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CHE SENSO HA LA VITA PER I NON CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2018 18:25
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02/03/2016 22:53
 
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Il senso della vita


Abbiamo visto come la vita non abbia senso se Dio non esiste. Sartre argomentò che era possibile crearsi un senso della vita scegliendo liberamente una preferenza, lui scelse il Marxismo. Ma questo è totalmente contradditorio, è infatti incoerente dire che la vita sia oggettivamente assurda e poi dire che ci si possa creare un senso della propria vita. Creare un senso della vita significa infiltrarsi nel “mondo di sopra”. Infatti l’universo non acquisisce realmente un senso solo poiché “io” decido di dargliene uno. Supponiamo che io dia all’universo un senso, e che tu gliene dia un altro, chi tra noi ha ragione? Ovviamente nessuno di noi, poiché senza Dio l’universo rimane oggettivamente senza un senso. Sartre infatti è come se stesso dicendo “facciamo finta che l’universo abbia un senso”. Il punto è quindi che se Dio non esistesse la vita oggettivamente sarebbe senza senso, e l’uomo non può vivere consistentemente e felicemente sapendo che la sua vita non ha senso, e, per questo motivo, per essere felice, fa finta che la vita abbia un senso.


Il Valore della Vita


Punto primo, tutti gli umanisti atei sono totalmente inconsistenti nell’affermare i valori tradizionali di amore e fratellanza. Bertrand Russell, sebbene fosse ateo, era un acceso critico sociale che denunciava la guerra e le restrizioni alla liberalizzazione sessuale. Russell ammise che non poteva vivere sapendo che i valori etici erano semplicemente delle sue preferenze personali, e dunque trovò le sue stesse visioni “sbalorditive”. “Non conosco la soluzione”, ammise.


Il punto è che se non vi è alcun Dio, il male e il bene oggettivo non esistono. Dostoyevsky infatti disse: “(Se Dio non esiste) Tutto è permesso all’uomo”. Paradossalmente anche gli orrori di Auschwitz sarebbero permessi. Ma nessun ateo o agnostico può viere coerentemente con questa visione, infatti Nietzsche, Sartre, Russell non poterono convivere con le implicazioni delle loro stesse negazioni di un’etica oggettiva e trascendente. Anche lo stesso ateo Richard Dawkins, nonostante sostenga che non esista nessun bene, nessun male, ma solo “inutile indifferenza”, è un imperturbabile moralista (ovviamente in contrasto con il suo soggettivismo etico).


Lo Scopo della Vita


Infine trattiamo lo scopo della vita. L’unico modo in cui la maggior parte delle persone che negano l’esistenza di uno scopo della vita vivono in modo felice è: o inventandosi uno scopo, che poi porterà a delusioni come per Sartre, oppure evitando di portare la loro visione alle sue conclusioni e implicazioni logiche.


Per esempio il fisico ateo premio Nobel Steven Weinberg, alla fine del suo libro “The first Three Minutes”, scrive:


“Negli esseri umani c’è un’esigenza quasi irresistibile di credere che noi abbiamo un qualche rapporto speciale con l’universo, che la vita umana non sia solo il risultato più o meno curioso di una catena di eventi accidentali risalente fino ai primi tre minuti, che la nostra esistenza fosse già in qualche modo preordinata fin dal principio. […] É molto difficile rendersi conto che tutto ciò è solo una piccola parte di un universo estremamente ostile. Ancora più difficile è rendersi conto che l’universo attuale si è sviluppato a partire da condizioni indicibilmente estranee e che sul suo futuro incombe un’estinzione caratterizzata da un gelo infinito o da un calore intollerabile. Quanto più l’universo ci appare comprensibile, tanto più ci appare senza scopo. Ma se non c’è conforto nei risultati della nostra ricerca, c’è almeno qualche consolazione nella ricerca stessa. Gli uomini e le donne non si accontentano di consolarsi con miti di dei o di giganti o di restringere il loro pensiero alle faccende della vita quotidiana; costruiscono anche telescopi e satelliti e acceleratori, e siedono alla scrivania per ore interminabili nel tentativo di decifrare il senso dei dati che raccolgono. Lo sforzo di capire l’Universo è tra le pochissime cose che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa conferendole un po’ della dignità di una tragedia” (I primi tre minuti. Una visione moderna dell’origine dell’Universo, 1977).


Weinberg evidentemente vede una vita dedicata alla scienza come se fosse veramente senza alcun significato, e dunque è tragico che un così nobile scopo (lo sforzo per la scienza) si estingua nel nulla . Ma perchè, dato l’ateismo, lo sforzo per la scienza dovrebbere essere migliore di qualunque altra cosa come per esempio la “nullafacenza”? Dal momento che non vi è alcuno scopo oggettivo della vita umana, nessuno dei nostri sforzi ha un significato o un valore oggettivo, nonostante possano sembrarci soggettivamente importanti. In fine non cambia nulla dal cercare di trovare una cura per guarire i bambini malati di cancro e passeggiare fischiettando tutto il giorno girandosi i pollici.


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