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IL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2023 00:56
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16/02/2014 18:05
 
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Gesù afferma in Marco 9,47: se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.49 Perché‚ ciascuno sarà salato con il fuoco.


La parola ciascuno indica che tutti dovremo essere purificati per entrare nel Regno e pochi raggiungono tale purificazione assoluta in questa vita. Inoltre parla espressamente di FUOCO. L’idea del fuoco perciò non è una invenzione di teologi ma si trova nella Scrittura ed è inteso anche come mezzo di purificazione.


Resta pertanto da concludere che queste espressioni di Gesù' e di Paolo: "salare col fuoco" e " salvarsi come attraverso il fuoco" indicano appunto un iter necessario che viene definito comunemente PURGATORIO.


E’ molto interessante il commento di Origene al brano biblico di Luca 12,58-59 in cui Gesù invita a regolare i conti con l’avversario finchè si è in tempo, al fine di non essere trascinati da lui davanti al giudice e non dover pagare fino all’ultimo spicciolo. Origene pur non usando il termine "purgatorio" che ai suoi tempi (II sec.d.C.) non era stato ancora coniato per esprimere questi concetti biblici che stiamo evidenziando, afferma che ogni persona deve cercare di regolare i conti in questa vita per evitare di doverla regolare nell’altra pagando appunto "fino all’ultimo spicciolo".


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Infine nel brano di Luca 12,42 ss troviamo la figura del servo che di fronte all’attesa del proprio padrone, si può comportare in modi differenti. Rileggiamo il testo:

43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
Troviamo questi 4 atteggiamenti dei servi descritti da Gesù:

1) totale fedeltà, 2) totale infedeltà, 3) parziale infedeltà, 4) parziale fedeltà.

Per ciascuno di questi atteggiamenti, Gesù dichiara come si comporterà il padrone al suo ritorno dicendo che

- nel primo caso il servo fedele sarà posto a capo di tutti i suoi beni: cioè in uno stato di premio, che noi, in base alle altre Scritture chiamiamo "paradiso".

- nel secondo caso il servo malvagio sarà trattato con rigore come gli infedeli, cioè verrà punito nel fuoco eterno (cf.Mt.25,41)

  • nel terzo caso Gesù indica il comportamento di chi non si uniforma pienamente alla volontà del Padrone pur conoscendola e dice che riceverà molte percosse

  • nel quarto caso indica il comportamento di un servo che ha agito male ma senza sapere di fare cosa contraria alla volontà del Padrone. Si noti l’attenuante di quest'ultima specie di servitore e come Gesù tenga conto delle responsabilità individuali di ogni suo servo. Questo servo dunque, di percosse ne riceverà poche." 

Questo testo esprime il destino dei singoli servi perchè allude al RITORNO DEL PADRONE.
Si deve altresì notare che il termine tradotto PADRONE, nell'originale viene indicato col greco KYRIOS che significa SIGNORE.
Dunque questo testo importantissimo e purtroppo molto trascurato, più che una parabola dovrebbe essere considerata a pieno titolo come una descrizione delle decisioni che riguardano le nostre anime.
Perciò vi dobbiamo vedere un riferimento al premio del paradiso, al castigo eterno, e poi  alle "molte o poche percosse"; e siccome queste sono promesse al ritorno del padrone è chiaro anche che non si riferisce alla vita presente ma a quella futura.

E' bene notare in particolare quelle POCHE PERCOSSE che il Signore al suo ritorno comminerà per il servo amministratore che ha agito male perchè non conosceva la volontà del suo Signore.

I non cattolici sostengono che le POCHE PERCOSSE menzionate da Gesù in Luca 12, 48  consistono in una minore pena che riceveranno nell'INFERNO eterno, sostenendo che le pene saranno graduate a seconda della responsabilità di ciascuno.
Possiamo essere d'accordo in linea generale sulla maggiore o minore entità sia delle pene che delle ricompense. Ma il versetto 48 precisa che quel servo NON SAPEVA LA VOLONTA' DEL PADRONE.
E che proprio per tale motivo avrebbe ricevuto POCHE PERCOSSE.
Per i fratelli separati dunque non conta il particolare importante della mancata cognizione del servo riguardo alla volontà del Padrone. Il  semplice non avere operato secondo il volere del Padrone, nonostante lo ignorasse, lo ritengono sufficiente per essere messo nell'inferno eterno, ancorchè con una  sofferenza ridotta.

Ma questa concezione urta contro diversi principi della Scrittura. Vediamo quali
:
Gesù stesso ha pregato: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!
Come è possibile ignorare questa preghiera di Gesù fatta proprio a favore di CHI NON SA CIO' CHE FA?

Proprio lo stesso Signore che ha parlato continuamente di misericordia e di perdono!

Quel servo agiva senza la piena avvertenza e senza il deliberato consenso nel compiere azioni che egli riteneva forse perfino conformi alla volontà del padrone.
Se poi consideriamo il principio della giustificazione per sola fede, professata proprio dai fratelli separati, non è forse una fatale contraddizione ritenere che quel servo, il quale conosce il Padrone, e quindi crede in Lui, sia stato destinato alla ETERNA PUNIZIONE,  con poca sofferenza, ma tuttavia ETERNA, per un comportamento dovuto a  ignoranza del suo volere?

Il principio della sola fede prevede la salvezza per chiunque crede e professa con la propria bocca il Signore risorto! Dunque come è possibile che essi possano conciliare questo con l'idea che un comportamento infedele per semplice  ignoranza possa determinare la dannazione irrimediabile ed irreversibile?

Quel servo è certamente da considerare credente, visto che nella parabola si trova al servizio di un tal padrone. Come mai, il Signore lo manderebbe all’inferno, secondo la interpretazione non cattolica?

Questo servo agiva senza sapere quel che faceva!

Proprio Gesù viene ad essere in tal modo considerato così spietato da non tener conto che quel servo stava agendo in modo inconsapevole e quindi avrebbe dovuto trattarlo con compassione? Egli che aveva compassione di tutti?

Consideriamo a questo proposito, il commento di un evangelico al versetto di 1 Tim1,13 in cui Paolo dice:

Ma misericordia mi è stata fatta, perchè lo feci per ignoranza, non avendo la fede.
il commento dice:
"L'ignoranza relativa in cui era Saulo sul carattere peccaminoso dei suoi atti, sul vero essere di Gesù e dei cristiani, è quella che rese possibile il suo pentimento ed il perdono concesso dalla divina misericordia. Gesù avea detto che ogni peccato ed ogni bestemmia sarebbero perdonati agli uomini; che a chi avrebbe parlato contro al Figliuol dell'uomo sarebbe perdonato, ma non a chi parlasse o bestemmiasse contro allo Spirito Santo, a chi resistesse volontariamente e ostinatamente alla verità conosciuta Matteo 12:31-32. Sulla croce egli domandò al Padre di perdonare i suoi uccisori perchè non sapevano quel che facevano Luca 23:34 e Pietro Atti 3:17 riconosce come attenuante al peccato dei Giudei la loro ignoranza: "Ora, fratelli, io so che l'avete fatto per ignoranza, come anche i vostri rettori". Cfr. Atti 17:30. Una tale ignoranza andava congiunta allo stato d'incredulità in cui si trovava il persecutore. Salvo nel caso estremo di una volontaria resistenza alla verità conosciuta, ignoranza ed incredulità si danno la mano, come la conoscenza e la fede che si aiutano a vicenda. Senza conoscenza della verità non c'è fede e d'altra parte la fede apre il cuore e la mente a una conoscenza più profonda della verità. C'era colpa nell'incredulità di Paolo che ricalcitrava contro agli stimoli, ma la sua colpa aveva un'attenuante nella ignoranza in cui era riguardo a Cristo."

Da questo commento fatto e accettato dagli evangelici, si può verificare con evidenza quanto anche noi cattolici sosteniamo, e cioè che l'ignoranza riguardo a Cristo o al suo volere, comporta una ATTENUANTE. Tale attenuante, nel caso di mancanze veniali, e cioè che non concernono i peccati contro i Comandamenti o peggio contro lo Spirito Santo, dovrebbe portare alla salvezza e non alla perdizione, come sostengono gli stessi evangelici, nel caso del servo che non conosceva la volontà del suo Signore.
Si rileva pertanto una contraddizione molto forte su questo punto. Contraddizione generata dal non voler accettare l'idea che anche i piccoli errori saranno puniti, che saranno puniti al ritorno del Signore per ciascuna anima, che non saranno per sempre, come afferma il testo di Luca 12,48, e che quindi, grazie al fatto che meritano misericordia perchè fatti per IGNORANZA, sono volti alla salvezza eterna e non alla eterna perdizione.


Consideriamo ora la conclusione del Signore nel brano in questione :

A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.

Egli richiederà dai suoi servi in proporzione di quanto essi hanno ricevuto.

Se non hanno ricevuto la luce necessaria per poter operare secondo la volontà del Padrone, come possiamo pensare che Egli possa esigere dal suo servo qualcosa che non gli ha messo a disposizione?

Se si pensasse che il Signore un giorno potrebbe mandarci all'inferno per delle colpe di cui non siamo neppure coscienti, allora è meglio che perdiamo tutti ogni speranza di salvezza. Chi potrebbe salvarsi se bastano delle omissioni o azioni fatte senza conoscere la volontà di Dio, a condannarci eternamente?

Lo stesso salmista chiede: assolvimi dalle colpe che non vedo! Dobbiamo pensare che il Signore invece lo manderà  all'inferno? 
Ma vogliamo proprio essere così ottusi, da non riconoscere che cosa il Signore vuole dire?

E allora, considerato che Cristo è morto per i nostri peccati, per riconciliarci con Dio, per salvare coloro che si accostano a Lui pur con le loro debolezze umane, considerato ancora che Egli è la Misericordia per antonomasia, possiamo concludere che quelle POCHE PERCOSSE, comminate al servo che ha mal operato per non aver conosciuto la volontà del Padrone, sono delle punizioni leggere e temporanee in vista della salvezza eterna, promessa ai credenti in Lui.

L’espressione POCHE PERCOSSE, potrebbe essere assimilata all’espressione di Paolo: "Egli si salverà ma come attraverso il fuoco".

Così pure il suo cattivo operato, che ignora la volontà del Signore può essere paragonato ai materiali scadenti con cui egli  in quanto servo, ha costruito sul fondamento.

In entrambe le espressioni lo sfondo finale è la salvezza, pur attraverso una temporanea sofferenza, perchè le percosse sono POCHE e quindi numericamente limitate. Se dunque termineranno le percosse avrà termine anche lo stato di sofferenza, seguito, dopo il momentaneo castigo, dalla salvezza eterna.

 


[Modificato da Credente 18/02/2014 18:16]
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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