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IL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2023 00:56
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15/02/2014 22:56
 
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Prima di analizzare altri testi della Scrittura da cui si può dedurre la necessità di una purificazione prima di poter comparire davanti al Dio perfetto e totalmente puro, cerchiamo di rispondere ad un'altra obiezione:

Si afferma che la pena conseguente ai nostri peccati attuali sarebbe stata già scontata da Cristo sulla croce e pertanto vi sarebbe una contraddizione tra tale sacrificio rendentivo e la pena che dovremmo subire come riparazione dei nostri peccati.

Cerchiamo di approfondire la questione, alla luce della Rivelazione:

Se Cristo sulla Croce ha già scontato tutti i nostri peccati, non dovrebbe essere necessario neanche nella vita presente, dopo la nostra conversione, alcuna tribolazione o sofferenza che rappresenterebbe un sacrificio inutile e pericoloso in quanto potrebbe causare un allontanamento delle anime dalla via di Dio. Mentre vediamo che chi si converte, non di rado è sottoposto ugualmente a tante sofferenze che spesso mettono a rischio la fede di tanti cristiani.

Non sono allora da ritenere incomprensibili e contradditorie tali sofferenze di credenti e non credenti, permesse da Dio, se Cristo ha già compiuto tutto?

Perché il Signore continua a permettere tali sofferenze? Che a volte sembrano accanirsi proprio contro chi segue il cammino della Sua volontà.

E’ chiaro che se questo avviene è perché vi è certamente un valido motivo.

Cerchiamo di capire quale alla luce di alcune espressioni della Scrittura:

At 2,38 E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo,per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.

At 3,19 Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati

La penitenza personale e il cambiamento di vita, sono dunque additate come condizioni necessarie, per ottenere il perdono dei peccati.

Nel Catechismo troviamo perciò:

 827 "Mentre Cristo "santo, innocente, immacolato", non conobbe il peccato, ma venne allo scopo di espiare i soli peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa e insiemesempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8; cf Id. , Unitatis redintegratio, 3; 6]. Tutti i membri della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori [ Cf 1Gv 1,8-10 ]. In tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora mescolata al buon grano del Vangelo [Cf Mt 13,24-30 ]. La Chiesa raduna dunque dei peccatori raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione:

 La Chiesa è santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l'irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 19].

Dice inoltre S.Paolo:

Col 1,24 Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quelloche manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

Viene spontaneo chiedersi:

Non è un pensiero di orgoglio da parte di Paolo? Afferma infatti di voler completare nella sua carne quello che MANCA alla passione di Cristo, come se il Suo sacrificio espiatorio sia carente di qualcosa.

Allora, o Paolo parla a vanvera, dicendo: "ciò che manca ai patimenti di Cristo", oppure, come è chiaro, esprime una profonda verità.

Cristo è venuto ad aprirci la porta del regno. Col suo sacrificio egli ha riaperto l’accesso che era stato chiuso dal momento del peccato originale.

Nessuna industria né sofferenza umana avrebbe potuto riaprire questo accesso al Paradiso che era stato sigillato dal primo peccato. Perciò, in questo senso il sacrificio di Cristo è già completo e paga il debito.

Col 2,13 Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, 14 annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce;

 I peccati ci vengono perdonati e l’accesso al regno viene riaperto. Ma la penitenza o la pena per i nostri peccati serve ad educarci, a purificarci e a farci cambiare veramente vita in modo da fare frutti degni di conversione come anche chiedeva il Battista a coloro che andavano da lui (mt 3, 8 ss) e a far sì che anche noi possiamo "completare ciò che manca ai patimenti di Cristo" nella nostra carne.


Così come se un chirurgo può rimuovere completamente da noi una cancrena mortale pur restando più o meno a lungo il dolore e la sofferenza del taglio, allo stesso modo Cristo può rimuovere completamente da noi la cancrena del peccato che ci porta alla morte pur restando in noi la pena e la sofferenza per riacquistare il perfetto vigore e la salute spirituale.
In Atti 14,22 si legge:    rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.

Se queste tribolazioni o pene non vengono portate a termine nella vita presente a seguito di una morte precoce che non ci abbia permesso di portare a termine il nostro cambiamento di vita esplicitamente richiesto (Atti 3,19), è comprensibile che la nostra santificazione venga realizzata in modo perfetto nella vita futura, come appunto richiesto per accedere alla visione della santità di Dio in quanto Paolo afferma
Ebrei 12,14 Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore,


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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