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L'ARCHEOLOGIA CONFERMA LA BIBBIA (testi)

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2023 22:59
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11/07/2014 16:56
 
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UR DEI CALDEI, DOVE NACQUE ABRAMO

Le scoperte più note di Ur forse sono quelle che si riferiscono al cosiddetto "strato del diluvio" e, successivamente, alle tombe reali. In queste ultime l'archeologo inglese Sir Leonard Woolley scoprì oggetti meravigliosi, come lo "Stendardo", il "Montone in piedi” l'"Arpa", i "Gioielli "della Regina".
Questi tesori di Ur non hanno un legame diretto con la Bibbia, perché si collocano. intorno al 2600 a.C.;ssi rivelano comunque la consumata abilità di quegli artigiani e ci aiutano a comprendere le credenze del tempo. 
Poiché risalgono a molti secoli prima di Abramo (come la prima fase di Ebla), ci ricordano che l'inizio della storia d'Israele non si colloca in un'età primitiva, ma in un mondo di uomini già altamente civilizzati.

Note sono pure le scoperte nell'area mesopotamica delle cosiddette "ziggurat". Ad Ur se ne trova una assai imponente. Erano, queste ziggurat, dei templi costruiti con una serie di piattaforme, ciascuna più piccola di quella sottostante. Sulla piattaforma più alta si trovava il santuario dove si pensava vivesse il dio. 
Molti studiosi mettono in raffronto queste costruzioni col racconto biblico della Torre di Babele.



Al tempo di Abramo qualche benestante di Ur viveva in case a due piani, costruite in questo modo. Al centro c'era un cortile lastricato, attorno al quale si trovavano il bagno, la cucina, il tempietto e altre stanze.

Ma ciò che ci interessa di più per la storia dei patriarchi è la scoperta delle case di Ur, la quale è poco nota e merita di essere raccontata in dettaglio .
L’archeologo Woolley trovò dunque a Ur due aree urbane abbastanza ben conservate, risalenti intorno al 1740 a.C., epoca in cui Ur fu distrutta da un re babilonese della 1° dinastia amorrita. Presumendo che la famiglia di Abramo abbia lasciato la città circa un secolo prima di questo evento, la conoscenza di queste case e della vita che vi si svolgeva sarà per noi di estremo interesse.
Woolley riuscì a fare la pianta di molte strade, case, negozi e tempietti inseriti nell'abitato. In una tipica casa della città, la porta sulla strada si apriva su un piccolo atrio, dove solitamente si trovava una giara d'acqua perché potesse lavarsi i piedi chi arrivava. Una porta laterale dava su un cortile, attorno al quale c'erano varie stanze, tra cui dispense, gabinetto e cucina. Nella cucina c'era spesso un pozzo, un tavolo di mattoni, un forno, macine per la farina, oltre a tegami e vasi lascia ti dagli ultimi proprietari. Una stanza al centro di un edificio poteva essere la sala di ricevimento. I mobili non si sono conservati. Le incisioni, le raffigurazioni su sigilli di pietra e i modelli di argilla, probabilmente giocattoli, rappresentano tavoli e sedie pieghevoli, cesti di vimini, lettiere di legno e tappeti che rendevano confortevoli le case.
Nelle case più grandi ci poteva essere una stanza separata dalle altre che serviva da tempietto. In un angolo si trovava un altare fatto con mattoni di fango intonacato con cura. Vicino c'era una sorta di focolare con una canna fumaria che arrivava fino al soffitto e forse serviva per bruciare l'incenso, e una panca fatta con mattoni di fango che serviva da tavolo per le tazze delle bevande e i piatti di cibo. Niente ci rivela che tipo di culto si praticasse nelle case; ma forse i proprietari facevano offerte, pregavano gli dèi protettori della famiglia e commemoravano gli antenati. Il culto familiare è dimostrato in venti case sulle sessantanove scavate. In stanze a volta sotto il pavimento si trovavano le camere funerarie, che potevano contenere dieci o dodici persone, spingendo da parte quelle sepolte prima, per far posto alle più recenti. Le tavolette d'argilla lasciate nelle case, a volte in stanzette riservate all'archivio, dicono cosa facevano gli abitanti della casa. Tra di loro c'erano commercianti che giungevano fino a sud nel Golfo Persico, ad est in Persia e a nord—ovest sul fiume Eufrate fino in Siria. In città c'erano uomini d'affari, sacerdoti e altri addetti al servizio dei templi. I loro documenti riguardano acquisti e vendite di case e terre, di schiavi e merci, adozioni, matrimoni ed eredità, e tutti gli affari di una città operosa.






In qualche casa si sono trovate parecchie tavolette di tipo differente. Su palline d'argilla a cui si faceva assumere la forma di focaccia, i ragazzi copiavano la scrittura degli insegnanti per imparare i segni cuneiformi. La fase successiva consisteva nel copiare le iscrizioni dei primi re, oppure gli inni e le preghiere agli dèi e alle dee, oppure i miti e le leggende dei tempi antichi. Noi conosciamo la letteratura sumerica e babilonese proprio per merito dell'attività di quegli insegnanti e dei loro scolari. Per aiutarli a imparare l'antica lingua sumerica utilizzavano delle tavole dei verbi, e per l'aritmetica avevano tavole del le radici quadrate e cubiche.
Gli abitanti che vissero ad Ur dal 2100 al 1700 a.C. godevano un elevato livello di vita nella loro città prosperosa. Non stupisce quindi che si sentissero superiori ai nomadi del semideserto, situato oltre l'area bagnata dal fiume Eufrate. I nomadi erano chiamati Amorriti e pare che fossero originaridella Siria. Arrivavano così numerosi che i re di Ur costruirono delle mura per fermarli. Arrivarono però molti altri Aborriti che oltrepassarono le mura e, intorno al 2000 a.C., misero fine al dominio di Ur su Babilonia. A poco a poco i nuovi arrivati accettarono la vita di città e in luoghi come Ur vissero accanto agli abitanti originari. Quegli Amorriti parlavano una lingua che somigliava all'ebraico, più che al babilonese, ma gli scribi conservarono il babilonese, perché era una lingua più rispettabile. Hammurabì, il famoso re di Babilonia, apparteneva a una famiglia amorrita.
II nome di Abramo e quelli della sua famiglia sono molto simili ai nomi amorriti. Da Gen 11:27-31 si arguisce che Abramo nacque ad Ur dei Caldei: i suoi primi anni di vita si collocano dunque in questo ambiente. (In Ezech 16:3 troviamo, a proposito di Gerusalemme: "Tuo padre era un Amorreo"). Da Gen 12:1-4 sembrerebbe di capire che Abramo ricevette la chiamata di Dio quando era a Charan. Ma in Gen 15:7, quando Abramo è ormai arrivato in Canaan, Dio gli dice: "Io sono l'Eterno che t'ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti questo paese, perché tu lo possegga". Dobbiamo dunque ritenere che il piano divino per la vita di Abramo avesse già preso le mosse da Ur. E alla chiamata, la svolta per Abramo fu radicale. Egli lasciò la città raffinata, con la sua sicurezza e le sue comodità, per diventare un nomade disprezzato. Il passo di Ebr. 11:8-10 sottolinea il punto chiave di quella risposta sorprendente: "Per fede Abramo, essendo chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli aveva da ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa , come in terra straniera, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio".



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