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Catechesi prebattesimale (S.Cirillo di Gerusalemme)

Ultimo Aggiornamento: 11/09/2014 12:45
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11/09/2014 12:42
 
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23. Cubrico-Mani erede dei libri di Terebinto
Restavano però a perpetuare l’empietà di Terebinto i suoi libri, che ereditò assieme alle altre cose la sua vedova.
Questa non avendo parenti e nessun altro, decise di comprarsi col denaro un fanciullo di nome Cubrico; l’adottò e lo fece istruire come un figlio nelle discipline persiane, acuendo così quel dardo di morte che sarebbe stato esiziale per l’umanità. Perché Cubrico pur essendo un miserabile schiavo crebbe in mezzo ai filosofi, e quando dopo la morte della vedova ne ereditò con le sostanze anche i libri, non volle più saperne del-l’umiliante nome di schiavo che portava. Si fece chiamare non più Cubrico bensì Mani, nome che in lingua persiana significa allocuzione, perché pensò che il nome di Mani lo facesse additare quale abile parlatore e ottimo oratore. Fece di tutto per avere una buona fama conforme al nome secondo l’accezione che il termine ha in persiano, ma per divina disposizione con questo nome si sarebbe suo malgrado da se stesso mal presentato: mentre cercava un buon nome in Persia, adottava un termine che in Grecia significa colpito da mania, e così si denunziava da sé come pazzo

. 24. Mani falso Paraclito e pessimo medico
Ebbe poi la tracotanza di proclamarsi il Para-clito!
. Sta scritto: «Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono»
. Egli, affermando di essere lo Spirito Santo, l’ha bestemmiato; dunque chi sta in comunione con gente che in qualche modo lo segua, veda con chi ha a che fare: quello schiavo infatti ha messo in subbuglio il mondo intero! Vero è che «fra le tre cose per cui freme la terra, anzi tra le quattro che non può sopportare, v’è lo schiavo che diventi re»
. Egli si mise in primo piano, e cominciò a promettere più di quello che può fare un uomo
. Ammalatosi il figlio del re di Persia, accorrevano attorno a lui tanti medici, e venne anche Mani. Come uomo di grande pietà, promise che l’avrebbe risanato lui mediante le sue orazioni, e i medici si ritirarono. Ma venuti meno i medici venne meno anche il fanciullo, che passando di vita smascherò l’empietà del millantatore di vita filosofica. Mani allora fu messo in carcere, carico di catene non per aver ripreso il re in nome della verità, non per aver ridotto in frantumi degli idoli, bensì per l’impostura di aver assicurato la salute del fanciullo per farlo poi non guarire ma morire per mancanza di cure mediche, perché facendo allontanare i medici dal malato l’aveva privato dell’arte che avrebbe potuto salvarlo, di fatto quindi assassinandolo
.
25. Blasfemo e schiavo, impostore e assassino, detenuto e per sesta infamia evaso
Tra le tante sue infamie voglio rilevare queste; annotale nel registro della memoria. La prima infamia fu quella della bestemmia. In secondo luogo, essendo uno schiavo simulò di essere libero, mentre l’essere schiavo non doveva per lui essere motivo d’accusa. La terza infamia fu di aver mancato alla promessa per impostura. La quarta fu l’assassinio del fanciullo e la quinta il carcere che si meritò. Ma questa ultima infamia non gli bastò, perché ad essa aggiunse quella della fuga dal carcere. Di fatto il sedicente Paraclito che si vantava di lottare per la verità, ben lungi dal seguire l’esempio di Gesù pronto ad andare incontro alla croce, invece fuggì, e per aver preso la fuga fu mandato al supplizio dal re di Persia. Infine, dopo aver procurato colpevolmente, per la sua superbia, la morte del fanciullo, Mani si rese anche responsabile, per la sua fuga, della morte dei carcerieri. Né, essendosi reso responsabile della loro morte, credette di dover intercedere per loro, come fece Gesù dicendo: «Se cercate me, lasciate andare costoro» 91 , o come fece Giona dicendo: «Prendete me e gettate me in mare, perché questa tempesta è sorta per causa mia»

. 26. Archelao confuta Mani che divide il Dio dell’Antico Testamento da quello del Nuovo
Fuggito dal carcere, andò in Mesopotamia, dove si trovò dinnanzi il vescovo Archelao, che da vero scudo della giustizia lo confutò innanzi a un tribunale di filosofi e alla presenza di un uditorio pagano, convocato da lui perché non sembrasse che i giudici parteggiassero per i cristiani
. Archelao cominciò col dire a Mani: «Esponici la dottrina che predichi». Ed egli, aprendo la bocca blasfema, come se levasse il coperchio ad un sepolcro , cominciò a vomitare bestemmie contro il Creatore del mondo, dicendo responsabile del male il Dio dell’Antico Testamento perché egli stesso disse di sé: «Io sono fuoco che consuma»
. All’affermazione blasfema il saggio Archelao replicò: «Tu affermi che il Dio dell’Antico Testamento disse di sé che è fuoco, ma allora di chi è figlio colui che affermò: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra ? Se poi biasimi chi ha detto d’essere il Signore che fa morire e fa vivere , perché lodi Pietro per aver rianimato Tabita e fatto morire Saffira ? Nel Dio dell’Antico trovi riprovevole il fatto che ha creato il fuoco, e non hai da obiettare contro chi disse: Via da me, andate al fuoco etern ? Se hai da obiettare contro chi disse: Sono Dio, io faccio la pace e creo i mali 100 , spiegami come mai Gesù abbia detto: Non sono venuto a portare la pace ma la spada 1
. Se il Dio dell’Antico e quello del Nuovo hanno fatto uguali affermazioni, una delle due: o entrambi hanno ragione, essendo identiche le loro affermazioni, o ad ogni costo giudichi sempre irreprensibili le parole di Gesù e sempre riprovevoli quelle del Dio dell’Antico Testamento».

27. Le cose di Dio vanno nascoste agli infedeli
Allora Mani gli replicò: «Chi è dunque il dio che rende ciechi, del quale parla Paolo dicendo che il dio di questo mondo ha reso ciechi i pensieri degli infedeli perché non brilli per loro la luce del Vangelo?» 1 . Archelao rintuzzò brillantemente la domanda rispondendogli: Leggi il testo precedente: Se il nostro Vangelo rimane ancora velato, lo è solo per quelli che si perdono 1
. Puoi vederlo da te, si parla di ciò che andava nascosto a quelli che volevano perdersi, perché non bisogna dare le cose sante ai cani
. Inoltre, forse che soltanto il Dio dell’Antico Testamento ha reso ciechi i pensieri degli infedeli, o non ha detto anche Gesù di parlare in parabole perché vedendo non vedessero ? Né Gesù voleva per odio che essi non vedessero. Lo volle perché essi se n’erano resi indegni tappandosi gli occhi
. Di fatto la grazia viene sospesa quando interviene la cattiva volontà dell’uomo. Secondo questa scelta «a chi ha sarà dato, e a chi non ha sarà tolto anche quello che crede di avere»

. 28. Dio acceca gli occhi per difenderli dal luccichio mon-dano o dalla sua luce ineffabile
Si può accettare anche l’esegesi, non certo priva di senso, di chi spiega Paolo dicendo che Dio accecò i pensieri degli infedeli per il loro bene, perché volle innalzare il loro sguardo ai beni di lassù. Sta scritto infatti che degli infedeli accecò non l’anima ma i pensieri, per esempio del fornicatore i pensieri di fornicazione, del ladro i pensieri di ruberia o di rapina, accecando parte dell’uomo per salvare tutto l’uomo. Ma se non vuoi accettare questa interpretazione, ve n’è ancora un’altra, quella della luce divina che come quella del sole acceca quanti hanno la vista debole o gli occhi malati: non è il sole che colpendo con la sua luce acceca, ma è l’organo della vista che non regge alla luce del sole. Così anche gli infedeli spiritualmente malati non reggono alla vista del fulgore divino. L’Apostolo non ha detto che Dio ha accecato i loro pensieri perché non intendessero il Vangelo ma perché non li folgorasse lo splendore della gloria del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo
. A tutti è dato di ascoltare il Vangelo, ma la gloria del Vangelo è riservata ai veri fedeli di Cristo; perciò il Cristo a chi non poteva intendere parlò in parabole , e illuminò particolarmente i discepoli perché reggessero allo splendore della gloria da cui gli infedeli rimanevano accecati. Così anche adesso la Chiesa espone i misteri a te che stai per lasciare la classe dei catecumeni, ma non è solita esporli ai pagani. Non spieghiamo gli arcani che riguardano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ai pagani, così come non parliamo apertamente con i catecumeni di quanto concerne i misteri. Ne facciamo tanto spesso cenno, ma in maniera velata, perché li comprendano i fedeli già istruiti, ma non ne traggano nocumento quelli che non ne sono al corrente.

29. Lo Pseudoparaclito fuggiasco, arrestato e scorticato vivo
Mani, stretto da Archelao con i suddetti e molti altri argomenti, si divincolava come una serpe; ma infine, da lui battuto, si diede alla fuga scappando di lì come prima dal carcere. Si diresse alla volta di un villaggio di nessuna importanza per sfuggire all’avversario, ma seguiva l’esempio del serpente che in paradiso lasciò stare Adamo per insidiare Eva. Archelao però, da buon pastore premuroso per le sue pecorelle, non appena ebbe sentore della sua fuga non si diede pace e subito corse a scovare il lupo. Al vedere inaspettatamente arrivare il suo avversario, Mani ebbe come un sussulto; ma poi ancora una volta, l’ultima, fuggì. Lo catturarono in fuga gli sgherri del re che lo cercavano dappertutto perché fosse eseguita quella sentenza che avrebbe dovuto ricevere davanti ad Archelao.
Mani dunque – quel Mani che i suoi discepoli adorano –, catturato, fu condotto davanti al re, che dopo avergli rinfacciato sia le menzogne sia la fuga e avere irriso alla sua condizione di schiavo, vendicò la morte di suo figlio e anche quella dei carcerieri di cui aveva causato l’uccisione.
Ordinò secondo la legge persiana che Mani venisse scorticato vivo e i resti del suo corpo fossero dati in pasto alle fiere. Quella pelle poi, ricettacolo del suo spirito perverso, fu appesa davanti alle porte come un sacco. Così finì colui che s’era proclamato il Paraclito e aveva predetto il futuro, ma non aveva saputo prevedere che avrebbe dovuto fuggire ed essere arrestato.

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