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Cosa c'è tra me e te o donna (Gv.2,4)

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2022 15:17
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31/12/2014 16:14
 
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Commento tratto da una pubblicazione di risposte ai lettori testimoni di Geova

Poco dopo il suo battesimo Gesù e i discepoli furono invitati a una festa nuziale a Cana. C’era anche sua madre. Quando venne a mancare il vino, Maria disse a Gesù: “Non hanno vino”. Gesù replicò: “Che ho a che fare con te, donna? La mia ora non è ancora venuta”. — Giovanni 2:1-4.
Probabilmente oggi rivolgersi alla propria madre chiamandola “donna” e dicendole “che ho a che fare con te?” sarebbe considerato irrispettoso se non addirittura offensivo. Tuttavia muovere simili accuse a Gesù equivarrebbe a non tener conto del contesto culturale e linguistico in cui si svolsero i fatti. Sarà utile capire come venivano usate queste espressioni nei tempi biblici.
Riguardo al termine “donna”, il Vine’s Expository Dictionary of Old and New Testament Words dice: “Rivolto a una donna, non è un termine severo o di rimprovero, ma esprime tenerezza o rispetto”. Altre fonti concordano. Per esempio un commento al Vangelo di Giovanni dice: “Non è un rimprovero né un termine scortese, né un segno di mancanza di affetto . . . Per Gesù era il modo normale, gentile di rivolgersi alle donne”.* Il Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento spiega che “è una forma d’appellativo che non comporta alcuna sfumatura dispregiativa”.* E il Grande Lessico del Nuovo Testamento dichiara che l’appellativo “non è affatto irriverente o sprezzante”.* Pertanto non dovremmo concludere che Gesù, rivolgendosi alla madre con il termine “donna”, fosse sgarbato o scortese con lei. — Matteo 15:28; Luca 13:12; Giovanni 4:21; 19:26; 20:13, 15.
Concentriamoci ora sulla domanda “che ho a che fare con te?” A quanto sembra è un’espressione ebraica comune che ricorre varie volte nella Bibbia. Per citare un esempio, in 2 Samuele 16:10 leggiamo che il re Davide impedì ad Abisai di uccidere Simei con le parole: “Che ho a che fare con voi figli di Zeruia? Lasciate che egli invochi così il male, perché Geova stesso gli ha detto: ‘Invoca il male su Davide!’” In modo simile, in 1 Re 17:18 si legge che la vedova di Zarefat, dopo aver visto che suo figlio era morto, disse a Elia: “Che ho a che fare con te, o uomo del vero Dio? Sei venuto da me per rievocare il mio errore e per mettere a morte mio figlio”.
Da questi esempi biblici comprendiamo che l’espressione “che ho a che fare con te?” veniva usata spesso non per mostrare disprezzo o arroganza, ma per rifiutarsi di partecipare a un’azione proposta o suggerita, o per esprimere un’opinione o un punto di vista diverso. Che si può dire dunque delle parole che Gesù rivolse a Maria?
Quando disse a Gesù “non hanno vino”, evidentemente Maria non lo stava solo informando di questo fatto ma gli stava anche suggerendo di fare qualcosa in merito. Gesù usò questa comune forma idiomatica per respingere il velato suggerimento di Maria, e le parole che aggiunse, “La mia ora non è ancora venuta”, ci aiutano a capire il motivo per cui lo fece.
Da quando si era battezzato ed era stato unto nel 29 E.V., Gesù sapeva bene qual era la volontà di Geova: come Messia promesso doveva seguire una condotta integra che lo avrebbe portato alla morte, risurrezione e glorificazione. “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito”, disse, “ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti”. (Matteo 20:28) Quando il tempo della sua morte si avvicinava, Gesù lo rese chiaro affermando: “È venuta l’ora”. (Giovanni 12:1, 23; 13:1) Infatti la sera prima di morire pregò: “Padre, l’ora è venuta; glorifica il tuo figlio, affinché il figlio glorifichi te”. (Giovanni 17:1) E infine, quando la turba arrivò nel Getsemani per arrestarlo, Gesù destò gli apostoli dal sonno dicendo: “L’ora è venuta! Ecco, il Figlio dell’uomo è consegnato nelle mani dei peccatori”. — Marco 14:41.
Quando ci furono le nozze di Cana, però, Gesù aveva appena intrapreso il ministero quale Messia e la sua “ora” non era ancora venuta. Il suo principale obiettivo era fare la volontà del Padre nel modo e nel tempo da Lui stabiliti, e nessuno avrebbe potuto impedirgli di raggiungere quell’obiettivo. Nell’informare la madre di questo fatto Gesù fu risoluto, ma certo non irrispettoso o sgarbato. Maria a sua volta non si sentì offesa o messa in imbarazzo dal figlio. Anzi, comprendendo il senso delle parole di Gesù, Maria disse a coloro che servivano: “Qualunque cosa vi dica, fatela”. Anziché ignorare la madre, Gesù compì il suo primo miracolo in qualità di Messia, trasformando l’acqua in vino eccellente. Dimostrò così ottimo equilibrio: oltre a fare la volontà di Dio tenne anche conto dell’interessamento della madre. — Giovanni 2:5-11.


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Nel commento dei tdG al versetto in questione, si nota una evidente contraddizione.
Prima essi affermano:
"...Quando ci furono le nozze di Cana, però, Gesù aveva appena intrapreso il ministero quale Messia e la sua “ora” non era ancora venuta. Il suo principale obiettivo era fare la volontà del Padre nel modo e nel tempo da Lui stabiliti, e nessuno avrebbe potuto impedirgli di raggiungere quell’obiettivo...."

poi con disinvoltura disarmante concludono:
"...Gesù compì il suo primo miracolo in qualità di Messia, trasformando l’acqua in vino eccellente. Dimostrò così ottimo equilibrio: oltre a fare la volontà di Dio tenne anche conto dell’interessamento della madre. "
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RIflettano bene: se nulla e nessuno potevano farlo desistere dal fare la volontà del Padre nell'ora stabilita, PERCHE' e IN CHE MODO dimostrò equilibrio nel venire incontro alla richiesta di Maria in un'ora inopportuna? Che tipo di equilibrio dimostrò Gesù nel fare un miracolo anticipando i tempi stabiliti dal Padre suo ascoltando una Donna con la quale Egli non aveva nulla a che fare? Questo non lo spiegano.
[Modificato da Credente 09/02/2015 15:38]
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