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Vita ed opere di s.Leone Magno

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2014 14:54
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14/10/2014 14:52
 
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100 a : è dell’imperatore Marciano al papa; è in due esemplari; il secondo è corredato anche dal testo greco. Il saluto iniziale è eguale alla lett. 73 a , dove a Marciano si associa pure Valentiniano III. Questi i contenuti essenziali dei 4 capitoletti: 1) l’imperatore si allieta perché a Calcedonia è stata rafforzata la fede e restituita alla Chiesa la pace; 2) la fede del sinodo ha preso come riferimento obbligato il testo di papa Leone a Flaviano; 3) chiede che alla sede di Costantinopoli sia riconosciuto il secondo posto, dopo Roma; 4) la domanda gli verrà inoltrata dai rappresentanti del papa a Costantinopoli, Luciano e Basilio, rispettivamente vescovo e diacono; Marciano intende richiamarsi, per tale riconoscimento, alla memoria di Teodosio I, il
101 a : è di Anatolio, vescovo di Costantinopoli, al papa di Roma; bilingue in 5 capitoli, dal seguente contenuto: 1) lo zelo di papa Leone ha abbattuto la protervia degli eretici; parla degli atti del sinodo trasmessi a Roma; 2) assieme ad altri atti del sinodo, anche Anatolio ha voluto inviare al papa degli uomini fededegni; la condanna di Dioscoro; 3) tutti – al sinodo – hanno accolto con riconoscenza la lettera di Leone; parla poi della definizione dogmatica avvenuta al sinodo; 4) di altri problemi agitati al sinodo, in particolare la concessione – ad opera dei padri sinodali – dell’onore di Costantinopoli di figurare al secondo posto, dopo Roma (è il canone 28); 5) i rappresentanti del papa hanno fatto opposizione – è vero –; pure Anatolio chiede che sia confermato il privilegio; tempo di composizione: come la 100 a 70 .
102 a : indirizzata ai vescovi della Gallia (ne sono riportati i nomi: 44 vescovi) in 5 capitoli: 1) dichiara di avere ricevuto la loro lettera piena di santa dottrina; 2) il sinodo celebrato a Calcedonia; quando è in questione la fede, i ragionamenti umani devono lasciare il posto; 3) evitare due scogli: gli errori di Nestorio come gli errori di Eutiche; 4) il sinodo era pienamente concorde con papa Leone; di qui l’ostracismo inflitto a Dioscoro; per tutto ciò occorre ringraziare il Signore; pregare perché tornino i legati; i vescovi della Gallia si facciano i primi messaggeri della vittoria della fede ai confratelli della Spagna; 27 gennaio 452.
103 a : a dei vescovi della Gallia (tre nominati: Rustico, Ravennio, Venerio, i primi della lista della lett. 99 a ), ai quali invia le conclusioni del sinodo di Calcedonia, relativamente ad Eutiche e Dioscoro; febbraio 452.
104 a : all’imperatore Marciano; bilingue; 5 capitoli relativi alle ambizioni di Anatolio, vescovo di Costantinopoli, anche in seguito al canone 28 del concilio di Calcedonia; 22 maggio 452.
105 a : all’imperatrice Pulcheria; come la precedente, celebrata la vittoria della fede, passa ad impugnare le pretese di Anatolio, perché non si deve contravvenire ai canoni del concilio di Nicea (325); 4 capitoli (solo latino).
106 a : ad Anatolio, relativamente alle sue mire (cf. due preced.); il concilio di Calcedonia è stato convocato soltanto per motivi di fede; se va elogiata la fede di Anatolio, va però respinto ogni suo sforzo per mettersi sopra agli altri; i canoni di Nicea vanno rispettati; il posto di Alessandria resta, nonostante che Dioscoro abbia fatto quel che ha fatto; Costantinopoli ha già un suo prestigio che le viene dall’essere sede dell’impero d’Oriente; ciò le è più che bastante alla sua gloria; 6 capitoli, in latino e greco; data: 22 maggio 452. 107 a : a Giuliano, vescovo di Cos; lo rimprovera per quanto è successo a Calcedonia, quando si volle dar la precedenza a Costantinopoli con danno delle altre sedi, perché anche Giuliano ha fatto propria l’ambizione di Anatolio; Nicea, per quanto ha fissato in proposito, non può essere toccata; breve 71 ; 22 maggio 452.
108 a : a Teodoro, vescovo di Cividale del Friuli (che va sostituendo Aquileia, dopo la distruzione operata da Attila); relativa alla disciplina della penitenza (riconciliazione); 6 capitoli 72 . 109 a : a Giuliano, vescovo di Cos; parla – in 4 capitoli – dei monaci palestinesi che propendono per l’eresia eutichiana, i quali hanno creato disordini e confusione, resta – come unico rimedio – spedirli in esilio; gli invia la lettera che sant’Atanasio scrisse ad Epitteto; parla anche del vescovo di Gerusalemme, Giovenale, scacciato dai monaci della zona, dopo che pure lui li aveva assecondati nell’eresia, mentre al suo posto ne hanno collocato un altro di loro gradimento; lettera più storico/disciplinare che dogmatica; scritta il 25 novembre del 452 73 .
110 a : è dell’imperatore Marciano al papa; in latino e greco; chiede che confermi il sinodo calcedonese, perché indispensabile; ha l’impressione che il papa avrebbe dovuto rispondere per tempo, date pure le tante lettere di vescovi, scritte dopo la celebrazione del sinodo (forse il papa ha tergiversato a motivo del canone 28, che dà la preminenza a Costantinopoli sulle altre Chiese patriarcali dell’Oriente); che il temporeggiare di Leone non finisca per dare esca ad Eutiche e soci; scritta il 15 febbraio del 453 74 .
111 a : all’imperatore Marciano; dice che la professione di fede di Anatolio ne conferma l’ortodossia, rimovendo ogni sospetto sul suo conto; strano però che abbia rimosso dal suo ufficio di protodiacono Ezio, chiarissimamente contrario agli errori di Nestorio e di Eutiche, per rimpiazzarlo con un eutichiano, qual è Andrea! Veda l’imperatore di ridurre Anatolio a maggiore chiarezza ed onestà; veda, invece, di servirsi di Giuliano di Cos; è sempre presente la cara memoria di Flaviano; 10 marzo del 453 75 .
112 a : all’imperatrice Pulcheria per la sostituzione di Ezio con Andrea (cf. lettera preced.); si ristabilisca l’ordine precedente; 10 marzo 453.
113 a : a Giuliano, vescovo di Cos; ancora la questione di Ezio e Andrea a Costantinopoli; 4 capitoli; come per le lettere 109-112, per i due personaggi nominati. Si aggiungono considerazioni circa la costanza di Giuliano; il giusto rimprovero rivolto da Marciano ad Anatolio; i disordini che monaci van sollevando sia in Palestina che in Egitto; è Introduzione 51.opportuno che la lettera a Flaviano e gli atti di Calcedonia siano volti in latino; 11 marzo 453.
114 a : lettera enciclica rivolta ai padri sinodali di Calcedonia; in due lingue; 2 capitoli: 1) è perfettamente d’accordo quanto il sinodo di Calcedonia ha stabilito in ragione della fede; 2) non è assolutamente d’accordo circa quei canoni (specie il 28) che contravvengono ai dettati del concilio di Nicea; a Nicea i canoni furono sottoscritti da ben 318 padri; a Costantinopoli, invece, s’è dato retta all’ambizione di Anatolio e (forse) dell’imperatore o di altri; il papa si sente custode anche della fede cattolica e delle tradizioni dei padri; 21 marzo 453.
115 a : a Marciano imperatore; 2 capitoli, testo latino e greco; ringrazia l’imperatore per avere concorso a restituire la pace alla Chiesa, per aver rintuzzato la tracotanza degli eretici, per aver ridotto le ambizioni di Anatolio; Marciano ha cercato di frenare l’irruenza stolta dei monaci. Il papa dice di avere inviato ai vescovi delle Chiese la propria approvazione del sinodo di Calcedonia; data: 21 marzo del 453.
116 a : all’imperatrice Pulcheria; la ringrazia per il contributo dato per il buon esito del sinodo calcedonese; la informa d’avere scritto ai vescovi presenti là, confermando il suo consenso (cf. 114 a ); anche questa, 21 marzo 453.
117 a : a Giuliano, vescovo di Cos: un poco i temi trattati nelle precedenti: la ratifica di Calcedonia per sottrarre ai monaci un’arma di cui abusavano; ha dato soddisfazione all’imperatore, per la questione dei monaci; gli ha dato una mano anche l’imperatrice Pulcheria; mentre, su suggerimento dell’imperatore, ha dovuto richiamare l’imperatrice Eudossia (moglie di Valentiniano III, in Occidente); poi della rimozione di Ezio, delle ambizioni di Anatolio, della lettera scritta ai padri del sinodo di Calcedonia; 21 marzo 453.
118 a : altra lettera a Giuliano di Cos: non ha lasciato nulla di intentato per ciò che tocca la fede; compito della predicazione è dei presbìteri, non dei monaci; l’intervento dell’imperatore concorrerà certo a riportare la calma là dov’essa è posta in forse, soprattutto ad Alessandria; 2 aprile del 453.
119 a : a Massimo, vescovo di Antiochia; 6 capitoli, del seguente tenore: 1) la fede non è negli estremi, ma nel giusto mezzo; 2) Massimo ha il compito di invigilare tra le Chiese dell’Oriente perché sia conservato integro il deposito della fede; 3) non si devono toccare i privilegi delle sedi patriarcali già fissati a Nicea; 4) le ambizioni di Anatolio al fine di sconvolgere la gerarchia delle Chiese (i canoni) già fissata a Nicea; 5) se qualcosa è stato determinato a Calcedonia che non riguardi la fede, ciò deve essere considerato nullo; 6) nessun altro al di fuori del vescovo può assegnare il compito di predicare; ciò compete solo ai presbìteri; data: 14 giugno del 453 76 .
120 a : a Teodoreto, vescovo di Ciro; lettera suddivisa in 6 capitoli, di una certa consistenza; 1) le eresie sorgono nel seno della Chiesa (forse anche con sua utilità), ma occorre respingerle senza tornarci più sopra (senza compromessi); 2) la vittoria sull’errore è vittoria riportata da Cristo, anche se è la Chiesa che trionfa; 3) insania di Dioscoro anche contro il papa; 4) quando si parli o scriva di realtà attinenti alla fede, occorre misurare le parole; 5) anche dopo il trionfo sull’eresia è necessario essere sempre vigili; 6) nessuno si può arrogare il diritto della predicazione salvo chi è presbìtero (cf. 79 Per il desiderio del papa di vedere tradotta la lettera , cf. la Introduzione 53.preced.); l’ortodossia di Teodoreto è fuori discussione: ne ha dato ripetutamente prova prendendo chiara posizione contro gli eresiarchi Nestorio ed Eutiche, i quali non è detto che abbiano finito di seminare zizzania; occorre guardarsene! Del 19 giugno 453.
121 a : all’imperatore Marciano; 3 capitoli relativi alla celebrazione della Pasqua, in quanto la fissazione della data era compito della Chiesa di Alessandria; quali difficoltà ne siano nate; cosa possa indagare, in merito, l’imperatore; data: 15 giugno 453 77 .
122 a : a Giuliano, vescovo di Cos; ancora sulla fissazione della data della Pasqua per l’anno 455; si interessi e poi dia una risposta; 15 giugno 453.
123 a : all’imperatrice Eudossia: 2 capitoletti; lei faccia di tutto per riportare alla calma e all’ortodossia; Calcedonia è stata chiarissima: se uno vuol essere veramente cattolico deve respingere sia l’errore di Nestorio che quello di Eutiche; Leone vorrebbe sapere a che risultati sia arrivata l’esortazione che l’imperatrice ha rivolto ai monaci palestinesi; 15 giugno 453.
124 a : ai monaci della Palestina: è stata diffusa una distorta «lettura» dell’epistola di papa Leone a Flaviano: questo tra gli abitanti della Palestina. La lettera è indirizzata a dei monaci, tra i quali il monofisismo ha trovato spesso séguito; si tratta di una lettera dogmatica, ove è proposta una sintesi teologica e l’esposizione delle eresie di Nestorio e di Eutiche; consta di 9 capitoli, di una certa consistenza; da notare i destinatari: non dei vescovi, non degli imperatori/imperatrici, ma dei monaci che si segnalavano per la loro propensione filoeutichiana; per cui – nella conclusione – è forte il richiamo alla disciplina e all’obbedienza. Quello che si verificava in Palestina avveniva anche ad Alessandria d’Egitto, come s’è visto. La lettera è
126 a : all’imperatore Marciano: tre motivi: ringraziamento per aver sedato i tumulti sollevati dai monaci in Palestina (cf. preced.); l’avere riportato alla sua sede Giovenale, vescovo di Gerusalemme; talloni ben bene Dioscoro, in Egitto, perché ce n’è bisogno; data: 9 gennaio 454.
127 a : a Giuliano, vescovo di Cos; 3 capitoli: 1) il ritorno a Gerusalemme del suo vescovo, Giovenale; 2) la data della Pasqua del 455, da fissare dopo attenta indagine (cf. lett. 122); 3) a Costantinopoli s’è data lettura dell’epistola indirizzata dal papa ai padri di Calcedonia; il caso di Ezio (cf. 111 a ); di altre lettere scritte da papa Leone a vari vescovi; 9 gennaio 454.
128 a : all’imperatore Marciano: il principe bene ha operato; il papa, da parte sua, farà di tutto per ingraziarsi Anatolio, purché questi stia alle disposizioni dei sacri canoni e rispetti i diritti dei presbìteri; 9 marzo 454 78 .
129 a : a Proterio, vescovo di Alessandria; 3 capitoli: 1) è compito dei vescovi invigilare perché la fede non soffra detrimento; basta anche poco (una lettera, una sillaba,...) perché ne sia sconvolta la retta fede; 2) i fedeli vanno istruiti con la sostanziosa dottrina dei Padri e anche mediante la sua lettera; il senso della Tradizione; 3) il principio della «traditio» anche per la fede, la disciplina e i privilegi della Chiesa; 10 marzo 454.
130 a : all’imperatore Marciano: egli ha motivo per rallegrarsi della professione di fede emessa da Proterio (cf. preced.); 2) il nuovo vescovo saprà ben giudicare i fedeli della sua città secondo le tradizioni della propria Chiesa; 3) chiede che venga ritradotta in greco la sua lettera a Flaviano e letta di nuovo ai fedeli di Alessandria, in quanto v’erano stati degli eretici che l’avevano subdolamente manipolata; 10 marzo del 454.
131 a : breve lettera a Giuliano di Cos; gli dice che ha ricevuto lettera dal nuovo vescovo di Alessandria, Proterio; Leone vorrebbe che Giuliano traducesse in greco la lettera che egli inviò, a suo tempo, a Flaviano; la quale – poi – firmata dall’imperatore potrà essere letta con profitto ai cristiani di Alessandria; un cenno a proposito della data della Pasqua del 455; data della lettera: 10 marzo 454 79 .
132 a : è una lettera di Anatolio, vescovo di Costantinopoli, a papa Leone; 4 capitoli; amabile rimprovero perché le relazioni epistolari si sono diradate; assicura la sua adesione cordiale. Dice poi che, deposto Andrea, è stato redintegrato nel suo ufficio Ezio (cf. lett. 111, ecc.). Assicura che non è questione di ambizione per Costantinopoli; si domanda un particolare riconoscimento di prestigio: sia la gente che i vescovi d’Oriente lo vorrebbero. Chiede che il papa confermi quanto è stato deciso a Calcedonia (per i diritti di precedenza, cui tanto ci si tiene, e ai quali il papa fa tanta opposizione): aprile 545 80 .
133 a : è del neovescovo di Alessandria, Proterio, al papa; una lunga lettera (in 9 capitoli) tutta relativa alla fissazione della data della Pasqua; prima decade di aprile del 454 81 .
134 a : all’imperatore Marciano; tre motivi: dopo l’elogio dell’imperatore, dice che sarà accanto ad Anatolio, se però costui si comporterà coerentemente; ha saputo che Eutiche non smette di seminare dovunque il veleno dell’eresia; chiede all’imperatore che lo releghi più lontano, in modo che non possa nuocere. Altro cenno riguarda la data della Pasqua; lo invita pressantemente ad operare con retta fede; 15 aprile 454.
135 a : al vescovo Anatolio; in sostanza risponde agli interrogativi avanzati da Anatolio nella lett. 132 a ; 3 capitoli; 29 maggio 454 (non 451).
136 a : all’imperatore Marciano; 4 capitoli; dà ragione della sospensione delle relazioni epistolari con Anatolio; come ci si possa e debba rimettere in relazione; ricorda che Andrea è stato deposto dall’arcidiaconato (cf. 111 a ); elogia il vescovo Giuliano di Cos. A Costantinopoli c’è la malalingua dell’ignorante Caroso, un monaco, che bisogna far tacere! (Cf. lett. 141); data: 29 maggio 454 82 .
137 a : ancora a Marciano; lo ringrazia per le ricerche condotte a proposito della data della Pasqua; gli ha risposto – per tale argomento – anche Proterio di Alessandria; interventi indebiti del potere civile negli affari ecclesiastici; stessa data della precedente.
138 a : ai vescovi della Gallia e della Spagna per la data della Pasqua; accetta la proposta che viene dal-l’Oriente anche per un dovere di pace reciproca intorno a una data talmente importante nella vita della Chiesa. Del 28 luglio del 454 83 .
139 a : a Giovenale, vescovo di Gerusalemme; in latino e greco, articolata in 4 capitoli, di impegno dogmatico, così articolata: 1) è lieto di saperlo ritornato alla propria sede vescovile, pur avendo presente che – a proposito degli errori dogmatici di Eutiche – anche Giovenale non è stato linearmente coerente con la retta fede; ma ora lo sa ritornato nell’alveo dell’ortodossia; 2) è necessario che Giovenale si renda saldo nella fede con gli insegnamenti della Scrittura e dei Padri; 3) la crocifissione del Signore nel suo vero corpo dà anche ragione del mistero dell’incarnazione; è questa la prova anche della solidarietà del Signore con noi; 4) chi non ha idee chiare intorno all’incarnazione del Signore, veda di ripercorrere le pagine dei due Testamenti; 4 settembre 454.
140 a : a Giuliano di Cos; adesso paiono esserci condizioni più favorevoli per correggere gli erranti, dal momento che è morto Dioscoro di Alessandria, secondo le notizie che Giuliano gli ha dato. Il papa invita il vescovo a tenere d’occhio la situazione della Chiesa d’Alessandria, e a scrivergliene; dicembre 454 84 .
141 a : ancora a Giuliano. Pare che il monaco Caroso (cf. 136 a ) si sia ravveduto, ma – non si sa perché – non va d’accordo con il suo vescovo Anatolio. Il decurione Giovanni, che ha avuto l’incarico di visitare la Chiesa dell’Egitto, non appena ritorna – per suo mezzo – lo informi sullo stato della Chiesa in quel paese. Corrono voci strane sul conto di Massimo, il vescovo di Antiochia; che – se vere – sono una iattura; veda Giuliano di tenere informato il papa; 11 marzo 455.
142 a : all’imperatore Marciano; lo informa che resta fissata la data della Pasqua al 24 aprile dell’anno corrente, anche se le Chiese dell’Occidente non erano d’accordo; ma lo fa pro bona pace. Ringrazia poi l’imperatore perché ha rimosso dal monastero quello scandalo di Caroso e di Doroteo; 13 marzo 455 85 .
143 a : un biglietto ad Anatolio di Costantinopoli, per invitarlo a non essere troppo indulgente con gli epigoni dell’eresia; 13 marzo 455.
144 a : breve, a Giuliano, vescovo di Cos. Ora che è morto l’imperatore Marciano di v.m., gli eutichiani – pro dolor! – hanno rialzato la testa; ad Alessandria han già creato disordini. Occorre far di tutto perché le verità affermate a Calcedonia siano conosciute e accolte; 1° giugno del 457.
145 a : diretta al nuovo imperatore Leone, succeduto al defunto Marciano nel 457. La Chiesa di Alessandria – a causa dell’eresia monofisita diffusasi tra i monaci – è in subbuglio; veda l’imperatore Leone di intervenire. La fede non può essere sempre messa in discussione: i pronunciamenti di Calcedonia restano inconcussi; alla sede di Alessandria occorre preporre un vescovo di sicura ortodossia: pertanto l’imperatore si premuri di assicurare la pace a quella Chiesa; data: 11 luglio 457 86 .
146 a : al vescovo Anatolio: la morte dell’imperatore Marciano (457) ha ridato vita all’eresia di Eutiche; c’è un gran desiderio di annullare le conclusioni dogmatiche di Calcedonia; non ha mancato di scrivere in questi termini anche all’imperatore Leone, perché faccia di tutto affinché Calcedonia sia rispettata; 11 luglio 457.
147 a : a Giuliano, vescovo di Cos e al presbìtero Ezio; lamenta un silenzio inspiegabile; non si tocchi Calcedonia! È necessario dare alla Chiesa di Alessandria un vescovo sicuro; 11 luglio 457.
148 a : all’imperatore Leone: si allieta con lui perché lo vede accanito difensore di Calcedonia; gli chiede di perseverare a reprimere l’alterigia degli eretici; 1° settembre 457.
149 a : a Basilio, vescovo di Antiochia; il papa è nella necessità di lamentarsi, in quanto Basilio non gli ha trasmesso notizia della sua nomina. Lo invita a vigilare contro l’eresia degli eutichiani, i quali – ad Alessandria – sono giunti sino ad uccidere il santo vescovo Proterio. Vorrebbero pure la convocazione di un nuovo sinodo che annulli il precedente di Calcedonia! Loda poi l’imperatore Leone e soggiunge che tutto sta nell’energia dei vescovi perché non si ordiscano novità inconsulte; 1° settembre 457 87 .
Introduzione 59.
150 a : ad Eusiteo, vescovo di Tessalonica; a Giovenale, vescovo di Gerusalemme; a Pietro, vescovo di Corinto; a Luca, vescovo di Durazzo. Li invita caldamente perché si oppongano con tutte le loro forze alle mene degli eutichiani, che sono arrivati all’assurdo di uccidere un vescovo, Proterio, ad Alessandria. Non tollerino assolutamente che si dia luogo ad un altro sinodo; si stia mordicus alle disposizioni dogmatiche di Calcedonia! 1° settembre 457.
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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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