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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol.1)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2010 09:53
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21/06/2010 18:27
 
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Ogni persona ha una naturale inclinazione al giudizio, ad interessarsi dei fatti altrui, a dare una sentenza positiva o negativa. È spontaneo agire così, è un comportamento innato e che da sé non si indebolirà mai, occorre una forza superiore per smorzarlo.

Se ci riflettiamo, non è piacevole emettere giudizi negativi sugli altri senza avere alcuna prova morale. È pregiudizio, ovvero un giudizio già confezionato prima ancora di conoscere la persona e i fatti nella loro completezza.

E come ci si giustifica quando si viene a scoprire che tale persona in realtà è diversa da come si era dipinta? Niente, si passa all’altra…

Si dovrebbe provare un po’ di confusione, almeno un pentimento interiore, si dovrebbe riparare e recitare alcune preghiere per quella persona che era stata giudicata senza prove morali. Ma se i giudizi negativi su una persona sono stati riferiti ad altri, la buona reputazione di quella persona è stata distrutta. E come si potrà riparare e ripristinare il buon nome infangato?

Oggi il giudizio scivola dalla bocca con la facilità del respiro, non si fa assolutamente caso e distinzione tra una constatazione e un giudizio. Vediamo di capire la distinzione. Quando si racconta qualcosa che risulta essere vera, è una osservazione perché si ha un riscontro. E quasi sempre è opportuno avvisare circa i comportamenti ambigui di una persona, proprio per informare i familiari o gli amici. Se non si racconta con l’intento di screditare quella persona, è una buona premura. Altrimenti si tratta di mormorazione che può arrivare alla diffamazione.

Invece il giudizio è un’opinione o una teoria molto personale. È una vera sentenza data per assoluta verità. Ma noi sappiamo che solo Dio conosce perfettamente l’intimo di ognuno di noi, solo Lui è in grado di giudicare perfettamente una persona.

Quanto ho scritto ieri su Josè Saramago calza a pennello. Questo scrittore condannava Dio anche se non credeva nella sua esistenza, dava alle persone che non gradiva giudizi di una malvagità unica, anche se non aveva alcuna prova delle loro colpe e non sapeva nulla di quelle persone perché mai frequentate. E le contraddizioni di Saramago furono raccapriccianti per chi veniva a conoscerle. Nella incoerenza totale delle sue parole, si sentiva autorizzato dal dio superbia che era in lui, di dare la vita o la morte sociale agli amici o ai nemici. Come fai a dare il premio Nobel a uno così? Quelli che lo hanno votato perché lo stimavano…?

Quindi, il giudizio è una valutazione personale, che non può contenere tutta la verità. Forse una parte di ciò che si afferma sarà vero, ma solo Dio può dare il giudizio perfetto.

Chi sbaglia contro noi può farlo per cattiveria o per una valutazione imprecisa. Noi non dobbiamo imitare i loro errori, giudicandoli con rancore e per vendetta. Dobbiamo avere sempre misericordia verso gli altri, anche se sono cattivi, nel nostro cuore dobbiamo perdonare chi sbaglia, anche se alle volte si creano situazioni che necessitano il ricorso alla giustizia umana.

Oggi siamo colpiti da ogni parte da pregiudizi e cattiverie, il senso di amicizia sembra scomparso, nei cuori si è aggrovigliato l’egoismo, che fa dimenticare anche i bisogni dei familiari e degli amici. L’egoismo è massimo amore di sé ed indifferenza degli altri.

Sembra diventata una moda esprimere giudizi severi e pretendere dagli altri una coerenza assoluta. Ma sono incoerenti quelli che giudicano, ciechi e senza Fede. Stanno attenti alle colpe di chi sta vicino, e trascurano di curare i loro difetti.

Mi viene in mente una favola di Esopo, scrittore greco antico, visse nel VI secolo a.C. Le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Famose quelle sulla volpe, sul corvo, sul leone. Vediamo cosa scrisse nella favole delle due bisacce: “Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l'altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui”.

Pur essendo nato sei secoli prima di Gesù, aveva capito che gli uomini sono bravi nel guardare i difetti degli altri e ad ignorare i propri, che sono più gravi degli altri.

Dobbiamo riconoscere con umiltà le nostre miserie, questo è un esercizio importante, non solo per curare i difetti con la giusta medicina della preghiera e delle virtù opposte, si tratta soprattutto di conoscerci e stimarci per quelli che siamo. E migliorando la vita spirituale, annullando i difetti, ci sentiremo felici e cominceremo ad accettarci, ad amare quello che siamo.

L’esercizio che fa il Sacerdote che guida spiritualmente le anime,  non è tanto di evidenziare i difetti perché così si umilia la persona, ma di indicare la meta da raggiungere, aiutando la persona a guardarsi dentro e conoscersi. Lo sforzo viene dalla persona, il Sacerdote deve indicare in che modo migliorare e quali virtù raggiungere.

Quando si dialoga con chi cerca aiuto spirituale, non bisogna sorprendersi e non condannare mai, anche se fosse piena di difetti e manifestasse comportamenti incoerenti. Si deve incoraggiare a diventare migliore e  tutti possono farcela, anche chi ha commesso incalcolabili peccati e grandi errori nella vita. Gesù non guarda la vita passata, guarda il presente della persona pentita e confessata.

Uno dei migliori esercizi da seguire è quello del controllo delle parole. Diventa facile quando la persona si impegna nella ricerca di un profondo rinnovamento spirituale interiore.

Controllare le parole ci fa diventare più sereni ed equilibrati verso il nostro prossimo. In questo modo riusciremo a curare bene le relazioni interpersonali, avremo rispetto degli altri e saremo sempre accoglienti con una gioia sincera.

Noi possiamo diventare migliori, dobbiamo impegnarci per diventarlo.

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