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MEDITAZIONE LITURGIA DEL 08/04/2020

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2020 00:21
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08/04/2020 12:49
 
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MEDITAZIONE LITURGIA DEL 09/04/2020

La Liturgia del giorno e il commento al Vangelo del 09/04/20
Giovedì della Settimana Santa MESSA IN COENA DOMINI

Prima Lettura

Dal libro dell'Èsodo - Es 12,1-8.11-14

In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto:

«Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: "Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!

In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne"».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale - Dal Sal 115 (116)

R. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. R.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene. R.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. R.

Seconda Lettura

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 11,23–26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».

Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Parola di Dio

Acclamazione al Vangelo

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Cfr. Gv 13,34)

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

 

Vangelo secondo Giovanni 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore

Commento a cura di don Marco Pozza

Sono le ultime ore di un condannato a morte. Al Cristo non resta che una sola giornata di sole a disposizione, proprio Lui ch'è stato il Sole di quelle dodici pallide lune: “Offrirò loro una cena”, questo ha deciso. Prima d'arrampicarsi sul legno, di patire quella sete marcia - «Ho sete!» (Gv 19,28) - abbevera gli amici. Di più: prima che la sua faccia venga lavata con sputi e saliva, vuol sciacquare i piedi di coloro che, da domenica, attraverseranno il mondo raccontando di che morte han fatto morire la Vita. La cena, dunque: «Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). “Ardentemente” è avverbio di fiamma, materiale combustibile, cuore in allarme. E' confidenza di desiderio e il desiderio è ancora più grande quando è appeso ad un filo. Ad una Croce. Quella cena - agnello allo spiedo, pani rotondi senza lievito, erbe amare, salsa rossa, vino di grazie, acqua calda - è l'ultimo desiderio di un condannato a morte. E il condannato, l'ultimo giorno, ha diritto alla grazia che invoca. “Tutti a tavola!”, tutti seduti: «Tutti erano muti, come aggravati da presentimenti che avevano paura di ritrovare negli occhi dei compagni» (G. Papini). Che Lui li amasse era cosa che tenevano come certezza: quanto li amasse, però, non era materia di loro conoscenza. Fu una cena esagerata, «ardentemente»: non c'è amore senza esagerazione. Desiderò anche loro ardentemente, come si bramano le cose più desiderabili, i misteri impenetrabili, i cuori più in allarme.

A cena, poi, li sorprese: tese loro un agguato. Li sfidò dal basso: Lui ch'era venuto dall'Alto per illuminare bassifondi, scantinati, sottoscala. A scartavetrare i piedi, che sono i ripostigli delle sciagure. Li sfidò rasoterra, proprio loro ch'erano uomini con i cuori ancora gonfi di boria, i cervelli riluttanti al servizio: «Cominciò a lavare i piedi dei discepoli» (Gv 13,5). L'Uomo, accartocciato ai loro piedi, ha la bellezza di un imperatore: trasuda un'imperiale tristezza, ha i connotati della gioia. I piedi sono tutti numerati: due-quattro-otto-dodici-diciotto-venti-ventidue. Ventiquattro: anche Giuda ha dei piedi sporchi, anche lui ha percorso le strade merdose della Galilea per saziare il suo bisogno di vita. Gli occhi di tutti stanno fissi sui piedi dell'amico antipatico. Giuda, ch'era il loro tesoriere, sta a sentire tutti quegli sguardi fissi su di lui, ai suoi piedi: è una cosa insopportabile il peso di tanti sguardi fissi su di te. L'altro, il Cristo-lavandaio, non ha dubbi in materia, manco in merito: l'acqua, l'asciugatoio, il bacio. Non “anche-per” l'Iscariota, “sopratutto-per” Giuda: «Non sappiamo ciò che vogliamo ma siamo pronti a mordere qualcuno per ottenerlo» (W. Rogers). Il Cristo sa cosa vuole, è pronto a mordere Satana per ottenere Giuda. E sciacquando i piedi a Giuda è come se l'avesse salutato chiamandolo “signore”, Lui ch'era suo Signore. Quel bacio parve la bava di una lumaca sopra una rosa.

Il Servo è in piedi, il cibo sta per essere servito. Dopo l'acqua, ha un tozzo di pane in mano: «Prendete, questo è il mio corpo che è dato per voi». Li sfidò a colpi di sorpresa: s'aspettavano ciascuno la sua parte, s'accorsero che Lui dava loro Se-Stesso per intero. Amore di sovrabbondanza, faticoso da raccogliere nei loro piccoli cuori. Li acciuffò per i piedi con l'acqua, li colpì allo stomaco con il pane, fece girare loro la testa con una scommessa: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). C'è profumo di lavanda nella navata del cenacolo: è la prima ordinazione della storia. Sono i primi dodici sacerdoti dell'umanità: don-Giovanni, don Pietro. Don Giuda: «Oh! L'orribile popolino con le sue grida da iena» (V. Hugo). Brividi.

Cristo ha la schiena a pezzi per lo stare in ginocchio: ci ha messo una certa umanità nella faccenda. Nessuno, però, che ricambi. Manco uno che si alzi per far sedere il Maestro. “Siediti che adesso laviamo noi i piedi a te”. Nessuno che, vedendo Giuda scappare, l'abbia rincorso: “(Ri)pensaci, amico! E' qui apposta per noi stasera”. Li hanno lasciati soli tutti e due: quello che dentro ha Iddio, quello che dentro ha Satana. Gli amici hanno lasciato andare via da soli quei due amici.

 




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