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L'IDOLATRIA di Tertulliano

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2014 19:35
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29/03/2014 19:35
 
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1. I Lettera di S. Giovanni Apostolo II,11:"Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi".

2. S. Matteo, V, 20: Perciocché io vi dico che se la vostra giustizia non abbonda più che quella degli Scribi e dei Farisei, voi non entrerete punto nel regno dei cieli.

3. Intendi: capire quanto per forza di avverse potenze possa esser compiuto in un principio di ingiustizia, onde saperlo evitare, come quello che anche larvatamente rientra nel campo idolatra.

4. Allude al popolo Ebraico che, allontanatosi dalla religione primitiva, s'accostò in un dato periodo della sua storia a culti idolatri « quando la costituzione dei regni israe litici alterò sempre più le condizioni primitive di vita, quando l'accumularsi delle ricchezze nelle mani di pochi accentuò i dislivelli di classe, quando i sovrani, mescolandosi alla grande politica, richiesero maggiori tributi o si appoggiarono a forze straniere e si andò snaturando lo spirito primitivo del popolo, la religione di Jahvé diventò il vessillo di un'aspra opposizione ad ogni indirizzo mondano, a questo anteporre la nazione al Dio e all'ideale morale e sociale che il Dio rappresentava: i rappresentanti di questa opposizione furono i profeti. Le idee della riforma profetica sono altrettanto semplici quanto appassionate e veementi. Partono dall'annunzio di uno sdegno profondo di Jahvé contro il popolo; Jahvé esige culto esclusivo che contrasta contro ogni altra religione straniera e contro certe forme del culto di Jahvé inquinate dal paganesimo dei santuari cananei: tale esclusivismo di culto è la prima radice del monoteismo giudaico »

5. Del libro di Enoch se ne fa menzione nel nuovo testamento, nell'epistola dell'apostolo Giuda: dal tempo di S. Agostino in poi se ne conobbero solo pochi frammenti: si ricorda un Enoch, figlio di Caino; e stando alla Genesi V, 18-24, ebbe questo nome il padre di Matusalem, che avrebbe camminato 365 anni con Dio, poi sarebbe scomparso, chiamato da Dio stesso: si propende a scorgere in questa leggenda un antico simbolo dell'anno.

6. Isaia, XLIV, 8 e segg. : Voi, insieme col mio servitore, il quale io ho eletto, mi siete testimoni, dice il Signore, acciocché sappiate, e mi crediate e intendiate che io son desso; avanti di me non fu formato alcun Dio, e dopo di me non ve ne sarà alcuno; XLIV, 6: Così ha detto il Signore, il re d'Israele e suo Redentore, il Signor degli eserciti : io sono il primiero ed io son l'ultimo; e non vi è Dio alcuno fuor che me.

7. S. Paolo, Lettera ai Corinti, I, 7.

8. S. Paolo, Lettera ai Tessalonici, I, 4. 11-12: E procacciate studiosamente di vivere in quiete e di fare i fatti vostri e di lavorar con le proprie mani, siccome vi abbiamo ordinato, acciocché camminiate onestamente verso quei di fuori e non abbiate bisogno di cosa alcuna.

9. Marcioniti: i seguaci di Marcione eretico gnostico del sec. II: ammetteva tre esseri eterni: Iddio buono, Iddio giusto, e la materia materna : altri gnostici furono, Saturnino, Valentino, Basilide.

10. S. Marco, IX, 42 e seg. : E chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse messa intorno al collo una pietra di macina e che egli fosse gettato in mare: ora, se la tua mano ti fa intoppare, mozzala : meglio è per te entrar monco nella vita, che, avendo due mani, andar nella geenna, nel fuoco inestinguibile... e se il tuo piede ti fa intoppare, mozzalo: meglio è per te entrar zoppo nella vita che, avendo due piedi, esser gettato nella geenna, nel fuoco inestinguibile... Parimente se l'occhio tuo ti fa intoppare, cavalo; meglio è per te entrar con un occhio solo nella vita, che avendone due, esser gettato nella geenna del fuoco.

11. Intendi; l'espressione è ironica: il fatto dei Magi non può in alcun modo esser portato come a giustificazione e a riconoscimento della scienza astrologica, che è basata su un principio idolatra. Così Matteo, II, 1-2: Ora, essendo Gesù nato in Betleem di Giudea, ai dì del re Erode, ecco che dei magi di Oriente arrivarono in Gerusalemme, dicendo: dov'è il re dei Giudei che è nato? conciossiaché noi abbiamo veduta la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo.

12. Simone mago, ciurmatore samaritano, seguace di Zoroastro, spacciavasi per il Messia ed operava falsi prodigi: si fece poi battezzare e pretese comprare coll'oro da S. Pietro la facoltà di operare miracoli; ma fu respinto dal capo degli Apostoli colle parole: il tuo denaro sia teco in perdizione. Allora Simone riparò in Italia ed acquistò fama e proseliti in Roma. Si narra che, avendo voluto gareggiare con S. Pietro, dinanzi a Nerone, si sollevasse in aria per virtù diabolica, ma subito precipitasse, spezzandosi le gambe (64. D. C.). E considerato il primo degli eretici.

13. Atti degli Apostoli, XVII.

14. S. Paolo, Lettera ai Corinti, I, 20: ubi sapiens, ubi scriba, ubi conquisitor huius saeculi? nonne stultam fecit Deus sapientiam huius mundi?

15. Sacro a Minerva era il giorno 19 Marzo che figura sui calendari col nome di Quinquatrus, così chiamato, secondo Ovidio (Fasti, III, 810), perché le feste di Minerva duravano cinque giorni; secondo Varrone (Lingua latina, VI, 14) perché era il quinto dopo le Idi: la festa era celebrata partico-larmente dagli artifices (tessitrici, filatrici, falegnami, tintori) ma pur anche dai docti (poeti, maestri) con divertimenti d'ogni sorta per il popolo: nel quinto giorno, cioè il 23, aveva luogo il Tubilustrium o dedicazione delle trombe, strumenti sacri alla Dea.

16. Si ricorda qui la festa del Septimontium, che fu celebrata dalla più lontana antichità, fino al III sec. D. C., in memoria del settimo colle incluso entro le mura: pare che avvenisse l'11 Dicembre. Le feste in onore della Dea Flora, fissate nel 173, erano solennizzate con rappresentazioni sceniche, specialmente di mimi, molto licenziose, dal 28 Aprile, al 3 Maggio. Si solevano poi celebrare le Caristia: nel giorno dopo la commemorazione dei defunti, v'erano queste feste chiamate anche Cara cognatorum, che consistevano nel costume gentile, per cui, dopo compiute le cerimonie espiatorie e purificanti finora descritte, le famiglie s'adunavano a convito, prendendovi parte i parenti del marito, della moglie e non altri, acciocché se differenza fosse alcuna fra loro, in quella santa celebrazione d'allegrezza e ricreazione d'animi, si togliesse via e con buona pace e concordia si componesse. Le Caristie suonano letizia e concordia fra i vivi, sotto 11 patrocinio dei Lari, cui durante il convito offrivasi incenso e vivande.

17. I ludi Cereali si celebravano dal 12 al 19 Aprile nel Circus maximus ove si dava la caccia a volpi con tizzoni accesi legati alla coda: più tardi furono celebrati anche con rappresentazioni teatrali.

18. S. Paolo, Lettera a Timoteo, I, 10: Perciocché la radice di tutti i mali è l'avarizia; alla quale alcuni datisi, si sono smarriti dalla fede e si sono fitti in molte doglie.

19. S, Luca, XIV, 28-30: Perciocché, chi è colui fra voi, il quale, volendo edificare una torre, non si assetti prima e non faccia ragione della spesa se egli ha da poterla finire? che talora avendo posto il fondamento e non poten' dola finire, tutti coloro che la vedranno non prendano a beffarlo, dicendo: quest'uomo cominciò ad edificare e non ha potuto finire.

20. S. Luca, VI, 20: Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli diceva: beati voi, poveri, perché il regno di Dio è vostro.

21. S. Luca, XII, 22: Poi disse ai suoi discepoli: non siate solleciti per la vita vostra, che mangerete, né per il corpo vostro, di che sarete vestiti.

22. S. Luca. XII, 27: Considerate i gigli come crescono; essi non lavorano e non filano: e pure io vi dico che Salo-mone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito al par d'uno di essi.

23. S. Luca, XII, 33: Vendete i vostri beni e fatene limosina: fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro in cielo che non viene giammai meno, ove il ladro non giunge e ove la tignola non guasta.

24. S. Luca, IX, 62: Ma Gesù gli disse: « niuno il quale, messa la mano all'aratro, riguarda dietro, è atto al regno di Dio ».

25. S. Luca, XVI, 13: Niun famiglio può servire a due signori: perciocché o ne odierà l'uno e amerà l'altro; ovvero s'atterrà all'uno e sprezzerà l'altro: voi non potete servire a Dio e alle ricchezze.

26. S. Luca, IX, 22-24: Dicendo: ei conviene che il Figliuol dell'Uomo patisca molte cose e sia riprovato dagli anziani e dai principali sacerdoti e dagli Scribi e sia ucciso e risusciti al terzo giorno; diceva, oltre a ciò, a tutti: se alcuno vuol venir dietro a me, rinunzi a sé stesso e tolga ogni dì la sua croce in spalla e mi segua; perciocché chi avrà voluto salvar la vita sua, la perderà, ma chi avrà perduto la vita sua per me, la salverà.

27. S. Luca, IX, 59: Ma egli disse ad un altro: seguimi, ed egli disse: Signore, permettetemi che io prima vada e seppellisca mio padre...

28. S. Paolo, Lettera ai Romani, XII, 15.

29. S. Paolo, Lettera ai Corinti, II, 6-14: Non vi accoppiate cogli infedeli, perciocché che partecipazione vi può essere tra la giustizia e l'iniquità? e che comunione vi può essere fra la luce e le tenebre? S. Giovanni XVI, 20: In verità, in verità, io vi dico che voi piangerete e farete cordoglio e il mondo si rallegrerà, e voi sarete contristati: ma la vostra tristizia sarà mutata in letizia.

30. S. Luca, XII, 8-10: Or io vi dico: chiunque mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, il Figliuol dell'uomo altresì lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio; e a chiunque avrà detta alcuna parola contro al Figliuol dell'uomo, sarà perdonato; ma a chi avrà bestemmiato contro allo Spirito Santo, non sarà perdonato.

31. S. Paolo, Lettera ai Romani, II, 24.

32. (2) S. Paolo, Lettera ai Galati, I, 10: Perciocché, induco io ora a credere agli uomini, ovvero a Dio? o, cerco io di compiacere agli uomini? conciossiacché, se compiacessi ancora gli uomini, io non sarei servitor di Cristo.

33. S. Paolo, Lettera I, ai Corinti, X, 33.

34. S. Paolo, Lettera ai Corinti, I, 9-22.

35. Isaia, I, 13-15: Non continuate più a portare offerte inutilmente: i profumi mi sono cosa abbominevole; non posso patire il novilunio e il sabato e le altre feste: sono iniquità le vostre radunanze: l'anima mia odia le vostre calende e le vostre solennità; mi son di gravezza, io sono stanco di portarle; perciò, quando voi spiegherete le palme delle mani, io nasconderò gli occhi miei da voi: eziandio, quando moltiplicherete le orazioni, io non le esaudirò; le vostre mani son piene di sangue.

36. Intendi, oltre i Saturnali, la festa in onore di Giano, il 1 Gennaio, che consisteva nell'offerta di una focaccia detta lanual, quasi in memoria, che per gli insegnamenti suoi si cominciò ad usare dei prodotti della terra, come alimento e ad offrirne le primizie agli Dei: forse era questa un'invocazione al Nume, considerato come Ianus Consivius, per averlo propizio alla produzione durante l'anno da lui rappresentato, quale regolatore del corso del sole. Le Matronalia si celebra vano alle Calende di Marzo in onore di Giunone e si vogliono decretate dal senato, dopo la prima guerra coi Sabini, in memoria della pace intervenuta per opera delle stesse donne rapite.

37. Per Pentecoste s'intende il tempo che corre tra la Pasqua e la festa dello Spirito Santo: Pentecoste è parola greca pentekosto&j, cinquantesimo (giorno). Dalla Pasqua giudaica che commemorava l'uscita degli Ebrei dall'Egitto sino alla festa che rievocava, celebrandola, la promulgazione della legge sul Sinai; passavano cinquanta giorni, di qui la denominazione di questa ultima festività giudaica: Pentecoste, durante la quale secondo la leggenda accolta negli atti (II), avvenne la discesa dello Spirito Santo in forma visibile sugli Apostoli che l'attendevano oranti nel cosidetto Cenacolo. La Pentecoste cristiana che la Chiesa stabilì dopo cinquanta giorni dalla Pasqua di Resurrezione, è quasi come un duplicato della Giudaica. Mentre questa infatti, commemorava, come si è detto, la promulgazione della legge fatta in settanta lingue diverse, così anche la Cristiana, assunse il carattere simbolico della proclamazione universale del Vangelo. (Vitanza).

38. S. Matteo, cap, V, 14-16: Voi siete la luce del mondo: la città posta sopra un monte non può esser nascosta; parimente non si accende la lampada e si mette sotto il moggio: anzi, si mette sopra il candeliere ed ella fa luce a. tutti coloro che sono in casa; così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, acciocché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.

39. Tireo dalla voce greca: qu&ra porta: Anteli si chiamavano gli Dei posti alle porte dei templi perché, essendo allo scoperto, erano esposti al sole: h3lioj. Elio.

40. S. Paolo, Lettera ai Romani, XIII.

41. Si allude all'uso di adornare con tralci certi luoghi di liberi costumi e di abbandoni colposi.

42. Allude all'abbandono da parte dei giovanetti, della toga praetexta, la qual cosa dava luogo ad una speciale ceri monia festiva: le feste poi per l'imposizione del nome si dicevano Nominalia.

43. Deuteronomio, XXII, 5: La donna non porti indosso abito d'uomo; l'uomo altresì non vesta roba di donna; perciocché chiunque fa cotali cose è m abominio al Signore Iddio tuo.

44. Tutto il passo mira a dimostrare come certe insegne di dignità non importassero un principio di fede, ma solo un adattamento alle leggi di quella regione nella quale si trovavano ad essere: la Genesi XLI. 42, dice: E Faraone si trasse il suo anello di mano e lo mise in mano a Giuseppe e lo fece vestir di vestimenti di bisso e gli mise una collana d'oro al collo. Si legga, in riguardo, il libro di Daniele.

45. Ricorda qui le insegne di cariche e di onori, proprie ai Romani; la praetexta, veste bianca e lunga, orlata di porpora, indice o di età giovanile o di dignità di ufficio: la trabea era pure una veste che veniva portata in circostanze diverse da re e da sacerdoti, veste ornata di liste di porpora era, come sappiamo, il laticlavio proprio dei senatori; come pure si sa che i fasci erano simbolo di potenza e di somma autorità.

46. S. Luca, IX, 58: E Gesù gli disse: le volpi han delle tane e gli uccelli del cielo, dei nidi: ma il Figliuol dell'Uomo non ha pure ove posi il capo.

47. S. Matteo, XI, 8: Ma pure che andaste a vedere? un uomo vestito di vestimenti morbidi? ecco, coloro che portano vestimenti morbidi sono nelle case dei re.

48. Isaia, LIII, 3 : Egli è stato sprezzato fino a non esser più tenuto nel numero degli uomini, è stato uomo di dolori ed esperto in languori; è stato come uno dal quale ciascuno nasconde la faccia; è stato sprezzato, talché non ne abbiam fatta alcuna stima.

49. Allude al fatto d'aver Gesù lavato le estremità ai suoi discepoli.

50. Intendi proprio, come semplice gregario, dove quindi la responsabilità di certi atti è minore, perché è vincolata dalla cieca ubbidienza.

51. Intendi che il principio della violenza non poteva che esser bandito da ogni principio cristiano e se lotte ci furono e se si verificò qualche spargimento di sangue, esso trovava sua giustificazione in un carattere di necessità assoluta e, in ogni modo appunto, era cosa non cercata e non gradita.

52. Esodo XXIII: E prendete guardia a tutto quello che io vi ho detto: e non ricordate il nome degli Iddii stranieri; non odasi quello nella tua bocca.

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