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Teorie cosmologiche attuali e dogma della creazione

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2014 16:41
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31/03/2014 20:27
 
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CAPITOLO II. - CONCEZIONE SCIENTIFICA DELL'UNIVERSO E DOGMA RELIGIOSO

Al termine di questa esposizione, ancora molto sommaria e già troppo lunga, ma che si capirà quanto sia stata indispensabile, cambiamo ora deliberatamente il nostro atteggiamento intellettuale. Tentiamo di riconsiderare nella riflessione queste concezioni di cui abbiamo rapidamente tracciato l'elaborazione ed il contenuto e, seguendo le prospettive che questa riflessione ci offre, confrontiamole con le diverse determinazioni spirituali che in tali circostanze si possono creare: per esempio le determinazioni spirituali del sentimento filosofia) che è inerente allo spirito messo in presenza dell'universo e sopratutto, è questo il punto a cui vogliamo arrivare, le determinazioni spirituali della fede religiosa quando è messa a confronto dei fatti cosmologici.

Lo stesso cambiamento di atteggiamento implica che, senza perderlo completamente di vista, noi abbandoniamo coscientemente il comportamento intellettuale specifico della scienza per adottare un altro orientamento di pensiero. E' oggi una cosa onesta e non senza importanza intellettuale dichiararlo espressamente nel momento in cui ciò si verifica. Si crede infatti, e troppo spesso si pretende che sia " scientifico " un pensiero che si riferisca a cose scientifiche anche quando esso suppone un atteggiamento dello spirito irriducibile a quello della scienza in senso rigoroso. L'aggettivo " scientifico " apre allora la porta a molti abusi di pensiero ed a molte illusioni di parole.

(11) Cosi è quella di Pascual Jondan, che non esponiamo qui.

Qualche riflessione preliminare. - Tuttavia, per chiarire i suoi procedimenti, la riflessione potrà in principio usare un'osservazione che di per sé dipende ancora dal pensiero scientifico, benché sia situata come ai suoi limiti. Qualunque esse siano, le concezioni cosmologiche messe in circolazione dalla scienza di queste ultime decadi hanno tutte questo di comune, che esse si fondano, da una parte, sugli insegnamenti del fenomeno astronomico detto a della recessione delle nebulose spirali ", e dall'altra, sulle equazioni di campo caratteristiche delle teorie dette
Ma è assai curioso — e qui la riflessione comincia a lavorare per conto suo al di là dell'orizzonte semplicemente scientifico — notare che attraverso le varie parti di questo gioco serio e scientificamente motivato, che ci stanno sotto gli occhi, sono sempre in fondo i temi quasi permanenti della ragione umana alle prese con l'universo materiale, temi che qui rinascono rinnovando le loro antiche opposizioni. Abbiamo bisogno di un universo in cui qualche cosa si evolva, poiché noi stessi ci evolviamo in esso. Ma non sappiamo concepire un universo in cui qualche cosa si evolva se non a costo di una specie di sacrificio in tutto ciò che noi vorremmo mantenere come razionale.

Noi possiamo fare qualche scelta nel sacrificio, ma nient'altro. Le cosmologie del tipo " universo in espansione " sacrificano il carattere stazionario del divenire e l'indefinito della causalità fisica, per venire a capo di un'origine. Le cosmologie del tipo Bondi e Gold sacrificano l'invariabilità della materia. Distribuiscono attraverso il fluire del tempo il miracolo dell'esistenza che sorge senza causa percettibile, miracolo di cui, dopo tutto, è razionalmente più comodo — se non più valido intellettualmente — sbarazzarsi accettandolo una volta per tutte, in blocco, rinviandone l'atto all'infinito del passato o dell'arbitrarietà di un istante, come faceva la scienza fisico-meccanica dell'epoca classica.

In fondo, anche sul piano stesso dei concetti, non sappiamo spiegare col nulla un universo che cammina: per conseguenza dobbiamo ammettere in siffatto universo o la traccia di una genesi, o l'effetto d'un primo motore eterno.

Dal punto di vista ideologico, probabilmente a loro insaputa, Bondi e Gold non sono molto lontani dal vecchio Aristotele. Essi sostituiscono semplicemente la comparsa continua di materia già formata, con le sue proprietà oggi conosciute dalla scienza, al flusso continuo di energia di movimento che le sostanze spirituali ideate da Aristotele facevano comparire nel mondo dei corpi, in modo altrettanto incomprensibile dal punto di vista fisico della comparsa di cinquecento atomi di idrogeno per ogni chilometro cubo e per ogni anno, postulati per presentare un'espansione stazionaria. D'altra parte gli schemi dell'universo in espansione non stazionaria illustrano a modo loro l'idea di un universo in cui nulla sfugge all'avventura storica ed ai caratteri fisicamente incomprensibili della sua economia concreta: irreversibilità, del divenire e finalmente singolarità unica di ogni momento dell'essere e del tutto.

Di modo che, usando un linguaggio certo più stringato tecnicamente e prendendo conoscenza più adeguata delle cose, le antichissime posizioni del pensiero umano continuano la loro dialettica. Che questa dialettica continui forse senza che se ne rendano conto quei medesimi che oggi le offrono il campo immenso dell'astronomia moderna ed il magnifico strumento del pensiero scientifico, tale è senza dubbio, ad un certo livello, il fatto che ha un significato essenziale.

Interessi dello spirito e reazioni ulteriori: l'esigenza dell'armonia. -

Ma gl'interessi dello spirito non si limitano all'analisi dello spettacolo che gli è offerto così dal pensiero dell'uomo. Si manifestano in molti modi, tenendo conto di ciò che è tutto l'essere umano, di ciò che sono la sua cultura, la sua vita intima, le sue aspirazioni e le sue speranze. Le conquiste a cui la scienza giunge per conto suo possono interessare lo spirito da questo punto di vista e suscitare ulteriori reazioni, quale la meditazione contemplativa delle relazioni tra i ritrovati del pensiero scientifico ed altri ordini di fatti umani, quali, in certe circostanze, delle interpretazioni o delle prese di posizione. L'umanità profonda di ogni personalità spirituale è fatta di tutta la trama che viene tessuta da queste ulteriori reazioni della riflessione e del cuore.

Ora il cristiano porta in sé la realtà vivente della fede e dei suoi insegnamenti, determinazioni spirituali che, poste dall'intimo in presenza della scienza e dei suoi risultati, richiameranno come un loro diritto molte reazioni del tipo ora descritto. Quali saranno allora le reazioni che ci si possono aspettare? Quali saranno quelle che si potranno legittimamente lasciare sviluppare? Tale è, infondo, il vero problema del rapporto tra la scienza ed i determinanti dell'atteggiamento religioso, fede e dogmi.

Vediamo dunque quel che ne risulta nel caso presente. Senza averlo cercato apposta, il pensiero scientifico del nostro tempo è venuto in possesso di una maniera di concepire l'universo che ricorda alcuni tratti della rappresentazione a cui conduce l'affermazione dogmatica religiosa d'una creazione nel tempo. E' allora molto normale che l'intelligenza credente scopra in questo una certa armonia, una specie di convergenza: gli indizi raccolti dalla ricerca umana sembrano organizzarsi nello stesso senso dell'affermazione religiosa. Perché negarlo?

In molte altre occasioni ancora noi cerchiamo di far corrispondere più che è possibile i vari registri umani in maniera che la nostra anima non sia fatta unicamente di discordanze. E' cosi che la filosofia tenta per conto suo di esaminare le corrispondenze armoniche tra le dimostrazioni della verità che essa cerca di fare e le illuminazioni dello spirito che ci son date dagli atti stessi della scienza, intravedendo del resto al suo livello che, se c'è armonia, qualche causalità segreta ne predispone gli accordi, legando i cordoni della riflessione alle potenze globali delle iniziative scientifiche. La fede certo non riesce a penetrare chiaramente queste causalità nascoste, da lei chiamate divine, delle armonie che l'intelligenza credente pensa di riconoscere cercando di leggere nell'universo appena lo sforzo umano riesce a costruirne qualche testo. Ma, intanto, ella non si stanca di aspettare l'armonia dei suoi atti con l'insieme delle conquiste spirituali dell'uomo, e di accettare con gioia quello che una intelligenza ben addestrata crede di poterne discernere.

Gli equivoci possibili, n primo di tutti: concordismo. - E' bensì vero che il pensiero può ingannarsi sulla natura esatta di questo genere di connessioni. Il più banale di questi equivoci sarebbe quello di immaginarsi che la concezione scientifica di un universo in espansione e che ha origine in uno stato denso di materia stabilisca o confermi senza contestazioni possibili l'affermazione dogmatica di un universo creato nel tempo. Ingenuità abbastanza grossolana, poiché nessuna delle raffigurazioni cosmologiche proposte dalla scienza ha nel pensiero degli scienziati una portata di questo genere. Nel fatto, la verità che la fede propone e la sicurezza dell'adesione intellettuale che essa da allo spirito di chi crede non sono né dell'ordine di quel che la scienza è in grado di costruire, né suscettibili di essere sostituite dai risultati di quest'ultima. Il pensiero seriamente scientifico è il primo a rendersi conto di quanto le proprie costruzioni nel dominio cosmologico siano precarie e come debbano essere soggette a critiche ed a revisioni. Allo stesso modo esso è ben lungi dal pensare che quanto accetta positivamente come valido sia in grado di risolvere i problemi in modo assoluto.

Per quel che riguarda, per esempio, la concezione dell'universo in espansione, la scienza ammette uno stato originario che data da circa cinque miliardi di anni. Ma essa è ben lungi dal pretendere che questo stato si debba porre necessariamente come uno stato realmente ed assolutamente originario, prima del quale non esistesse nulla. Questo sarebbe un oltrepassare il vero atteggiamento che il pensiero scientifico si fissa metodicamente. Tutto ciò che si può dire scientificamente d'un tale " stato originario " è che, in questo momento, ogni mezzo scientificamente utilizzabile in vista d'una ricostruzione del passato, viene a mancare se si tratta di risalire al di qua di quello stato concepibile dell'universo di circa cinque miliardi di anni. Ma dal punto di vista scientifico nulla potrebbe escludere a priori che questo stato proceda a sua volta da altri stati materialmente antecedenti. E nulla impone neppure a priori l'esistenza di questi antecedenti materiali. In assenza d'un appoggio sperimentale le affermazioni di questo genere sono di un altro ordine. E' una determinazione dello spirito non scientifica, che se ne fa arbitra, sia che la si giudichi legittima o no, sia che le sue conseguenze siano illusone o meno.

Quando dunque la concezione scientifica si eleva al piano cosmologico, essa propone allo spirito una visione complessiva dell'universo. Ma non le è possibile imporla per via di dimostrazione e neppure costringere ad accettarla con qualche altra via: appello all'opinione, imperativo politico, autorità spirituale. Ne segue che, trattare della costruzione della cosmologia scientifica come se fosse l'irrefragabile affermazione .della verità di tale o di tal altra visione del mondo professata in qualche parte, è uno sbaglio o una disonestà. E' ovvio che i discorsi pontifici non propongono mai una cosa simile; essi ricordano espressamente " che della creazione nel tempo i fatti fin qui accertati non sono argomento di prova assoluta, come sono invece quelli attinti dalla metafisica e dalla rivelazione, per quanto concerne la semplice creazione, e datila rivelazione per quanto concerne la creazione nel tempo" (12).

Del resto, il fatto stesso che il pensiero scientifico non conclude con una proposizione cosmologica unica, ma in realtà con tutto un campionario di cosmologie suscettibili di squadrare più o meno felicemente con i dati dell'osservazione, non è senza un significato istruttivo e salutare.

Noi disponiamo oggi di una cosmologia che ha un passato limitato; ma molto felicemente per gli interessi della ragione ed anche, a mio avviso, per quelli della fede, non sembra difficile costruire, assumendo quasi altrettanti dati scientifici, delle cosmologie che abbiano un passato senza limiti. Nel campo del pensiero scientifico bisogna allora accettare egualmente queste ultime almeno a titolo di possibilità scientificamente ammissibili — e senza dubbio anche scientificamente criticabili sotto molti riguardi, come lo sono in fine tutte le possibilità di questo tipo. In ogni modo sarebbe disonesto scartarle negando la loro plausibilità scientifica.

Avviene ordinariamente, è vero, che alcuni uomini di scienza optano per una certa visione del mondo, mentre altri optano per un'altra. Avviene anche che per questo essi si criticano tra loro con una certa asprezza. Ma allora ci si può chiedere qual è la parte della scienza e qual'è la parte del resto dell'uomo in questa opzione e nell'asprezza stessa di questa critica dell'opzione altrui.

Il credente che riflette in questo modo sulla relazione complessa, in parte ambigua, che esiste tra ciò che la scienza gli propone e ciò che la sua fede gli afferma, è allora veramente obbligato di rendersi conto della distanza che esiste tra l'oggetto espresso delle sue convinzioni religiose e quello che 'la scienza gli permette di mantenere, anche mettendo ogni cosa nel modo migliore.

Il secondo equivoco: Io smembramento dello spirito - Nel misurare tutto ciò che separa i due ordini, non bisognerà concludere che in fondo la concezione scientifica importa poco alla posizione di una fede religiosa che è quasi senza una comune "misura con ciò su cui verte la scienza? D'altronde, non sarà questo il mezzo più sicuro di conservare lo spirito in pace, assicurando la mutua impermeabilità della scienza e del pensiero religioso, pur giudicando di dover accettare ognuno nel suo ordine proprio?

Certo, questo, come sembra, è un secondo equivoco in cui frequentemente incorrono coloro che si sono salvati dal primo — quello per cui ci si aspetta dalla scienza un accordo troppo facile e troppo materiale con l'insegnamento della fede. Infatti, nel suo campo, la scienza propone allo spirito umano un certo modo di vedere il mondo. Da parte sua la fede non cessa di indurre nello spirito e nei vari aspetti della sua cultura un certo modo di trattare con l'universo ed un senso originale di questo universo. Cosi la fede cristiana insegna al pensiero umano ad unire intimamente creazione e storia, a vedere nella storia stessa della salvezza, che è per la fede la più essenziale e la più decisiva emergenza della storia, la ragione determinante di tutte le predisposizioni storiche dell'universo quale appare alla semplice esperienza umana.

(12) Discorso sulle prove dell'esistenza di Dio alla luce dalla scienza moderna.

Il giorno in cui il pensiero scientifico ritrova per conto suo una concezione che sottolinea questo legame tra storia e natura nel seno dell'universo, perché scartare questo elemento di armonia positiva ed agire intellettualmente come se esso non contasse? E' come lasciare gratuitamente lo spirito smembrato, e per il credente è forse anche un privarsi proprio gratuitamente di nutrimenti fecondanti per tutta l'intelligenza cristiana.

Poiché, dopo tutto, la storia della salvezza, la storia del genere umano, la storia della vita e persino la storia del cielo e della terra che ci sono narrate dalla geologia e dall'astronomia, tutto ciò forma un mondo in cui, con gli stacchi di livello di essere e di causalità che le cose comportano, queste si corrispondono in modo più soddisfacente che in un mondo in cui fi dramma della salvezza concepito dalla fede potrebbe apparire soltanto un episodio spirituale applicato senza legami su tutta la trama del reale percepito ed esplorato dal pensiero. E questa ricca possibilità, latente nell'alimento del nostro pensiero scientifico moderno, è dò che l'autorità suprema del magistero cristiano ha guardato ed alla quale chiede che l'intelligenza dei credenti sappia essere ormai più attenta, rendendosi più capace di assimilarlo intimamente per sostenere un metodo che l'astrazione e l'emigrazione spirituale minacciano di rendere esangue.

Che cosa si deve fare oggi per Questa armonia di fronte alle concezioni cosmologiehe attaali. - Rimane il fatto che il possesso di tali armonie richiede sempre un certo sforzo di riflessione ed un certo apporto dello spirito. Esso è frutto di una creazione in parte personale, che la scienza come tale non basta ad imporre. Bisogna sapere questo per se stessi ed anche senza dubbio per i dialoghi con gli altri, che fanno parte della conversazione umana.

Ritorniamo precisamente alle due concezioni cosmologiche più elaborate che si possono in linea di massima proporre sulle basi attuali della scienza: il mondo eterno e stazionario di Bondi e Gold, e il mondo che ha un passato limitato ed espansione non reversibile delle cosmologie che furono correntemente accettate in questi ultimi anni. Forse, a rigor di termini, hanno uno stesso valore scientifico tanto l'una che l'altra. Tuttavia, da un punto di vista che non è esclusivamente scientifico, io sarei propenso a pensare che ideologicamente la proposizione fatta da Bondi e Gold è piuttosto una regressione che un progresso. Un universo in cui tutto è immerso nell'avventura unica di un'evoluzione mi sembra più in armonia con ciò che è la vita e la vicenda umana stessa. In modo che, finalmente, la condizione di partecipazione alla modalità storica dell'esistenza mi sembra, fino al livello infra-biologico, che abbia una probabilità di essere più vicina alla verità, che abbia un significato più pieno in confronto con la permanenza indefinita dei processi stazionari. Rimane tuttavia certo che io posso ingannarmi e che su questo punto altri possono avere un'opinione molto diversa. Per questa ragione mi sono permesso di usare un modo di esprimere personale, per sottolineare quello che sembra a me e che faccio mio pensiero, senza tuttavia pretendere di erigerlo a legge universale. E' un fatto che nella misura in cui bisognerebbe decidersi per una concezione scientifica o per un'altra, io mi deciderei — ben inteso con una decisione extra-scientifica che io conoscerei e chiamerei tale — per una concezione che mi presenta un universo in cui già al livello infra-biologico, non c'è sempre la stessa cosa che avviene. Ora, è facile capirlo, una fede religiosa può essere in gioco più o meno esplicitamente, in questo genere di decisioni personali ed extra-scientifiche. Diciamolo senza veli: un universo non stazionario che ha un'origine ed uno sviluppo evolutivo, conviene meglio alla fede cattolica che un universo eterno e stazionario. Proprio su questo punto la teologia dei dottori medievali ha dovuto correggere l'universo quale lo concepiva Aristotele. Si capisce allora che l'atteggiamento del credente si traduce in una simpatia maggiore per una certa visione scientifica dell'universo piuttosto che per un'altra
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