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07/03/2014 15:30 | |
III frammento
Frammento di Apollinare di Laodicea
La morte di Giuda
1. Giuda non morì al capestro, ma, liberato dal laccio prima di soffocare, visse ancora. Lo dimostrano anche gli Atti degli Apostoli, dicendo che egli cadde in avanti e si aprì nel mezzo e si sparsero le sue viscere . Questo lo narra più apertamente Papia, discepolo di Giovanni, nel quarto libro della spiegazione dei detti del Signore, dicendo così:
2. "Grande esempio d’empietà fu in questo mondo Giuda, le cui carni gonfiarono talmente, che, per dove sarebbe facilmente passato un carro, non avrebbe potuto passare lui, anzi neppure la sola stessa mole del suo capo. Poiché dicono che anche le palpebre dei suoi occhi s’ingrossarono tanto, che egli non poteva più vedere affatto la luce, e neppure il medico con la diottra riusciva a vedere i suoi occhi, tanto erano profondi dalla superficie esterna. I suoi genitali apparivano ingrossati e più ripugnanti d’ogni deformità, e da essi uscivano marcia e vermi che da tutto il corpo affluivano, per ludibrio, insieme agli escrementi.
3. Dopo molti tormenti e supplizi, egli morì, come dicono, in un suo podere, che, per il puzzo, è rimasto fino ad ora deserto e disabitato ed anche oggi nessuno può traversare quel luogo senza turarsi il naso con le mani. Tanto fu lo scolo che dalle sue carni penetrò nella terra".
IV frammento
Frammento in Andrea di Cesarea, Commento all’Apocalisse
Gli angeli che presiedono al governo della terra
Papia dice così parola per parola: "Ad alcuni di essi, cioè di coloro che furono un giorno angeli divini , affidò di presiedere al governo della terra, ed ingiunse di presiedervi bene". E in seguito dice: "Ma avvenne che l’ordine loro ricadde nel nulla".
V frammento
Frammento in Andrea di Cesarea, prologo al Commento all’Apocalisse
L’ispirazione dell’Apocalisse
Stimiamo superfluo parlare più a lungo dell’ispirazione di quel libro (cioè dell’Apocalisse di Giovanni) dal momento che beati uomini, voglio dire Gregorio il teologo e Cirillo e inoltre anche altri più antichi, Papia, Ireneo, Metodio e Ippolito, attestano che esso è degno di fede.
VI frammento
Frammento in Anastasio sinaita, Contemplatio anagogica in Hexameron
Interpretazione allegorica dell’opera dei sei giorni
Prendendo occasione da Papia, uomo illustre di Gerapoli, discepolo di colui che riposò sul petto [del Signore], e da Clemente, e da Panteno, sacerdote di Alessandria, e dal sapientissimo Ammonio, antichi interpreti anteriori ai sinodi, che riferirono tutta l’opera dei sei giorni a Cristo e alla Chiesa.
VII framento
Frammento in Anastasio sinaita, Contemplatio anagogica in Hexameron
Interpretazione allegorica del paradiso
Gli interpreti delle Chiese più antichi, voglio dire Filone il filosofo, contemporaneo degli Apostoli, e il celeberrimo Papia, discepolo di Giovanni l’Evangelista, di Gerapoli... e i loro seguaci intesero nel senso spirituale ciò che è scritto intorno al paradiso, riferendolo alla Chiesa di Cristo.
VIII frammento
Frammento in Massimo il Confessore, Scholia in Dyonionysium Aeropagitam: De coelesti hierarchia, 2
I primi Cristiani chiamavano fanciulli gli innocenti
I primi Cristiani chiamavano fanciulli coloro che, secondo la volontà di Dio, coltivavano l’innocenza, come dichiara anche Papia nel primo libro delle spiegazioni (dei detti) del Signore e Clemente Alessandrino nel Pedagogo .
IX frammento
Frammento in Massimo il Confessore, Scholia in Dyonionysium Aeropagitam: De coelesti hierarchia, 7
Natura dei piaceri che i beati godranno dopo la risurrezione
Questo dice, parlando per enigmi, come io credo, Papia, che fu allora vescovo di Gerapoli nell’Asia e fiori al tempo del divino Giovanni Evangelista. Questo Papia infatti, nel suo libro quarto delle spiegazioni [dei detti] del Signore, disse che nella risurrezione vi saranno i piaceri che si ricevono dai cibi... Anche Ireneo, vescovo di Lione, nel libro quinto contro le eresie, dice la stessa cosa, e porta come testimonio delle sue asserzioni questo Papia di cui abbiamo parlato.
X frammento
Frammento in Stefano Gobaro
La felicità nel regno dei cieli
Neppure Papia, vescovo di Gerapoli e martire, e Sant’Ireneo, vescovo di Lione, (Stefano approva), tra coloro che dicono che il regno dei cieli consiste nel godimento di alcuni cibi sensibili.
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