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Supplica per i cristiani ( di Atenagora )

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2014 20:58
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08/04/2014 20:56
 
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CAPO XXI

Gli dei sono soggetti alle stesse passioni che gli uomini, vengono fatti dagli uomini e servono a loro.

1. Che se anche avessero detto soltanto che questi dei sono corporei e hanno e sangue e seme e le passioni dell’ira e della concupiscenza, anche in tal caso converrebbe ritenere siffatti racconti per sciocchezze e ridicolaggini, poiché in Dio non vi è né ira, né concupiscenza o appetito e neppur seme per la procreazione.

2. Ammettiamo dunque che siano di carne: ma siano almeno superiori alla passione ed all’ira, affinché non si veda Atena


Al padre Zeus irata, e selvaggio furor l’invadeva;

né si osservi Era così atteggiata:


Ma non capiva ad Era la rabbia nel petto, e diceva;

e siano anche superiori al dolore:


"Oh! un diletto guerriero d’intorno alle mura inseguito

con quest’occhi io veggo e per lui si rattrista il mio core".

Per me, quelli che cedono all’ira al dolore li dico uomini ignoranti e sciocchi; ma quando degli uomini il padre e degli dei lamenta il figlio suo:


"Ahimé, è fatal che Sarpèdone a me sovra tutti diletto

per la man di Patròclo figliolo di Menetio soggiaccia"

e non è capace col suo pianto a strapparlo al pericolo:

Figlio è Sarpèdone a Zeus, ma aiuto non recagli il dio

chi non darebbe biasimo d’ignoranza a costoro, che con si fatte favole vogliono passare per cultori degli dei, e ne sono piuttosto i distruttori?

3. Ammettiamo che siano di carne, ma né Afrodite venga ferita nel corpo da Diomede:


Mi ferì Diomede il superbo figliuol di Tideo

o nell’anima da Ares:


Me, perché zoppo sono, la figlia di Zeus Afrodite

sempre tien in dispregio, ed amor porta ad Ares funesto;

…ed a lui lacerò la bella cute.

Egli, il terribile nelle pugne, l’alleato di Zeus contro i Titani, appare meno forte di Diomede!


E infuriava com’Ares che squassa la lancia...

Taci, Omero, Dio non infuria! Tu invece mi descrivi un dio lordo di sangue ed omicida:


Ares, Ares, lordo di sangue e di strage...,

e ne vai narrando l’adulterio e le catene:


Ed ambidue saliti sul letto dormiro, e del destro

Éfesto le ritorte ingegnose s’espansero intorno

né modo alcun più v’era di mover le membra...

4. Non butteranno via questo cumulo di empie sciocchezze sul conto degli dei ? Urano viene evirato, Crono è legato e precipitato giù nel Tartaro, i Titani insorgono a rivolta, Stige muore in battaglia (omai li presentano anche soggetti alla morte!) fanno all’amore fra di loro, fanno all’amore con gli uomini:


Enea che ad Anchise produsse la diva Afrodite,

poi che nei boschi Idei dea con mortale si giacque.

Non fanno all’amore, no, non sono soggetti a passioni Infatti, se sono dei, la concupiscenza non li toccherà. E se Dio, per divina economia, prenderà umana carne, è già per questo schiavo della concupiscenza?

5. Non mai sì grande amore di dea o di donna diffuso


nel mio petto il cuore domò, né quando la moglie

io amai d’Issione o la bella figliuola d’Acrisio

Danae, o la fanciulla, dell’ampio famoso Fenice,

né Semele od Alcmena la in Tebe, o Demètra regina

di vaghe trecce adorna, né l’inclita Leto o te stessa.

Generato egli è, corruttibile, nulla avendo di Dio! Anzi questi dei servono persino gli uomini:


O dimora d’Admeto in cui sostenni

servil mensa approvar, ancor che dio,

e pascolano il bestiame:


A questa terra giunto, il gregge all’ospite

pasceva e gli salvai la casa.

Dunque Admeto era da più del dio.

6. O indovino e sapiente, profeta agli altri del futuro, non vaticinasti però la strage del tuo amasio, che anzi di tua mano uccidesti chi amavi:


Io pur di Febo la divina bocca

non bugiarda credeva, di profetica

arte fiorente;

così Eschilo biasima Apollo qual falso indovino:


Ma chi l’inno intonò, chi questo disse

nel genial convito, al figlio mio

egli stesso si fa di morte autore.

CAPO XXII

Né serve dare degli dei una spiegazione fisica. Se gli dei sono elementi, sono materiali, mutevoli e perituri come la materia.

1. Ma forse queste le sono aberrazioni poetiche; però viene anche data degli dei una certa, spiegazione fisica di questo genere:


Zeus lo splendente

come dice Empedocle


ed Era datrice di vita, con Ade

e Nesti che la mortale sorgente di lacrime irriga.

2. Se dunque Zeus è il fuoco ed Era la terra e l’Ade l’aria e Nesti l’acqua (e questi, cioè il fuoco, l’acqua, l’aria, sono elementi) nessuno di loro è Dio, né Zeus, né Era, né Ade; poiché hanno la consistenza e il nascimento dalla materia che venne distinta da Dio


E fuoco ed acqua e terra e la queta alta vetta dell’aria e con essi l’amore.

3. Questi elementi che, venendo confusi tra loro dalla discordia, non hanno la capacità di persistere senza l’amicizia, come dunque si potrebbe dire che sono dei? Principio dominante, secondo Empedocle, è l’amicizia, e le cose concrete costituiscono ciò che è dominato; ma è il principio dominante il padrone; così, che se noi ammettiamo che una sola e la stessa è la virtù del dominato e del dominante, senza accorgercene daremo alla materia, corruttibile, fluttuante e mutabile, lo stesso pregio e valore che a Dio, increato, eterno e sempre a se stesso conforme .

4. Zeus, secondo gli Stoici, è la sostanza fervida, Era è l’aria (e anche il suo nome viene pronunciato insieme con quello dell’aria, se esso si congiunge con se stesso) e Posidone la bevanda. Altri poi in altro modo danno la spiegazione fisica: e chi spiega Zeus maschio - femmina per l’aria biforme, e chi per la stagione che rimette a bello il tempo, anche perché egli solo riuscì a scampare da Crono.

5. Ma con gli Stoici si può ragionare così: se voi ritenete per non genito ed eterno l’unico Dio supremo e per i corpi composti di parti quelle forme in cui avviene la mutazione della materia, e dite che lo spirito di Dio, il quale la materia pervade, a seconda delle sue mutazioni assume ora un nome ora un altro, le forme della materia diventeranno il corpo di Dio, e quando periranno gli elementi per la conflagrazione universale, di necessità insieme con le forme periranno i nomi, solo restando lo spirito di Dio. Chi dunque vorrebbe credere dei questi corpi soggetti a perire per le mutazioni della materia?

6. A quelli poi che dicono che Crono è il tempo e Rea la terra, (e che questa concepisce da Crono e partorisce, onde è creduta anche la madre di tutte le cose, e che quegli genera e consuma) e che la recisione dei genitali significa l’accoppiamento del maschio con la femmina, il quale distacca e immette il seme nella matrice e genera l’uomo che ha in se stesso la concupiscenza, vale a dire Afrodite, e che la pazzia di Crono significa il cambiarsi della stagione onde periscono le cose animate e le inanimate, e che i legami e il Tartaro vogliono dire il tempo che viene mutato dalle stagioni e sparisce, a costoro dunque diciamo: Se Crono è il tempo, esso si volge, se è la stagione, esso si cambia, e se è l’oscurità, o il gelo, o la sostanza umida, nulla di tutto questo perdura: la divinità invece è immortale e immobile e immutabile. Dunque né Crono, né il suo idolo, è Dio.

7. Quanto a Zeus poi, se egli è l’aria nata da Crono (di cui la parte maschia è Zeus e la parte femminile è Era, che però gli è sorella e moglie) è soggetto a cambiamenti; se poi è la stagione, si muta: ma non muta e non cambia ciò che è divino.

8. Ma che bisogno c’è di tediare di più voi, i quali meglio sapete quel che fu detto da chiunque si attenne a una spiegazione fisica, col dire quel che gli scrittori pensarono della natura, o intorno ad Atena, che dicono essere il pensiero, o intorno a Iside, che affermano esser la natura del tempo, dalla quale tutti nacquero e per cui tutti esistono, o intorno a Osiride, le membra del quale, poiché fu scannato dal fratello suo Tifone, andò cercando per le pianure Iside con Oro suo figlio e ritrovatele compose nel sepolcro che fino ad ora viene chiamato il sepolcro d’Osiride?

9. Ché mentre si vanno tormentando l’animo circa la specie della materia, perdono di vista quel Dio che si contempla con la ragione, e divinizzano gli elementi e le loro parti , dando a ciascuno un nome diverso, alla semina del grano quello d’Osiride (onde dicono che, nei misteri, per il ritrovamento delle membra, e cioè dei frutti, si acclama ad Iside: "Abbiamo trovato, ci congratuliamo"), e al frutto della vite quello di Dioniso, alla vite stessa quello di Semele e quello di fulmine alla fiamma del sole.

10. E veramente tutt’altro fanno più tosto che ragionare di Dio quei che allegorizzano sui miti e divinizzano gli elementi, non avvertendo che quanto si vuol far servire a difesa degli dei conferma le ragioni che si arrecano contro di essi.

11. Che ha da fare Europa, il Toro, il Cigno e Leda con la terra e con l’aria, perché l’impuro accoppiamento di Zeus con queste donne abbia da significare l’unione dell’aria e della terra?

12. Ma avendo costoro perduto di vista la grandezza di Dio e non riuscendo con la ragione ad assurgere più alto (non sentono infatti aspirazione alcuna verso il luogo celeste), marciscono sulle specie della materia e caduti giù in basso divinizzano le mutazioni degli elementi, pari a chi tenesse la nave in cui naviga in luogo del pilota. Ma come la nave, anche se fornita di tutto, a nulla vale qualora manchi il pilota, così nessun vantaggio recano gli elementi, quantunque bellamente ordinati, se loro manchi la provvidenza di Dio. Poiché né la nave navigherà da sé, né gli elementi si muoveranno senza il demiurgo.
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