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L'ABORTO SECONDO IL PARERE DI UN'ATEA

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2014 10:43
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11/08/2014 10:41
 
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Localizzazione e dipendenza
Ricordando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo a sostegno della sua posizione per cui “gli esseri umani come persone sono nati”, Rossi ha dichiarato: “Il fatto è che la nascita ci trasforma. Ci rende simultaneamente individui e membri di un gruppo, e inserisce in noi protezioni che comportano diritti”.

Questa affermazione è ampiamente fallace. In primo luogo, ciò che è non rappresenta necessariamente ciò che dovrebbe essere. Il fatto che le convenzioni sociali della personalità trascurino il concepito non sorprende, ed è la vera questione al centro del dibattito. In secondo luogo, la nascita non possiede poteri magici di trasformazione. Alla nascita, un essere umano in fase di sviluppo cambia localizzazione, inizia ad assumere ossigeno e nutrienti in un modo nuovo e a interagire con un maggior numero di altri esseri umani, ma un semplice viaggio nel canale del parto non cambia la natura essenziale dell'entità in questione.

Il bioeticista Peter Singer concorda con il pro-life su questo punto. Afferma infatti:

“I gruppo pro-life avevano ragione su un fatto: la localizzazione di un bambino dentro o fuori il grembo non può fare grande differenza morale. Non possiamo dire con coerenza che è giusto uccidere un feto una settimana prima della nascita ma appena il bambino nasce bisogna fare di tutto per mantenerlo in vita”

(Singer poi continua osservando che visto che non c'è alcuna differenza significativa tra un feto che sta per nascere e un neonato, allora l'infanticidio è giustificato). La nascita è indubbiamente un momento significativo nella nostra vita, ma non è il nostro primo momento.

Cosa dire della dipendenza? Sicuramente, un feto è significativamente più dipendente da sua madre che in qualsiasi altro momento della sua vita. Ma gli esseri umani dipendenti non sono pienamente umani? La dipendenza di un gemello siamese dal cuore o dai polmoni del fratello o della sorella gli toglie personalità? Possiamo uccidere adulti fortemente dipendenti o un bambino che non riesce nemmeno ad alzare la testa?

Se la questione è quella che Rossi definisce “l'assoluta dipendenza dalle nostre madri”, si può porre un'altra domanda: perché la dipendenza da una singola persona significa che una persona non è preziosa o degna di vita e protezione? Se un bambino difficile dovesse salire sullo yacht di un estraneo venendo scoperto il giorno dopo in mare, sarebbe temporaneamente dipendente solo dalle risorse del marinaio. Quest'ultimo sarebbe giustificato a gettarlo dalla barca in acque infestate dagli squali?

È inoltre segno di un popolo civilizzato che quanto più vulnerabile e dipendente è un essere umano, più possiamo giustificare la sua morte?

Violenza e autonomia del corpo

Niente aggiunge più emozione al già emotivo dibattito sull'aborto della questione dello stupro. È ad ogni modo fondamentale che non si confonda l'abominio dello stupro e il desiderio di confortare la vittima con la domanda fondamentale relativa al fatto che le difficoltà giustifichino l'omicidio. Se il concepito è un essere umano, le circostanze del concepimento di una persona non hanno rilevanza sul suo diritto di non essere sterminato.

“Unplugging the Violinist” di Judith Jarvis Thompson (in cui una persona viene rapita dagli amici di un violinista morente che ha bisogno di un rene e costretta a rimanere collegata a lui per nove mesi per salvargli la vita) illustra il dilemma dell'autonomia del corpo, suggerendo l'aborto in casi di stupro.

La Thomson, tuttavia, non riconosce che il rapporto tra un concepito e la madre è diverso dall'unione artificiale di una persona a un estraneo. Il feto non è un intruso. È nella “casa” appropriata per un essere umano della sua età e con il suo stadio di sviluppo. A differenza dei reni, che esistono per il corpo della donna, l'utero esiste e ogni mese si prepara ad accogliere il corpo di qualcun altro. Una donna ha il diritto al proprio corpo, ma un feto ha il diritto all'utero che è la sua “casa” biologica.
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