È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

APOLOGETICO di Tertulliano

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2014 11:44
Autore
Stampa | Notifica email    
19/03/2014 11:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

CAPO 18 -- Divina missione dei profeti del popolo ebreo; e della Santa Scrittura.

[1] Ma, affinché più completamente ed a fondo sia alla conoscenza di Lui, che delle sue disposizioni e volontà arrivassimo, il mezzo Egli aggiunse del documento scritto, qualora uno intorno a Dio indagare voglia e, indagatolo, trovarlo e, trovatolo, credere e, credutolo, servirlo. [2] E invero fin dai primordi uomini mandò nel mondo per la loro intemerata giustizia degni di conoscere e manifestare Dio, di spirito divino inondati, affinché predicassero che un Dio unico esiste, il quale l'universo creò e l'uomo fabricò di terra (questo infatti è il vero Prometeo che il mondo con determinate disposizioni e successioni di stagioni ordinò);

[3] inoltre, quali segni della maestà sua giudicatrice abbia con piogge e fulmini manifestato, quali leggi fissate per bene meritare di Lui, quali retribuzioni destinate all'ignoranza, al disconoscimento e all'osservanza di queste: come Colui che, compiuta codesta età, sarà per giudicare i suoi cultori, retribuendoli con la vita eterna, gli empi con il fuoco ugualmeate perpetuo e continuo, dopo avere risuscitati, rinnovati e passati in rassegna tutti, quanti dall'inizio del mondo sono morti, per valutarne il merito e il demerito.

[4] Anch'io ho riso un tempo di ciò. Provengo dai vostri. Cristiani si diventa, non si nasce.

[5] Quei predicatori, di cui ho parlato, dal loro ufficio di predire si chiamano profeti. Le parole loro e, del pari, i prodigi che compivano per far fede della loro missione divina, si conservano nel deposito della letteratura; nè questa è nascosta. Il più erudito dei Tolomei, quello che sopranominano Filadelfo, perspicacissimo conoscitore di ogni letteratura, emulando, penso, Pisistrato nella passione delle biblioteche, fra gli altri documenti storici, con cui veniva raccomandata alla fama o l'antichità o qualche curiosità, per suggerimento di Demetrio Falereo, fra i grammatici di allora lodatissimo, al quale aveva affidato un governo, richiese libri anche ai Giudei, documenti letterari propri e scritti nella loro lingua, che essi solo possedevano.

[6] Da essi, infatti, provenendo, ad essi, anche, sempre i profeti avevano parlato, vale a dire, come a un popolo della Casa di Dio, per grazia ottenuta dai loro padri. Prima d'ora si chiamavano Ebrei, quelli che ora Giudei; perciò ebrea la letteratura e la parlata.

[7] Orbene, perché non mancasse di quei libri la conoscenza, codesta anche fu dai Giudei a Tolomeo accordata, con la concessione di settantadue interpreti, cui anche Menedemo filosofo, assertore della Provvidenza, per la comunanza delle idee ammirò. Affermò a voi codesto anche Aristeo.

[8] Così quei documenti in lingua greca tradotti, nella biblioteca di Tolomeo oggi si esibiscono nel Serapeo, insieme con gli originali ebraici.

[9] Ma i Giudei anche li vanno publicamente leggendo. Libertà pagata con un'imposta: tutti comunemente vi si recano il sabato. Chi ascolterà (quella lettura) troverà Dio; chi anche si studierà di comprendere, si sentirà costretto a credere.

CAPO 19 -- L'autorità della Santa Scrittura è provata dalla sua antichità: maggiore di qualsivoglia documento pagano.

[1] A questi documenti l'autorità rivendica anzi tutto la somma loro antichità. Anche tra voi il lungo tempo, assunto a sostenere la credibilità, tien luogo di un valore religioso.

[2] Pertanto tutta la sostanza e tutti i materiali, le origini, le date, le fonti di qualsivoglia vostra antica scrittura, la più parte anche delle nazioni e città famose nella storia e le memorie vetuste: in fine, le forme stesse dell'alfabeto, indici e custodi dei fatti, e - credo di dire ancora poco - gli stessi vostri dei, i templi stessi, dico, e gli oracoli e i riti sorpassa, pur di secoli lo scrigno racchiudente alle volte, un solo profeta, nel quale collocato si vede il tesoro di tutta la religione giudaica e, in seguito, pur della nostra. [3] Se mai avete sentito, talora, nominare un Mosè, esso è dell'argivo Inaco contemporaneo: precede di quasi 400 anni (ne mancano 7) lo stesso Danao, anch'esso tra voi antichissimo; e precede di circa mille anni la rovina di Priamo: potrei pure aggiungere, di più di 500 anni anche Omero, avendo autori cui attenermi.

[4] Anche gli altri profeti, sebbene a Mosè posteriori, tuttavia gli ultimissimi di loro non si scoprono forse anteriori ai vostri primi sapienti, legislatori e storici?

[5] In base a quali dati tutto ciò possa provarsi non è tanto difficile per me esporlo, quanto fuor di proposito; non tanto arduo, quanto, per ora, lungo. Bisognerebbe su molti documenti, con gesti calcolatorii delle dita, intrattenersi, inoltre gli archivi dischiudere delle genti più antiche, degli Egiziani, dei Caldei, dei Fenici;

[6] fare intervenire i loro connazionali, per opera dei quali la notizia è stata somministrata: un Manetone egiziano e un Beroso caldeo e, inoltre, Ieromo fenicio, re di Tiro; ed anche altri che li seguirono, Tolomeo di Mendes e Menandro di Efeso e Demetrio Falereo e il re Giuba e Apione e Tallo e il giudeo Giuseppe, che costoro approva o confuta, delle antichità giudaiche rivendicatore indigeno.

[7] E s'avrebbero pure a confrontare i cronografi greci, e quello che è avvenuto e quando, per scoprire le concatenazioni dei tempi e, per mezzo di queste, le date storiche mettere in luce: si dovrebbe peregrinare attraverso la storia e la letteratura mondiale. Tuttavia abbiamo già recato in certo modo una parte della dimostrazione, avendo accennato con quali mezzi la dimostrazione si possa ottenere.

[8] Ma è meglio differire, per non correre pericolo di esporre, per la fretta, meno di quanto si dovrebbe, o di vagabondare troppo lontano per volerlo compiutamente esporre.

CAPO 20 -- Divinità della Scrittura Santa, provata in base all'avverarsi delle profezie in quella contenute.

[1] Io offro ora di più in compenso di questa dilazione: la maestà delle Scritture, se non la loro antichità; le provo divine, se se ne pone in dubbio l'antichità. Né codesto più tardi o da altra fonte apprenderlo occorre: davanti a noi sta quello che ce lo dimostrerà, il mondo, la generazione e il compiersi degli eventi. [2] Quanto si fa, era preannunziato, quanto si vede si udiva: il fatto che le terre divorano le città, che i mari involano le isole, che guerre esterne e interne dilaniano, che i regni contro i regni cozzano, che la fame, la peste e tutte le calamità locali e le mortalità spesso frequenti la devastazione recano, il fatto che gli umili il posto prendono dei sublimi, i sublimi quello degli umili; [3] che la giustizia si fa rara, l'iniquità frequente, l'amore per tutte le buone discipline s'intorpidisce; il fatto che gli uffici pure delle stagioni e le funzioni degli elementi sgarrano, che da fatti mostruosi e prodigi l'aspetto della natura è sconvolto: tutto ciò è stato scritto prevedendolo. Mentre lo subiamo, lo si legge; mentre ne prendiamo conoscenza, ne abbiamo la prova. Testimonianza sufficiente, penso, di carattere divino l'avverarsi della profezia. [4] Da ciò pertanto tra noi anche sicura diviene la credenza dell'avverarsi del futuro, ormai - è chiaro - provato, in quanto predetto veniva insieme con quei fatti che quotidianamente si verificano: le stesse voci risuonano, la stessa scrittura lo annota, la stessa inspirazione lo pervade: uno solo è il tempo per la profezia di predire il futuro; [5] tra gli uomini, se mai, viene distinta, man mano che si avvera, mentre dal futuro il presente, indi dal presente si separa il passato. Che torto abbiamo - domando a voi - se nel futuro anche crediamo, noi che attraverso due gradi abbiamo già imparato a credervi?

CAPO 21 -- In che la religione cristiana differisce dalla giudaica, con cui pure ha tanto in comune: Cristo, il Verbo e Figlio di Dio, fattosi uomo per la nostra salvezza.

[1] Ma poiché ho esposto che cotesta nostra setta - che i più sanno essere alquanto recente, come quella che è del tempo di Tiberio (e noi anche lo ammettiamo) - su gli antichissimi documenti dei Giudei si appoggia, forse la sua condizione potrebbe essere messa in discussione con questo pretesto, che essa sotto l'ombra, per così dire, di una religione quant'altra mai insigne, certamente permessa, una parte di credenze sue proprie nasconde:

[2] o perché, a parte l'età, né sul conto delle astinenze dal mangiare, né dei giorni solenni, né dello stesso contrassegno del corpo, né della comunanza del nome abbiamo nulla che fare con i Giudei, mentre tutto codesto dovrebbe in verità essere comune, se al servizio del medesimo Dio fossimo.

[3] Oltre a ciò il volgo ormai conosce Cristo come un uomo, quale i Giudei lo giudicarono; onde più facilmente qualcuno di un uomo adoratori ritenerci potrebbe. Sennonché né arrossiamo di Cristo, quando, invece, essere accusati e condannati nel suo nome ci torna gradito; né sul conto di Dio avere un'opinione differente da quella dei Giudei pretendiamo. è necessario dunque che poche parole io dica di Cristo, come Dio.

[4] Sotto ogni rispetto i Giudei grazia godevano presso Dio, tra i quali una insigne giustizia perdurava e la fede dei primi fondatori: onde tra essi la grandezza della razza fiorì e la potenza del regno e tanto felice condizione, da essere preammoniti dalle voci di Dio, dalle quali erano istruiti circa i mezzi per meritarsi il favore di Dio e per non offenderlo.

[5] Ma in quante colpe essi siano caduti, dalla fiducia nei loro padri gonfiati a sviarsi, in modo empio dalla legge allontanandosi, anche se essi nol confessassero, la riuscita loro odierna lo proverebbe. Dispersi, errabondi, dal suolo e dal cielo loro banditi, errando vanno per il mondo, senza un uomo, senza Dio per loro capo; nemmeno a titolo di stranieri ad essi salutare è permesso, sia pure per un istante, la patria terra.

[6] Mentre a loro codeste sventure le sante voci preannunciavano, del pari tutte sempre aggiungevano che verso l'estremo scorcio dell'età Dio da ogni gente e popolo e luogo ormai degli adoratori si sceglierebbe molto più fedeli, nei quali la sua grazia trasferirebbe in misura in vero più abbondante, per la loro capacità di accogliere una legge più completa.

[7] Venne dunque Colui che era da Dio preannunciato che venuto sarebbe a rinnovare e illustrare quella legge, quel Cristo, figlio di Dio. Dunque l'arbitro di questa grazia e maestro di questa legge, illuminatore e guida del genere umano, come figlio di Dio era annunziato; in verità non così generato, da dover arrossire del nome di figlio o del seme del padre.

[8] Non sopportò quale padre, tale divenutogli in seguito a un incesto compiuto su la sorella o la fornicazione con la figlia o con una moglie altrui, un dio squamoso o cornuto o pennuto o, come l'amante di Danae, mutato in oro. Codeste sono prodezze del vostro Giove.

[9] Invece il Figlio di Dio non ha nessuna madre in seguito a un atto impudico: anche quella che vediamo ch'Egli ha, non era sposata. Ma prima ne esporrò la natura, e così la qualità si comprenderà del suo nascere.

[10] Già ho esposto come Dio questo mondo universo con la parola, la ragione, la potenza sua creò. Anche presso i vostri Sapienti consta che il "Logos", vale a dire la parola e la ragione, quale artefice appare dell'universo. Questo infatti Zenone stabilisce essere il creatore, che ogni cosa formò e dispose; e che esso si chiama anche fato e dio e anima di Giove e necessità di tutte le cose. Questo concetto Cleante raccoglie nell'idea di spirito, che afferma permeare l'universo.

[11] Noi pure alla parola e ragione e del pari virtù, per cui abbiamo detto avere Dio creato ogni cosa, attribuiamo una sostanza spirituale propria, in cui è la parola quando pronunzia, cui assiste la ragione, quando dispone, guida la virtù, quando attua. Questa parola abbiamo compreso essere stata da Dio proferita e, nel proferirla, generata; e perciò Figlio di Dio e Dio essere stata chiamata per l'unità della sostanza. Ché anche Dio è spirito.

[12] Or quando il raggio viene emesso dal sole, è parte di un tutto; ma nel raggio ci sarà il sole, ché al sole appartiene il raggio, né la sostanza subisce una separazione, ma si estende. Così da spirito spirito e da Dio Dio, come lume acceso da lume. Integra rimane e senza perdite la materia matrice, sebbene più di una propaggine qualitativa tu di li tragga.

[13] Così ciò che è partito da Dio è Dio e Figlio di Dio e un Dio unico entrambi: secondo nell'ordine, costituì numero per grado, non per condizione, e dalla matrice non si distaccò, ma emanò.

[14] Orbene questo raggio di Dio, come per l'addietro era sempre preannunziato, in una vergine disceso e presa nel suo grembo forma di carne, nasce uomo unito a Dio. La carne, plasmata di spirito, si nutre, cresce, parla, ammaestra, opera: è Cristo. Accettate per ora questa leggenda (è simile alle vostre), mentre vi dimostro come Cristo si provi; e chi siano coloro che tra voi hanno in precedenza leggende del genere, ostili a questa, somministrato, per distrugger di questa la verità.

[15] Anche i Giudei sapevano che sarebbe nato Cristo, come quelli ai quali parlavano i profeti. E invero anche ora la sua venuta aspettano; né v'è altro contrasto fra noi e loro più grande di questo, che essi non credono che Egli sia già venuto. Infatti essendo state annunziate due sue venute, una, che già s'è verificata nell'umiltà della condizione umana, l'altra, che alla chiusura del mondo sovrasta, nella sublimità della divinità manifestantesi, non comprendendo la prima, attendono la seconda, che, più chiaramente predetta, hanno creduto unica.

[16] Che non comprendessero la prima (vi avrebbero creduto, se l'avessero compresa, e la salvezza avrebbero conseguito, se vi avessero creduto) fu delle loro colpe conseguenza. Essi leggono scritto codesto: che essi sono stati puniti nel senno, nell'intelligenza, nel bene degli occhi e delle orecchie.

[17] Colui, pertanto, che essi unicamente uomo, per la sua umiltà, avevano presunto, ne segui che essi lo stimassero un mago per la sua potenza: ché egli con la parola i demoni cacciava dagli uomini, la vista ai ciechi riaccendeva, i lebbrosi purificava, i paralitici rinvigoriva, in fine con la sola parola i morti alla vita restituiva, gli elementi stessi a servirlo costringeva, le procelle arrestando, camminando sul mare, di essere dimostrando quel Verbo primordiale di Dio, primogenito, da potenza e ragione accompagnato e dallo Spirito sorretto, quello stesso che con la parola tutto creava e aveva creato.

[18] In presenza della sua dottrina, da cui venivano soprafatti, i maestri e i maggiorenti dei Giudei si esasperavano al punto (tanto più che un'immensa moltitudine piegava a lui), che alla fine davanti a Ponzio Pilato lo trassero, il quale allora la Siria per parte dei Romani governava; e con la violenza dei loro consensi gli estorsero che fosse loro consegnato per essere crocifisso. Lo aveva predetto egli pure che così avrebbero fatto: questo sarebbe poco, se predetto non lo avessero precedentemente anche i profeti.

[19] E tuttavia, confitto in croce, molti prodigi, propri di quella morte, manifestò. Ché lo spirito emise da sé con la parola, l'ufficio prevenendo del carnefice. Nello stesso istante il giorno, mentre il sole a mezzo il suo giro segnava, fu sottratto. è vero, la stimarono un'eclisse coloro che non seppero che codesto, anche, sul conto di Cristo era stato predetto. Con tutto ciò quell'avvenimento mondiale registrato lo trovate nei vostri archivi.

[20] Allora i Giudei, calatolo e ripostolo in un sepolcro, di una forte guardia di soldati anche lo circondarono, diligentemente custodendolo: affinché, avendo egli predetto che da morte il terzo giorno sarebbe risorto, i discepoli, furtivamente il cadavere sottraendo, non deludessero i loro sospetti.

[21] Ma ecco il terzo giorno improvvisamente la terra si scuote, la pietra pesante, che il sepolcro chiudeva, viene rovesciata, la guardia per lo spavento si disperde; e senza che nessun discepolo si mostrasse, nient'altro fu entro il sepolcro trovato che le spoglie di un sepolto.

[22] Con tutto ciò i maggiorenti, cui a cuore stava divulgare la presenza di un delitto, e il popolo, loro tributario e soggetto, distogliere dal credere, la voce sparsero che era stato dai suoi discepoli sottratto. E invero nemmeno egli uscì tra la moltitudine, affinché gli empi non si liberassero dall'errore, e perché la fede, a un non piccolo premio destinata, costasse difficoltà.

[23] Ma con alcuni discepoli visse in Galilea, regione della Giudea, circa quaranta giorni, loro insegnando quello che insegnare avrebbero essi dovuto. Quindi, dopo averli delegati all'ufficio di predicare per il mondo, da una nube circonfuso, fu accolto in cielo, molto più veracemente di quanto tra voi i Proculi di Romolo affermare sogliono.

[24] Tutti questi avvenimenti riguardanti Cristo, Pilato, egli pure dentro di sè cristiano, al Cesare di allora, Tiberio, annunziò. Ma anche i Cesari avrebbero in Cristo creduto, se o i Cesari non fossero necessari al mondo, o i Cesari essere anche cristiani avessero potuto.

[25] Inoltre i discepoli, sparsisi per il mondo, in conformità del comando del maestro Dio, obbedirono; e dopo aver molto sofferto essi pure per parte dei Giudei, che li perseguitavano, da ultimo, a causa della crudeltà di Nerone, per la fede nella Verità ben volentieri in Roma sangue cristiano seminarono.

[26] Ma vi mostrerò dei testimoni degni di Cristo proprio in coloro, che voi adorate. Gran cosa è se, per farvi credere ai Cristiani, mi valgo di quelli, per opera dei quali ai Cristiani non credete. Per ora questa è la cronologia della nostra instituzione, questa della setta l'origine e del nome, che insieme col suo autore vi ho dichiarato.

[27] Nessuno più ci diffami, nessuno ad altra cosa pensi, chè a nessuno mentire è lecito sul conto della propria religione. E invero col fatto che egli dice di adorare altro da quello che adora, rinnega quello che adora; e l'adorazione e il culto trasferisce in altro, e, in altro trasferendolo, non adora più quello che ha rinnegato.

[28] Lo diciamo e apertamente lo diciamo; e dilaniati e insanguinati a voi che ci torturate lo gridiamo: 'adoriamo Dio per mezzo di Cristo'. - Ritenetelo pure un uomo: per mezzo di Lui e in Lui Dio essere conosciuto e adorato vuole.

[29] Per rispondere ai Giudei, affermo che essi pure ad adorare il Signore per mezzo di un uomo appresero, Mosè; per fronteggiare i Greci, dico che Orfeo nella Piena, Museo in Atene, Melampo in Argo, Trofonio in Beozia gli uomini obligarono per mezzo di iniziazioni; per guardare anche a voi, dominatori dei popoli, fu un uomo, Numa Pompilio, che i Romani gravò di penosissime superstizioni.

[30] Può essere stato lecito anche a Cristo inventare una divinità, come sua proprietà: non per disporre a umanità uomini zotici e ancora barbari, sbalordendoli con una moltitudine di tanti dei da doversi propiziare, come fece Numa; ma per illuminare con essa divinità e condurre alla conoscenza della verità uomini ormai civilizzati e dalla stessa loro civiltà ingannati. Cercate, dunque, se codesta divinità di Cristo è vera.

[31] Se è tale che uno, conosciutala, si rinnova alla pratica del bene, ne segue che si palesi e dichiari con ogni ragione falsa, anzi tutto, quella che, nascondendosi sotto nomi e immagini di morti, per via di certi segni e miracoli e oracoli la credenza produce nella sua divinità.

CAPO 22 -- Origine, natura e attività dei demoni.

[1] Appunto noi affermiamo esistere certe sostanze spirituali. Il nome non n'è nuovo: i filosofi conoscono i demoni, chè Socrate stesso in attesa stava della volontà di un demone. Come no? dal momento che si dice che anche a lui un demone fin dalla fanciullezza si fosse messo ai fianchi, per dissuaderlo, è chiaro, dal bene.

[2] Tutti i poeti sanno che i demoni esistono; anche il volgo indotto entrare li fa sovente nell'uso delle maledizioni. E invero anche il nome di Satana, principe di questa mala genia, con la voce stessa pronuncia dell'esecrazione, come per una consapevolezza propria dell'anima. Quanto anche agli angeli, nemmeno Platone ne negò l'esistenza. L'uno e l'altro nome perfino i Maghi sono lì ad attestarlo.

[3] Ma come da certi angeli, per loro volontà corrotti, la gente più corrotta dei demoni sia derivata, da Dio condannata insieme con gli autori della loro razza e con quel loro principe che ho nominato, per ordine si conosce nella Scrittura santa.

[4] Per ora parlare basterà intorno alla loro attività. L'attività loro è dell'uomo il pervertimento: così di quegli spiriti la perversità fin dai primordi s'iniziò, a rovina dell'uomo. Pertanto ai corpi malattie invero arrecano e casi dolorosi; all'anima, invece, turbamenti repentini e straordinari, violentandola. Li soccorre, per arrivare all'una e all'altra sostanza dell'uomo, la loro sottigliezza e tenuità.

[5] Molto lice a delle forze spirituali, talché, invisibili e impercettibili, piuttosto nei loro effetti si rivelano, che nei loro atti: qualora i frutti o le biade non so quale vizio dell'aria occulto distrugga in fiore o uccida in germe o ferisca nel loro sbocciare; e qualora un'aria viziata in maniera inesplicabile dei suoi soffi pestilenziali li investa.

[6] Orbene con la medesima forma occulta di contagio, dei demoni-angeli l'inspirazione anche le corruttele produce della mente, con furori e follie sconce o libidini crudeli accompagnate da errori vari, dei quali il principale è questo, con cui alle menti ingannate e soprafatte degli uomini il culto raccomanda di codesti vostri dei, per procurare a sè il pasto loro proprio, vale a dire il profumo delle vittime e il sangue offerti ai simulacri e alle immagini.

[7] E quale pasto più squisito v'è per essi, che la mente dell'uomo dal pensiero della vera divinità stornare con fallacie ingannatrici? Come codeste appunto riescano a compiere, esporrò.

[8] Ogni spirito è alato: codesta qualità possiedono gli angeli-demoni. Perciò in un istante sono da per tutto. Tutto il mondo è per essi un luogo solo: quanto e dove si compia, con la stessa facilità sanno, con cui lo annunziano. Questa velocità loro si ritiene divina, perché se ne ignora la natura. Così talora anche apparire vogliono autori di quanto annunziano.

[9] E indubbiamente autori sono di mali, talora: di beni, però, mai. Anche le disposizioni di Dio colsero un tempo, quando i profeti le rivelarono al pubblico, e colgono ora, quando si leggono ad alta voce. Così di qui certi pronostici desumendo del tempo futuro, di emulare tentano la divinità, mentre rubano la divinazione.

[10] Con quale abilità, poi, negli oracoli le ambiguità adattino agli eventi, lo sanno i Cresi, lo sanno i Pirri. Del resto che si stava cuocendo una testuggine con carne di agnello, il Pitio lo annunziò nel modo sopra detto: in un attimo era stato in Lidia. Hanno anche mezzo di conoscere le condizioni del cielo, per via del loro abitare nell'aria, del trovarsi in vicinanza degli astri e in contatto con le nubi, così da promettere piogge, di cui già hanno sentore.

[11] è vero, benefici anche sono nei riguardi delle cure delle malattie. Infatti in un primo tempo danneggiano, poi, per ottenere il miracolo, rimedi strani o contrari prescrivono: dopo di che di danneggiare cessano e che abbiano guarito si crede.

[12] Che dire, dunque, delle altre ingegnosità o anche capacità di questi spiriti fallaci? dei fantasmi dei Castori, dell'acqua recata entro uno staccio e della nave fatta avanzare con un cinto e della barba fatta rossa col contatto, affinché delle pietre fossero credute numi e il Dio vero non fosse cercato?
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:37. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com