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07/04/2014 18:57 | |
Rifiuto degli Edomiti (Nm 20,14; 21,21 26)
Dopo questi fatti, Mosè fece avanzare le sue schiere verso il territorio di una popolazione straniera, che però non permise a loro di passare. Ciononostante egli riuscì ugualmente a seguire la strada maestra, senza deviare dall’esatta direzione. Quei nemici non si diedero per vinti ma, sconfitti in battaglia, lasciarono via libera a Mosè.
Balaam l’indovino (Nm 22 24)
Un certo Balac, re degli Edomiti, un popolo piuttosto evoluto, visto ciò che era capitato ai prigionieri catturati dagli Ebrei, e temendo di subire la stessa sorte, mandò in soccorso dei Madianiti non un esercito armato ma un certo Balaam, maestro nelle arti magiche e divinatorie, di cui menava gran vanto e da cui s’aspettava sorprendenti risultati. Egli esercitava l’arte della divinazione con l’aiuto del demonio9. Sapeva perciò incutere timore e causare gravi danni alle persone superstiziose.
Mentre stava percorrendo la strada insieme a quelli che erano venuti a condurlo dal re, egli si sentì dire dalla voce del suo asino, che la sua sarebbe stata una fatica vana. Fu poi istruito da un’apparizione come comportarsi. Così ogni malefico influsso della magia risultò annullato, dal momento che egli non maledisse affatto gli Ebrei impegnati in una battaglia, nella quale avevano l’appoggio di Dio.
Non più ispirato dalle potenze demoniache, ma da Dio stesso, pronunciò parole profetiche circa gli eventi futuri. Sottratto alle arti del male, avendo preso coscienza dell’Onnipotenza divina, abbandonò le pratiche divinatorie e si fece interprete della divina volontà.
Le figlie di Moab (Nm 25,1 18)
Israele, che ormai si era fatto forte nelle azioni di guerra, riuscì a sterminare il popolo dei Madianiti, ma fu a sua volta sconfitto a causa dell’incontinenza nei riguardi delle donne prigioniere. Finees passò a fil di spada quanti si contaminarono con tali unioni illegittime e allora si placò l’ira del Signore contro i colpevoli, che la passione aveva travolto.
La morte di Mosè (Dt 32,48 52; 34,1 12)
Fu quella l’epoca in cui Mosè, il grande Legislatore, abbandonò questa vita terrena, dopo che poté osservare da lontano, sulla cima di un monte, la terra assegnata a Israele con promesse già fatte agli antichi patriarchi.
Egli non lasciò in terra nessun vestigio corporale né il ricordo della sua partenza è legato a qualche particolare luogo di sepoltura. Gli anni non offuscarono la sua grazia, ne lo splendore dei suoi occhi, né la maestà del suo volto. Sebbene la natura sia soggetta a continui cambiamenti, egli mantenne immutata la sua bellezza.
Ti ho presentato in sunto la storia di quest’uomo, così come l’abbiamo appresa, dilungandomi necessariamente su quei fatti che interessano da vicino il nostro tema. È venuto il momento di applicare le vicende ora esposte allo scopo della nostra trattazione e dobbiamo perciò riprendere da capo tutta la storia.
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