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La SUMMA TEOLOGICA

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2019 08:45
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30/06/2010 10:22
 
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Riportiamo alcuni articoli IN ITALIANO tratti dalla SUMMA TEOLOGICA:


La Trinità

(San Tommaso d'Aquino, Compendio di Teologia)

Capitolo 37

Come intendere il Verbo in Dio

Da quanto è stato detto sopra si ricava che Dio pensa e ama se stesso; e ancora che in Dio il pensare e il volere non sono altra cosa che il suo essere. Ora, poiché Dio pensa se stesso, e ogni cosa pensata è in colui che pensa, bisogna ammettere che Dio sia in se stesso come la cosa pensata è in colui che pensa. Ma la cosa pensata, in quanto è in colui che pensa, è in un certo modo il verbo dell'intelletto. Noi infatti esprimiamo con la parola esterna ciò che comprendiamo interiormente: dice infatti il Filosofo che le parole sono segni dei pensieri. Dobbiamo quindi ammettere che in Dio vi sia il Verbo di se stesso.

Capitolo 38

In Dio il Verbo si dice "concezione"

Ciò che è contenuto nell'intelletto come verbo interiore, secondo il comune modo di parlare viene definito concezione dell'intelletto. Infatti si dice fisicamente concepito ciò che viene formato da una forza vitale nell'utero dell'animale vivente per l'azione attiva del maschio e passiva della femmina, nella quale avviene il concepimento; e in questo modo l'essere che viene concepito appartiene alla natura di entrambi, ed è ad essi conforme secondo la specie.

Ciò che invece pensa l'intelletto viene formato nell'intelletto fungendo l'intelligibile da agente e l'intelletto quasi da paziente. E ciò che è pensato dall'intelletto, esistendo nell'intelletto, è conforme sia all'intelligibile che muove (del quale è una similitudine), sia all'intelletto, che è passivo secondo che ha l'essere intelligibile. E così ciò che è compreso dall'intelletto viene chiamato giustamente concezione dell'intelletto.

Capitolo 39

In quale rapporto sia il Verbo nei confronti con il Padre

È qui necessario considerare che esiste una differenza. Essendo infatti ciò che concepisce l'intelligenza una similitudine della cosa pensata, e rappresentandone la specie, ne segue che può essere considerata come un suo figlio. Quando infatti l'intelletto pensa qualche cosa di diverso da sé, la cosa pensata può essere considerata come il padre del concetto che è concepito in esso, e l'intelligenza ha piuttosto la funzione della madre che ha il compito di concepire. Quando invece l'intelletto conosce se stesso, allora il verbo concepito è rispetto a colui che pensa come un figlio rispetto al padre. Di conseguenza, quando parliamo del Verbo secondo il quale Dio pensa se stesso, è necessario considerare lo stesso Verbo nei confronti di Dio, di cui è il Verbo, come il Figlio rispetto al Padre.

Capitolo 40

Come deve essere compresa la generazione del Verbo

Si comprende allora perché nella Regola della fede cattolica si insegni a confessare l'esistenza del Padre e del Figlio quando si dice: "Credo in Dio Padre e nel suo Figlio". E perché nessuno, sentendo il nome del Padre e del Figlio, possa pensare a una generazione carnale, come quando noi parliamo di padre e di figlio, l'evangelista S. Giovanni, al quale sono stati rivelati i segreti celesti, invece di Figlio scrive Verbo, affinché noi sappiamo riconoscere che si tratta di una generazione intellettuale.

Capitolo 41

Il Verbo (cioè il Figlio) ha lo stesso essere e la stessa essenza del Padre

Ma si deve tener presente che, essendo in noi distinto l'essere naturale dal pensare, il verbo concepito nel nostro intelletto, avendo soltanto l'essere intelligibile, è necessariamente di un'altra natura ed essenza dal nostro intelletto, che ha un essere naturale.

In Dio invece l'essere e il pensare sono la medesima cosa. Quindi il Verbo di Dio, che è in Dio, del quale è Verbo secondo l'essere intelligibile, ha lo stesso essere con Dio, del quale è Verbo. Di conseguenza deve essere della stessa natura ed essenza, e tutto ciò che si dice di Dio lo si deve dire anche del Verbo di Dio.

Capitolo 42

La fede cattolica insegna queste cose

Ecco perché nella regola della fede cattolica ci viene insegnato a confessare che il "Figlio è consostanziale al Padre". E in questo modo vengono esclusi due errori. Innanzitutto si sottolinea che il Padre e il Figlio non vanno intesi secondo la generazione carnale, perché questa comporta la separazione della sostanza del figlio da quella del padre: nel qual caso il Figlio non sarebbe consostanziale al Padre. Il secondo errore è questo: non si devono intendere il Padre e il Figlio secondo la generazione intelligibile, così come è concepito il verbo nella nostra mente, perché in noi esso sopravviene quasi accidentalmente all'intelletto, e non ha l'essere dalla sua essenza.

Capitolo 43

In Dio non vi è alcuna differenza del Verbo dal Padre, né di tempo o di specie o di natura

Nelle cose che sono identiche nell'essenza non è possibile che vi siano differenze nel tempo o nella specie o nella natura. Ora, essendo il Verbo consostanziale al Padre, necessariamente non vi sono differenze nei confronti del Padre secondo queste tre cose.

Prima di tutto il Verbo non può differire nel tempo. Essendo infatti il Verbo presente in Dio per il motivo che Dio pensa se stesso concependo intelligibilmente il suo Verbo, se per un certo tempo non fosse esistito il Verbo, Dio non avrebbe pensato se stesso; ma Dio ha sempre pensato se stesso, perché il suo intendere è il suo essere: quindi fu sempre presente in Dio il proprio Verbo. Per questo nella regola della fede cattolica diciamo che il Figlio di Dio è "nato dal Padre prima di tutti i secoli".

Né è possibile che il Verbo di Dio differisca da Dio secondo la specie, quasi che sia minore del Padre, dal momento che Dio pensa se stesso così come egli è, e non meno. E il Verbo ha la specie perfetta perché ciò di cui è Verbo pensa perfettamente: è quindi necessario che il Verbo sia del tutto perfetto nella specie della divinità. Vi sono invece alcune cose che procedono da altre ma che non raggiungono la specie perfetta delle cose dalle quali procedono. Ciò si verifica in un primo caso nelle generazioni equivoche: il sole, per esempio, non genera un altro sole, ma un qualche animale. Per escludere dunque tale imperfezione dalla divina generazione noi confessiamo che il Verbo è nato "Dio da Dio". In un secondo caso ciò si verifica quando una cosa che procede da un'altra ne differisce per un difetto di purezza. Come quando da una cosa che è in sé semplice per l'applicazione alla materia esterna viene prodotta un'altra cosa che è lontana dalla prima specie. Ad es. l'idea della casa nella mente dell'architetto è diversa dalla sua realizzazione; e così la luce proiettata su un corpo genera i colori, il fuoco aggiunto ad altri elementi genera qualcosa di misto e il raggio che colpisce un corpo provoca l'ombra. Per escludere dunque ciò dalla generazione divina si aggiunge "luce da luce". In un terzo caso ciò si verifica quando ciò che procede da altro non raggiunge la perfezione della specie per un difetto di verità, perché non riceve la stessa natura, ma solo una similitudine: come l'immagine dell'uomo riflessa in uno specchio o in una pittura o scultura; e così pure la similitudine di una cosa che è nell'intelletto o nel senso: infatti l'effige di un uomo non è detta uomo vero, ma suo ritratto, "né la pietra è nell'anima - come dice Aristotele -, ma soltanto l'immagine della pietra". Ora, affinché tutto ciò sia escluso dalla generazione divina si aggiunge "Dio vero da Dio vero".

È infine impossibile che il Verbo differisca da Dio, di cui è Verbo, secondo la natura, perché è naturale che Dio pensi se stesso. Ogni intelletto infatti conosce naturalmente alcune cose: ad es. il nostro intelletto conosce naturalmente i primi principi. Molto più dunque Dio, la cui intelligenza è il proprio essere, pensa naturalmente se stesso. Il Verbo dunque procede da Dio naturalmente: non come le realtà che sono prodotte fuori della loro causa naturale, come da noi procedono le realtà artificiali che noi diciamo di fare, mentre diciamo di generare quelle cose che procedono da noi naturalmente, come un figlio. Affinché dunque non si pensi che il Verbo non procede da Dio naturalmente, ma secondo il potere della sua volontà, si dice "generato, non creato".
[Modificato da Credente 24/04/2013 16:38]
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VENENDO PORTAMI...I LIBRI, SOPRATTUTTO LE PERGAMENE.... 2Ti m. 4,13
 
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