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L'ARCHEOLOGIA CONFERMA LA BIBBIA (testi)

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2023 22:59
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04/06/2022 10:29
 
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L’Esodo biblico degli ebrei, conferme dall’archeologia




Il più importante archeologo austriaco, Manfred Bietak, riconosce sul Biblical Archaeology Review la storicità del racconto biblico sulla fuga degli ebrei dall’Egitto. Ecco riassunti gli argomenti a favore dell’Esodo biblico.


 
 
 

L’Esodo biblico, realtà o finzione?

Recentemente abbiamo analizzato le origini della Pasqua cristiana, smentendo il legame con il paganesimo e affermando invece un forte legame con la Peasch ebraica.

Questa festa, infatti, celebrava l’Esodo, la fuga degli ebrei dall’Egitto, dov’erano sottoposti alla schiavitù, verso la Palestina e sotto la guida di Mosè.

Da più parti si sostiene tuttavia che l’Esodo sarebbe un racconto leggendario e mitologico, mai provato dall’archeologia.

Pur avendo più volte sostenuto la necessità di interpretazione dell’Antico Testamento, senza ritenerlo un libro di storia o di scienza, abbiamo anche sottolineato che ciò non esclude tratti di storicità.

 

 

L’Esodo biblico e le prove storiche: nessuna leggenda.

 

Sul numero di maggio/giugno 2016 della rivista Biblical Archaeology Review è apparsa infatti una dettagliata analisi delle prove a favore della storicità dell’esodo biblico, firmata dal più importante archeologo austriaco Manfred Bietak, professore emerito di Egittologia all’Università di Vienna e fondatore dell’Austrian Archaeological Institute.

Esaminando testi egizi, manufatti e siti archeologici, Bietak conclude sostenendo che il testo biblico riporta eventi storicamente accurati risalenti al XIII secolo a.C.

Un primo esempio sono i nomi di tre luoghi che compaiono nel Libro dell’Esodo, i quali corrispondono precisamente ai toponimi egizi del periodo Ramesside (XIII-XI secolo a.C.).

Si tratta di Pithom, Ramses e Yam Suph corrispondenti ai toponimi egizi Pi-Ramesse, Pi-Atum e (Pa-)Tjuf, i quali compaiono nel periodo Ramesside e cessarono di essere utilizzati all’inizio del Terzo periodo intermedio dell’Egitto (iniziato nel 1085 a.C.).

Questi luoghi specifici registrati nel testo biblico dimostrano che la memoria dei profeti, autori dei brani, è anteriore al Terzo Periodo Intermedio, supportando l’avvenimento dell’Esodo nel XIII secolo a.C. durante il periodo Ramesside (come d’altra parte sostiene gran parte degli studiosi biblici).

Una seconda prova archeologica citata nell’articolo è relativa alle scoperte avvenute a Tebe.

Negli anni ’30, in occasione dello scavo del tempio funerario degli ultimi faraoni della XVIII dinastia egizia (Aya e Horemheb) da parte degli archeologi dell’Università di Chicago, venne alla luce una casa (e parte di un’altra) appartenente agli operai che avevano l’incarico di demolire il tempio su ordine del faraone Horemheb (morto nel 1292 a.C.).

La pianta della casa è caratteristica delle abitazioni israelite durante l’età del ferro pur essendo costruita in canniccio e fango. Risulta significativo che questa casa sia stata costruita in Egitto nello stesso periodo in cui gli israeliti stavano costruendo case simili in Cananea e le forti somiglianze inducono a ipotizzare che i costruttori della casa tebana fossero o proto-israeliti o un gruppo strettamente imparentato con gli israeliti.

Una terza prova a favore dell’Esodo biblico è l’Onomasticon Amenope, un elenco di parole classificate del Terzo Periodo Intermedio dell’Egitto.

Scritto in ieratico, il papiro include il toponimo semitico b-r-k.t, che si riferisce ai laghi di Pithom.

Ciò dimostra che nelle fonti egiziane, al posto del nome egiziano originale, veniva usato un nome semitico inducendo a considerare che una popolazione di lingua semitica abbia vissuto nella regione abbastanza a lungo per far sì che i loro termini soppiantassero gli originali.

Un quarto argomento convincente dell’Esodo deriva dalla stessa analisi del testo biblico in cui si parla della storia della schiavitù. È probabile che una storia di schiavitù sia vera.

L’archeologo Manfred Bietak scrive, infatti:

«La trama dell’Esodo, di un popolo in fuga da un’umiliante schiavitù, suggerisce elementi storicamente credibili. Normalmente, sono solo le storie di gloria e di vittoria che vengono conservate nelle narrazioni da una generazione all’altra. È probabile che una storia di schiavi contenga elementi di verità».


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