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Luca 23,43 ...oggi tu sarai con in paradiso

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2021 10:26
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16/07/2021 10:26
 
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"Con me": dove andò Gesù?


In che modo, dunque, Gesù sarebbe stato con il malfattore? I Testimoni rispondono: "Destandolo dai morti, provvedendo alle sue necessità fisiche" e spirituali in una futura terra paradisiaca (Ragioniamo ..., op. cit., p. 257). In contrasto con quest'opinione, i Testimoni interpretano alla lettera alcuni brani biblici in cui Gesù parla di altri che sono "con me" (Luca 22,28; Rivelazione 3,21; 14,1; 20,4.6); pertanto non si capisce perché in Luca 23,43 si debba allegorizzare la stessa espressione. Questo è un buon esempio per far osservare che spesso i Testimoni di Geova sono costretti a interpretare chiare espressioni scritturali in modo figurativo, senza alcun sostegno nel "contesto", al solo scopo di difendere un precostituito enunciato dottrinale.

Da ebreo, il malfattore poteva benissimo conoscere le profezie messianiche; infatti nel Giudaismo "era diffusa la credenza che i pii israeliti, quando il Messia sarebbe apparso nella pienezza della sua regalità, sarebbero risorti da morte per partecipare alla gioia del regno che egli avrebbe instaurato. Il ladrone pentito prega che il Redentore morente, nel giorno del suo trionfo messianico, si ricordi di chi gli è stato accanto nella croce e lo associ alla sua gloria risuscitandolo da morte con gli altri pii Ebrei che avevano creduto ed atteso questa sua venuta" (Vangelo secondo Luca, tradotto e commentato da B. Prete, B.U.R. 1961, p. 546, nota a Luca 23,42).
Stando alla testimonianza biblica, quando Gesù morì, scese nell'Ades, nell'"abisso" (Matteo 12,40; Atti 2,27.31; Romani 10,7; Efesini 4,9; Rivelazione 1,18), restandovi per tre giorni; "pertanto - asseriscono i Testimoni - menzionando il paradiso, Gesù non poteva riferirsi a qualche immaginario luogo di beatitudine" (Svegliatevi! del 22/1/1980, pp. 26-27). Si noti che con tale obiezione, invece di esaminare le parole e il contesto di Luca 23,43, i Testimoni argomentano che questo versetto non può significare ciò che appare evidente a una lettura diretta e accurata, perché tale lettura contrasta con il loro intendimento di altri passi biblici. Perciò, paradossalmente, per "salvare" la Bibbia dal pericolo di contraddirsi, i Testimoni la interpretano in modo scriteriato. In altri termini, i Testimoni di Geova oppongono una parte delle Scritture a un'altra allo scopo di costringere la Bibbia a concordare con il loro apparato dottrinale.
In definitiva, "il buon ladrone ... ha da Gesù una risposta che racchiude una promessa molto più ricca ed immediata di quella che attendeva il richiedente. Il Redentore infatti lo assicura, con una formula solenne (in verità ti dico), che in quello stesso giorno sarà con lui nel paradiso. ... Gesù non intende specificare la natura di questo luogo, né vuole stabilire un parallelo tra «paradiso» e «cielo», come potrebbe pensare un lettore moderno; il Maestro intende semplicemente assicurare il ladrone pentito che nel soggiorno dei morti si troverà insieme con lui; per il malfattore ravveduto quindi trovarsi con Cristo nella vita d'oltretomba costituisce un'assicurazione di raggiungere la suprema felicità. L'accento dell'intera proposizione non va posto sulle ultime parole («nel paradiso»), ma sulle precedenti («con me»); la frase così intesa risponde perfettamente alla umile e fiduciosa preghiera del buon ladrone" (Vangelo secondo Luca, op. cit., p.547, nota a Luca 23,43). Quindi, Gesù promise al malfattore d'essere con lui nella benedetta condizione dei morti nel favore divino; per giunta, va tenuto in mente che il "paradiso", come dimora, non è una località precisa del nostro universo. Pertanto, le espressioni indicanti il paradiso dove Cristo condusse il malfattore, non possono essere intese come un luogo ma come una condizione del suo essere.

(Nota: Dobbiamo inoltre ricordare che in quanto Dio, Gesù non ha mai cessato di esistere, e anche se il suo corpo giaceva nel sepolcro, con il Suo Spirito divino poteva essere ovunque, anche se, durante la sua morte corporale, andò in spirito a predicare agli spiriti che attendevano la loro liberazione  come attesta 1 Pt.3,18-20

Gesù gli disse: Io ti dico in verità,    Gesù risponde,  quale verità immutabile,  con le parole cui l'anteponeva e che qui erano intese ad essere «un'ancora ferma e sicura dell'anima» Ebrei 6:19, per l'ansioso supplicante.
 oggi  Questa parola è enfatica. Per essa Gesù pone a contrasto la vicinanza dell'esaudimento della preghiera  allora pronunziata, col remoto futuro cui allude il supplicante. 

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Comprendiamo che queste riflessioni non sono ben accette ai Testimoni di Geova e a chi, come loro, interpreta le realtà spirituali, di cui parla la Bibbia, in un modo eccessivamente razionalistico, a coloro che pretendono che gli insegnamenti biblici si adattino sempre alla limitata comprensione umana. In ogni argomento concernente l'essenza di Dio o il rapporto tra Dio e la creazione, dovremmo aspettarci dei paradossi; il sistema dottrinale geovista si sforza di far a meno di ogni paradosso: i Testimoni di Geova vogliono un "dio" che siano capaci di comprendere, quindi di possedere intellettualmente. Ma queste osservazioni comportano un discorso che non si può liquidare in poche battute, ne riparleremo!


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fonte: http://xoomer.virgilio.it/ikthys/sarai-con-me-prds.htm


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