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IL LAICISMO

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2014 14:17
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26/02/2014 14:16
 
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a) recuperare una fede capace di giudizio

Ci siamo sforzati, carissimi sacerdoti, di stabilire una diagnosi di questa eresia odierna che si chiama laicismo, cercando di cogliere alcune linee essenziali delle sue articolazioni interne e delle sue possibili infiltrazioni nel campo cattolico e sacerdotale. Ora desideriamo presentare alcune indicazioni pratiche di orientamento, affinché la nostra azione sacerdotale risulti illuminata e tempestiva nei rapporti col mondo esterno laico, nei rapporti col nostro laicato cattolico, nell'impostazione della nostra vita personale, memori di quanto afferma il regnante sommo pontefice: "Oggi i cristiani ferventi attendono molto dal sacerdote. Essi vogliono vedere in lui, in un mondo dove trionfano il potere del denaro, la seduzione dei sensi, il prestigio della tecnica, un testimonio del Dio invisibile, un uomo di fede dimentico di se stesso e pieno di carità" (Giovanni XXIII, Sacerdoti nostri primordia).
14. Innanzitutto procuriamo di acquistare una concreta e precisa conoscenza del fenomeno laicista. E' la prima premessa per un'azione pastorale illuminata ed efficace. Purtroppo, non tutte le anime sacerdotali posseggono questa chiarezza di idee. Alcuni si fermano ad una conoscenza superficiale e sommaria del fenomeno, su un piano di polemica puramente marginale. Il fenomeno - lo abbiamo visto - è estremamente complesso nelle sue articolazioni interiori e proteiforme nelle sue manifestazioni esterne. Urge, perciò, avere un'informazione sicura e una comprensione adeguata.
Conoscere significa afferrare le radici filosofiche, storiche, ambientali, psicologiche del fenomeno, vedendone chiaramente i rapporti di parentela con le diverse eresie ed aberrazioni di ieri e di oggi.
Conoscere significa penetrare lucidamente i motivi per cui tante anime fanno proprio l'atteggiamento laicista. Questi motivi sono diversissimi e quasi variano da anima ad anima (superficialità, ignoranza religiosa, passione politica, risentimenti per fatti marginali e spesso banali, prigionia entro pregiudizi ereditati dall'ambiente, posizione ideologica, ecc.).
Conoscere significa penetrare con chiarezza quel complesso di idee e di tendenze che il laicismo sviluppa nei diversi settori della vita (cultura, famiglia, scuola, Stato, assistenza, pubblico costume, ecc.).
A questo scopo, esortiamo gli insegnanti nei seminari, gli scrittori di riviste e giornali cattolici, gli organizzatori di convegni di studio e di altre iniziative analoghe, a porre il più assiduo impegno per fornire a sacerdoti e a laici un orientamento sicuro, sereno, tempestivo su questo argomento.

a) Assumiamo una chiarezza di atteggiamento e una fermezza di vigilanza contro gli errori. Le posizioni equivoche non servono a nulla, aumentano soltanto il disorientamento in mezzo alla comunità cristiana. Nessun compromesso è possibile sul piano dei principi, nessuno spirito di acquiescente irenismo deve penetrare fra le nostre file, in un tempo in cui tutti i nemici della Chiesa sanno chiaramente cosa vogliono e perseguono senza debolezze e titubanze i loro fini.
Mai deve attutirsi il vigore della nostra vigilanza. Abbiamo già accennato, all'inizio, ai diversi settori della vita nazionale dove il laicismo sta attualmente conducendo le sue maggiori battaglie. Vogliamo richiamare l'attenzione soprattutto sui problemi della famiglia, della scuola e della pubblica moralità (stampa, spettacolo, ecc.), sui quali più duramente si sta oggi impegnando la lotta.

b) Avviciniamo e illuminiamo in spirito di profonda carità gli erranti. L'opera di vigilanza e di difesa non basta. Ogni sacerdote deve sentire inestinguibile, nella sua anima, il bisogno di ricercare ogni possibilità di contatto e di azione illuminatrice verso le anime di questi fratelli smarriti. Non possiamo rassegnarci alla loro lontananza ed ostilità. Sono figli di Dio anch'essi, hanno un'anima da salvare anch'essi. L'apostolato è tensione amorosa soprattutto verso i lontani, verso i giudei e i greci che chiedono i miracoli e cercano la sapienza. A tutti dobbiamo predicare Cristo crocifisso (1 Cor 1,21ss).
Qui il cuore di ogni sacerdote deve moltiplicarsi nelle iniziative inesauribili della carità, tentare di aprirsi ogni varco possibile nella muraglia delle diffidenze e delle prevenzioni, sfruttare ogni occasione utile per mettere queste anime a contatto della realtà materna della Chiesa, evitare accuratamente tutto ciò che può fornire pretesto di ostilità o di disprezzo verso le cose sacre, eliminando dalla pietà cristiana ogni espressione non degna di fede e di culto, sforzandosi di comprendere le difficoltà e i dubbi altrui, riconoscendo lealmente e accettando i valori autentici e le legittime aspirazioni che possono nascondersi anche dietro l'inquietudine e la violenza di posizioni polemiche esasperate.

b) formare un laicato cristiano maturo

15. Ai laici nel senso deteriore del termine dobbiamo contrapporre i laici nel senso cristiano, interiormente formati, pienamente consapevoli del loro posto e delle loro responsabilità nell'ambito della Chiesa, collaboratori fervidi della gerarchia nelle organizzazioni di Azione cattolica, testimoni fedeli del Vangelo nelle diverse realtà della vita, con il loro esempio e con la loro parola. Ad essi è affidata, come missione propria, l'edificazione della città terrena, con l'assunzione di precisi impegni temporali, mentre al sacerdote resta il compito di formarli, di dirigerli spiritualmente, di fornir loro i mezzi della grazia.

a) In questi laici curiamo innanzitutto una profonda formazione interiore, diamo ad essi una soda educazione ascetica che li porti al rispetto e alla pratica delle virtù cristiane fondamentali della fraterna carità, dell'umiltà, della docilità, dell'obbedienza, dell'abnegazione. L'esperienza insegna che troppo spesso gli atteggiamenti errati dei nostri laici sono collegati ad una carenza di educazione ascetica oppure a deformazioni ascetiche che coinvolgono responsabilità di sacerdoti, di religiosi, di direttori spirituali. Promuoviamo, perciò, con ogni mezzo, tra le file dei militanti di Azione cattolica soprattutto, quelle iniziative che più risultano adatte allo scopo (esercizi spirituali, ritiri mensili, incontri di spiritualità, ecc.). Né insisteremo mai abbastanza sulla pratica frequente dei sacramenti, sorgente prima di ogni vera formazione interiore.

b) Educhiamo i nostri laici al "senso della Chiesa", nella luce delle grandi encicliche Mistici corposi e Mediatore Dei, del sommo pontefice Pio XII. In questa prospettiva comprenderanno, al di là degli aspetti esterni e giuridici della Chiesa, il suo profondo mistero di mediazione insostituibile tra Dio e le anime, il valore della sua missione spirituale nella storia, e si renderanno conto dell'errore grave in cui cade chi pensa di lavorare per il regno di Dio sottraendosi alla comunione con la Chiesa e con la gerarchia visibile che la governa.
Ed allora, per questi laici formati, il "senso della Chiesa" significherà filiale amore e stretta partecipazione alla vita della Chiesa, alle sue lotte e sofferenze, alle sue persecuzioni e conquiste; significherà attento e amoroso accoglimento dell'insegnamento dottrinale e delle direttive pratiche di essa, vedendo nella gerarchia e nelle sue disposizioni una presenza di amore e di sollecitudine per il bene delle anime; significherà cosciente partecipazione alla vita liturgica, attraverso cui si approfondiscono i legami spirituali di ogni anima con la comunità dei fratelli; significherà, infine, fervida operosità per dilatare il regno di Dio sulla terra, secondo le possibilità e le responsabilità di ognuno.

c) Curiamo - insieme con la formazione ascetica un approfondita cultura religiosa, in modo che i nostri laici - soprattutto se membri di Azione cattolica o investiti di pubbliche responsabilità - abbiano una chiara e sistematica conoscenza dei termini teologici dei problemi attuali, con particolare riferimento alle difficoltà di ordine teorico e pratico poste dal laicismo. Tale chiarezza di idee si richiede, in modo particolarissimo, sulla dottrina sociale della Chiesa, ad evitare atteggiamenti e posizioni che si possano prestare ad equivoci ed incertezze.

d) Curiamo di evitare, nei nostri rapporti col laicato, ogni forma di esagerato autoritarismo. Lavoriamo con profondo spirito di amore e di rispetto, comprendendo e disciplinando amorevolmente impazienze e imprudenze, fornendo l'ispirazione religiosa e morale ma spronando ognuno all'iniziativa e al senso di responsabilità personale, accogliendo di buon grado tutte le proposte utili che ci possono venire da esso, sforzandoci al massimo di tenera conto delle sue giuste esigenze, mostrando in tutto una superiore larghezza di vedute, usando della sua collaborazione "nel modo come il Creatore e Signore usa le creature ragionevoli come strumento, come cause seconde, con una dolcezza piena di riguardo" (Pio XII), non interferendo in campi dove non abbiamo alcun diritto di fornire direttive, poiché il giudizio e la scelta sono affidati alla libertà di ognuno.

e) Rendiamo, infine, consapevoli i nostri laici del grave dovere che hanno di rendere, in tutte le attività della vita, piena testimonianza alla fede professata. Molti lontani non vengono a contatto con la Chiesa che attraverso la loro persona. Spesso certe forme di anticlericalismo non sono originate da rifiuti consapevoli della dottrina cattolica, ma da cattivi esempi ricevuti da cristiani.
Il modo di agire incoerente di questi, la mediocrità del loro spirito, la mancanza di apertura piena ai problemi del mondo, il declassamento della religione a semplice esteriorità abitudinaria, la professione della fede usata soltanto come vessillo esteriore per farsi strada nella vita e raggiungere terreni interessi, tutti questi fatti contingenti danno spesso motivo e alimento - più che profonde ragioni speculative - a forme di laicismo quasi insuperabili. 1 cristiani, se non vigilano, invece di essere via a Cristo, possono diventare ostacolo che impedisce di arrivare a lui.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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