5. Una comunità che educa evangelizzando. Da quanto detto si capisce come l’azione educativa della Chiesa sia tutt’uno con il suo servizio al Vangelo e non possa prescindere dall’ambiente e dal momento storico in cui si compie. Mondo e Vangelo, umanità e salvezza in Gesù Cristo, sono i riferimenti dell’agire educativo della comunità ecclesiale, avvertito come impegno primario e irrinunciabile. Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità, unendo fedeltà alla storia e fedeltà all’Eterno. L’educazione è l’identità stessa della Chiesa, che Cristo ha voluto con il preciso scopo di prolungare la sua azione salvifica, dando concretezza nel tempo al compito da Lui affidato: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). La missione che ci attende è quella di favorire l’incontro dell’uomo d’oggi con il Dio che è Amore, in un fecondo rapporto tra fede e ragione, così che i credenti possano mostrare a tutti come la proposta cristiana sia via di vera umanizzazione e ben corrisponda all’anelito di verità, di libertà, di giustizia e di pace, presente nel cuore dell’uomo. La responsabilità educativa investe, dunque, direttamente la comunità cristiana, chiamata a ripensare sempre di nuovo il suo stile di evangelizzazione, affinché la fede in Cristo s’incarni nell’attualità e diventi fonte di speranza per tutti. In quest’impegno convinto di educazione a vivere della bellezza di Dio, la Chiesa dovrà testimoniare di essere una comunità felice, ricca della gioia che nasce dalla fede. Felice perché sperimenta e annuncia la tenerezza del Signore e vive la speranza, che non conosce rassegnazione, indifferenza, divisione. Felice perché vive del comandamento dell’amore e del programma di vita del Vangelo, che riconosce nelle beatitudini il manifesto della relazione vera e vivificante con gli altri, per assaporare in profondità l’esistenza umana e gustare l’intimità con Gesù. Riflettiamo, allora, sullo stile delle nostre comunità cristiane:sanno trasmettere la gioia e la bellezza di Cristo? O vivono di una “routine” più o meno stanca e ripetitiva? Come rinnovarle secondo il Vangelo?


            6. La Chiesa del dialogo e della missione. È così che vorrei la Chiesa che amo: sempre più missionaria, non in uno spirito di conquista, che sappia di potere umano, ma in una passione d’amore, in uno slancio di servizio e di dono, che dica a tutti quanto è bello essere discepoli di Gesù! Certo, la Chiesa è e resta un popolo in cammino, pellegrino verso la patria del cielo. Ogni presunzione di essere arrivati va considerata una tentazione: non dobbiamo dimenticare i nostri peccati, le nostre fragilità e paure. Fiduciosi nella tenerezza di Dio, non rinunciamo però a sognare la Chiesa impegnata nella sua continua purificazione e riforma, inappagata da qualsiasi conquista umana, solidale con il povero e con l’oppresso, povera e sobria nel suo stile di vita, amica degli uomini e accogliente per tutti, vigile e critica verso tutte le miopi realizzazioni mondane. Beninteso, questo non significherà disimpegno o annuncio a buon mercato: la vigilanza che ci è chiesta è costosa ed esigente. Si tratta di assumere le speranze umane e di verificarle al vaglio della risurrezione di Cristo, che da una parte sostiene ogni impegno autentico di liberazione dell’uomo, dall’altra contesta ogni assolutizzazione di mete terrene. La patria, che ci fa stranieri e pellegrini in questo mondo, non è sogno che alieni dal reale, ma stimolo all’impegno per la giustizia e per la pace nell’oggi del mondo. Sogno che la Chiesa - nutrita dal pane eucaristico - sia sempre più testimone della gioia e della speranza che non delude, libera e generosa nel suo servizio alla giustizia, promotrice del dialogo e della pace fra gli uomini. Sogno che questa Chiesa dell’amore, una, santa, cattolica e apostolica, sia non di meno aperta al riconoscimento di tutto il patrimonio di grazia e di santità che lo Spirito rende presente nelle tradizioni cristiane, che non sono in piena comunione con lei e con cui deve dialogare, offrendo loro i doni di cui è portatrice e ricevendo da esse la testimonianza del bene, che il Signore opera in loro, in vista del comune annuncio del Vangelo agli uomini. Sogno che questa Chiesa, fedele alla propria origine, avverta l’esigenza del dialogo con Israele, con cui sa di avere un rapporto privilegiato ed esclusivo, perché la fede del popolo eletto è la “santa radice”, su cui l’olivo del cristianesimo è innestato (cf. Rm 11,16‑24), e il popolo della prima alleanza resta avvolto dalla grazia dell’elezione divina. Sogno una Chiesa attiva nel dialogo, tesa a realizzare il progetto divino di unità e di pace per tutti. Se condividi il sogno di questa Chiesa dell’amore, chiediti con me quali scelte e azioni concrete potremmo compiere perché questo sogno diventi realtà.


            7. La Chiesa dell’amore. Infine, nell’epoca del “villaggio globale”, sogno un nuovo incontro fra i credenti delle diverse religioni, con cui la Chiesa si riconosce chiamata al comune servizio all’uomo a favore della giustizia e della pace e alla testimonianza del divino nella storia. Le grandi religioni sono accomunate da una sorta di dovere dell’ascolto, che implica l’apertura radicale del cuore all’Eterno, nella disponibilità a lasciarsi gestire la vita da Lui. Il cristiano non rinuncerà mai ad annunciare con dolcezza e rispetto che Dio si è coinvolto nella storia con l’incarnazione del Verbo e la missione dello Spirito: è questo un annuncio d’amore, che dovrà coniugare la proclamazione del Vangelo, cui tutti hanno diritto, con l’autenticità del dialogo, per far avanzare l’intera famiglia umana verso la pienezza del tempo in cui “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28) e il mondo intero sarà la Sua patria. Questa Chiesa del dialogo e della missione non potrà mai escludere chi non crede e chiunque sia alla ricerca del Volto di Dio: verso costoro avrà anzi un atteggiamento di attenzione e rispetto, mostrando anche così di essere la Chiesa per cui Gesù ha pregato: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). È la Chiesa dell’amore, di cui sono chiamati a essere segno umile e profetico i consacrati, dono prezioso per tutta la comunità. È la Chiesa che vedo realizzata in Maria, Vergine Madre del Figlio, che accoglie il dono di Dio e lo dona, pronta sempre a intercedere per noi. È la Chiesa che vorrei costruire insieme a ciascuno di voi con l’aiuto del Signore, cui vi invito a rivolgervi con me nella fiducia dell’intercessione di Gesù, Sommo ed eterno Sacerdote: Dio, Padre nostro, da Te viene la Chiesa, popolo che hai suscitato nel tempo per rendere gli uomini partecipi della vita divina, chiamandoli a celebrare senza fine la lode della Tua gloria. In Te vive la Chiesa, icona dell’eterno amore, comunione nel dialogo e nel servizio della carità, a immagine e somiglianza della Trinità santa. Verso di Te tende la Chiesa, pellegrina della speranza, segno e strumento dell’opera di riconciliazione e di pace del tuo Figlio incarnato, nella forza dello Spirito Santo. Donaci di amare questa Chiesa come Madre nostra nella fede e di volerla Sposa bella del Tuo Cristo, senza macchia né ruga, partecipe e trasparente della vita dell’eterno Amore, per essere luce di salvezza per tutte le genti. Amen!


+ Bruno Forte


Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto