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Luca 23,43 ...oggi tu sarai con in paradiso

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2021 10:26
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16/07/2021 10:06
 
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Tu sarai con me in Paradiso...



L'episodio del "buon ladrone" è narrato soltanto dal Vangelo di Luca ed è un fatto storico che l'evangelista ha conosciuto da fonti proprie; infatti, mentre Matteo (27,44) e Marco (15,32) affermano che entrambi i ladroni insultavano il Maestro, invece Luca precisa che solo uno dei due malfattori, condannati al supplizio, ingiuriava il Cristo morente. Il Vangelo di Luca narra che, poco prima che Gesù morisse, uno dei due criminali appesi accanto a lui implorò ripetutamente: "Gesù ricordati di me quando verrai nel tuo regno"; e Gesù gli rispose: "Amen ti dico oggi sarai con me nel paradiso" (Luca 23,42-43; traduzione mia). A quale paradiso si riferiva il Maestro? Quando quel malfattore sarebbe stato in "paradiso"? Cosa intese dire Gesù con "oggi"? Poiché le risposte a queste domande possono influire direttamente sulle nostre speranze e sul nostro futuro, è opportuno che le ponderiamo bene.
La forma grammaticale del testo greco di Luca 23,43 consente di mettere una virgola (o due punti) sia prima che dopo la parola "oggi"; per cui potremmo avere le due seguenti traduzioni, diverse tra loro:

 1^) "Veramente ti dico oggi, tu sarai con me in Paradiso";

2^) "In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso".

Nella traduzione n° 1 la parola "oggi" è messa in relazione con la prima parte della dichiarazione di Gesù, volendo così significare che il Maestro non avrebbe inteso indicare quando il malfattore sarebbe andato in "paradiso", ma piuttosto richiamare l'attenzione sul momento in cui veniva fatta la promessa. Nella traduzione n° 2, invece, l'enfasi è posta sul tempo in cui la promessa si sarebbe adempiuta. La versione al n° 1 è della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture dei Testimoni di Geova e, in modo simile, rendono il versetto altre traduzioni, come quelle inglesi di J. B. Rotherham e di G. Lamsa, e quelle tedesche di L. Reinhardt e di W. Michaelis; invece la versione al n° 2 appartiene alla traduzione biblica della C.E.I. e similmente rendono la Versione Riveduta di G. Luzzi, Nardoni, La Parola del Signore e molte altre.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: quale punteggiatura l'evangelista Luca mise nella frase? Il fatto è che l'Autore non pose alcun segno d'interpunzione, perché fino al 9° secolo d.C. la scrittura onciale (tipo di grafia in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento) della letteratura greca consisté di lettere maiuscole poste l'una accanto all'altra senza alcun segno per separare parole e frasi! E allora? E' evidente che la punteggiatura usata per la traduzione di Luca 23,43 dipende dal senso che il traduttore attribuisce alle parole di Gesù; per esempio, i Testimoni di Geova adottano la traduzione n° 1 perché ben si confà al loro sistema dottrinale. Infatti, poiché negano la sopravvivenza al corpo di un'anima immateriale, o spirito, e credono che i morti siano assolutamente inconsapevoli, inconsci, i Testimoni non possono ammettere che Gesù e il "buon ladrone" si siano ritrovati, nel medesimo giorno della morte ("oggi"), in un "paradiso".
Da queste riflessioni preliminari, ricaviamo una prima osservazione relativa ai criteri interpretativi della Bibbia, adottati dai Testimoni e da gruppi simili: 
i Testimoni di Geova ritengono che, se la loro traduzione di un versetto biblico è grammaticalmente possibile, allora essa è incriticabile; in linea più generale, i Testimoni si sforzano di giustificare l'interpretazione più adatta al loro insegnamento, invece di preoccuparsi di sapere quale versione si adegua meglio al testo "originale".

Occorre molto più impegno a cercare il senso corretto di un brano della Bibbia (o di ogni altro testo antico) che a cavarsela con una qualsiasi versione accettabile dal solo punto di vista grammaticale.
Nel caso di Luca 23,43 è opportuno fare una serie di considerazioni per dimostrare come la traduzione geovista del versetto sia la meno corretta tra quelle grammaticalmente possibili.


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