternità, quella del Figlio è la filiazione, mentre dello Spirito Santo solo la processione è nozione. Si conclude perciò dicendo che tre sono le nozioni che costituiscono le Persone, vale a dire la paternità, la filiazione e la processione. E necessariamente queste nozioni sono anche proprietà: infatti ciò che costituisce una persona deve convenire solo a quella, dato che i principi individuanti non possono convenire a più di un oggetto. Per questa ragione le predette tre nozioni si chiamano "proprietà personali", come costituenti le persone nel modo predetto; le altre due vengono invece dette "proprietà o nozioni delle persone", e non personali, perché non costituiscono una persona.

Capitolo 61

Se si fa astrazione dalle proprietà personali non rimangono le ipostasi

Da ciò risulta che se si fa astrazione dalle proprietà personali non rimangono le ipostasi. Infatti nell'astrazione fatta dall'intelletto, separata la forma, resta il soggetto della forma: come astratto il bianco rimane la superficie, e fatta astrazione dalla superficie rimane la sostanza, e rimossa la forma resta la materia prima; se invece si rimuove il soggetto non resta niente. Ora, le proprietà personali sono le stesse Persone come sussistenti; né costituiscono le Persone come se si aggiungessero a dei soggetti preesistenti, perché in Dio niente di ciò che è detto in modo assoluto può essere distinto, ma solo ciò che è detto in modo relativo. Si può dunque concludere che se l'intelletto fa astrazione dalle proprietà personali non rimangono più le ipostasi; mentre invece se vengono rimosse le nozioni non personali le ipostasi distinte rimangono.

Capitolo 62

Rimosse con l'astrazione le proprietà personali rimane l'essenza divina

Se uno poi domandasse se, rimosse con l'astrazione dell'intelletto le proprietà personali, resti l'essenza divina, bisogna dire che secondo un aspetto l'essenza divina rimane e secondo un altro no.

Vi sono infatti per l'intelletto due modi di fare astrazione. Nel primo modo si astrae la forma dalla materia: e secondo questo modo si procede da ciò che è più formale a ciò che è più materiale: infatti ciò che è il primo soggetto rimane ultimo, mentre si rimuove per prima l'ultima forma. Nel secondo modo invece si astrae l'universale dal particolare seguendo in qualche modo l'ordine inverso: infatti prima sono rimosse le condizioni materiali individuanti per cogliere ciò che è comune. Ora, sebbene in Dio non vi sia materia né forma universale o particolare, vi è tuttavia ciò che è comune e ciò che è proprio, e vi è il supposito di una natura comune: infatti, secondo il nostro modo di intendere, le Persone sono paragonate all'essenza come i suppositi propri alla natura comune. Perciò secondo il primo modo con cui l'intelletto astrae, rimosse le proprietà personali, che sono le stesse Persone sussistenti, non rimane la natura comune, mentre invece l'essenza divina rimane nel secondo modo di astrarre.

Capitolo 63

Il rapporto degli atti personali rispetto alle proprietà personali

Da quanto è stato detto appare chiaro quale sia l'ordine, secondo l'intelletto, tra gli atti personali e le proprietà personali. Le proprietà personali infatti sono le Persone sussistenti. Ora, la persona sussistente, in qualsiasi natura, agisce comunicando la propria natura in virtù della propria natura: infatti la forma di una specie è il principio della generazione di ciò che è simile secondo la specie. Siccome dunque gli atti personali appartengono alla comunicazione della natura divina, bisogna che la Persona sussistente comunichi la natura comune in virtù della stessa natura.

Da ciò si possono trarre due conseguenze. La prima è che la potenza generativa nel Padre è la stessa natura divina: infatti qualsiasi potenza di agire è il principio in virtù del quale qualcosa è fatto. La seconda è che l'atto personale, cioè la generazione, secondo il nostro modo di intendere, presuppone e la natura divina e la proprietà personale del Padre, che è l'ipostasi stessa del Padre, benché tale proprietà, in quanto relazione, sia conseguente all'atto. Ragione per cui, se si considera nel Padre la Persona sussistente si può dire: perché è Padre genera; se invece si considera la relazione sembra di dover dire il contrario: è Padre perché genera.

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