8. CONCLUSIONE
Per tutto quello che abbiamo visto in questo dossier che il filosofo ebreo Karl Lowith ha potuto concludere: «Il mondo storico in cui si è potuto formare il “pregiudizio” che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la “dignità” e il “destino” di essere uomo, non è originariamente il mondo avente le sue origini nel Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo» (K. Lowith, Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, Einaudi 1949).
Oltre ad aver analizzato una parte della storia della schiavitù, abbiamo anche risposto alle accuse spesso rivolte alla cristianità, mostrando che il pensiero cristiano promosso dalla piccola Chiesa primitiva e da quella medioevale, ha contribuito enormemente alla sparizione della schiavitù. Lo ha fatto senza rivoluzioni, senza propaganda ma con una lenta pedagogia, facendo penetrare negli uomini il giudizio nuovo sulla realtà portato da Cristo e attendendo che esso maturasse.
Certamente molti cristiani, sacerdoti, vescovi (e anche un paio di pontefici: nel 1488 Papa Innocenzo VIII ha accettato un dono di un centinaio di schiavi mori dal re Ferdinando d’Aragona, lo stesso Pontefice aveva anche violato la castità essendo padre di otto figli maschi e altrettante figlie) hanno disatteso il messaggio cristiano e avuto un parere positivo sulla schiavitù. Tuttavia, come ha scritto il cardinal Ratzinger: «Tutti i peccati dei cristiani nella storia non derivano dalla loro fede nel Cielo, ma dal fatto che non credono abbastanza nel Cielo».
FONTE:
UCCR
https://www.uccronline.it/2012/11/26/cristianesimo-chiesa-cattolica-e-la-schiavitu/