Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2024 09:54
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31/01/2023 08:01
 
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«Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male!»

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, Il Vangelo ci presenta due miracoli di Gesù che ci esprimono la fede di due persone molto diverse tra di loro. Tanto Giairo uno dei capi della sinagoga- come quella donna ammalata dimostrano una grande fede: Giairo è sicuro che Gesù può guarire sua figlia, mentre quella brava donna ha fiducia in che un minimo contatto con gli abiti di Gesù sarà sufficiente per liberarla da una malattia molto grave. E Gesù, perché sono persone di fede, concede loro il favore che erano andati a cercare.

Fu lei per prima a pensare di non essere degna che Gesù le dedicasse tempo, colei che non aveva il coraggio di importunare il Maestro ne quei giudei così importanti. Senza far rumore, si avvicina e, toccando il fiocco del manto di Gesù, strappa la sua guarigione, che avverte immediatamente nel suo corpo. Gesù, però, che sa quello che è successo, non vuole lasciarla andare senza dirigerle delle parole: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita del tuo male» (Mc 5,34).

A Giairo, Gesù chiede una fede ancora più grande. Come già Dio aveva fatto con Abramo nell Antico Testamento, chiederà una fede contro ogni speranza, la fede delle cose impossibili. Comunicarono a Giairo la terribile notizia che la sua figliola era appena morta. Non possiamo immaginare il grande dolore che lo invase in quel momento e forse la tentazione della disperazione. E Gesù che l aveva ascoltato, gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36). E, come quegli antichi patriarchi, credendo contro ogni speranza, vide che Gesù restituiva la vita alla sua amata figlia.

Due grandi lezioni di fede per noi. Dalle pagine del Vangelo, Giairo e la donna che soffriva di emorragie, assieme a tanti altri, ci parlano della necessità di avere una fede inalterabile. Possiamo fare nostra quella bella esclamazione evangelica: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc 9,24).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«La lettura di oggi è un perfetto compendio di speranza e l esclusione di qualsiasi motivo di disperazione» (San Pietro Crisologo)

«A Dio noi chiediamo tante guarigioni da problemi, da necessità concrete, ed è giusto, ma quello che dobbiamo chiedere con insistenza è una fede sempre più salda, perché il Signore rinnovi la nostra vita» (Benedetto XVI)

«Gesù esaudisce la preghiera di fede, espressa a parole (dal lebbroso; dalla Cananea; dal buon ladrone oppure in silenzio (da coloro che portano il paralitico; dall'emoroissa che tocca il suo mantello; dalle lacrime e dall'olio profumato della peccatrice). Si tratti di guarire le malattie o di rimettere i peccati, alla preghiera che implora con fede ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2616)
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01/02/2023 08:02
 
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«Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?»

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci fa vedere Gesù che va alla sinagoga di Nazareth, il paese dove era cresciuto. Il sabato è il giorno dedicato al Signore ed i giudei si riuniscono per ascoltare la Parola di Dio. Gesù va ogni sabato alla sinagoga e lì insegna, non come gli scribi ed i farisei, ma come chi ha autorità (cf.Mc 1,22).

Anche oggi Dio ci parla per mezzo della Scrittura. Nella sinagoga si leggono le Scritture e, dopo, una persona competente si incarica di commentarle, segnalandone il senso ed il messaggio che Dio mediante loro vuole trasmettere. Viene attribuita a sant Agostino la seguente riflessione: «Così come nella preghiera noi parliamo con Dio, nella lettura è Dio che ci parla».

Il fatto che Gesù, Figlio di Dio, sia conosciuto tra i suoi compaesani, per il suo lavoro ci offre una prospettiva insospettàbile per la nostra vita ordinaria. Il lavoro professionale di ognuno di noi è un mezzo di incontro con Dio ed è, perciò, una realtà santificabile e santificatrice. Sono parole di san José María Escrivà: «La vostra vocazione umana è parte, e parte importante, della vostra vocazione divina. Questa è la ragione, per la quale, dovete santificarvi, contribuendo contemporaneamente alla santificazione degli altri, dei vostri simili, precisamente al santificare il vostro lavoro ed il vostro ambiente: questa professione o impiego che riempie i vostri giorni che dà fisionomia peculiare alla vostra personalità umana, che è il vostro modo di stare al mondo; questa casa, questa famiglia vostra; e questa nazione in cui siete nati ed amate».

Il passaggio evangelico termina dicendo che Gesù «non poteva compiere nessun prodigio (...) e si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,5-6). Anche oggi il Signore ci chiede maggior fede in Lui per realizzare cose che superano le nostre possibilità umane. I miracoli svelano il potere di Dio e il bisogno che abbiamo di Lui nella nostra vita quotidiana.
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02/02/2023 09:08
 
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«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza»

Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)
Oggi, sopportando il freddo dell inverno, Simeone aspetta l arrivo del Messia. Cinquecento anni prima, quando si cominciava a costruire il Tempio, ci fu una penuria tale che i costruttori si scoraggiarono. Fu allora quando Aggeo profetizzò: «La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace» (Agg 2,9); e aggiunse «Affluiranno qui le ricchezze di tutte le genti» (Agg 2,7). Frase che ammette diversi significati: «il più apprezzato» diranno alcuni, «il desiderato da tutte le nazioni», affermerà san Geronimo.

A Simeone «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore» (Lc 2,26), ed oggi, «mosso dallo Spirito», è salito al Tempio. Lui non è levita, nè scriba, nè dottore della Legge, è solo un povero uomo «giusto e pietoso che aspettava la consolazione d Israele» (Lc 1,25). Ma lo Spirito soffia lì dove vuole (cf. Gv 3,8).

Adesso comprova con sorpresa che non c´è stata nessuna preparazione; non si vedono bandiere nè ghirlande, nè scudi da nessuna parte. Giuseppe e Maria attraversano lo spiazzo portando il Bambino tra le braccia. «Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria!» (Sal 24,7), canta il salmista.

Simeone si fa avanti, con le braccia tese per salutare la Madre, riceve il Bambino e benedice Dio dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32).

Dice poi a Maria: «e anche a te una spada trafiggerà l anima!» (Lc 2,35). «Madre, -dirò rivolgendomi alla Vergine- quando arriverà il momento di andare alla casa del Padre, portami tra le tue braccia, come portavi Gesù, perché anch io sono figlio tuo e bambino!».
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03/02/2023 09:29
 
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«Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso»

Rev. D. Ferran BLASI i Birbe
(Barcelona, Spagna)
Oggi, in questo brano di Marco, ci parla del prestigio di Gesù conosciuto per i Suoi miracoli ed insegnamenti-. Era tale questo prestigio, che, per alcuni, si trattava del parente e precursore di Gesù, Giovanni il Battista, che sarebbe risuscitato fra i morti. E così lo voleva immaginare Erode, che lo aveva fatto uccidere. Però questo Gesù era molto di più degli altri uomini di Dio: più di quel Giovanni; più di qualunque profeta che parlavano nel nome dell Altissimo: Lui era il Figlio di Dio fatto uomo, Perfetto Dio e Perfetto Uomo. Questo Gesù presente tra noi-, come uomo ci può capire e, come Dio, ci può concedere tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Giovanni, il precursore, che era stato mandato da Dio prima di Gesù, con il suo martirio Lo precede anche nella Sua passione e morte. E stata anche una morte ingiustamente inflitta ad un uomo santo, da parte del tetrarca Erode, certamente controvoglia, poiché lo apprezzava e lo ascoltava con rispetto. Ma, dopo tutto, Giovanni era stato chiaro e determinato verso il re, quando gli rimproverava la sua condotta meritevole di disapprovazione, perché non gli era lecito aver preso Erodia come sposa, la moglie di suo fratello.

Erode aveva accondisceso alla richiesta rivoltagli dalla figlia di Erodia, spinta da sua madre, quando in un banchetto dopo la danza che aveva compiaciuto il re- davanti agli invitati, giurò alla danzatrice dargli ciò che gli avesse chiesto. «Che cosa devo chiedere?» domanda a sua madre che le risponde: «La testa di Giovanni il Battista» (Mc 6,24). Così il reuccio fa esecutare il Battista. Era quello un giuramento che in nessun modo lo obbligava, giacché si trattava di una cosa assolutamente ingiusta, contraria alla giustizia e alla coscienza.

Ancora una volta, l esperienza insegna che una virtù deve essere unita a tutte le altre, e che tutte devono crescere organicamente, come le dita di una mano. Ma l esperienza insegna anche che quando si incorre in un vizio, segue poi la processione degli altri
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04/02/2023 09:46
 
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Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po . Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare»

Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta una situazione, una necessità ed un paradosso che sono molto attuali.

Una situazione. Gli Apostoli sono stressati : «Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (Mc 6,31). Frequentemente anche noi ci vediamo coinvolti nelle stesse situazioni. Il lavoro esige buona parte delle nostre energie; la famiglia, dove ogni membro vuole palpare il nostro amore; le altre attività nelle quali ci siamo impegnati, che ci fanno bene e, alla volta, beneficiano agli altri...Volere è potere? Forse è più ragionevole riconoscere che non possiamo tutto quello che vorremmo.

Una necessità. Il corpo, la testa, il cuore reclamano un diritto: il riposo. In questi versicoli abbiamo un manuale frequentemente ignorato, sul riposo. Lì risalta la comunicazione. Gli Apostoli «Gli riferirono tutto quello che avevano fatto» (Mc 6,30). Comunicazione con Dio, seguendo il filo dal più profondo del nostro cuore. Quale sorpresa! Troviamo Dio che ci aspetta. E aspetta trovarci con le nostre stanchezze.

Gesù dice loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po » (Mc 6,31). Nel progetto di Dio c è un posto per il riposo! Anzi, la nostra esistenza, con tutto il suo peso, deve riposare in Dio. Lo scoprì l irrequieto Agostino: «Ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposi in Te». Il riposo di Dio è creativo; non è anestesico ; incontrarci con il Suo amore centra il nostro cuore ed i nostri pensieri.

Un paradosso. La scena del Vangelo finisce male : i discepoli non possono riposare. Il progetto di Gesù fallisce: sono abbordati dalla gente. Non hanno potuto staccare . Noi, frequentemente, non riusciamo a liberarci dai nostri doveri (figli, coniuge, lavoro...): sarebbe come tradirci! E imprescindibile, allora, trovare Dio in queste realtà. Se c´è comunicazione con Dio, se il nostro cuore riposa in Lui, riusciremo a relativizzare tensioni inutili...e la realtà spoglia di chimere- mostrerà meglio l impronta di Dio. In Lui, troveremo il nostro riposo.
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06/02/2023 08:31
 
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E quanti lo toccavano [il lembo del suo mantello] venivano salvati»

Fr. John GRIECO
(Chicago, Stati Uniti)
Oggi, nel Vangelo, vediamo il grande "potere del contatto" con la persona di Nostro Signore: «Deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati» (Mc 6,56). Il minimo contatto fisico può fare miracoli per coloro che si avvicinano a Cristo nella fede. Il suo potere di guarire trabocca dal suo cuore amoroso e si estende anche ai suoi vestiti. Entrambi, la sua capacità e il suo grande desiderio di curare, sono abbondanti e facilmente accessibili.

Questo passaggio può aiutarci a meditare su come stiamo ricevendo il Signore nella Santa Comunione. ¿Accettiamo con fede che questo contatto con Cristo può fare miracoli nella nostra vita? Ê molto di più che toccare «il lembo del suo mantello», noi riceviamo veramente il Corpo di Cristo nei nostri corpi. Più che una semplice guarigione delle nostre malattie fisiche, la Comunione guarisce le nostre anime e garantisce la partecipazione nella propria vita di Dio. Sant' Ignazio di Antiochia, così, considerava l'Eucaristia come «il farmaco della immortalità e l'antidoto per prevenirci dalla morte, in modo da produrre ciò che eternamente dobbiamo vivere in Gesù Cristo».

L'utilizzazione di questo "farmaco d'immortalità" consiste nell essere curato di tutto ciò che ci separa da Dio e dagli altri. Essere curati da Cristo nell'Eucaristia, quindi, implica superare il nostro stato di estasi. Come insegna Benedetto XVI, «Nutrirsi di Cristo è la via per non rimanere estranei o indifferenti davanti alla sorte dei fratelli (...). Una spiritualità eucaristica, allora, è un autentico antidoto davanti all individualismo e all egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione ad alleviare le ferite di quelle disgregate».

Come quelli che furono guariti dalle loro malattie toccando i suoi vestiti, anche noi possiamo essere curati dal nostro egoismo e il nostro isolamento dagli altri, ricevendo Nostro Signore con fede.
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07/02/2023 08:53
 
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Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi?»

Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo come alcune tradizioni tardive dei maestri della Legge avevano manipolato il vero senso del quarto comandamento della Legge di Dio. Quegli scribi insegnavano che i figli che offrivano al Tempio danaro e beni facevano la cosa migliore. Secondo questo insegnamento, accadeva che i genitori non potevano più disporre di tali beni. I figli, formati in questa coscienza erronea, credevano di aver compiuto così il quarto comandamento, anzi, di averlo compiuto nella forma migliore. In realtà, però, si trattava di un inganno.

«Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione!» (Mc 7,9): Gesù Cristo è l interprete autentico della Legge; perciò spiega il vero senso del quarto comandamento, correggendo il lamentevole errore del fanatismo giudeo.

«Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre» (Mc 7,10): il quarto comandamento ricorda ai figli le responsabilità che hanno verso i loro genitori. D accordo alle loro possibilità, devono offrire loro l aiuto materiale e morale negli anni della vecchiaia e nei periodi di malattie, di solitudine o difficoltà. Gesù ricorda questo dovere di riconoscenza.

Il rispetto verso i genitori (amore filiale) deriva dalla riconoscenza che dobbiamo avere verso di loro per il dono della vita e per i lavori svolti con fatica per i loro figli, perché questi potessero crescere in età, in scienza ed in grazia. «Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28).

Il Signore glorifica il padre nei suoi figli, ed in essi riafferma il diritto della madre. Chi onora il padre, viene purificato dei suoi peccati; chi rende gloria alla madre è somigliante a colui che accumula un tesoro (cf.Sir 3,2-6). Tutti questi consigli ed altri ancora, sono come una luce chiara nella nostra vita nei riguardi dei nostri genitori. Chiediamo al Signore la grazia che non venga mai a mancare il vero amore che dobbiamo avere verso i genitori e sappiamo, con l esempio, trasmettere agli altri questo dolce dovere .

Pensieri per il Vangelo di oggi
« Molte volte si esibisce un'apparenza di virtù, senza alcun interesse per la rettitudine interiore. Chi ama Dio si accontenta di piacergli, perché la ricompensa più grande che possiamo desiderare è l'amore stesso» (San Leone Magno)

«Chiediamo al Signore, per intercessione della Santa Vergine, di donarci un cuore puro, libero da ogni ipocrisia, finché siamo capaci di vivere secondo lo spirito della legge e giungere al suo fine, che è l amore» (Francesco)

«Il quarto comandamento ricorda ai figli divenuti adulti le loro responsabilità verso i genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l'aiuto materiale e morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di indigenza. Gesù richiama questo dovere di riconoscenza» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2218)
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09/02/2023 09:12
 
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«Andò e si gettò ai suoi piedi... Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia»

Rev. D. Enric CASES i Martín
(Barcelona, Spagna)
Oggi, ci viene mostrata la fede di una donna che non apparteneva al popolo eletto, ma che aveva fiducia in che Gesù avrebbe potuto curare sua figlia. Infatti quella madre era pagana «di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella le supplicava di scacciare il demonio da sua figlia» (Mc 7,26). Il dolore e l amore la spingono a chiedere con insistenza, senza badare ne a disprezzi, ne a indugi ne a indegnità. E ottiene quello che chiede, infatti «Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n era andato» (Mc 7,30).

Sant Agostino dice che molti non ottengono quello che chiedono perché sono «aut mali, aut male, aut mala». O sono cattivi, e la prima cosa che dovrebbero chiedere è di essere buoni; oppure chiedono in una forma impropria, senza costanza, invece di farlo con pazienza, con umiltà, con fede e per amore; oppure chiedono cose disonorevoli, che se fossero ottenute, sarebbero dannose all anima o al corpo o agli altri. Bisogna, dunque, cercare di chiedere correttamente. La donna siro-fenicia è una buona madre, sa chiedere bene («venne e si prostrò ai Suoi piedi» e chiede una cosa buona («che scacciasse da sua figlia il demonio»).

Il Signore ci invita ad usare con perseveranza la preghiera di richiesta. Indubbiamente esistono altri generi di preghiere di adorazione, di riparazione, la preghiera di ringraziamento- ma Gesù insiste perché usiamo con molta più frequenza la preghiera di richiesta.

Perché? I motivi potrebbero essere molti: perché abbiamo bisogno dell aiuto divino per raggiungere il nostro fine; perché esprime speranza e amore; perché è un grido di fede. Esiste, però, una preghiera che non è presa molto in considerazione. Dio vuole che le cose siano un po come noi vogliamo. In questo modo, la nostra richiesta che è un atto libero- unita alla libertà onnipotente di Dio, fa che il mondo sia come lo vuole Lui ed un po come lo vogliamo noi. Così meraviglioso è il potere della preghiera!
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11/02/2023 08:45
 
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«Non hanno da mangiare»

Rev. D. Carles ELÍAS i Cao
(Barcelona, Spagna)
Oggi, tempo di ostilità e di ansietà, anche Gesù ci chiama per dirci che sente «compassione per la folla» (Mc 8,2). Oggi con la crisi di pace che si soffre, può crescere la paura, l apatia, il ripiego alla banalità ed all evasione: « Non hanno da mangiare».

Il Signore chi chiama? Dice il testo: «i discepoli» (Mc 8,1), -cioè sta chiamando me- affinché non se ne vadano digiuni, per dar loro qualcosa. Gesù ha avuto compassione questa volta in terra di pagani- perché hanno fame.

Ah! e noi rifugiati nel nostro piccolo mondo- diciamo di non poter far niente. «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?» (Mc 8,4). Da dove prenderemo una parola di speranza sicura e forte, sapendo che il Signore sarà con noi ogni giorno, fino alla fine dei tempi? Come dire ai credenti ed agli increduli che la violenza e la morte non risolvono niente?

Oggi il Signore ci domanda, semplicemente, quanti pani abbiamo. Quelli che ci sono, di questi ha bisogno. Il testo dice «sette», un numero simbolico per i pagani come il numero dodici lo era per il popolo giudeo. Il Signore vuole raggiungere tutti perciò la Chiesa vuole riconoscersi dalla sua cattolicità- e chiede il tuo aiuto. Offri la tua preghiera: è un pane! Offri la tua Eucarestia vissuta: è un altro pane. Offri la tua decisione di riconciliazione con i tuoi, con quelli che ti hanno offeso: è un altro pane. Offri la tua riconciliazione sacramentale con la Chiesa: è un altro pane ancora! Offri il tuo piccolo sacrificio, il tuo digiuno, la tua solidarietà: è un altro pane! Offri al Signore il tuo amore alla Sua Parola che ti offre forza e conforto: è un altro pane! OffriGli, infine, qualunque cosa Egli ti chieda, sebbene tu pensi che sia solo un semplice pezzo di pane.

Come ci dice san Gregorio di Nissa: «chi condivide il suo pane con i poveri diventa parte di Colui che, per noi, volle essere povero. Il Signore fu povero, non aver, dunque, paura della povertà».
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12/02/2023 09:00
 
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«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti»

Pe. Givanildo dos SANTOS Ferreira
(Brasilia, Brasile)
Oggi, Gesù ci dice «Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Che cosa è la Legge? Che sono i Profeti? Per Legge e Profeti, sono considerati due gruppi diversi tra i libbri dell Antico Testamento. La Legge fa riferimento agli scritti attribuiti a Mosè; i Profeti, come indica il proprio nome, sono gli scritti dei profeti e i libri sapienziali.

Nel Vangelo di oggi, Gesù ci riferisce a ciò che consideriamo la sintesi del codice morale dell Antico Testamento, i comandamenti della Legge di Dio. Secondo il pensiero di Gesù, la Legge non è composta soltanto da principi meramente esterni. No. La Legge non è una imposizione venuta dall esterno. Piuttosto il contrario. Infatti, la legge di Dio corrisponde all'ideale di perfezione che è nel cuore di ogni uomo. Questo è il motivo per cui chi compie i comandamenti si sente realizzato non solo nelle sue aspirazioni umane, ma raggiunge anche la perfezione del cristianesimo, o, in parole di Gesù, raggiunge la perfezione del regno di Dio: «Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli» (Mt 5,19).

«Ma io vi dico» (Mt 5,22). Il compimento della legge non viene riassunto nella lettera, visto che la lettera uccide, ma lo Spirito dà vita (2 Cor 3,6). E' in questo senso che Gesù presenta la sua autorità per interpretare la Legge nel suo vero spirito. Nell interpretazione di Gesù, la Legge è prorogata fino alle ultime conseguenze. Il rispetto per la vita è legato all eliminazione dell odio, della vendetta e dell offesa; la castità del corpo passa per la fedeltà e per la indissolubilità, la verità della parola data passa per il rispetto ai patti. Nell adempiere della Legge, Gesù «Svela anche pienamente l' uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Concilio Vaticano II).

L' esempio di Gesù ci invita alla perfezione della vita cristiana che rende in azioni ciò che viene predicato in parole.
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13/02/2023 09:22
 
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«In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno»

Rev. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo sembra che non ci dica molto, ne su Gesù, ne su noi stessi. «Perché questa generazione chiede un segno?» (Mc 8,12). Giovanni Paolo II, commentando quest episodio della vita di Gesù Cristo, dice: «Gesù invita al discernimento oltre le parole e le opere che testimoniano (sono segni di ) l arrivo del regno del Padre». Sembra che ai giudei che interrogano Gesù manca la capacità o la volontà di discernere quella segnale che infatti- è tutto il compimento, opere e parole del Signore.

Anche oggi si chiedono segni a Gesù: evidenziare la sua presenza nel mondo, o mostrare in un modo evidente come dobbiamo agire. Il Papa ci fa vedere che la negativa di Gesù Cristo a rendere un segno ai giudei e, per tanto, anche a noi- è dovuta alla sua volontà di «cambiare la logica del mondo, indirizzata a cercare segni che confermino il desiderio di autoaffermazione e di potere dell uomo». I giudei non volevano un segno qualsiasi, ma quello che indicasse che Gesù era il tipo di messia che loro aspettavano. Non aspettavano quello che veniva per salvarli, ma quello che veniva a dare sicurezza alla sua visione di come dovevano farsi le cose.

In conclusione, quando i giudei del tempo di Gesù, come anche i cristiani di ora chiediamo di un modo o un altro- un segno, quello che facciamo è chiedere a Dio di agire d accordo al nostro modo, che noi crediamo più certo e che infatti sostiene il nostro modo di pensare. E Dio, che sa e può di più (e per quello chiediamo nel Padre Nostro che sia fatta la sua volontà), ha le sue strade, anche se a noi non ci sia semplice capirle. Ma Lui, che si lascia trovare per tutti quelli che lo cercano, se anche gli chiediamo discernimento, ci farà capire qual è il suo modo di agire, e come possiamo riconoscere oggi i suoi segni.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Da queste tre cose si saprà che la tua bocca è piena di saggezza o prudenza in abbondanza: se confessi la tua iniquità con la parola, se dalla tua bocca escono ringraziamenti e lodi, e se da essa escono anche parole di edificazione» (San Bernardo)

«Se tu sei il Figlio di Dio...": Dio è "messo alla prova" allo stesso modo in cui si mette alla prova una merce. L'arroganza che vuole trasformare Dio in un oggetto e imporgli le nostre condizioni di laboratorio sperimentale non può trovare Dio» (Benedetto XVI)

«I segni che Gesù compie testimoniano che il Padre lo ha mandato. Ci invitano a credere in Gesù (...). Nonostante i miracoli così evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; è persino accusato di essere mosso dai demoni» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 548
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14/02/2023 08:58
 
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Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé (...) dove stava per recarsi»

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, è la festa dei santi Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e Patroni d' Europa. Furono missionari ed evangelisti in una gran parte della geografia europea. Prepararono testi liturgici in lingua slava, scritti in caratteri chiamati più tardi cirillico .

Il Vangelo si collega con questi grandi missionari, poiché Gesù, inviato dal Padre e dallo Spirito- attorno suo formò missionari e gli inviò. Egli mandò i dodici apostoli e i settantadue discepoli. Il primi potrebbero rappresentare sacerdoti e consacrati a Dio con i voti religiosi. Chi sarebbero i settantadue discepoli? Tutti i cristiani. Gesù ci manda tutti quanti. Ognuno di noi è un messaggero, uno dei suoi missionari.

Forse dovremmo ripeterci più spesso che Gesù ci invia (tanto se siamo dei dodici come dei settantadue). Ciascuno nel suo appezzamento e sul compito specifico della missione che ci è affidata.

Qual è la nostra missione e il messaggio che portiamo da parte di Gesù? Dobbiamo annunciare il Regno e proclamare la pace «Pace a questa casa!; e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio ». (Lc 10, 5-9 ). San Francesco lo riassumeva in due parole «¡Pace e Bene!». E, quando siamo missionari? Quando la nostra vita a casa, nel lavoro e ovunque, porta la pace e la bontà di un cuore riconciliato. Si tratta di una testimonianza che dobbiamo dare, a volte con le parole, e sempre con il nostro comportamento di cristiani.

I Santi Cirillo e Metodio hanno riconosciuto che questa vocazione e missione sono un dono di Dio. Cirillo espresso questo pregando: «E' tuo dono infatti l' averci scelti a predicare il Vangelo del tuo Cristo, a incitare i fratelli alle buone opere e a compiere quanto ti è gradito».

Speriamo che, per l' intercessione dei santi Patroni d' Europa, siamo missionari fedeli di Cristo!
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15/02/2023 08:34
 
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«Fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, attraverso un miracolo, Gesù ci parla del processo della fede. La guarigione del cieco in due fasi mostra che la fede non è sempre una illuminazione istantanea, ma frequentemente richiede un itinerario che ci avvicini alla luce e ci faccia vedere chiaramente. Senza dubbio il primo passo della fede iniziare a vedere la realtà alla luce di Dio è già un motivo di allegria, come dice San Agostino: «Una volta sanati gli occhi, che possiamo avere di più valore, fratelli? Gioiscano quelli che vedono questa luce che è stata fatta, quella che brilla dal cielo o quella che viene da una torcia. E come si sentono disgraziati quelli che non possono vederla!».

All arrivare a Betsàida portano un cieco a Gesù perché gli imponga le mani. È significativo che Gesù lo porti fuori; non ci indicherà questo che per ascoltare la Parola di Dio, per scoprire la fede e vedere la realtà in Cristo, dobbiamo uscire da noi stessi, da spazi e tempi rumorosi che ci annegano e abbagliano per ricevere l autentica illuminazione?

Ormai fuori del villaggio, Gesù «dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?» (Lc 8,23). Questo gesto ci ricorda il Battesimo: Gesù non ci unge più con saliva, ma bagna tutto il nostro essere con l acqua della salvezza e, nel trascorso della vita, ci chiede quello che vediamo alla luce della fede. «Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente» (Lc 8,25); questo secondo momento ci ricorda il sacramento della Cresima, nel quale riceviamo la pienezza dello Spirito Santo per arrivare alla maturità della fede e a vedere più chiaramente. Ricevere il Battesimo, e dimenticare però la Cresima ci porta a vedere, si, però solo a metà.
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17/02/2023 07:34
 
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«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»

Rev. D. Joaquim FONT i Gassol
(Igualada, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci racconta di due temi complementari: la nostra croce quotidiana e il suo frutto, cioè, la vita in maiuscola, soprannaturale ed eterna.

Ci mettiamo in piedi per ascoltare il Santo Vangelo come segno divoler seguire i suoi insegnamenti. Gesù ci dice di rinnegare noi stessi, una chiara espressione di non perseguitare "il capriccio del gusto" -come viene indicato nel salmo- o le "ricchezze ingannevoli", come dice San Paolo. Prendere la propria croce è accettare le piccole mortificazioni che ogni giorno troviamo lungo la strada.

Ci possono aiutare le parole che Gesù pronunciò nel sermone sacerdotale del Cenacolo: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 15,1-2). Un contadino felice avendo cura del grappolo d uva che deve riuscire un alto grado! Sì, vogliamo seguire il Signore! Sì, sappiamo che il Padre ci può aiutare a dare molto frutto nella nostra vita terrena e godere posteriormente dell eternità.

San Ignazio guidava San Francesco Saverio con le parole del testo di oggi: «Infatti quale vantaggio c è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?» (Mc 8,36). Così riuscì ad essere il patrono delle missioni. Nello stesso modo, leggiamo l ultimo canone del Codice di Diritto Canonico (n. 1752): «(...) avendo presente la salvezza delle anime, che deve sempre essere nella Chiesa legge suprema», che il detto popolare ha tradotto così: "Chi cerca la salvezza di un'anima, assicura la salvezza della propia" L'invito è chiaro.

Maria, Madre della Divina Grazia ci tende la mano per avanzare in questo senso.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Sono uno schiavo fino ad ora. Ma se dovessi soffrire il martirio, sarò liberato in Gesù Cristo e risorgerò libero in Lui» (Sant Ignazio di Antiochia)

«La tradizione teologica, spirituale e ascetica, fin dai tempi più antichi, ha sostenuto la necessità di seguire Cristo nella Passione, non solo come imitazione delle sue virtù, ma anche come cooperazione alla redenzione universale» (San Giovanni Paolo II)

«La croce è l'unico sacrificio di Cristo l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tim 2,5). Ma poiché nella sua Persona divina incarnata si è unito in un certo modo ad ogni uomo , Egli offre a tutti la possibilità di essere associati a questo mistero pasquale nella forma di Dio solo conosciuta (Concilio Vaticano II). Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e seguirlo (Concilio Vaticano II) (Mt 16,24) ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 618)
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19/02/2023 08:57
 
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Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»

Rev. P. José PLAZA Monárdez
(Calama, Cile)
Oggi, la Parola di Dio ci insegna che la fonte originale e la misura della santità si trovano in Dio: «siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Egli ci ispira, e verso Lui camminiamo. Il sentiero si percorre sotto la nuova legge, quella dell amore. L amore è il conduttore sicuro dei nostri ideali, espressati così accuratamente in questo quinto capitolo del Vangelo di Matteo.

La vecchia legge del taglione dal libro dell'Esodo (cfr. Es 21,23-35) fu una legge che impediva la vendetta spietata e limitarla al ' occhio per occhio . Il sollievo bellico è decisamente superato dalla Legge dell amore. In questi versetti ci si dà tutta una Magna Carta di morale credente: l' amore a Dio e al prossimo.

Papa Benedetto XVI ci dice: «Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama». Gesù ci presenta la legge in una giustizia sovrabbondante, perché il male non si vince facendo più male, ma espulsandolo della vita, tagliando cosi la sua efficacia contro di noi.

Per vincere ci dice Gesù si deve avere un grande dominio interiore e la sufficiente chiarezza per sapere per quale legge ci atteniamo: quella dell'amore incondizionale e magnanimo. L' amore lo ha portato alla croce, perché l' odio si vince con l' amore. Questa è la strada per la vittoria, senza violenza, con umiltà e amore gioioso, perché Dio è amore fatto azione. E se le nostre azioni vengono da questo stesso amore che non delude, il Padre ci riconoscerà come figli suoi. Questa è il cammino perfetto, quello dell'amore traboccante che ci conduce sulla corrente del regno, la cui più fedele espressione è la manifestazione sublime di amore versato da Dio nei nostri cuori attraverso il dono dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5).
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20/02/2023 08:12
 
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«Credo; aiuta la mia incredulità!»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo ancora una volta!- il Signore richiesto dalla gente («accorsero a salutarlo») e, allo stesso tempo, Lui, interessandosi per le persone, sensibile ai loro bisogni. In primo luogo, quando sospetta che qualcosa succede, si preoccupa per il problema.

Interviene uno dei protagonisti, cioè, il padre di un ragazzo che è posseduto da uno spirito maligno: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce» (Mc 9,17-18).

E terribile il male che può arrivare a fare il Diavolo!, una creatura senza carità. Signore, -dobbiamo pregare!-: «Liberaci dal male». Non si capisce come sia possibile che ai nostri giorni , delle persone dicano che il Diavolo non esiste o altre che gli rendono qualche forma di culto... E assurdo! Dobbiamo ricavare una lezione da tutto questo: non si può scherzare con il fuoco!
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20/02/2023 08:14
 
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«Credo; aiuta la mia incredulità!»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo ancora una volta!- il Signore richiesto dalla gente («accorsero a salutarlo») e, allo stesso tempo, Lui, interessandosi per le persone, sensibile ai loro bisogni. In primo luogo, quando sospetta che qualcosa succede, si preoccupa per il problema.

Interviene uno dei protagonisti, cioè, il padre di un ragazzo che è posseduto da uno spirito maligno: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce» (Mc 9,17-18).

E terribile il male che può arrivare a fare il Diavolo!, una creatura senza carità. Signore, -dobbiamo pregare!-: «Liberaci dal male». Non si capisce come sia possibile che ai nostri giorni , delle persone dicano che il Diavolo non esiste o altre che gli rendono qualche forma di culto... E assurdo! Dobbiamo ricavare una lezione da tutto questo: non si può scherzare con il fuoco!
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21/02/2023 08:37
 
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«Il Figlio dell uomo viene consegnato»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci offre due insegnamenti di Gesù, che sono strettamente legati tra di loro. Da una parte, il Signore annuncia agli Apostoli che «lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà» (Mt 9,31). E la volontà del Padre per Lui: per questo è venuto al mondo; così vuole liberarci dalla schiavitù del peccato e dalla morte eterna; in questo modo Gesù ci renderà figli di Dio. La consacrazione di Gesù fino all estremo di dare la propria vita per noi, ci dimostra l infinito Amore di Dio: un Amore assoluto un Amore al quale non importa ribassarsi fino alla pazzia e allo scandalo della Croce.

Risulta terribile ascoltare la reazione degli Apostoli, ancora troppo presi nel pensare a sé stessi dimenticandosi di imparare dal Maestro: «non capivano queste parole» (Mc 9,32), poiché cammin facendo discutevano chi di loro sarebbe il più grande e per evitare di essere rimproverati non avevano il coraggio di rivolgerGli domande.

Con delicata pazienza, Gesù aggiunge: bisogna diventare l ultimo ed essere servo degli altri. Bisogna accogliere chi è semplice e piccolo, perché il Signore ha voluto identificarsi con lui. Dobbiamo accogliere Gesù nella nostra vita, perché così staremo aprendo le porte allo stesso Dio. E come un programma di vita per continuare a camminare.

Così lo spiega con chiarezza il Santo parroco di Ars, Giovanni Battista Maria Vianney: «Ogni volta che possiamo rinunciare alla nostra volontà per fare quella degli altri, sempre che questa non vada contro la legge di Dio, otterremo grandi meriti, che solo Dio conosce». Gesù insegna con le Sue parole ma soprattutto con le Sue opere. Quegli Apostoli, inizialmente caparbi, dopo la Croce e la Risurrezione, seguiranno le stesse orme del loro Signore e del loro Dio. Accompagnati da Maria Santissima, vorranno diventare sempre più piccoli perché Gesù cresca in essi e nel mondo.
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22/02/2023 09:30
 
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«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro»

Pbro. D. Luis A. GALA Rodríguez
(Campeche, Messico)
Oggi, iniziamo il nostro itinerario verso la Pasqua, e il Vangelo ci ricorda i doveri fondamentali del cristiano, non solo come preparazione verso un tempo liturgico, ma come preparazione verso la Pasqua Eterna: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c è ricompensa per voi presso il Padre che è nei cieli» (Mt 6,1). La giustizia, della quale parla Gesù, consiste nel vivere d accordo ai principi evangelici, senza dimenticare che «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).

La giustizia ci porta all amore, espresso nell elemosina e in opere di misericordia: «Mentre fai l elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (Mt 6,3). Non è che si debbano nascondere le opere buone, ma che non si deve pensare nella lode umana al compierle, né desiderare nessun altro bene. In altre parole, devo fare l elemosina in modo tale che neppure io abbia l impressione di star facendo qualcosa di buono che meriti una ricompensa da parte di Dio e lode da parte degli uomini.

Benedetto XVI diceva insistentemente che aiutare i bisognosi è un dovere di giustizia ancor prima di essere un atto di carità: «La carità va oltre la giustizia (...), però mai manca di giustizia, che ci porta a dare al prossimo quello che è suo , cioè quello che tocca a lui,» in virtù della sua persona ed al suo agire. Non dobbiamo dimenticare che non siamo proprietari assoluti dei beni che possediamo, ma solo amministratori. Cristo ci ha insegnato che l autentica carità è quella che non si limita a dare l elemosina, ma quella che ci porta a dare noi stessi , che si offre a Dio quale culto spirituale (cf.Rom 12,1) Questo sarà il vero gesto di giustizia e di carità cristiana, «e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,4).
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23/02/2023 08:31
 
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«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, è il primo giovedì di Quaresima. Abbiamo ancora fresche le ceneri che la Chiesa ci poneva ieri sulla fronte, e che ci introducevano in questo tempo santo, che è un percorso di quaranta giorni. Gesù, nel Vangelo ci indica due rotte: la Via crucis che Lui ha percorso, ed il nostro cammino, seguendo Lui.

Il Suo sentiero è il Cammino della croce e della morte, ma anche quello della Sua glorificazione: «Il Figlio dell uomo deve soffrire molto, (...) venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,22). Il nostro sentiero, essenzialmente, non è differente da quello di Gesù, e ci indica qual è il modo di seguirLo: «Se qualcuno vuole venire dietro a me...» (Lc 9,23).

Abbracciato alla Sua Croce, Gesù seguiva la volontà del Padre, noi, caricando la nostra sulle spalle, lo accompagniamo nella Sua Via Crucis .

Il cammino di Gesù, viene sintetizzato in tre parole: sofferenza, morte, risurrezione. Il nostro sentiero, viene anch'esso costituito da tre aspetti (due atteggiamenti e l essenza della vocazione cristiana): negare noi stessi, prendere ogni giorno la croce e accompagnare Gesù.

Se qualcuno non nega sé stesso e non prende la croce, vuole riaffermarsi ed essere sé stesso, vuole «salvare la sua vita», come dice Gesù. Ma, volendo salvarla, la perderà. Invece, chi cerca di non evitare la sofferenza e la croce, per Gesù, salverà la sua vita. E il paradosso di seguire Gesù: «Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?» (Lc 9,25).

Questa parola del Signore che chiude il Vangelo di oggi, scosse il cuore di San Ignazio e ne provocò la sua conversione: «Che succederebbe se io facessi quello che fece san Francesco e quello che fece san Domenico?». Voglia il Cielo che, in questa Quaresima, la stessa parola aiuti a convertire anche noi!
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24/02/2023 08:45
 
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«Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, primo venerdì di Quaresima, compiuti il digiuno e l astinenza del Mercoledì delle Ceneri, abbiamo procurato offrire il digiuno e la recitazione del Santo Rosario per la pace così urgente nel nostro mondo. Noi siamo disposti a realizzare questo esercizio quaresimale che la Chiesa, Madre e Maestra, ci chiede di osservare, ricordandoci che lo stesso Signore disse: «Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15). Abbiamo il desiderio di vivere questo tempo, non solo per compiere un precetto che siamo obbligati ad osservare, ma, -soprattutto- procurando di arrivare a incontrare lo spirito che ci conduce a vivere questa pratica quaresimale e che ci aiuterà nel nostro progresso spirituale.

Cercando questo senso profondo, possiamo chiederci: qual è il vero digiuno? Già il profeta Isaia, nella prima lettura di oggi, commenta qual è il digiuno che Dio valuta di più: «Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà» (Is 58,7-8). A Dio piace così e aspetta da noi tutto quello che conduce all autentico amore verso i nostri fratelli.

Ogni anno, il Santo Padre Giovanni Paolo II ci scriveva un messaggio di Quaresima. In uno di questi messaggi, sotto il lemma «Si è più felici nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), le sue parole ci aiutarono a scoprire questa stessa dimensione caritativa del digiuno che ci dispone dall intimo del nostro cuore- a prepararci per la Pasqua, con uno sforzo, per identificarci sempre di più con l amore di Cristo che lo ha portato fino a dare la vita sulla Croce. In definitiva, «ciò che ogni cristiano deve fare sempre, adesso deve farlo con più diligenza e con maggior devozione» (il papa san Leone Magno).
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25/02/2023 10:55
 
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«Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano»

Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido
(Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo come avanza la Quaresima e l intensità della conversione alla quale il Signore ci chiama. L immagine dell apostolo ed evangelista Matteo risulta molto rappresentativa per chi possiamo pensare che, a causa del nostro istoriale, o per i peccati personali o situazioni complicate, è difficile che il Signore si fissi in noi per collaborare con Lui.

Dunque, Gesù Cristo, per toglierci da ogni dubbio ci mette come primo evangelista l esattore delle imposte Levi, al quale, senza preamboli dice: «Seguimi» (Lc 5,27). Con lui fa esattamente il contrario di ciò che una mentalità prudente farebbe, se volessimo sembrare politicamente corretti . Levi invece- veniva da un ambiente dove pativa il rifiuto di tutti i suoi compatrioti, giacché veniva giudicato, solamente per il fatto di essere pubblicano, collaborazionista dei romani e, possibilmente, defraudatore per le provvigioni , colui che opprimeva i poveri al riscuotere le imposte, infine, un peccatore pubblico.

Quelli che si consideravano perfetti non potevano assolutamente pensare che Gesù non solo non li chiamasse a seguirlo, ma nemmeno che si sedessero alla stessa mensa.

Ma, con questo atteggiamento di sceglierlo, Nostro Signore Gesù Cristo ci dice che piuttosto è di questo tipo di gente di cui Gli piace servirsi per estendere il suo Regno; ha scelto i malvagi, i peccatori, quelli che non sono creduti giusti: «Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1Cor 1,27). Sono questi quelli che hanno bisogno del medico, e soprattutto, sono quelli che capiranno che gli altri hanno bisogno di loro.

Dobbiamo, quindi, evitare di pensare che Dio voglia espedienti puliti e immacolati per servirlo. Tale espediente lo preparò solo per Nostra Madre. Per noi, invece, soggetti della salvazione di Dio e protagonisti della Quaresima, Dio vuole un cuore pentito ed umiliato. Precisamente «Dio ti ha scelto debole per darti il suo proprio potere» (Sant Agostino). E questo il tipo di gente che, come dice il salmista, Dio non disdegna.
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26/02/2023 07:36
 
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,«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato»

Mn. Antoni BALLESTER i Díaz
(Camarasa, Lleida, Spagna)
Oggi, celebriamo la `prima domenica´ di Quaresima. E questo un tempo liturgico forte , è un cammino spirituale che ci porta alla partecipazione del grande mistero della morte e della risurrezione di Cristo. Giovanni Paolo II ci dice che «Ogni anno la Quaresima ci si propone come tempo propizio per intensificare la preghiera e la penitenza, aprendo il cuore alla docile accoglienza della volontà divina. In essa ci è indicato un itinerario spirituale che ci prepara a rivivere il grande mistero della morte e risurrezione di Cristo, soprattutto mediante l' ascolto più assiduo della Parola di Dio e la pratica più generosa della mortificazione, grazie alla quale poter venire più largamente in aiuto del prossimo bisognoso».

La Quaresima ed il Vangelo di oggi ci insegnano che la vita è un cammino che deve portarci in cielo. Ma per poterlo meritare, dobbiamo essere provati nelle tentazioni. «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1). Gesù, essendo tentato, volle insegnarci come dobbiamo lottare e vincere nelle nostre tentazioni: con la fiducia in Dio e con la preghiera, con la grazia divina e con la fortezza.

Le tentazioni possono definirsi quali nemiche dell anima . In breve possiamo definirle e sintetizzarle in tre aspetti. In primo luogo, il mondo : «di che queste pietre diventino pane» (Mt 4,3). Questo suppone vivere solo per ottenere queste cose.

In secondo luogo, il demonio : «se gettandoti ai miei piedi, mi adorerai» (Mt 4,9). Questo si manifesta nell ambizione del potere.

Ed, in fine, la carne : «Gettati giù» (Mt 4,6) che significa deporre la fiducia nel corpo. Tutto questo lo esprime meglio San Tommaso D Acquino dicendo che «la causa delle tentazioni sono le cause delle concupiscenze: il piacere della carne, l ansietà della gloria e l ambizione del potere.
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27/02/2023 08:50
 
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«Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l avete fatto a me»

Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart
(Tarragona, Spagna)
Oggi, ci viene ricordato il giudizio finale, «Quando il Figlio dell uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con Lui» (Mt 25,31), e ci rimarca che dare da mangiare, bere, vestire... diventano opere d amore per un cristiano, quando, al realizzarle, si sa scorgere in esse lo stesso Cristo.

Dice San Giovanni della Croce: «Alla fine ti giudicheranno sull amore. Impara ad amare Dio come Dio vuol essere amato e lascia la tua propria condizione». Il non fare una cosa che bisogna fare, a favore degli altri figli di Dio e fratelli nostri, suppone lasciare Cristo senza questi particolari di un amore dovuto: è un peccato di omissione.

Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes , spiegando le esigenze della carità cristiana, che dà senso alla chiamata assistenza sociale , dice: «Nella nostra epoca, urge specialmente l obbligo di approssimarci a qualunque uomo sia e di servirlo con affetto, sia che si tratti di un anziano abbandonato da tutti o di un bambino nato da un unione illegittima e che si vede esposto a pagare, senza ragione, il peccato che lui non ha commesso, o di chi ha fame e appella alla nostra coscienza, ricordandoci le parole del Signore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l avete fatto a me» (Mt 25,40).

Ricordiamo che Cristo vive nei cristiani... e ci dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Il Concilio Lateranense IV definisce il giudizio finale quale verità di fede: «Gesù Cristo verrà alla fine del mondo per giudicare vivi e morti e per dare a ciascuno, d accordo alle sue opere, tanto ai reprobi come agli eletti (...) per ricevere secondo le loro opere, buone o cattive:quelli, con il diavolo al castigo eterno, questi, con Cristo alla gloria eterna».

Chiediamo a Maria che ci aiuti nelle azioni, servendo Suo Figlio nei nostri fratelli.
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28/02/2023 09:06
 
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Pregando, non sprecate parole (...) perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno»

Rev. D. Joaquim FAINÉ i Miralpech
(Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù che è figlio di Dio- mi insegna a comportarmi come un figlio di Dio. Un primo aspetto è quello della fiducia, quando parlo con Lui. Ma il Signore ci avverte: «Non sprecate parole» (Mt 6,7). Ed è che i figli, quando parlano con i loro genitori, non lo fanno con ragionamenti complicati, né dicendo un mucchio di parole, ma con semplicità chiedono tutto quello di cui hanno bisogno. Ho sempre la fiducia di essere ascoltato perché Dio che è Padre- mi ama e mi ascolta. Di fatto, pregare non è informare Dio, ma chiederGli tutto quello di cui ho bisogno, giacché «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che glie le chiediate» (Mt 6,8). Non sarò buon cristiano se non prego, come non può essere buon figlio chi non parla frequentemente con i suoi genitori.

Il Padrenostro è la preghiera che lo stesso Gesù ci ha insegnato, ed è una sintesi della vita cristiana. Ogni volta che recito il Padre nostro, mi lascio trasportare dalla sua mano e Gli chiedo ciò di cui ho bisogno ogni giorno per cercare di essere sempre miglior figlio di Dio. Ho bisogno non solo del pane materiale, ma, -soprattutto- del Pane del Cielo. «Chiediamo che non ci manchi mai il Pane dell Eucaristia». Imparare pure a perdonare e ad essere perdonati: «Per poter ricevere il perdono che Dio ci offre, dirigiamoci al Padre che ci ama», dicono le formule introduttorie al Padrenostro della Messa.

Durante la Quaresima, la Chiesa mi chiede di approfondire nella preghiera. «La preghiera, il colloquio con Dio, è il bene più alto, perché costituisce (...)una unione con Lui» (San Giovanni Crisostomo). Signore, ho bisogno di imparare a pregare e ad estrarre conseguenze concrete per la mia vita. Soprattutto per vivere la virtù della carità: la preghiera mi darà forza per viverla meglio giorno dopo giorno. Perciò chiedo quotidianamente che mi aiuti a viverla sempre meglio. Perciò chiedo ogni giorno che mi aiuti a perdonare tanti piccoli dispetti degli altri, come perdonare le parole e gli atteggiamenti offensivi e, soprattutto a non avere rancori, e così, potrò dire sinceramente che perdono di tutto cuore i miei debitori. Lo potrò conseguire perché mi aiuterà in ogni istante la Madre di Dio.
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02/03/2023 09:20
 
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«Chiunque chiede riceve, e chi cerca trova»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci parla della necessità e del potere della preghiera. Non possiamo capire la vita cristiana sprovvista di una relazione con Dio, e in questa relazione, la preghiera occupa un posto centrale. Mentre viviamo in questo mondo, i cristiani ci troviamo in un cammino di pellegrinaggio, ma la preghiera ci avvicina a Dio, ci apre le porte del Suo amore immenso e ci anticipa già le delizie del cielo. Per questo, la vita cristiana è una richiesta e una continua ricerca: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7), ci dice Gesù.

Contemporaneamente, la preghiera va trasformando il cuore di pietra in un cuore di carne: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!» (Mt 7,11). La sintesi migliore di quanto possiamo chiedere a Dio, si trova nel `Padrenostro´: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10). Quindi non possiamo chiedere nella preghiera qualunque cosa, ma solo quello che sia veramente un bene. Nessuno desidera un male per se stesso; per questo non possiamo volerlo per gli altri.

C´è chi si lagna di non essere ascoltato da Dio, perché non vede risultati immediati o perché pensa che Dio non lo ami. In simili casi, sarà opportuno ricordare il consiglio di San Geronimo: «E certo che Dio da a chi chiede, che chi cerca trova e a chi chiama gli si apre; si vede chiaramente che chi non ha ricevuto, chi non ha trovato e neppure gli hanno aperto, è perché non ha chiesto bene, non ha cercato bene e non ha bussato bene alla porta». Chiediamo, dunque, a Dio, in primo luogo, che faccia diventare buono il nostro cuore, come quello di Cristo Gesù.
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03/03/2023 08:06
 
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«Lascia lì il tuo dono davanti all altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello»

Fr. Thomas LANE
(Emmitsburg, Maryland, Stati Uniti)
Oggi, il Signore, parlandoci di quello che avviene nei nostri cuori, ci invita alla conversione. Il comandamento dice «Non ucciderai» (Mt 5,21), ma Gesù ci ricorda che vi sono altre forme per togliere la vita agli altri. Questo può accadere albergando nel nostro cuore un ira eccessiva verso il prossimo o non trattandolo con rispetto o insultandolo («imbecille», «rinnegato» cf.Mt5,22).

Il Signore ci invita ad essere `persone integre´; «Lascia lì il tuo dono davanti all altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24), cioè che la fede che professiamo nella celebrazione liturgica dovrebbe influire sulla nostra vita giornaliera ed interessare la nostra condotta. Perciò, Gesù ci chiede di riconciliarci con i nostri nemici. Un primo passo nel cammino della riconciliazione è`pregare per i nostri nemici´, come Gesù richiede. Se questo ci risulta difficile, allora, sarebbe bene ricordare e rivivere, nella nostra immaginazione, la figura di Gesù morendo per quelli, verso i quali sentiamo fastidio. Se siamo stati gravemente offesi, preghiamo perché venga cicatrizzato il doloroso ricordo e per ottenere la grazia di poter perdonare. E, mentre preghiamo, chiediamo al Signore che retroceda con noi nel tempo e nel luogo dove è avvenuto l affronto sostituendola con il Suo amore- perché, in questo modo possiamo sentirci liberi per poter perdonare.

Ricordiamo le parole di Benedetto XVl, «se vogliamo presentarci davanti a Lui, dobbiamo anche metterci in cammino per incontrarci con gli altri. Perciò è necessario imparare la grande lezione del perdono; non lasciare annidare nel cuore il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità di saper ascoltare l altro, aprire il cuore alla comprensione, alla possibile accettazione delle sue scuse ed alla generosa offerta delle proprie»
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04/03/2023 09:28
 
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Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano»

Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci esorta all amore più perfetto. Amare è volere il bene dell altro, e in questo si basa la nostra relazione personale. Non amiamo per cercare il nostro bene ma per quello della persona amata, e, così facendo, cresciamo come persone. L essere umano, affermò il Concilio Vaticano ll «non può trovare la sua pienezza se non nella donazione sincera di se stesso agli altri» A questo si riferiva santa Teresa del Bambino Gesù quando chiedeva di fare della nostra vita un olocausto.´L amore è la vocazione umana. Tutta la nostra condotta, perché sia veramente umana, deve esprimere la realtà del nostro essere, realizzando la vocazione all amore. Come ha scritto san Giovanni Paolo ll, «l uomo non può vivere senza amore. Egli resta per se stesso un essere incomprensibile; la sua vita è priva di senso se non gli si rivela l amore, se non si incontra con l amore, se non lo sperimenta e lo assimila, se non partecipa vivamente in esso».

L amore ha il suo fondamento e la sua pienezza nell amore di Dio in Cristo. La persona è invitata ad un dialogo con Dio. Uno esiste per l amore di Dio che ci creò e per l amore di Dio che ci conserva, «e solo può dirsi che si vive nella pienezza della verità, quando liberamente si riconosce quest amore e ci si affida totalmente al Creatore» (Concilio Vaticano ll): questa è la ragione più alta della sua dignità. L amore umano deve, perciò, essere custodito dall Amore divino, che ne è la fonte; in Esso trova il suo modello e lo porta alla pienezza. Per tutto ciò, l amore, quando è veramente umano, ama con il cuore di Dio e abbraccia incluso i nemici. Se non è così uno non ama veramente. Conseguentemente, l esigenza del dono sincero di se stesso, diventa un comandamento divino.: «Voi dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.» (Mt 5,48).
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05/03/2023 10:44
 
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«Fu trasfigurato davanti a loro»

Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós
(Barcelona, Spagna)
Oggi, incamminati verso la Settimana Santa, la liturgia della Parola ci presenta la Trasfigurazione di Gesù Cristo. Sebbene nel nostro calendario c'è un giorno liturgico festivo riservato a quest evento (il 6 agosto), adesso ci si invita a contemplare la stessa scena nella sua intima relazione con i successi della Passione, Morte e Risurrezione del Signore.

Infatti, si avvicinava la Passione per Gesù e, sei giorni prima di salire sul Tabor, lo annunciò molto chiaramente: aveva detto ai discepoli che Egli «doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Mt 16,21).

I discepoli, però, non erano preparati a veder soffrire il loro Signore. Egli, che si era mostrato sempre compassionevole verso i derelitti, che aveva restituito la bianchezza alla pelle danneggiata dalla lebbra, che aveva restituito la luce agli occhi di tanti ciechi e riabilitate le membra di tanti invalidi, non era possibile che ora il Suo corpo venisse deformato da colpi e dalle flagellazioni. Ma, contutto ciò, Egli affermava, senza diminuzioni: «doveva soffrire molto». Incomprensibile! Impossibile!

Nonostante tutte le incomprensioni, Gesù sa, tuttavia, il perché è venuto a questo mondo Sa che ha assunto tutta la debolezza ed il dolore che pesa sull umanità, per poterla divinizzare e, così, riscattarla dal circolo vizioso del peccato e della morte, in tal modo che questa -la morte- finalmente vinta, non continui a schiavizzare gli uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio.

Perciò, la Trasfigurazione è una splendida immagine della nostra redenzione, dove la carne del Signore viene manifestata nell esplosione della risurrezione. Così, se l annuncio della Passione provocò angustia tra gli Apostoli, il fulgore della Sua divinità, li rassicura nella speranza ed anticipa loro il giubilo pasquale, sebbene ne Pietro, ne Santiago, ne Giovanni sappiano con precisione che cosa significhi l espressione...`risuscitare tra i morti´(cf. Mt 17,9).Tempo verrà che lo capiranno!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Lo scopo della trasfigurazione era soprattutto quello di rimuovere lo scandalo della croce dal cuore dei discepoli, e quindi di impedire che l'umiliazione della passione volontaria turbasse la loro fede» (San Leone Magno)

«Ascoltatelo". Questo invito del Padre è molto importante. Noi, discepoli di Gesù, siamo chiamati ad essere persone che ascoltano la sua voce e prendono sul serio le sue parole» (Francesco)

«I Vangeli narrano in due momenti solenni, il battesimo e la trasfigurazione di Cristo, che la voce del Padre lo designa come suo "Figlio prediletto". Gesù designa se stesso come 'l'unico Figlio di Dio' (Gv 3,16) e con questo titolo afferma la sua preesistenza eterna. Egli chiede la fede nel 'Nome dell'unico Figlio di Dio' (Gv 3,18) (...)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 444)
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06/03/2023 08:59
 
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«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»

Fr. Zacharias MATTAM SDB
(Bangalore, India)
Oggi, come dovrebbe agire un cristiano davanti ai suoi fratelli e sorelle? Ebbene, mostrando loro la stessa misericordia e benevolenza del Padre celeste: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Gesù ha detto: «Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47). Gesù Cristo non giudicò nemmeno i suoi carnefici. Anzi, li ha ben pensati, scusandoli e pregando per loro: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Come suoi discepoli, siamo invitati ad essere come il Maestro.

Gesù dice nel Vangelo di Matteo: «Non giudicate, per non essere giudicati ( ) Perché guardi la pagliuzza che è nell occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Mt 7,1.3). La trave è il "non amore", l'"orgoglio" e il "risentimento" nei nostri cuori. Questi vizi sono come una trave che ci impedisce di considerare la colpa del nostro fratello dal suo punto di vista, che è più grave della colpa stessa (in fondo, un granello!), e quindi quegli atteggiamenti sono quelli che dovrebbero essere rimossi per primi. Solo con l'amore possiamo correggere veramente l'altro, tenendo presente che «l'amore scusa tutto» (1Cor 13,7).

Quando Cristo dice «Non giudicate», non vieta l'esercizio della nostra capacità di discernimento, né dice che dobbiamo approvare tutto ciò che fa il nostro fratello. Ciò che vieta è di attribuire una cattiva intenzione alla persona che agisce in questo modo. Solo Dio sa cosa c'è nel cuore di una persona. «L'uomo guarda alle apparenze, ma il Signore guarda al cuore» (1Sam 16,7). Pertanto, giudicare è una prerogativa di Dio, una prerogativa che usurpiamo quando giudichiamo il nostro fratello.

Ciò che conta nel cristianesimo è l'amore: «come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Questo amore è riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5). Nell'Eucaristia Cristo ci dona il suo Cuore e così possiamo amare ciascuno con il suo Cuore ed essere misericordiosi come è misericordioso il Padre celeste.
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