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LA CHIESA ACCOMPAGNATA DALLA GRAZIA NELLA SUA STORIA

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2014 15:54
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27/01/2014 15:44
 
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CAPITOLO IV. - IL MEDIOEVO CRISTIANO


§ 1. - Ricostruzioni e riforme interne.


Nel secolo decimo comincia la ricostruzione. Nel 911 i Normanni di Rolione ricevono la Normandia. Convertiti al cristianesimo, non tardarono a costituire uno stato fra i più ordinati della cristianità, un'inesauribile riserva di forze giovani e fresche. Poi, con la dinastia Sassone degli Ottoni, la Germania riprende il primato. Ottone il Grande ad Augusta arresta definitivamente i Magiari, che presto si convertono e formano il regno di Santo Stefano. Le missioni germaniche sostenute troppo spesso con la spada, estendono il cristianesimo nelle regioni del nord e dell'est. Come in Manda e come nell'Inghilterra anglosassone, anche nei paesi scandinavi la conversione segna uno straordinario risveglio intellettuale, e l'Islanda diviene il centro d'una brillante ma effimera cultura nordica. È la grande epoca delle saghe. In Boemia San Venceslao opera in favore del suo popolo ciò che S.anto Stefano aveva fatto per il suo. Ma già un secolo prima la missione dei santi Cirillo e Metodio in Moravia aveva rivelato a se stesso il mondo slavo. Cosi ovunque troviamo la Chiesa accanto alla culla delle nuove nazioni che si dividono l'Europa.


Intanto nel 962 Ottone il Grande ristabilisce l'impero e fonda quel Sacro Romano Impero di nazionalità germanica che resterà una pietra angolare della civiltà medioevale. L'idea d'un potere temporale unico, che facesse da contrappeso al potere spirituale unico del Pontefice romano era seducente e la si può comprendere come una reazione all'anarchia feudale, che allora trionfava quasi dappertutto. Però nascondeva pericoli che l'avvenire avrebbe manifestato; e intanto la Chiesa, nei secoli X e XI, subiva una delle più gravi crisi della sua storia. Tutto il regime feudale era fondato sul possesso della terra. La Chiesa, che dalle vaste proprietà fondiarie traeva la maggior parte delle sue risorse, aveva dovuto entrare nel sistema; e questo creava quasi necessariamente un'interferenza gravida di pericoli tra lo spirituale e il temporale. Numerosi vescovi e sacerdoti si sposavano per assicurare ai discendenti la continuazione dei loro benefici, e d'altra parte i sovrani laici pretendevano disporre a loro capriccio delle abbazie e dei vescovadi. Infine, alla sommità della gerarchia, gl'imperatori tedeschi del x secolo e del principio del XI trattavano il Papa come un loro cappellano, come dice Cristoforo Dawson : " II problema vitale del secolo X era se la barbarie feudale sarebbe riuscita a catturare e assorbire la società pacifica della Chiesa, o se quest'ultima avrebbe trionfato, imponendo i propri ideali e la propria cultura superiore alla nobiltà feudale, come aveva fatto in passato con le monarchie barbariche degli Anglosassoni e dei Franchi ". (1).


S'è visto che già San Bonifacio aveva dovuto lavorare sia alla riforma della Chiesa franca come alla conversione della Germania, e presso le autorità civili non aveva sempre trovato la dovuta collaborazione. L'opera doveva continuamente essere ripresa, e ai benedettini di Cluny spetta l'onore d'aver fatto trionfare in tutta la Chiesa la causa della riforma. L'originalità di Cluny, fondato l’11 settembre del 910, era che i suoi monaci non dipendevano da nessuna autorità laica o ecclesiastica, eccetto che dal Papa. D'altra parte le abbazie, che si raggruppavano attorno al monastero borgognone, restavano legate fra loro come i diversi organi d'un unico corpo. Indipendenti da ogni potere locale, sfuggono per questo alle servitù feudali, conservano il principio dell'universalità caratteristico della Chiesa, infine costituiscono una incomparabile milizia del papato, sparsa in tutta la cristianità. Infine si sa che lo slancio di Cluny coincide col pieno fiorire dell'arte romanica. La costruzione della terza chiesa di Cluny (distrutta nel 1811) di cui Urbano II benedisse il coro nel 1095, riempi quasi tutto il secolo XI, in cui trionfa la riforma.


(1) C. Dawson, La formazione dell'unità europea, p. 265, ed. Einaudi, Torino 1939.


Per giungere alla riforma era stato necessario liberare e conquistare la Sede romana, poiché nessuna riforma nella Chiesa può giungere a termine se non attraverso il capo; e fu soprattutto l'opera del toscano Ildebrando, che divenne papa nel 1073 col nome di Gregorio vii. Egli morì nel 1085 in esilio, apparentemente vinto, in seguito alle sue celebri lotte con l'imperatore Enrico IV. Ma la riforma della Chiesa era realmente e vittoriosamente compiuta, e, con la fine del secolo XI, che vede partire la prima crociata, sono finiti i tempi ostili e comincia una nuova era, quella del medioevo cristiano. Per due secoli il prestigio del papato sarà incomparabile: malgrado i conflitti, che lo metteranno ancora varie volte alle prese con l'autorità imperiale, il potere spirituale allora domina senza contrasti in tutta l'Europa cristiana, grazie non solo all'immensa ricchezza della Chiesa, e all'efficacia delle armi spirituali, e al fatto che essa più che mai è l'unica detentrice della cultura, ma specialmente al fatto che la fede cristiana è generalmente professata in tutto il mondo, in modo che nessuna importante attività del tempo è concepibile se non esercitata sotto il segno di Cristo. Di conseguenza la Chiesa ha direttamente il merito di tutto il bene che allora si fa, e che di fatto si confonde con la civiltà occidentale.


§ 2. - Le Crociate e loro conseguenze per la civiltà.


Ora questa civiltà è in piena fioritura e poche età sono più gloriose e feconde, in qualsiasi campo, dei secoli XII e XIII. Dopo aver vissuto a lungo ripiegata su se stessa, oppressa dall'Islam, l'Europa cristiana tenta infine un'eroica sortita. Un papa cluniacense, Urbano II, predicò nel 1095 la prima Crociata; ma l'idea era molto più antica e già Gregorio vii l'aveva avuta. La Crociata è un fenomeno complesso, dove, in proporzioni ineguali, si mescolano elementi politici, militari, religiosi. Per ben comprenderla, bisogna prima di tutto rappresentarsi una civiltà in cui, salva la distinzione essenziale dello spirituale e del temporale, pare cosa ovvia che la forza venga messa a servizio della verità. Del resto la Crociata non ha lo scopo di convenire gl'infedeli, ma di riconquistare contro di essi terre un tempo già cristiane e che essi hanno occupato con la forza. Il che è vero tanto della Spagna come dei Luoghi Santi. Infine urgeva trovare uno sbocco al ribollimento feudale. Le Crociate furono tutto questo insieme, ma furono soprattutto la prima grande offensiva dell'Europa cristiana contro l'Islam orientale, conquistando così un'importanza senza uguali nella storia della civiltà. Da una parte con il loro carattere internazionale attestano l'esistenza effettiva d'una civiltà di cui vero capo è il Papa, poiché né l'imperatore né alcun re prese parte alla prima Crociata; d'altra parte attestano il tramonto dell'impero bizantino, che era stato glorioso ancora nel secolo decimo, quando gl'imperatori avevano fatto indietreggiare l'Islam quasi fin sotto le mura di Gerusalemme. Ma l'intervento dei Selgiuchidi nel secolo XI non solo aveva ricacciato l'impero entro gli antichi confini, ma ne minacciava perfino l'esistenza. Per salvare il cristianesimo orientale dal disastro finale, bisognava che l'Occidente venisse alla riscossa.


a) Contatto con l'Oriente. - Le Crociate provocarono quindi il duplice contatto con l'impero bizantino e col mondo musulmano. È certo che la discordia tra Greci e Latini, che non potè mai essere definitivamente superata, e che si manifestò fin da principio, spiega il fallimento finale delle Crociate, e più tardi anche la caduta di Costantinopoli. Malgrado tutto, non invano i cavalieri d'Occidente impararono a conoscere una civiltà più antica e più raffinata. Anche con lo stesso Islam il contatto non fu sempre di guerra. Con una facilità d'assimilazione, che ci stupisce ancora, i fondatori degli stati latini d'Oriente si adattarono a un mondo sconosciuto, ai cui margini s'erano spinti come sentinelle avanzate. Le Crociate ristabilirono effettivamente la comunicazione tagliata da secoli tra le due sponde ostili del Mediterraneo, e sotto questo aspetto non si apprezzerà mai abbastanza la loro grande importanza nella storia della civiltà. Conseguenza più o meno evidente delle Crociate fu la ripresa del commercio internazionale nel secolo XII, lo spingere di nuovo gli sguardi alle lontane regioni al di là dell'Islam; le città marittime italiane, Genova, Pisa, soprattutto Venezia, si sviluppano e s'arricchiscono; a loro esempio e imitazione la vita urbana un po' ovunque riprende l'importanza che ha perduta da lungo tempo, e tra i nobili e i campagnoli sale a poco a poco una nuova classe sociale, la borghesia, con caratteri propri.


b) La cavalleria cristiana. . Più ancora, è probabile che al grande movimento delle Crociate si debba riallacciare l'influsso esercitato dalla Chiesa sui costumi della nobiltà e la comparsa d'un nuovo tipo di soldato, che nessun'epoca aveva conosciuto: il soldato cristiano, il cavaliere. Nel secolo XII era evidente che la Chiesa, con la riforma del secolo precedente, non solo era vittoriosamente sfuggita alla morsa feudale, ma che a sua volta agiva con sempre maggior forza a trasformare la stessa feudalità. In questo modo vengono incorporati nell'eredità cristiana, nuovi valori umani. Anche nei secoli più rudi, la Chiesa aveva tenuto sempre come suo appannaggio la protezione dei deboli e degli oppressi. Ora era riuscita a mettere la spada a servizio del diritto, a porre la forza a servizio della debolezza. D'altra parte sotto il suo influsso s'afferma la nozione d'onore, nozione complessa, in cui entrano molti elementi di valore diverso, alcuni presi dalle antiche tradizioni guerriere dei Germani, ma che segnano innegabilmente un progresso della dignità umana. La nuova civiltà signorile, che si sviluppa nel secolo xn, è pure caratterizzata dal posto eminente che vi occupa la donna. Si dirà che quel posto alle volte è stato eccessivo, che la poesia cortese, in cui soprattutto si manifesta, debba certe sue ispirazioni alla poesia araba anteislamica; ma non resta meno vero che la Chiesa prende larga parte in questo sviluppo. Onorando la verginità consecrata, il cristianesimo prepara lo spirito e i cuori a riconoscere pienamente la virtù femminile. Infine il posto occupato dalla Vergine nella teologia e nella liturgia cristiana innalza la donna alla massima altezza possibile. E quando San Bernardo canta Maria SS., quando i maestri d'arte delle cattedrali ne scolpiscono l'immagine e la espongono alla venerazione dei fedeli, compiono nel campo sacro lo stesso gesto dei cavalieri nel campo profano. Abbiamo qui una vera e totale trasformazione nei costumi, che non solo s'addolciscono e s'ingentiliscono, ma comportano anche tutta una nuova concezione dell'amore umano, ignorato dall'antichità. L'impressione di lontananza che le opere antiche anche somme producono sempre su noi moderni, è in parte spiegabile dal fatto che l'amore, come l'intendiamo noi, non vi compare quasi affatto. Tale amore che non è più solo desiderio fisico, e nemmeno preoccupazione di perpetuare una famiglia, ma è aspirazione dell'anima a perdersi nell'anima, è un  dono del cristianesimo che collocò la donna nella sua vera dignità. E siccome infine quest'amore umano, d'altronde troppo spesso aberrante, raggiunge l'amore divino, è logico che sia accompagnato da una mirabile fioritura mistica, che culmina in San Bernardo nel secolo XII.


c) Ampliamento del pensiero occidentale. - Le Crociate allargando l'orizzonte del mondo, allargarono pure quello del pensiero occidentale. Attraverso le traduzioni e i commentari arabi, i dottori cristiani ritrovarono Aristotele e la grande tradizione del pensiero greco. Alla fine del secolo XII si sente una vera febbre d'istruzione; un po' ovunque, sull'esempio dell'Università di Parigi, si costituiscono grandi organismi per l'insegnamento superiore. La Chiesa non aveva mai trascurato del tutto l'istruzione, di cui ebbe tutto il peso da sola, come pure delle opere d'assistenza. Nel nostro studio abbiamo avuto occasione di citare le scuole monastiche, ma per essere completi, dovremmo parlare anche delle scuole episcopali e delle innumerevoli scuole parrocchiali, dove i più umili apprendevano i rudimenti del sapere. Intanto nel secolo XII, che per molti aspetti segna una rinascita delle lettere molto più estesa e duratura di quella carolingia, si sviluppa un'intensa attività intellettuale, illustrata dall'esempio celebre della controversia tra San Bernardo e Abelardo. Le Università del secolo XIII furono lo strumento adatto a simili bisogni. Sappiamo di quali cure i Papi, specialmente Innocenzo in, circondarono l'Università di Parigi, chiamata il cervello della civiltà cristiana medioevale, come Roma ne era il cuore e la Germania il braccio.


A Parigi fu compiuto il più grande lavoro teologico dopo l'epoca dei Padri della Chiesa. Per vari secoli s'era fatto poco più che conservare; ora sembra ormai giunto il tempo di continuare e completare. In questo lavoro i nuovi Ordini mendicanti ebbero parte preponderante, rispondendo a una duplice necessità. Da una parte la ricchezza notevolmente accresciuta con le città, la borghesia e il traffico internazionale, porta certe anime a sentire più forte l'appello alla povertà evangelica. La seconda metà del secolo xu vide in questo senso una serie di tentativi sporadici di cui parecchi, come quello dei Valdesi, non tardarono a erigersi contro la gerarchia e deviare dall'ortodossia. Con lo sviluppo dell'istruzione generale e delle condizioni materiali fatte più stabilì, appare lo spirito di critica e d'esame. L'attuale ricchezza della Chiesa viene paragonata con la povertà degli inizi. Bisognava reagire senza nulla distruggere, e questo fu l'opera soprattutto di San Francesco d'Assisi. D'altra parte la nuova importanza delle città esigeva nuovi metodi d'apostolato. Le abbazie benedettine, con la loro caratteristica stabilità loci, erano poco preparate allo scopo, e San Domenico constatò che avevano fallito nell'opera contro gli Albigesi. Invece i Mendicanti vanno da una città all'altra, predicando sulle pubbliche piazze, si mescolano alla vita del popolo e, con l'istituzione del terz'Ordine, lo associano strettamente alla loro vita religiosa. Infine San Francesco d'Assisi uni tutta la natura nell'adorazione del Creatore, con una novità d'importanza pari all'esaltazione della donna. L'uomo dell'antichità si è sentito sempre schiacciare dall'enormità delle forze naturali; cercò di difendersi, ma non sognò mai di amarle, di comprenderle, penetrarle. Invece il cristiano sa che la natura è uscita dalla stessa mano che ha fatto l'uomo; davanti ad essa prova un sentimento di fraternità; e non è a caso che i primi balbettii della scienza moderna siano usciti dalle università francescane d'Inghilterra.


 


Sebbene animati dallo stesso spirito di povertà, come i frati Minori, i Predicatori hanno essenzialmente la missione d'insegnare. Fin da principio tra di loro la cultura intellettuale, specialmente teologica, va di pari passo con la vita spirituale. Mentre San Bonaventura, che fu maestro generale dei Francescani, da uno splendore e un vigore nuovo alla teologia tradizionale che attraverso Sant'Agostino si riallaccia al pensiero platonico, sarà gloria dei Domenicani Sant'Alberto Magno e San Tommaso d'Aquino informare la filosofia cristiana d'aristotelismo e attuare una sintesi armoniosa della ragione e della fede. Il razionalismo aristotelico, introdotto nelle scuole al principio del secolo XIII, poneva agli uomini del tempo i problemi più gravi. Rigettarli significava consumare il divorzio tra la ragione e la fede, e fare in modo che quella potesse svilupparsi contro questa. Accettare sembrava mettere in pericolo il deposito della rivelazione; e cosi si spiegano le accanite resistenze incontrate dalla nuova filosofia. Tuttavia, se la ragione viene da Dio, dev'essere possibile la conciliazione; ed è merito immortale di San Tommaso non solo aver pensato questo, ma di averlo dimostrato per secoli nei suoi scritti, in cui non sappiamo se si debba ammirare di più la maestosa architettura, la serenità dell'argomentazione, la chiarezza dell'esposizione o la profondità e l'ardimento dei concetti, che si rivelano ancora fecondi dopo cinquecent'anni.


d) Rinascita artistica. - Mentre il Dottore Angelico edifica pazientemente l'immenso edificio delle sue Somme; mentre la Chiesa trionfa dell'eresia albigese, che metteva in pericolo non solo il cristianesimo, ma i fondamenti di qualsiasi società umana, all'arte romanica succede quella gotica, come lo slancio verticale della preghiera e della carità alla solidità massiccia e tozza delle certezze indistruttibili. In tutti i campi il secolo XIII è un'età di fioritura. Non già che siano scomparsi tutti i pericoli, ma per la prima volta, dopo secoli, l'uomo dell'Occidente ha preso confidenza nel suo destino. In Francia regna San Luigi. Già altri come Sant'Enrico di Germania, Santo Stefano d'Ungheria, San Venceslao di Boemia, Sant'Olav di Norvegia e altri ancora, avevano proposto al mondo lo spettacolo del monarca cristiano. Nessuno però ebbe la perfezione, la grazia sorridente, la generosità cavalieresca di San Luigi, nel quale, all'apice del Medioevo, culminava quanto di giustizia, di carità, di nobiltà e di devozione il cristianesimo da secoli aveva messo nel cuore degli uomini. Il secolo XIII in tutti i campi produce fiori di grazia e di civiltà veramente primaverili. Il mondo nuovo, sorto da terribili sconvolgimenti e stabilizzato in un certo equilibrio, appare tutto fresco dalle acque battesimali, come al mattino dei giorni. Al principio del secolo, mentre regna gloriosamente Innocenzo III, San Francesco d'Assisi riunisce in sé la più austera umiltà e un ardore cavalieresco che lo affratella coi paladini; San Luigi a metà del secolo unisce la forza e la dolcezza, la prudenza e l'entusiasmo, governa il suo regno con mano maestra e perisce portando un'ultima sfida all'Islam, riassumendo tutta la grandezza temporale e spirituale del suo tempo; infine San Tommaso d'Aquino, contemporaneo del Re santo attua nell'ordine della speculazione e della preghiera un equilibrio calmo e sereno, che è quello delle epoche felici, in cui tutte le forze convergono pacificamente verso un unico scopo.


_ Le arti in qualche modo esprimono sempre simili felici risultati. Anche se il ricordo di San Francesco e di San Luigi fosse spento; anche se l'opera di San Tommaso d’Aquino fosse perduta, e rimanessero soltanto le cattedrali, potremmo ancora comprendere che cosa sia stata questa grande manifestazione della civiltà cristiana. Certamente i vecchi demoni erano solo incatenati, non distrutti; la storia non conosce pause. Studiata nei particolari, la cronaca di quel tempo non è sempre edificante; ma non resta meno vero che allora fu raggiunta una certa perfezione, la quale ci tocca tanto più in quanto fu, quasi interamente l'opera della Chiesa, che in questo modo dimostrò ancora una volta che cos'era capace di fare per gli uomini. E l'epoca si chiude con l'apparizione del più grande poeta che il cristianesimo abbia dato al mondo, fino ai nostri giorni: Dante Alighieri. La sua Divina Commedia è la cattedrale, la Summa poetica, dove troviamo esposto tutto il sapere del tempo e le sue aspirazioni ad una monarchia universale, che raggruppasse tutti i popoli cristiani sotto uno scettro, com'erano già uniti sotto la verga d'un solo pastore. Nella persona di Beatrice si compie la sintesi dell'amore divino e dell'amore umano, alla quale tendevano per vie diverse la cortesia e la mistica. Infine, grazie a Virgilio, l'antichità non è assente da questa armonia, cui partecipano Dio e l'uomo.


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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