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Luca 23,43 ...oggi tu sarai con in paradiso

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2021 10:26
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16/07/2021 10:09
 
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Paradiso: dove?


A cosa poteva riferirsi Gesù parlando di "paradiso"? e come il malfattore avrebbe compreso il riferimento di Gesù al "paradiso"? E' evidente che il malfattore ebreo avrebbe compreso il riferimento al "paradiso" "in armonia con l'uso che allora si faceva del termine. E qual era?" (cfr. La vita ha veramente uno scopo, Wiesbaden 1977, p. 28).
Nel libro apocrifo di Enoc, espressione del pensiero giudaico del primo secolo a.C., si fa distinzione tra l'antico paradiso terrestre ed il luogo degli eletti e dei giusti, dove "dai tempi remotissimi, dimorano i patriarchi e i giusti, dove fu accolto Enoc ed anche Elia, il giardino dei giusti". Il paradiso è nel pensiero giudaico, in generale, il luogo ove i giusti aspettano il giudizio finale e la risurrezione, questo luogo è descritto anche come "il seno di Abramo" (Luca 16,20) - Cfr. Dizionario Biblico, a cura di G. Miegge, Milano 1968, p.437. L. Albrecht, traduttore della Bibbia in tedesco, afferma che con la parola "paradiso" Gesù intendeva quella "parte del regno dei morti dove le anime dei giusti attendono la risurrezione"; quest'idea è estesamente accettata perché l'antica letteratura ebraica illustra l'insegnamento rabbinico secondo il quale una parte dello Sceol è riservata ai morti che sono nel favore di Dio (Si veda Grande Lessico del Nuovo Testamento, Paideia 1974, vol. 9, colonne 588-593).

Per contestare la validità del riferimento di Gesù al "paradiso" (in Luca 23,43), inteso come una temporanea dimora per le anime dei dipartiti in una parte dell'Ades o Sceol, nel loro manuale Ragioniamo facendo uso delle Scritture (Roma 1985, p.256) i Testimoni citano il Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento (p. 1166) che attesta: "Con la diffusione della dottrina greca dell'immortalità dell'anima, il paradiso diventa la dimora dei giusti durante il periodo di transito". Comunque, il manuale geovista omette di riferire che lo stesso Dizionario sostiene: "In Lc 23,43 - collegandosi alla concezione giudaica del tempo - (il termine "paradiso" indica) l'attuale temporaneo e nascosto soggiorno dei giusti". Per sminuire il significato della parola "paradiso" al tempo di Gesù, i Testimoni citano il Dictionary of the Bible di J. Hastings (Edimburgo 1905, vol.3, pp. 669,670), secondo il quale "la teologia ebraica più antica ... sembra lasciare poco o nessuno spazio all'idea di un Paradiso intermedio". Anche nel caso di questa citazione parziale, i Testimoni omettono di riferire che, a p. 671 della stessa opera, Hastings dichiara: "E' certo che la credenza in un Paradiso inferiore prevalse tra i Giudei, così come la credenza in un superiore o celeste Paradiso"; inoltre, riferendosi a Luca 23,43, Hastings scrive che "Cristo si riferiva al Paradiso celeste".
Questi due esempi di uso fazioso di fonti autorevoli dimostrano un ulteriore elemento caratterizzante l'esegesi geovista: spesso i Testimoni di Geova citano autorevoli fonti in maniera selettiva e fuori contesto, per sostenere una loro conclusione addirittura contraria a quanto attestato dagli studiosi citati; le loro citazioni danno l'impressione che le autorità citate concordino con le opinioni geoviste.
Gli altri due riferimenti neotestamentari in cui ricorre la parola "paradiso" (Apocalisse 2,7; II Epistola ai Corinzi 12,4) non sono d'aiuto ai Testimoni nella loro ricerca di un significato alternativo da dare al termine in discussione. Infatti, per gli stessi Testimoni, il "paradiso" di Apocalisse (o Rivelazione) 2,7 è celeste; mentre, nel caso di II ai Corinzi 12,4, i Testimoni deducono che Paolo si stia riferendo "a una condizione spirituale esistente fra il popolo di Dio" durante il "tempo della mietitura" (=la nostra generazione): in altre parole, secondo il Geovismo, Paolo avrebbe avuto una visione degli odierni Testimoni di Geova! Quest'ultima interpretazione geovista ci permette di evidenziare un altro limite dell'esegesi dei Testimoni: molto spesso i Testimoni di Geova inventano spiegazioni allegoriche di profezie e visioni scritturali per poter riferire queste ultime ad avvenimenti della loro storia, tutto ciò viene fatto senza il minimo sostegno testuale!


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