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LA VERGINITA' (di s.G.Crisostomo)

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2014 15:19
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01/09/2014 19:19
 
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2. Perché infatti il matrimonio non comparve prima della trasgressione? Perché nel paradiso non vi furono congiungimenti? Perché i dolori del parto non esistevano prima della maledizione? Perché allora tutto questo era superfluo, mentre divenne poi necessario a causa della nostra debolezza; mi riferisco sia a ciò di cui ho parlato, sia a tutto il resto: alle città, alle arti, alla necessità d'indossare gli abiti, e a tutti gli altri innumerevoli bisogni. E' stata la morte ad introdurre tutto questo, trascinandoselo con sé. Non devi quindi onorare piú della verginità ciò che ti fu concesso a causa della tua debolezza, e non devi neppure mettere le due cose sullo stesso piano: procedendo secondo questo ragionamento, giungerai a dire che è meglio avere due mogli piuttosto che contentarsi di una sola, giacché anche questo fu consentito dalla legge di Mosè; allo stesso modo, preferirai le ricchezze alla povertà volontaria, il lusso alla vita temperante, e la vendetta alla nobile sopportazione delle offese.

 

XVI. II matrimonio è una concessione

1. "Ma tu denigri tutto questo", mi si obietta. Io non denigro affatto: Dio l’ha concesso, ed a suo tempo si è rivelato utile. Quello che però dico, è che si tratta di ben poca cosa, di una virtú propria piú dei bambini che degli uomini. Per questo Cristo, nell’intento di renderci perfetti, ci ha comandato di spogliarci di esso come se fosse un vestito per bambini che non può ricoprire un uomo perfetto né essere un ornamento adatto "all'età della pienezza di Cristo", e d'indossare altri abiti piú convenienti e piú perfetti dei primi, senza contraddirsi nelle sue prescrizioni ma rimanendo in perfetto accordo con se stesso.

2. Infatti, anche se questi comandamenti sono piú severi di quelli antichi, lo scopo del legislatore resta identico. Di che cosa si tratta? Si tratta di eliminare il vizio della nostra anima e di ricondurla alla virtú perfetta. Se si fosse preoccupato non di dare comandamenti piú severi dei precedenti, ma di lasciare le cose sempre nello stesso stato e di non elevarle mai al di sopra della loro mediocrità, allora veramente sarebbe stato in contraddizione con se stesso. Se all'inizio, quando il genere umano era piú infantile, avesse prescritto questa rigida norma di vita, noi non avremmo ricevuto un comandamento proporzionato alle nostre possibilità, e tutta la nostra salvezza sarebbe stata compromessa da tale mancanza di proporzioni. Allo stesso modo, se dopo tanto tempo ed il tirocinio fatto sotto la legge ci avesse fatto rimanere sulla terra mentre il momento ci chiamava a questa celeste filosofia, non avremmo tratto nessum giovamento apprezzabile dalla sua concessione, giacché non avremmo realizzato quello stato perfetto al quale la concessione mirava.

 

XVII. Della condiscendenza divina

1. Ora questo caso è simile a quello dei piccoli uccelli. La madre, dopo averli nutriti, li spinge fuori dal nido. Se però vede che sono ancora deboli, che cadono e che hanno ancora bisogno di rimanere dentro il nido, li lascia lì ancora per vari giorni non perché vi rimangano per sempre, ma perché possano volare con tutta sicurezza una volta che le loro ali si sono ben fissate e che essi sono divenuti abbastanza forti. Cosí anche nostro Signore fin dall’inizio ci ha trascinati verso il cielo e ci ha indicato la strada che conduce ad esso; non ignorava, ma sapeva bene che non eravamo capaci di volare, e voleva mostrarci che la caduta si verificava non per suo volere, ma per la nostra debolezza. Dopo avercelo mostrato, ci lasciò crescere per molto tempo in questo mondo e nel matrimonio, come in un nido.

2. Ma quando, dopo un lungo intervallo di tempo, ci crebbero le ali della virtú, ritornò, e con delicatezza e piano piano ci portò fuori da questa dimora insegnandoci a volare piú in alto Chi è ancora pigro e dorme in un sonno profondo, ama trattenersi nel nido, rimanendo inchiodato alle cose del mondo. Chi invece è veramente nobile ed ama la luce, abbandona il nido con grande disinvoltura, vola verso l'alto e tocca il cielo, lasciando tutte le cose terrene: il matrimonio, le ricchezze, i pensieri e tutto ciò che è solito trascinarci sulla terra.

3. Non dobbiarno dunque scambiare il permesso del matrimonio, concesso all'inizio, per un obbligo che c’impedisce di rinunziare ad esso. Il Signore vuole che vi rinunciamo: ascolta le sue parole "Chi è in grado d'intendere, intenda". Non meravigliarti del fatto che non abbia prescritto questo fin dall'inizio. Neanche il medico, infatti, prescrive ai malati tutte le cure insieme e nello stesso momento: quando sono in preda alla febbre, proibisce loro i cibi solidi, mentre quando non ci sono piú né la febbre né la debolezza fisica da essa prodotta, sopprime i cibi sgradevoli e li riporta alla dieta consueta. Come gli elementi dei corpi, scontrandosi tra loro e rimanendo in eccesso o in difetto, provocano una malattia, cosí anche nel caso dell’anima la mancanza di misura nelle passioni distrugge la sua salute. Bisogna avere una prescrizione per queste passioni soprattutto nel momento piú adatto: senza questi due fattori, la legge da sola non basta a correggere il disordine che si forma nell'anima. Cosí pure, neanche le medicine possono eliminare la piaga: quello che le medicine fanno per le ferite, lo fanno le leggi per i peccati.

4. Tu non importuni il medico quando, intervenendo sulle stesse ferite, taglia, o brucia, o spesso non fa nessuna di queste due cose, anche se di sovente non riesce nel suo intento; quando invece si tratta di Dio che non sbaglia mai e che regola tutto in modo degno della sua sapienza tu, pur essendo uomo, pretendi d'immischiarti, gli chiedi ragione dei suoi comandamenti, e non ti sottometti alla sua infinita sapienza? Non è questo il segno di un’estrema stoltezza? Dio disse: "Crescete e moltiplicatevi". Allora il momento richiedeva questo, giacché la natura umana era come impazzita, non poteva sopportare lo stimolo delle passioni e non poteva rifugiarsi in un alto porto trovandosi in mezzo a quella tempesta.

5. Che cosa avrebbe dovuto comandare Dio? Di vivere nella continenza e nella verginità? Ma quest’ordine avrebbe prodotto una caduta ancora più grave ed avrebbe reso più violenta la fiamma. Se ai bambini che hanno bisogno soltanto del latte si togliesse questo nutrimento e li si costringesse a prendere il cibo degli adulti, nulla potrebbe impedire la loro rapida morte: tanto grande è il male dell’inopportunità. Per questo la verginità non fu concessa all’inizio. Per meglio dire, ci apparve all’inizio prima ancora del matrimonio, ma quest'ultimo sopraggiunse successivamente e fu ritenuto necessario per le ragioni prima spiegate; se Adamo avesse continuato ad obbedire, non ne avrebbe avuto bisogno. E come - mi si obietta - avrebbero potuto nascere tante moltitudini di uomini? Ed io, giacché questa paura continua ad agitarti tanto, ti chiedo di nuovo: "Com'è nato Adamo, com'è nata Eva, se non c'era il mezzo del matrimonio?". "E che? - mi si chiederebbe -. Tutti gli nomini avrebbero dovuto nascere così?". Se fossero nati così o in un altro modo, non sono in grado di dirlo. Ciò che ora c'importa di stabilire, è che Dio non aveva bisogno del matrimonio per moltiplicare gli uomini sulla terra.

 
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