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Detti dei Padri del deserto

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2019 19:22
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15/12/2015 12:38
 
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Il padre Daniele diceva: <<Quanto più il corpo fiorisce, tanto più l'anima si infiacchisce, quanto più il corpo viene mortificato, tanto più l'anima rinvigorisce>>.


 
*** Ai cristiani emancipati e al passo con i tempi, queste parole suonano arcaiche e fuori moda, ma contengono una verità basilare: non si può accontentare allo stesso tempo sia il corpo che l'anima, semplicemente perchè hanno esigenze opposte, per cui, se si accontenta l'una si scontenta l'altra: 

Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda” (Galati 5,16-17).

Corpo e anima sono componenti o, se si preferisce, aspetti diversi della stessa persona, che, a causa della disarmonia prodotta dal peccato originale, sono in lotta tra loro.

Quello che offre godimento all'uno fa star male l'altra.

Certo occorre equilibrio e buon senso: non tutti possiamo sottoporci alle stesse penitenze massacranti degli eremiti del deserto, ma neppure è lecito pensare che la regola della penitenza valesse solo per loro, mentre per noi, più emancipati, è stata abolita.

L'aspetto penitenziale della vita cristiana non può essere snobbato da nessuno, come ci ricordano i periodi che la chiesa gli dedica in certi tempi, come l'Avvento e la Quaresima.

E se la chiesa lo fa, è proprio per ricordare ad ognuno che l'intera vita cristiana è vita di penitenza.

Gesù ce lo ricorda costantemente con l'esempio, i quaranta giorni di digiuno nel deserto, e con la parola, lungo tutto il vangelo.

Ce lo ricordano Mosè, Elia, Giovanni Battista, che si nutriva di locuste e miele selvatiche, dimorando nel deserto, rivestito di pelle di cammello.

Ce lo ricordano tutti i santi, nessuno escluso, che si imponevano penitenze volontarie di ogni genere. Essi non erano supereroi, ma gente come noi, a volte anche più deboli e in cattiva salute.

Nessuno è o sarà mai esonerato dal sottoporre il proprio corpo a privazioni e rinunce nel cibo o nel vestito o in ogni altra soddisfazione.

E' una regola che è presente in tutte le grandi religioni: basti pensare all'Induismo, al Buddismo, all'Ebraismo o all'Islamismo, nelle quali l'osservanza di digiuni e astinenze e privazioni di ogni genere, è molto sentita e praticata. Mentre per noi rinunciare a qualsiasi bevanda alcolica o a certi cibi, per tutta la vita, sembra assurdo e impossibile, per molti di loro è un sacrificio costante che portano avanti con fedeltà. Perchè credono fermamente che ne derivi un grande beneficio per la loro anima.

Se anche noi, emancipati, disinvolti e disincantati cristiani del ventunesimo secolo, dedicassimo al “make-up” dell'anima, una minima parte del tempo e dell'attenzione che dedichiamo o sprechiamo nella cura del corpo, il benessere dell'anima si accrescerebbe, e la nostra vita interiore ne sarebbe rinvigorita.

Il bello, o il brutto, e che, proprio chi dice di non aver tempo per pregare o per nutrire lo spirito con buone letture, è lo stesso che ha trascorso diverse ore davanti allo specchio per imbellettare “fratello asino”, la cui destinazione finale tutti conosciamo.

Ma, come sempre, è solo questione di fede.
Occorre credere che, come dice il padre Daniele:
"Quanto più il corpo fiorisce, tanto più l'anima si infiacchisce, quanto più il corpo viene mortificato, tanto più l'anima rinvigorisce".
E, se siamo sinceri con noi stessi, dobbiamo riconoscere che anche l'esperienza conferma questa verità.

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POTRESTE AVERE DIECIMILA MAESTRI IN CRISTO, MA NON CERTO MOLTI PADRI, PERCHE' SONO IO CHE VI HO GENERATO IN CRISTO GESU', MEDIANTE IL VANGELO. (1Cor. 4,15 .
 
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