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RACCONTI BIBLICI PER RAGAZZI (Testo e immagini)

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2017 15:33
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17/01/2017 19:58
 
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25
COLAZIONE SULLA RIVA DEL LAGO Giovanni 21
Poco tempo dopo un gruppo di apostoli andò a pescare sul lago di Galilea. Mentre rientravano, dalla spiaggia uno sconosciuto chiese: «Non avete preso nulla?» «Nulla» ri­sposero gli apostoli. E lo sconosciu­to: «Gettate la rete a destra della barca». Essi fecero così, e la rete si riempì. Allora Giovanni capì: lo sco­nosciuto era Gesù! A riva Gesù li attendeva. Aveva acceso un fuocherello e aveva pre­parato alcuni pani. «Portate il pesce pescato» disse Gesù. «E insieme faremo colazione.»





 
26
PASCI LE MIE PECORELLE... Giovanni 21
Sulle rive del lago di Galilea Gesù aveva procurato pane e pesce e ave­va fatto colazione con un gruppo dei suoi apostoli. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simone Pietro: «Simone figlio   di Giovanni, mi ami tu più di questi altri?» «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo» rispose Pietro. E Gesù: «Pasci i miei agnelli». Poi riprese: «Simone di Giovanni, mi ami?» «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo» rispose di nuovo Pietro. E Gesù: «Pasci le mie pecorelle». Una terza volta Gesù disse: «Simo­ne, figlio di Giovanni, mi ami davve­ro?» Pietro si meravigliò che per la terza volta Gesù gli ripetesse la do­manda e rispose: «Signore, tu sai tut­to. Tu sai che io ti amo». E Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore». Pietro aveva negato tre volte di conoscere Gesù, là nella casa di Caifa. Ora, sulle rive del lago, Gesù gli offriva la possibilità di manifesta­re per tre volte il suo amore. Dicendo a Pietro «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle, pasci le mie pecore» Gesù dava a Pietro il comando della Chiesa. Pietro dove­va prendersi cura di tutte le pecorel­le di Gesù, cioè i suoi amici che lo amano e credono in lui.






 
27
GESU’ TORNA AL PADRE Matteo 28; Atti 1
Nei quaranta giorni che seguirono la sua risurrezione dai morti, Gesù spiegò agli apostoli molte cose del regno di Dio, e disse loro quello che dovevano fare nel nome suo. Diede loro il potere di perdonare i peccati, perché tutti possano, se vogliono, essere amici di Dio e en­trare un giorno nel suo regno. Disse anche Gesù: «A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque, e insegnate a tutti i popoli ciò che vi ho comandato. Chi crederà, battezzatelo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ed ecco, io sono con voi tut­ti i giorni, fino alla fine del mondo». Gesù annunciò poi che presto avrebbe mandato loro lo Spirito Santo, e per questo non dovevano allontanarsi da Gerusalemme. Poi, quaranta giorni dopo la ri­surrezione, condusse gli apostoli sul monte degli Ulivi e là, sotto i loro occhi, si levò in alto, finché una nube lo tolse ai loro sguardi. Gli apostoli continuavano a guar­dare finché comparvero due uomini vestiti di bianco, due angeli, che dissero: «Uomini di Galilea, perché ve ne state lì a guardare il cielo? Questo Gesù, che vi ha lasciato per salire in cielo, allo stesso modo un giorno ritornerà».











  
28
IL DISCEPOLO MATTIA Matteo 27; Atti 1
Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, gli apostoli tornarono in città e se ne stavano in preghiera con Maria, la madre di Gesù, e con un gruppo di discepoli. Erano in attesa dello Spirito Santo, promesso da Gesù. Intanto pensarono di risolvere un problema. Giuda Iscariota, l'aposto­lo che aveva tradito Gesù, aveva capito il male commesso. Aveva preso le trenta monete ricevute in cambio del tradimento, le aveva re­stituite ai capi del popolo ed era an­dato ad impiccarsi. Gli apostoli erano dunque rimasti in undici. Per questo Pietro si alzò e disse: «Dobbiamo trovare qualcuno che prenda il posto di Giuda. Deve essere uno dei discepoli che abbia seguito Gesù dal giorno in cui egli ricevette il battesimo da Giovanni Battista; che abbia ascoltato tutti gli insegnamenti di Gesù, e possa testi­moniare che egli è risorto e salito in cielo». Tra i discepoli che presentavano questi requisiti ne furono indicati due. Allora pregarono così: «Signo­re, tu che conosci i cuori, indicaci quale di questi due hai scelto». Tira­rono a sorte, e la sorte cadde su un discepolo di nome Mattia, il quale si unì così agli altri undici apostoli.





 
29
FUOCO DAL CIELO Atti 2
Dieci giorni dopo che Gesù era sali­to al cielo, ricorreva la festa di Pen­tecoste. A Gerusalemme erano giunti Ebrei provenienti da ogni parte, anche da paesi lontani. La Pentecoste, infatti, era una delle principali feste ebraiche, quella che celebrava il raccolto, e cadeva cin­quanta giorni dopo la Pasqua. Erano le nove del mattino. Nella sala dove stavano in preghiera gli apostoli con Maria madre di Gesù e altri discepoli, d'improvviso si sentì un gran rumore come di vento im­petuoso, e apparve qualcosa di simile a un fuoco, che si divise in tutte te lingue e andò a posarsi sopra cia­scuno dei presenti. Tutti furono ricolmi di Spirito Santo, il dono promesso da Gesù, la terza Persona della Trinità che è Dio. Lo Spirito Santo diede agli apostoli un grande coraggio: essi uscirono e si misero a parlare a tutti di Gesù. Presso la casa si era riunita tanta gente, incuriosita dal gran rumore. E con grande sorpresa tutti, com­presi i forestieri, si accorsero che sentivano parlare gli apostoli nella propria lingua. Diceva la gente: «Come mai sentiamo questi uomini parlare nella nostra lingua? Tra noi ci sono Parti, Medi, Elamiti. Alcuni vengono dalla Mesopotamia, dalla Cappadocia, dal Ponto, dall'Asia, dalla Frigia, dall'Egitto e dalla Libia, da Creta e dall'Arabia. C'è chi vie­ne da Roma. Com'è che tutti allo stesso modo sentiamo questi uomi­ni annunciare le meraviglie di Dio?» Alcuni però ridevano e dicevano: «Quelli che parlano sono ubriachi!» «No» rispose Pietro. «Non siamo ubriachi, anche perché sono solo le nove del mattino! Piuttosto, sappia­te questo: quel Gesù che è stato messo in croce, era il Cristo, il Mes­sia che doveva venire. Era il Figlio di Dio! Per questo è risorto e ha mandato lo Spirito Santo!»
 
30
TREMILA NUOVI FRATELLI Atti 2
Pietro spiegava alla folla che Gesù era il Messia annunciato dai profeti. «I nostri capi l'hanno fatto crocifig­gere» diceva «ma Dio lo ha risusci­tato dai morti!» Colpiti dalle sue parole alcuni chiesero: «Che cosa dobbiamo fare?» E Pietro rispose: «Cambiate vita. Ciascuno di voi si faccia battez­zare nel nome di Gesù Cristo. Rice­verà il perdono dei peccati e il dono dello Spirito Santo». Allora molti chiesero di essere battezzati. Così quel giorno circa tremila persone si unirono ai credenti in Gesù.

 

 
 
Coloro che credevano nel Si­gnore Gesù crescevano ogni giorno di numero. Essi erano assidui nell'ascoltare l'insegnamen­to degli apostoli e nel partecipare alle preghiere in comune, e special­mente alla celebrazione della Mes­sa, che allora si chiamava "frazione del pane". Tutti coloro che erano diventati credenti tenevano le loro proprietà in comune. Chi aveva case o campi li vendeva e distribuiva il ricavato ai più poveri. Quelli che abitavano a Gerusalemme ogni giorno si reca­vano al tempio a pregare. Tutti era­no un cuore solo e un'anima sola e manifestavano apertamente la loro fede: Gesù, il crocifisso, è risorto dai morti e ora sta alla destra del Padre nei cieli.  Tutti appartenevano al popolo di Israele e ritenevano che Gesù fosse venuto a portare la salvezza soltan­to al loro popolo. Ma ben presto si pose un problema: un numero sempre maggiore di persone non ebree, per esempio Romani o Greci sentivano parlare di Gesù e chiede­vano di diventare suoi seguaci. Nel­la Chiesa, che era la famiglia dei se­guaci di Gesù, si discuteva se am­mettere o no coloro che non appartenevano al popolo di Israele. Sorgeva poi un altro problema. Gli Ebrei osservavano molte regole particolari, ad esempio riguardo al cibo. Essi non mangiavano certi animali come i maiali, alcuni uccelli, i molluschi e nessun altro animale che fosse morto soffocato. Chiama­vano questi cibi "impuri", e anche quando gli Ebrei diventavano Cri­stiani continuavano a ritenere pec­cato cibarsi di essi. Coloro che non erano Ebrei, invece, non seguivano queste regole. Ora: se li si ammette­va nella Chiesa, cioè se divenivano Cristiani, dovevano anche osserva­re le regole degli Ebrei? Ad esem­pio, dovevano smettere di mangiare gli animali "impuri"? A risolvere questi problemi inter­venne direttamente il Signore. Le cose andarono cosi. Nella città di Cesarea viveva con la sua famiglia un ufficiale dell'eser­cito romano, di nome Cornelio. Egli era un uomo buono, che, amava Dio e cercava di rispettare la sua volontà: pregava sempre e dava elemosine ai poveri. Un giorno, verso le tre del pome­riggio, ebbe la chiara visione di un angelo che gli disse: «Cornelio, le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio. Ora man­da degli uomini a Giaffa, perché conducano qui un tale Simone det­to anche Pietro, che si trova appun­to a Giaffa, ospite di un certo Simo­ne conciatore di cuoio, la cui casa si trova sulla riva del mare». Cornelio chiamò due dei suoi servi e un soldato di cui si fidava, spiegò loro ogni cosa e li mandò a Giaffa. Il giorno dopo, mentre i tre inviati di Cornelio erano in cammino e si stavano avvicinando alla città, verso mezzogiorno Pietro salì a pregare sulla terrazza della casa di cui era ospite. Era l'ora di pranzo, e Pietro ebbe fame. D'improvviso, durante la preghiera ebbe una visione: vide scendere dal cielo una grande tova­glia, su cui stava ogni specie di ani­mali che egli aveva sempre conside­rati impuri. Una voce gli diceva: «Alzati, Pietro, e mangia!» «No davvero, Signore» rispose Pietro «perché io non ho mai man­giato nulla di impuro». Ma il Signo­re gli disse: «Nulla di quello che io ho creato è impuro». La scena si ripeté tre volte, di modo che Pietro non avesse dubbi su quello che aveva visto. E Pietro capì: le regole alimentari dipendono dalle abitudini dei diversi popoli; nessuno deve pretendere che esse siano uguali per tutti. Capì anche che davanti a Dio non ci sono po­poli privilegiati; tutti sono ugual­mente cari al suo cuore. Intanto gli inviati di Cornelio era­no giunti a Giaffa, avevano trovato la casa del conciatore di cuoio e si stavano informando se Pietro abi­tasse là. Lo Spirito Santo disse a Pietro: «Ecco, tre uomini ti cercano. Va' con loro, perché sono io che li ho mandati». Il giorno dopo Pietro, accompa­gnato da alcuni Cristiani, andò con loro a Cesarea. Entrò nella casa di Cornelio e disse: «Voi sapete che gli Ebrei come me non vanno a casa di uomini appartenenti ad altri popoli, perché li considerano impuri. Ma Dio mi ha mostrato che niente e nessuno è impuro. Anzi, mi rendo conto che Egli non fa preferenze di persone: chiunque vive come piace a lui, è a lui gradito». Pietro si mise poi a spiegare tutto quanto bisogna sapere su Gesù. E stava ancora parlando, quando lo Spirito Santo scese su tutti coloro che ascoltavano. I Cristiani di origine ebraica che avevano accompagnato Pietro si meravigliarono che lo Spirito scen­desse anche sopra quelli che non erano Ebrei. Ma davanti a ciò che accadeva, Pietro disse: «Come si può ancora impedire che vengano battezzati nel nome di Gesù questi uomini che hanno ricevuto lo Spiri­to Santo al pari di noi?» Cornelio e i suoi familiari furono battezzati. Essi furono i primi non Ebrei a divenire Cristiani, ed entrare a far parte della Chiesa. I primi di una lunga schiera, che non si è ancora conclusa. Atti 2; 10.
  1
LO STORPIO DELLA PORTA BELLA Atti 3
Un giorno, verso le tre del pomerig­gio, gli apostoli Pietro e Giovanni salirono al tempio di Gerusalemme a pregare. Giunti presso la porta del tempio che era detta "Bella" videro un uomo, storpio fin dalla nascita, che ogni giorno da molti anni veniva condotto li a chiedere l'elemosina a chi entrava nel tempio. Egli chiese l'elemosina anche a Pietro e a Giovanni. Ma Pietro lo fissò e gli disse: «Guarda verso di noi». Lo storpio ubbidì, pensando di ricevere qualcosa da loro. Invece Pietro gli disse: «Non ho monete d'oro né d'argento; ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cri­sto, cammina!» Mentre così diceva, lo prese per la mano destra e lo sollevò. E di colpo i piedi e le caviglie dello stor­pio si rinvigorirono. Egli balzò in piedi e si mise a camminare e a sal­tare di gioia, poi seguì gli apostoli nel tempio, per lodare Dio e ringra­ziarlo per la sua misericordia. C'era molta gente che andava e veniva per la Porta Bella, e tutti co­noscevano lo storpio che sedeva a elemosinare: al vedere che ora egli camminava e saltava, tutti rimasero sorpresi e meravigliati.
 
2
BARNABA.  UN APOSTOLO GENEROSO Atti 4
I primi Cristiani mettevano in comu­ne i loro beni, così che nessuno mancava del necessario. Chi possedeva campi o case li vendeva, portava il ricavato agli apostoli ed essi lo distribuivano a chi era nel bisogno. Così fece tra gli altri un certo Giu­seppe, un ebreo di Cipro che gli apostoli soprannominarono Barna­ba. Il nome significa "capace di esortare" gli uomini al bene: Barna­ba infatti divenne un collaboratore degli apostoli, molto attivo nel par­lare a tutti di Gesù.






 
  3
PIETRO E GIOVANNI IN TRIBUNALE Atti 4
Pietro aveva risanato lo storpio del­la Porta Bella. Alla folla accorsa egli spiegò che aveva potuto farlo per opera di Gesù. Subito, però, giunsero le guardie: arrestarono Pietro e Giovanni e li misero in prigione. Il giorno dopo i capi del popolo interrogarono i due apostoli: «Chi vi ha dato il potere di fare questo?» Pietro, pieno di Spirito Santo, ri­spose con coraggio: «Gesù di Naza­ret! Quel Gesù che voi avete fatto morire e Dio ha fatto risorgere dai morti. Anzi, sappiate: Gesù è l'unico che può liberarci dal male!» I capi ebraici erano sorpresi che due popolani come Pietro e Gio­vanni parlassero con tanta sicurezza e temevano che la notizia del mira­colo potesse indurre altri uomini a diventare Cristiani. Perciò ordinaro­no agli apostoli di non parlare più di Gesù e di non insegnare nel suo nome. Ma Pietro e Giovanni repli­carono: «Dite voi stessi se è più giu­sto obbedire a voi o a Dio. Noi non possiamo fare a meno di parlare di ciò che abbiamo visto e udito!» Di nuovo i capi minacciarono Pietro e Giovanni, poi li lasciarono liberi, per paura del popolo che li lodava per il miracolo compiuto.
 
4
ALMENO SFIORATI DALL’OMBRA Atti 5
Gli apostoli si recavano ogni giorno nel tempio, si mettevano sotto il portico di Salomone a insegnare la dottrina di Gesù e facevano molti miracoli in mezzo alla gente. Tutto il popolo li stimava, e cresceva ogni giorno il numero degli uomini e del­le donne che credevano nel Signo­re Gesù. Da tutta Gerusalemme e dai vil­laggi vicini la gente portava i malati sulle barelle e li deponeva sulle piazze, perché Pietro, passando, li sfiorasse almeno con l'ombra del suo corpo. E tutti venivano guariti.




 
  5
STORIA DI DUE BUGIARDI atti 5
Un tale Anania e sua moglie Saffira vendettero un loro campo perché il ricavato venisse distribuito ai pove­ri, ma nascostamente tennero una parte della somma per sé. Pietro venne a saperlo e disse ad Anania: «Come sai bene, nessuno ti obbligava a vendere il campo, e an­che dopo averlo venduto potevi fare dei tuoi soldi quello che volevi. Ma non dovevi dire di aver conse­gnato tutto! Tu non hai mentito a noi: hai mentito a Dio». Anania rimase così sconvolto al pensiero di quello che aveva fatto, che cadde subito in terra morto. Alcuni giovani avv/olsero il suo corpo in un lenzuolo, e lo portaro­no a seppellire. Tre ore dopo, senza sapere quello che era accaduto arri­vò Saffira. Pietro le chiese: «Saffira, avete venduto il campo proprio a questo prezzo?» Ella rispose di sì, e Pietro allora aggiunse: «Tu e tuo marito vi siete messi d'accordo di sfidare il Si­gnore! Ecco, stanno tornando colo­ro che hanno seppellito tuo marito. Ora porteranno via anche te». E difatti anche Saffira cadde a terra davanti a Pietro e morì all'i­stante. Tutti compresero che menti­re al Signore è colpa grave.


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