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Ultimo Aggiornamento: 26/01/2020 19:42
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25/02/2011 22:50
 
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Nota bene: La Notizia che segue ha dell'incredibile. Si sconsiglia comunque molto vivamente di NON lasciare le terapie ordinarie; tutt'alpiù si può usare questo metodo di cura in affiancamento alle cure normali prescritte dai medici.

PADRE ROMANO ZAGO (francescano).
IL MIRACOLO DELL'ALOE E DEL MIELE
Mezzo Chilo di miele di api (miele puro, autentico), due foglie grandi o tre piccole di
aloe vera, tre o quattro cucchiaiate di arak (o wisky o cachaca brasiliana o tequila
mexicana o grappa italiana). Il tutto immesso nel frullatore, naturalmente dopo aver
levato la polvere dalle foglie e le spine dall'aloe. Ne viene fuori una crema. Con questa
crema il frate gaucho del convento francescano di Betlemme ha guarito molti dal
cancro. Proprio cosi: ha guarito molti dal cancro.
Se lo andate a trovare nel suo convento di Betlemme non vi aspettate di incontrare una
sagoma eccezionale: magari una barba folta e ispida, occhi che vi scrutano con luce
sinistra, da mago. Nel suo laboratorio nessun alambicco, nessun formulario misterioso.
Anzi nessun laboratorio. Nemmeno il frullatore in proprio: se lo fa imprestare, quando
occorre, dalla suora addetta alla cucina del convento. Non è un mago, né un
taumaturgo, ne' un medico.
Padre Romano Zago, francescano brasiliano, all'anagrafe di Lajeado in diocesi di
Porto Alegre classe 1932, di radice italiana, attualmente in servizio alla Custodia di
Santa è di normale trasparenza. Semplice é, affabile. Affidabilissimo. Maestro di
formazione dei giovani frati che seguono il corso di studi filosofici 4ello studentato di
Betlemme, prima di passare al seminario Teologico Internazionale del Convento di
San Salvatore in Gerusalemme. Qui come a Betlemme Padre Romano è anche
professore di lingua latina.
NE' MEDICO, NE' MAGO, NE' TAUMATURGO
Se non è medico, né taumaturgo, né mago da dove gli viene tanta "sapienza"?. E'
andato a scuola dai poveri. "Dalle mie parti in Brasile, la gente più quella che non può
permettersi il lusso di accesso ai ritrovati sofisticati e cavillosi e costosissimi, e così
spesso inefficaci, della moderna medicina, va direttamente dal buon Dio, che ha creato
le erbe e, fra queste, l'aloe vera. Che si trova dovunque, anche lungo il ciglio della
strada e che Padre Romano ha imparato dalla sua gente a riconoscere.
Se gli domandate se è vero che guarisce dal cancro, vi risponderà che "anche tu puoi".
"Chiunque può farlo. La forza misteriosa è in madre natura, quindi, alla portata di tutti.
Dunque: frullatore, aloe, miele, arak. Frullare fortemente e agitare bene prima dell'uso:
i componenti dell'infuso medicinale debbono fondersi tra loro. Tre cucchiai da tavola
tre volte al giorno, prima dei pasti. Uno al mattino presto, uno a mezzogiorno, uno alle
sera. Un quarto d'ora prima dei pasti è sufficiente. Conviene osservare un buon spazio
di tempo fra il momento d'ingerire la medicina e la refezione precedente. A digiuno, le
pepsine dell'organismo bramano entrare in azione: portare la medicina agli estremi
confini del corpo. La cura dura normalmente dieci giorni".
Non si può pretendere di guarire subito. Padre Romano ci tiene a non favorire illusioni
miracolistiche. Se la prima cura non ha raggiunto un effetto di guarigione totale, "il
paziente dovrà sottoporsi ad una nuova serie di esami, per vedere la necessità o meno
di una seconda, terza o quarta dose, fino alla guarigione totale". Spesso alcuni pazienti
si sentono subito meglio. Ciò non è segno di avvenuta guarigione. Saranno gli esami a
dimostrare l'entità dell'avvenuto miglioramento. Occorre pazienza e perseveranza.
L'efficacia dell'infuso è sicura, e forte su qualsiasi tipo di cancro, sia esterno che
interno: cancro della pelle, della gola, del seno, dell'utero, della prostata, del cervello,
del fegato, dell'intestino, ecc. L'esperienza del P. Romano registra casi di guarigione
della stessa leucèmia.
Tutto può sembrare troppo semplice per essere vero. E' così, infatti. "La spiegazione è
molto semplice" insiste P. Romano, per nulla disarmato dall'ombra d'incredulità che
vede nei vostri occhi. "L'infuso opera una radicale pulizia dell'organismo attraverso il
miele, cibo che raggiunge l'angolo più lontano del nostro corpo. A sua volta l'aloe viaggia nel miele con il suo grande potere cicatrizzante: l'alcool aiuta a dilatare i vasi
sanguigni e favorire questo viaggio di pulizia generale. Il sangue si purifica lentamente
in dieci giorni". Si comprende come l'infuso contenga un'azione anche preventiva del
male: "col sangue "pulito" tutto l'organismo cammina bene: come una macchina con
combustibile della migliore qualità".
UN MIRACOLO CHE POTETE FARE ANCHE VOI
Il primo caso di guarigione del cancro risale a sei anni fa. Un uomo anziano con
cancro alla prostata in fase ultimale. I medici lo avevano messo "in uscita"
dall'ospedale: non c'era più nulla da fare. P. Romano viene chiamato per amministrare
gli "ultimi Sacramenti". Amministra regolarmente i Sacramenti: poi suggerisce la sua
cura. L'anziano signore è ancora vivo e vegeto, con i suoi tranquilli ottanta anni.
La pia suora delle Francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria di Aida
(Betlemme) non fece in tempo a sapere della medicina del P. Romano e la confezione
preparata andò a finire in fondo a un cassettone. Finché l'infermiera delle suore, Suor
Silvana, non venne a sapere del cancro di un'amica. Sr. Silvana si ricordò della
medicina in fondo al cassettone. L'amica e guarita in pochi mesi. E' viva e di buon
umore: può raccontare lei stessa la propria storia.
Uno dei due segretari della Scuola di Terra Santa di Betlemme aveva il cancro alla
gola. Gli era rimasto meno di un filo di voce. Il Direttore della Scuola P. Raffaele
Caputo, ricorse a P. Romano il quale andò dall'amico comune armato di una bella
confezione del suo "sciroppo". In due mesi il segretario ha riacquistato la sua voce
normale e ripreso il suo posto di lavoro. Padre Caputo ne è testimone. Eh si che questi
frati sono duri e tardi di cuore a credere!.
Padre Romano racconta tutto con molta serenità, quasi con distacco. Ma quando parla
Padre Romano carezza con gratitudine la più piccola aloe dell'orto dei frati del
convento di Betlemme.
Del caso di Geraldino si emoziona visibilmente. Geraldino è un bambino argentino di
cinque anni, malato di leucemia. Tentata ogni via possibile nel suo paese, gli stessi
medici ripongono un filo di speranza in un'operazione di trapianto di midollo.
Intervento realizzato con successo in Spagna, a Barcellona. In realtà il successo è di
breve durata. Il male si riaffaccia a far perdere ogni speranza agli stessi medici e a
gettare nella più comprensibile costernazione i genitori. Questi, profondamente
credenti, intraprendono un pellegrinaggio in Terra Santa. Stanno in preghiera davanti
alla Grotta della Natività proprio nell'ora della quotidiana processione dei frati
francescani. Tra i frati salmodianti c'è anche il P. Romano, che si accosta ai desolati
genitori e ne riceve l'angosciata confidenza. Il padre non promette nulla, ma
suggerisce la sua cura: una prima dose per un primo mese. Geraldito esegue alla
perfezione. Trascorso il mese, è lì alla Grotta, in processione con i genitori e il fratello
che aveva donato il midollo per il trapianto: tutti dietro ai frati in canto. Sta già molto
meglio. P. Romano propone un'altra dose per un altro mese. Ma prima ancora dello
scadere del mese Geraldito e i suoi possono ripartire per l'Argentina. Il bambino è
guarito. Padre Romano Zago ha ragione di commuoversi ancora al ricordo.
Tutto il suo racconto è improntato su una grande semplicità. Non solo accetta, ma ha
piacere che se ne parli anche sulla nostra rivista. Non per sé, che non si considera - lo
abbiamo già detto ­ né guaritore, né qualcosa di anche lontanamente simile. Non
accetterebbe mai nessuna gratifica, di nessun genere. Ma per rendere giustizia alle
medicine esposte nella farmacia del Buon Dio: l'aloe, il miele delle api, i distillati vari
che aprono al miele le vie del sangue. E soprattutto perché molti sappiano che dal
cancro si può guarire.
Ricordatelo: non gridate al miracolo. E se è miracolo, potete farlo anche voi.
"E' una cosa semplice!", grida P. Romano, mentre parte con il suo pulmino, per il
carico settimanale di frutta e verdura, al piccolo mercato arabo, accanto alla Tomba di Rachele, sulla via dei Patriarchi.
[Modificato da Coordin. 10/04/2011 23:15]
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