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RACCONTI BIBLICI PER RAGAZZI (Testo e immagini)

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2017 15:33
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17/01/2017 22:37
 
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ERODE FA IMPRIGIONARE PIETRO Atti

A Gerusalemme il re Erode comin­ciò a perseguitare i Cristiani, e fece uccidere l'apostolo Giacomo. Ve­dendo che ciò era gradito ai capi ebrei, fece arrestare anche Pietro e lo fece imprigionare sotto buona guardia: quattro squadre di quattro soldati ciascuna. Mancavano pochi giorni alla festa di Pasqua, e il re si proponeva di processare pubblicamente il capo della Chiesa subito dopo la festa. Mentre Pietro era tenuto in pri­gione, una preghiera incessante sa­liva a Dio dalla Chiesa per lui.

 

 









 
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PIETRO LIBERATO DAL CARCERE Atti 12
Si avvicinava il giorno in cui Erode, il re della Palestina, voleva giudica­re Pietro davanti al popolo. In car­cere, la notte prima del processo, Pietro dormiva legato da catene e sorvegliato dai soldati. Ed ecco che una luce sfolgorò nella cella, e un angelo del Signore gli si presentò. L'angelo toccò Pietro, lo svegliò e gli disse: «Alzati, in fretta!» A quelle parole Pietro si accorse che le catene gli erano cadute dalle mani. L'angelo proseguì: «Mettiti la cintura e legati i sandali». Pietro fece quello che gli veniva ordinato. L'angelo disse ancora: «Avvolgiti nel mantello e seguimi». Pietro non si rendeva ben conto che era realtà quanto stava avve­nendo. Era convinto di avere una visione. Seguì l'angelo, con lui ol­trepassò la prima guardia e la se­conda e, quando giunsero alla por­ta di ferro per cui dal carcere si esce in strada, la porta si aprì da sola davanti a loro. Uscirono, percorsero un tratto di strada, e Pietro si accorse che l'an­gelo era scomparso. Solo allora si rese ben conto di quanto era acca­duto, e disse tra sé: «Il Signore ha mandato il suo angelo a liberarmi. Mi ha strappato dalle mani di Erode, che voleva la mia rovina».
  
19
UNA FANCIULLA DI NOME RODE Atti 12
Le preghiere della Chiesa erano state esaudite: il Signore aveva mandato il suo angelo a liberare Pietro dal carcere. Ora il capo della Chiesa si trovava per le strade di Gerusalemme, e pensava che appe­na le guardie avessero scoperto la sua scomparsa dalla cella lo avreb­bero ricercato. Doveva trovare un luogo dove nascondersi. Dopo aver riflettuto, decise che il luogo più adatto era una casa di amici: la casa di Maria, la madre di Giovanni detto anche Marco, colui che più tardi avrebbe scritto uno dei quattro Vangeli. In quella casa era riunito un buon numero di Cristiani, raccolti in pre­ghiera. Appena udirono bussare alla porta, mandarono una fanciulla di nome Rode a sentire di chi si trattasse. Ella si avvicinò alla porta. Quan­do riconobbe la voce, sopraffatta dalla gioia, dimenticò di aprire, e in­vece corse ad annunciare agli altri che fuori c'era Pietro. «Tu non sai quello che dici!» fu la loro risposta. Intanto Pietro conti­nuava a bussare. Quando si decise­ro ad aprire e lo videro, rimasero senza parole. Ed egli narrò loro quanto era accaduto.

 
20
LA COMUNITA’ DI ANTIOCHIA Atti 11
Coloro che erano fuggiti da Gerusa­lemme, quando era scoppiata la persecuzione al tempo di Stefano, si erano sparsi in molti luoghi. Alcuni erano giunti nella grande città di Antiochia, in Siria. Là essi ricominciarono ad annun­ciare il Signore Gesù agli Ebrei e anche ai non Ebrei, i pagani. La po­tenza del Signore era con loro, e così un gran numero credette e si convertì al Signore. Là per la prima volta i credenti in Gesù, il Cristo mandato dal Signo­re, furono chiamati Cristiani.








  
21
LA MISSIONE DI PAOLO E BARNABA Atti 11-13
Un giorno la comunità di Antiochia era riunita in preghiera, ed erano presenti numerosi Cristiani che si erano distinti per la loro fede e per le loro buone opere. Mentre essi ce­lebravano il culto del Signore, lo Spirito Santo disse loro: «Mettetemi da parte Barnaba e Paolo, perché li ho destinati a una missione specia­le». La missione consisteva nell'an­dare ad annunciare la parola del Si­gnore Gesù in luoghi dove non era ancora conosciuta. Allora, dopo avere digiunato e pregato, la comunità di Antiochia stese su di loro le mani e li salutò. Ed essi, mandati dallo Spirito Santo, partirono per un lungo viaggio. La prima meta del loro itinerario fu l'isola di Cipro. Nelle varie città dell'isola di Cipro Paolo e Barnaba presero ad annun­ciare la parola del Signore. Aveva­no deciso che era giusto annunciar­la per prima agli Ebrei, e per questo entravano di sabato nelle sinagoghe e si mettevano a parlare del Signore Gesù. Le loro parole qualche volta era­no accolte con interesse dagli Ebrei; qualcuno si convertiva, diventando cristiano. Ma spesso gli Ebrei non volevano ascoltare gli apostoli.




 
22
PAOLO E IL MAGO ELIMAS Atti 13
Nella città di Pafo dell'isola di Cipro il governatore romano Sergio Paolo aveva fatto chiamare Barnaba e Paolo per ascoltare la parola di Dio. Egli aveva al suo seguito il mago Elimas, che era ebreo. Ma quando i due apostoli cominciarono a parla­re, il mago si opponeva loro in ogni modo e faceva di tutto perché il go­vernatore non credesse. Allora Paolo lo fissò e gli disse: «Quando smetterai di sconvolgere la volontà del Signore? Ecco: per qualche tempo, come ammonimen­to, resterai cieco». E così avvenne.







 
  
23
PAOLO PERSEGUITATO Atti 13-14
Lasciata l'isola di Cipro, Paolo e Barnaba proseguirono il loro viag­gio sbarcando in Asia Minore, l'at­tuale Turchia. Qui passarono in va­rie città, annunciando la parola di Dio prima agli Ebrei, e quando essi la rifiutavano, ai pagani. Spesso gli Ebrei si opponevano loro in ogni modo. A Listra furono proprio alcuni Ebrei che indussero la folla a prendere Paolo a sassate, finché lo credettero morto. Poi lo trascinarono fuori città e lo abban­donarono. Per fortuna alcuni disce­poli lo soccorsero e lo aiutarono.





 
24
PAOLO E BARNABA SCAMBIATI PER DEI Atti 14
Nel loro viaggio missionario, Paolo e Barnaba erano giunti nella città di Listra, in Asia Minore. Là Paolo si mise a predicare, e mentre parlava vide che lo ascolta­va anche un uomo, paralizzato alle gambe fin dalla nascita. Paolo lo fis­sò con lo sguardo e disse a gran voce: «Alzati dritto in piedi!» E il malato con un balzo si levò e si mise a camminare. Al vedere il miracolo, i pagani co­minciarono a dire: «Gli dèi sono scesi tra noi in figura umana!» E ri­tenevano che Barnaba fosse il loro dio che chiamavano Zeus, o Giove, mentre pensavano che Paolo fosse il dio Ermes, o Mercurio. I pagani offrivano ai loro dèi sa­crifici di animali. Il sacerdote di Zeus, accompagnato dalla folla, ar­rivò allora con un toro che voleva offrire a Barnaba in sacrificio. Ma Paolo e Barnaba, al vedere ciò, si precipitarono in mezzo alla folla gri­dando: «Cittadini, non fatelo! Noi siamo uomini come voi. Siamo ve­nuti anzi ad invitarvi a lasciare que­ste false divinità per convertirvi al Dio unico e vero!» Con queste parole e con molta fatica riuscirono a convincere la fol­la a non offrire loro il sacrificio.

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