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LA CHIESA ACCOMPAGNATA DALLA GRAZIA NELLA SUA STORIA

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2014 15:54
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27/01/2014 15:51
 
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CAPITOLO VIII. - LA CHIESA CONTEMPORANEA


Nuove tempeste stanno dunque per abbattersi sulla Chiesa. Ogni volta che i popoli vorranno liberarsi da un giogo, spesso ingiusto, crederanno nello stesso tempo di dover attaccare la Chiesa, come se essa fosse solidale con tutto un passato spesso deplorevole. La passione della giustizia che li anima, l'aspirazione a una fraternità universale sono in origine istanze autenticamente cristiane, neppur concepibili se non ci fosse stato il cristianesimo. Il compito della Chiesa negli ultimi secoli è stato di ricostruzione e di resistenza, e nello stesso tempo d'evangelizzazione nel senso più largo, cioè in quanto implica la riconquista da parte del cristianesimo di tutti i campi, intellettuali, morali e materiali che gli appartengono di diritto. L'opera di difesa e l'opera di riconquista sono contraddittorie solo in apparenza; in realtà sono complementari e mai, nel pensiero di nessun papa, l'una impedisce l'altra. È invece il secolo che è pieno di contraddizioni e di lotte fra partiti.


§ 1. - La ricostruzione dopo la tormenta.


Le profonde trasformazioni economiche e sociali degli ultimi centociquant'anni hanno reso particolarmente difficile e necessaria l'opera della ricostruzione. Rapido sviluppo della tecnica, avvento della borghesia capitalista, nascita d'un proletario industriale, apparizione della lotta di classe, esplosione dei nazionalismi, questi i caratteri essenziali d'un'epoca fra tutte la più tormentata. La Chiesa non segue il movimento, ma lo comprende e lo domina. Oggi possiamo giudicare con la serenità della storia il magnifico sforzo dei cattolici liberali del secolo scorso. Per quanti errori abbia potuto commettere qualcuno, essi volevano spezzare nettamente la solidarietà della Chiesa da qualsiasi regime politico e sociale, dando in questo modo nuovo splendore a verità antiche quanto il cristianesimo. Ma tali verità erano particolarmente urgenti, e oggi lo sono più che mai.


Intanto, come all'indomani della Riforma, dopo la tormenta rivoluzionaria il cattolicesimo mostrava una stupefacente vitalità. Nella prima metà del secolo xix assistiamo alla rapida ricostruzione degli antichi Ordini e alla creazione d'una quantità di nuove congregazioni, che rispondono ai nuovi bisogni. Per quanto sia divenuto precipitoso il cammino dell'umanità, la Chiesa non perde il respiro. Gregorio xvi, il papa dell'Enciclica Mirari vos, è anche il papa delle missioni. Nel 1822 viene creata a Lione l'opera della Propagazione della Fede; l'attività missionaria, quasi abbandonata da cinquant'anni, riprende con rinnovato ardore; i predicatori del Vangelo ritornano in Asia sui loro antichi campi d'apostolato, e con l'Africa si apre un campo quasi interamente vergine, dove la messe sarà forse più rapida che altrove. Qui, come ovunque, occorre guardarsi dalla vecchia tendenza dei governi a servirsi dei missionari per i loro fini imperialistici; ma ci si sforza soprattutto di accelerare la formazione del clero indigeno, scopo che già si prefiggeva la Società delle Missioni Estere di Parigi, fondata nel secolo XVII. Cosi s'avvicina l'ora in cui le Chiese più lontane vivranno di vita loro propria. La cattolicità non è soltanto l'Europa e i paesi europeizzati dell'America; ma sono pure in senso proprio l'India e la Cina, l'Oceania e l'Africa, non avendo essa che i confini del mondo. La cattolicità rispetta le diversità di nazione, di razza e di cultura. Intanto è lecito pensare che il giorno in cui Cristo sarà adorato su tutta la terra, sarà anche il giorno in cui comincerà tra tutti gli uomini il regno della vera fraternità. Attendendo al suo lavoro, la predicazione del Vangelo a tutte le nazioni, la Chiesa apporta al mondo sconvolto le sole garanzie di una vera pace, e forse prepara l'avvento d'una civiltà universale, che il mondo non ha mai conosciuto finora, e che lungi dall'essere fondata sulla distruzione delle culture particolari, le integrerà in una nuova sintesi.


§ 2. - Salutare resistenza della Chiesa al rinascente paganesimo.


Il lungo pontificato di Pio IX afferma con autorità sovrana i fondamenti incrollabili della Chiesa. Mentre prosegue Io sviluppo dommatico con la definizione dell'Immacolata Concezione, il Sillabo condanna gli errori moderni, e il Concilio Vaticano afferma l'autorità dottrinale e sovrana del Pontefice Romano. Intanto Leone XIII si china sui bisogni del suo tempo, riafferma la trascendenza della Chiesa di fronte ai regimi politici, incoraggia i cattolici a prendere parte attiva alla vita pubblica del loro paese e ad affrontare risolutamente il problema sociale sorto dalle condizioni della produzione e degli scambi. L'Enciclica Rerum Novarum (1892) segna una data capitale. Si poteva pensare che la Chiesa si trovasse disarmata e senza risposta di fronte ai problemi posti dalla comparsa del proletariato industriale; ma in realtà basta guardare ai suoi princìpi per trovare risposte appropriate. Essa afferma ancora una volta il rispetto dovuto alla persona umana, il che basta per illuminare un mondo d'errori e di tenebre; non è solidale col capitalismo borghese più di quanto non fosse un tempo con l'antico regime e con il feudalesimo. Quarantanni dopo, Pio XI, con la Quadragesimo anno, rinnova e precisa le istruzioni del suo predecessore; ha davanti agli occhi l'opera compiuta dopo quasi mezzo secolo, i sindacati cristiani, l'azione dottrinale continuata per l'opera di maestri qualificati come un Giuseppe Toniolo in Italia, il fecondo apostolato d'un Ketteler in Germania, e anche i nuovi bisogni. Egli, come già Leone XIII, non presenta soluzioni tecniche, che non sono affatto compito della Chiesa, ma propone i principi per la restaurazione dell'ordine sociale secondo la Legge evangelica, e in nome di questa leva recisa condanna sia contro il capitalismo sfruttatore, sia contro il socialismo materialista: negatori l'uno e l'altro dei diritti della persona umana.


Per chiunque rifletta un po' sui problemi del proprio tempo, la questione capitale della nostra epoca, che impegna tutto il destino della cultura occidentale, è di sapere se l'uomo moderno riuscirà a mettere la tecnica al servizio dell'uomo, o se invece diverrà lo schiavo degli strumenti che s'è procurato. Tutti gli sconvolgimenti di cui siamo testimoni angosciati, provengono da una evidente sproporzione delle istituzioni e dei costumi a condizioni di vita radicalmente differenti. Le tecniche materialiste hanno già abbondantemente dimostrato di essere impotenti e nocive, proprio in quanto non sono rette da un concetto esatto e totale dell'uomo. E appare sempre più chiaro che un tale concetto è affidato al deposito sacro della Chiesa. Essa sola propone agli uomini una nozione della persona umana che non la subordina né alle necessità della produzione, né allo Stato. A un osservatore superficiale può sembrare che oggi trionfino ovunque princìpi anticristiani. Il materialismo ateo per certe nazioni è diventato quasi dogma di Stato; e lo stesso così detto " mondo libero " pare dominato largamente dal materialismo pratico del tecnicismo, dell'affarismo, del tornaconto politico. Il cristianesimo subisce un duplice assalto: da una parte risuscitano i vecchi paganesimi che si credevano morti; dall'altra parte il razionalismo e l'umanesimo antropocentrico, che si sviluppano dopo il Rinascimento, sono spinti fino alle estreme conseguenze. Prima della guerra, Pio XI fece fronte alle due parti chiamando i laici a militare nelle file dell'Azione Cattolica e lanciandoli decisamente in tutti i fronti in cui oggi è impegnata la lotta per il regno di Dio. L'ultima guerra poi, la più atroce che il mondo abbia mai conosciuto, dimostrò fino a che punto l'uomo si possa degradare, quando ha perduto il senso della sua divina somiglianza. I pericoli non sono scongiurati nel seno della pace precaria in cui viviamo, finché s'affrontano ancora due concezioni del mondo ambedue materialiste, una delle quali è rappresentata dalla plutocrazia d'oltre Atlantico e l'altra dalla statolatria bolscevica. Bisogna combattere sui due fronti, perché sia l'uno quanto l'altro nemico minacciano l'avvenire della civiltà.


§ 3. - Verso una nuova civiltà cristiana.


Per questo molte anime oggi ritornano al cristianesimo e alla sua forma più perfetta, il cattolicesimo. Il rinnovamento cattolico, che non tocca solo l'élites intellettuali, grazie a movimenti specializzati, non significa soltanto che molte anime sono in pena, ma anche che la salvezza dell'umanità, compresa quella temporale, non potrà essere ottenuta fuori di quei principi che la Chiesa da secoli non ha cessato di affermare. A questo rispondono i gesti pontifici così importanti, come la creazione dell'Azione cattolica e la solenne proclamazione della regalità di Cristo su tutte le cose, spirituali e temporali. Pare che la Chiesa nel secolo xx debba ancor salvare la civiltà di cui è madre, come già fece in favore della civiltà antica durante le invasioni barbariche. Alcuni credono di vedere già spuntare l'alba di una nuova civiltà cristiana, cioè d'uno stato di cose in cui lo spirituale informerà il temporale, sebbene in forme molto diverse.


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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