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LA PREGHIERA DELL'"AVE MARIA"

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2019 11:19
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26/04/2019 11:14
 
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Benedetta tu
Un immenso progetto di Dio

Le parole dell’angelo risuonano, all’interno della grande tradizione biblica, come l’apertura insieme familiare e solenne di un racconto di vocazione.

Si capisce che qui Dio apre un momento inedito della storia di salvezza.

L’angelo chiama Maria, da parte di Dio, per un progetto che la supera immensamente, un progetto di benevolenza per l’umanità tutta intera:

«Maria, il Signore è con te…»

Rileggendo queste parole del Vangelo, ciascuno di noi vi sente l’eco di altre pagine bibliche, come il canto straordinario di Sofonia: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!»

(Sof 3,14-17). È questo canto che noi condividiamo con meraviglia quando preghiamo umilmente l’Ave Maria!

“Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”

Con le parole del saluto angelico riprese integralmente all’inizio dell’Ave Maria, la preghiera intreccia le parole di Elisabetta a sua cugina:

«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42). Come se queste parole continuassero senza interruzione le parole dell’angelo.

Luca insiste, qui, sul posto centrale occupato dallo Spirito Santo.

È lui che realizza in Maria la parola annunciata dall’angelo.

È Lui che si manifesta in Elisabetta quando il bambino trasalisce di gioia nel suo seno. È lui che interviene ancora per ispirare le parole di Elisabetta che si uniscono con grazia, nel soffio della stessa fede, a quelle dell’angelo: «Benedetta tu fra le donne». Parole che vengono direttamente dal cuore di Dio.

Un incontro indicibile

L’incontro tra le due donne, carico di tenerezza e di grazia infinita, ha ispirato una grande varietà di dipinti e di icone di ogni epoca. Maria è giovane e porta in sé la vita del Figlio che Dio dona all’umanità.

L’anziana Elisabetta, considerata sterile, ora conosce la giovinezza

infinita di una gravidanza ritenuta impossibile.

L’incontro delle due donne è di straordinaria intensità, perché entrambe si sentono toccate da Dio e dai suoi progetti.

L’una e l’altra sono benedette e colmate della vita che viene da Dio.

Il trasalimento di Giovanni nel ventre di Elisabetta professa già la fede del profeta: Giovanni Battista riconosce e annuncia il Figlio di Dio.

La sua testimonianza profetica che, ai confini del deserto di Giuda, sarà rude ed impietosa, in questi primi istanti si esprime come un immenso giubilo. L’esultanza di Giovanni Battista nel grembo della madre altro non è che il segno della venuta del Messia. Fin dal grembo materno – lascia intendere l’evangelista – Giovanni è il precursore.

Anche Elisabetta è invasa dallo spirito profetico e si meraviglia:

«A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?».

“Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù”
Benedetta tu…
Le parole di Elisabetta nel suo incontro con Maria ispireranno tutte le parole della Chiesa su Maria. Luca – come anche Matteo nel suo racconto centrato su Giuseppe e tuttavia così delicato verso Maria (Mt 1-2) – le ha ricevute da una comunità credente che aveva contemplato Maria e le ha scolpite per sempre nel suo Vangelo.

«Benedetta sei tu tra tutte le donne», esclama Elisabetta. Nella tradizione biblica, “benedire” non è tanto una parola ma un gesto con il quale colui che benedice trasmette la vita, dono di Dio. Così Giacobbe benedice i suoi figli quando sente che i suoi giorni sono compiuti. E in essi sono benedette le dodici tribù d’Israele (Gen 49). E poiché Dio è, per eccellenza, colui che benedice, la proclamazione di Elisabetta assicura che Dio stesso offre a Maria il dono eccezionale della vita che germoglia in lei.

…tra le donne

Proclamare che Maria è benedetta significa sottolineare la sua condizione con un superlativo. Anche qui Luca ha di certo in mente le Scritture quando scrive queste parole. Forse pensa al libro di Giuditta. Lo ricordate?

In questo antico racconto epico che esprime il Credo d’Israele nel Dio che salva, il popolo eletto è spinto sull’orlo del baratro da Nabucodonosor e dal suo esercito. Giuditta utilizza la sua bellezza, ma soprattutto la sua fede, per affrontare Oloferne, il capo dell’esercito nemico, e ucciderlo riportando al suo popolo la testa del tiranno. Questa storia assicura che Dio salva il suo popolo.

Davanti a Giuditta, il popolo salvato loda il Signore con grande allegria. E le sue parole ci mostrano cosa vuol dire che una persona è benedetta tra le donne: «Tutto il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro: “Benedetto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo”.

Ozia a sua volta disse a Giuditta: “Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra è ti ha guidato…

Davvero il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio”.

E tutto il popolo esclamò: “Amen! – Amen!» (Gdt 13,14.17-20).

Sì, «benedetta tra le donne»! Anche Maria si rende disponibile al progetto di Dio per entrare in una storia di salvezza. Per questo il bambino che nascerà da lei si chiamerà “Gesù” che significa «Il Signore salva… egli – infatti – salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).

Dire che Maria è benedetta tra le donne significa benedire il Signore, l’Altissimo, che ha creato il cielo e la terra e che la sostiene.

E riconoscere che l’uomo vive del progetto di Dio e della sua bontà infinita.

Elisabetta, dunque, con il suo «benedetta tra le donne», riconosce l’immensità del dono di Dio che scende ad altezza d’uomo.


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