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LA CHIESA ACCOMPAGNATA DALLA GRAZIA NELLA SUA STORIA

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2014 15:54
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27/01/2014 15:41
 
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CAPITOLO II. - L'IMPERO CRISTIANO


L'editto di Milano (313) con cui Costantino concedeva completa libertà di culto ai cristiani, apre un periodo assolutamente nuovo nella storia della Chiesa. Viene posto per la prima volta, e in tutta la sua ampiezza, il problema dei rapporti dello spirituale e del temporale. Senza analizzare a fondo i motivi, di natura molto varia, che spinsero Costantino a un atto così gravido di conseguenze, si può ammettere che egli voleva spezzare la solidarietà all'Impero con una religione abbandonata da gran parte dei suoi sudditi. L'ultima persecuzione aveva provato che ormai il paganesimo, nonostante l'appoggio dello Stato, era impotente a trionfare dell'avversario. Toccherà ora al cristianesimo ristabilire l'unità morale entro l'organismo dell'Impero, unità ritenuta sempre indispensabile. Infatti l'evoluzione fu rapidissima anche se interrotta per alcuni anni dal tentativo di Giuliano l'Apostata. Era contrario a tutte le tradizioni dello Stato romano rimanere a lungo neutrale tra il cristianesimo e il paganesimo. Non era ancor passato un secolo dall'editto di Milano e l'Impero era diventato cristiano.


§ 1. - Il rinnovamento dei valori antichi.


Alle persecuzioni successero i privilegi in favore della Chiesa. Lo Stato, per legarla a sé, si attacca ad essa, e verso la fine del secolo quarto, al tempo di Teodosio, parve creata una tale solidarietà tra lo Stato e la Chiesa, che ci si poteva chiedere se la rovina dell'uomo non avrebbe comportato quella dell'altro. Rappresentiamoci l'ampiezza di questo cambiamento quasi senza transizione. La Chiesa per la prima volta deve dare prova non solo della sua forza, come al tempo delle persecuzioni, ma anche della sua capacità d'adattamento e d'assimilazione. Essa raccoglie un'eredità gloriosa, ma anche pesante: l'eredità della cultura antica. Da lungo tempo gli apologisti se n'erano già serviti per difendersi; ora però si tratta di ben altro. Come l'amministrazione ecclesiastica adotta le linee imperiali, cosi i Padri del quarto secolo assumono il compito di salvare tutto il salvabile, di battezzare tutto il battezzarle degli antichi valori. La filosofia greca e il diritto romano furono penetrati dal Vangelo, e in Occidente specialmente due dotti guidarono l’impresa gigantesca: Sant’Ambrogio di Milano e Sant'Agostino d'Ippona. Nei trattati di Sant'Ambrogio non è difficile notare l'imitazione di Cicerone, e tutta l'opera di Sant'Agostino è impregnata dello spirito di Piatone. La loro originalità è anche più splendida; e fin da allora si vide come il cristianesimo sia capace di valorizzare tutto ciò che è autenticamente umano.


Il cristianesimo non s'attiene a un'imitazione servile, ma rinnova quanto tocca. Mentre i retori del paganesimo agonizzante non sanno che ripetere invariabilmente formule morte, tanto che nel quarto secolo la cultura antica appariva inaridita non meno dell'organizzazione dello Stato, il cristianesimo da una vita nuova e sconosciuta alle verità antiche. Basta il libro delle' Confessioni a provarlo. Uno dei tratti che maggiormente colpisce chiunque abbia familiarità con le lettere antiche, è la rarità o l'assenza, perfino nei capolavori, d'ogni accento personale. Anche i più grandi autori rivelano poco o nulla della loro intimità; e ciò li rende a noi quasi inaccessibili, più ancora del passare dei secoli. In fondo non sapremo mai chi furono Pericle o Cesare, perché ignoriamo ogni cosa della loro umanità più profonda; ne vediamo lo spirito e i gesti, ma non il cuore e l'anima. L'antichità pagana non conobbe l'uomo interiore. Per quanto interessante in altri campi, perfino la corrispondenza di Cicerone a questo riguardo è una delusione. C'è indubbiamente un Marco Aurelio, del quale sarebbe ingiusto dire che non affiori l'anima nelle note intime; però lo spettacolo di questo saggio Imperatore, tutto imprigionato nell'orgoglio stoico, è quello d'un'anima che si dibatte nel cuore d'una solitudine inumana.


Con Sant'Agostino comincia il grande dialogo non più interrotto nei secoli tra l'anima peccatrice e il Dio Salvatore. Per questo si potè dire di lui che è il primo dei moderni. Ormai non siamo più soli, perché è con noi e per sempre Qualcuno. Gli antichi dèi non amavano l'uomo e non gli domandavano amore: sotto di essi l'umanità viveva nel terrore e nell'abbandono. La letteratura e l'arte antica sono certo percorse da appelli commoventi, ma queste invocazioni non ricevettero mai una valida risposta. Ora la risposta è venuta, ed ecco i] dialogo. Uno sguardo amoroso s'è posato su ciascuno di noi, senza distinzione di casta o di razza. Tutte le potenze dell'anima, ignorate o misconosciute dai filosofi antichi, hanno cominciato a fremere, e noi abbiamo questo documento unico, di cui il Guitton metteva recentemente in luce tutto quello che lo distingue dalla filosofia neoplatonica, l'ultima grande filosofia dell'antichità. La conversione d'Agostino non getta soltanto luce sugli abissi interiori dell'uomo; ma illumina anche la vera natura del tempo e dell'eternità e il senso della storia.


§ 2. - Fondamenti d'un ordine nuovo.


Quali questioni sconcertanti si ponevano al filosofo cristiano al principio del v secolo! L'Impero che fino allora aveva protetto tutto il mondo civile,quello che i greci chiamavano " l'Ecumene ", l'Impero che i migliori spiriti potevano considerare punto culminante della storia, specialmente dopo che s'era fatto cristiano e sembrava confondersi col regno di Cristo, ora cedeva da ogni parte all'assalto dei barbari. Nel 410, meno di un secolo dall'editto di Milano, i goti d'Alarico si impadroniscono di Roma; perdute quasi completamente la Gallia e la Spagna; i Vandali minacciano l'Africa. Il cristianesimo non sembra in parte responsabile dell'immenso disastro? Simile opinione, ripresa oggi da parecchi, allora era sostenuta dagli ultimi seguaci del paganesimc. Non è difficile confutarla. Il mondo antico mori per la propria debolezza, anzi per esaurimento, svuotato a poco a poco della sua sostanza dallo spopolamento, divenuto tragico dopo la grande peste del secondo secolo e dal fallimento economico. Non tocca a noi narrare distesamente questi fatti, ma è certo che gli ultimi romani non avevano aspettato il cristianesimo per distogliersi dal mestiere delle armi; invece l'Impero moribondo trovò tra i cristiani i soldati più intrepidi e i funzionari più devoti. Questo però non bastava a restituire vigore a un organismo esaurito, ed è un errore credere che la Chiesa, che ha le promesse della vita, possa nello stesso modo assicurare la prosperità temporale degli stati, quando ne vengono a mancare le condizioni necessarie. L'errore era quasi inevitabile al principio del secolo quinto, quando l'uomo non era ancor abituato a distinguere rigorosamente la sfera dello spirituale da quella del temporale. Per rispondere ai detrattori del Cristianesimo, Sant'Agostino scrisse la Città di Dio, libro che per molti lati rimane attuale come le Confessioni. Si volle vedere in esso una condanna dello Stato, considerato opera del demonio, ma Sant'Agostino condannò non lo Stato in se stesso, ma lo Stato idolo, qual'era presentato per secoli dal paganesimo. Bastano certe esperienze contemporanee per dimostrare che una simile condanna è non solo valida, ma sempre opportuna.


Alla città puramente umana, il vescovo d'Ippona contrappone la " città di Dio ", i cui abitanti amano Dio con piena umiltà ponendolo sopra la propria persona. Nello stesso tempo Sant'Anibrogio rivendicava piena indipendenza dell'autorità religiosa da quella civile e umiliava il colpevole Teodosio sulla porta della chiesa di Milano. A questo modo il cristianesimo dei secoli quarto e quinto, anziché cedere a Cesare e succedere semplicemente al paganesimo come religione di Stato, rivendica la propria autonomia assieme all'autonomia della persona umana. L'azione d'un Ambrogio, gli scritti in cui esalta la verginità votata a Cristo, le riflessioni d'un Agostino sulla storia personale o sui grandi orizzonti della storia universale, consolidano sopra le rovine dell'ordine antico i fondamenti d'un ordine nuovo. In questi cinquantanni decisivi la Chiesa, appena uscita dalle catacombe, si prepara al compito materno e pedagogico che le sarà proprio per tanti secoli. Frattanto San Gerolamo traduce la Bibbia in latino, portando cosi alla perfezione la lingua della liturgia; e in j Oriente San Giovanni Crisostomo da un nuovo splendore all'eloquenza greca, ! mentre i Padri fanno la prima sintesi armoniosa della sapienza profana e della j Sapienza sacra.


Non s'insisterà mai abbastanza su queste meraviglie. Grazie al cristianesimo, in quest'ultimo secolo dell'Impero d'Occidente, i fiori della primavera si mescolano ai frutti dell'autunno. Nella stessa epoca alcuni uomini cominciano a ritirarsi nel deserto per consecrare la loro vita alla preghiera. Il movimento monastico dall'Egitto si propaga rapidamente fino alle estremità dell’Impero e vedremo ben presto che azione decisiva eserciterà sulla storia della civiltà.


 


Questa fuga dal mondo non solo risponde al disgusto provato da certe anime davanti alle turpitudini contemporanee, ma anche al desiderio di avvicinarsi di più a Dio e di contrarre la più intima unione con Lui. Gli antichi filosofi greci, e specialmente Piotino, avevano indubbiamente parlato della contemplazione, ma d'una contemplazione puramente intellettuale e priva di carità. Invece il cristiano che lascia il mondo, se ne separa solo in apparenza, e si sottrae ai legami particolari per praticare più liberamente la carità universale. L'istituzione monastica e il sacrificio della verginità consecrata sono altrettante manifestazioni dell'Amore, altrettanti modi d'affermare la dignità della persona umana.


Così la Chiesa, al tramonto dell'antichità, perfeziona la sua teologia lottando passo passo contro le eresie sempre rinascenti, si prepara con la preghiera, non meno che col pensiero, a sopravvivere all'Impero moribondo e a trasmettere ai barbari, assieme al deposito della fede, i valori dell'antica civiltà.


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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