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Detti dei Padri del deserto

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2019 19:22
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05/11/2015 15:24
 
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CARITA'

Un giorno un monaco volle confidare al padre Arsenio una sua preoccupazione che gli toglieva la pace.

Gli disse così: <<Padre, sono tormentato dai miei pensieri che mi conducono allo scoraggiamento e alla disperazione. E' come se mi suggerissero: “Non sei capace e non hai voglia né di digiunare nè di lavorare. Cosa stai a fare qui? Va' almeno a visitare qualche ammalato così eserciti la carità!”>>.

Allora l'anziano, riconoscendo in tutto questo l'opera del demonio, ordinò al fratello: <<Piuttosto torna subito nella tua cella, mangia, bevi e non lavorare; soltanto non muoverti di lì per nessun motivo>>. Diceva così perchè aveva intuito che quel monaco era tentato (dal diavolo) di evadere dalla cella, in modo da perdere la sua pace.


***  Può sembrarci, questo, uno strano racconto, ma contiene un insegnamento importante per la vita spirituale.

Esiste una tentazione molto raffinata e sottile che può cogliere tutti noi: andare a fare qualunque cosa, che sia magari di giovamento al prossimo, pur di evitare di “marcire” nella solitudine (come il “seme di frumento” :Giovanni 12,24), abitando un po' con se stessi e temprando la propria volontà con la virile resistenza alla voglia di evasione, camuffata da impellente spinta altruistica.

Certo, occuparsi degli altri e delle loro necessità è quanto di meglio un vero cristiano possa fare.

Ma il comandamento evangelico e vetero-testamentario "ama il prossimo tuo", sarebbe privato di ogni criterio e diverrebbe cieco, se si tagliasse la sua seconda parte “come te stesso” (Levitico 19,18; Matteo 22,39 e par.)

L'amore verso se stessi è il metro dell'amore verso gli altri, tanto che la “regola d'oro” che Gesù suggerisce è proprio: <<Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro>> (Luca 6,31).

Uno dei migliori modi per praticare l'amore verso se stessi è quello di “imporsi” dei tempi e dei momenti determinati per ogni attività da svolgere e non deflettere per nessun motivo, fatte salve naturalmente le eventuali urgenze o imprevisti: “Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo” (Qoelet 3,1)

Questa autodisciplina alla fine si rivela utile a se stessi, perchè forgia la volontà nel crogiuolo della resistenza alle varie "spinte centrifughe" mascherate da bisogni, propri o altrui.

Ma sarà utile anche agli altri, perchè ogni rafforzamento del proprio carattere non potrà che recare giovamento ai rapporti interpersonali.

Perciò, qualora non vi siano valide urgenze altruistiche, la cosa migliore che si può fare nel tempo a propria disposizione è quella di “marcire” in una solitudine solo apparente, poiché abitare con se stessi equivale a coabitare con quel Dio che ha scelto, per amore, di abitare con noi, anzi dentro di noi (Giovanni 14,23).

E così saremo pronti, quando sarà il momento, ad accorrere verso i bisogni altrui non per evadere dal peso della solitudine, ma per immergere nelle altrui necessità il Dio che portiamo dentro, come fece Maria con Elisabetta.

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POTRESTE AVERE DIECIMILA MAESTRI IN CRISTO, MA NON CERTO MOLTI PADRI, PERCHE' SONO IO CHE VI HO GENERATO IN CRISTO GESU', MEDIANTE IL VANGELO. (1Cor. 4,15 .
 
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