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I cosiddetti "FRATELLI DI GESU' "

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2021 18:22
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11/01/2014 17:38
 
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PRIMA CRITICA:


Gesù aveva molti fratelli e sorelle. Ad esempio in Mc 6,3 si legge: "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui tra noi?"


RISPOSTA


Già in questo passaggio possono venire dei sospetti sui presunti fratelli di Gesù. L’Evangelista scrive "il figlio di Maria" mentre, se Maria avesse avuto molti figli, avrebbe dovuto scrivere "uno dei figli di Maria".


Il passaggio successivo fa sorgere dubbi anche sulle sorelle. Quel "tra noi" dà l’idea di persone che abitano nello stesso paese, quindi membri di uno stesso clan o tribù, piuttosto che indicare un rapporto di fratellanza carnale.


SECONDA CRITICA


In Mc 3,31 si dice: "Giunsero sua madre e i suoi fratelli" quindi il riferimento è esplicito.


RISPOSTA


In realtà non è affatto esplicito. Solitamente nella Bibbia, quando si vuole sottolineare che qualcuno è fratello carnale, si aggiunge sempre "il figlio di sua madre". Ad esempio in Dt 13,7 si trova scritto "Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre…" per noi è solo una ripetizione ma per gli ambienti semitici era l’unico modo per sottolineare che quella parola "fratello" stava ad indicare un fratello carnale e non un semplice parente. Un altro esempio, fra i tanti che si possono citare è tratto dal Salmo 50,20 "Ti siedi, parli contro tuo fratello, getti il fango contro il figlio di tua madre."

Nel N.T. troviamo un episodio illuminante:"Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli," Mt 20,20


Qui c’è una madre con i suoi figli che si avvicina a Gesù.


In Mt 12,46-50 ( ho scelto apposta lo stesso autore) c’è una scena simile ma il testo è diverso. Si dice infatti "Mentre egli parlava, sua madre e i suoi fratelli…" Perché non si dice "… sua madre con i suoi figli"? Perché questa costruzione della frase avrebbe tratto in inganno il lettore che, nel primo caso era stato avvertito che si trattava di figli naturali mentre nel secondo che si trattava solo di parenti.


TERZA CRITICA


di alcuni dei fratelli di Gesù conosciamo anche il nome Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda. Giacomo e Giuda sono anche gli autori delle rispettive epistole.


RISPOSTA:


Siamo sicuri che siano veramente i figli di Maria, la madre di Gesù?


Solitamente, nel linguaggio biblico, quando si vuole identificare in maniera certa un fratello carnale si dice che è figlio di sua madre.


Ad esempio in Giudici, 8,18 si legge: "Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"


In questo caso Gedeone specifica che la parola fratelli significa proprio fratelli carnali e non semplicemente parenti e lo fa usando la ripetizione "figli di mia madre"


Nei Vangeli nessuno viene definito fratello di Gesù, figlio di sua madre ma semplicemente fratello.


Tornando ai nomi citati,cominciamo col dire che il vangelo di Matteo ci informa che tra le donne presenti sul Calvario c’era una Maria definita "madre di Giacomo e di Giuseppe." Ricordiamo che Giacomo e Giuseppe sono stati indicati, all'inizio di questo forum, come i fratelli carnali di Gesù.


Anche Marco, nel suo vangelo, conferma questa informazione e poi aggiunge che questa Maria, insieme a Maria di Magdala, osservò dove era stato portato il corpo di Gesù e, il giorno dopo, si recò alla tomba con gli unguenti per la sepoltura.


Nel vangelo di Giovanni apprendiamo che sotto la croce c’erano Maria, la madre di Gesù, la sorella di lei, Maria di Cleopa ( o Cleofa) e Maria di Magdala. (Cfr Gv 19,25)


Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe.


Quindi, dal confronto di questi versetti si capisce chiaramente che Giuseppe e Giacomo sono i figli di quella Maria citata sempre insieme a Maria di Magdala e non di Maria la madre di Gesù.


Eliminati due nomi, restano gli altri due: Giuda e Simone. La Bibbia non dice nulla della loro famiglia ma, il solo fatto che siano nominati insieme ai primi due fa ritenere che si tratti, anche in questo caso, di parenti di Gesù. Questa ipotesi è confermata da uno scrittore del secondo secolo, Egesippo, che ci dice che Giuda e Simone erano figli di Cleopa ( o Cleofa), fratello di San Giuseppe, sposo della "terza" Maria che era sul Calvario.


Una conferma biblica l’ abbiamo leggendo le lettere di Giacomo e di Giuda. Nessuno dei due, nella presentazione, afferma di essere fratello di Gesù ma entrambi si dichiarano "servi di Cristo". Addirittura Giuda si presenta soltanto come "fratello di Giacomo" pur sapendo che una fratellanza carnale con Gesù avrebbe dato sicuramente maggior autorità al suo scritto oltre ad identificarlo con maggior sicurezza.


Possiamo fare anche un’altra considerazione. Giovanni, nel suo Vangelo, ci dice che Gesù morente affidò Sua madre ad un discepolo.


Al di là del significato teologico, un gesto di questo genere è comprensibile solo se si ammette che Gesù era figlio unicoSe Maria avesse avuto altri fìgli, quattro maschi e un imprecisato numero di figlie, quel gesto di Gesù sarebbe stato offensivo o almeno poco riguardoso.


QUARTA CRITICA:


Gesù è il primogenito, quindi questo vuol dire che dopo di Lui ci furono altri figli.


RISPOSTA


Questo è un ragionamento valido ai giorni nostri, ma non lo era ai tempi di Gesù. Nell’ ambiente ebraico il termine "primogenito" aveva un valore legale e tecnico in quanto era il rappresentante della famiglia e, secondo quanto dice Dt 21,17, era la "primizia del vigore paterno". Che la primogenitura non fosse semplicemente un ordine di nascita è testimoniato anche dall’ episodio di Esaù che vendette la sua primogenitura per un piatto di lenticchie.

Sempre Gesù viene definito "il primogenito della creazione" (Col 1,15). E’ ovvio che con questo titolo si vuole esaltare la Sua regalità mentre per i protestanti dovrebbe significare che, dopo di Lui, altri vennero generati.


Che il termine "primogenito" potesse anche essere dato all’unico figlio nato, ci viene anche confermato dall’ archeologia. Nel 1922 in Egitto è stata scoperta una necropoli giudaica di Tell el Yehudieh. In questa necropoli è stata trovata una tomba che reca questa iscrizione: "Ma la sorte, nei dolori del parto del mio figlio primogenito, mi condusse al termine della vita." Quindi in quella tomba era stata sepolta una donna morta mettendo alla luce il suo ( ovviamente) unico figlio che però viene definito "primogenito" E’ ragionevole pensare che successivamente quella donna non abbia avuto altri figli. La data dell’ iscrizione corrisponde al 28 gennaio del 5 a.C. quindi quella donna era contemporanea di Gesù. Questo ci dimostra che il valore del termine "primogenito" che il marito di quella donna sfortunata aveva attribuito al suo unico figlio e ugualmente applicato da Luca nei confronti di Gesù, era quello usuale presso gli Ebrei dell’ epoca.


QUINTA CRITICA


In Mt 1,25 si dice che Giuseppe non "conobbe" Maria finchè non ebbe partorito Gesù. Questo però indica che, dopo la nascita di Gesù, ebbe con lei dei normali rapporti sessuali.


RISPOSTA


Nella Bibbia ci sono molti esempi che ci dicono che "finchè" ( in greco "eos") vuole semplicemente indicare ciò che avvenne fino a quel momento senza però dire nulla del dopo. Per esempio in 2 Sam 6,23 si dice che Micol, moglie di Davide, non ebbe figli finchè morì. Domandiamoci quanti figli ebbe dopo la sua morte..


Anche nel N.T. ci sono casi del genere. Anche se nelle traduzioni moderne non si nota ( la Bibbia di Gerusalemme traduce questo versetto in questo modo: "era poi rimasta vedova e ora aveva 84 anni"), in Lc 2,37 si dice che la profetessa Anna rimase vedova finchè non ebbe 84 anni.


( in greco: kai "e" autè "lei" kerà "vedova" eòs "finchè" eton "anni" ogdoèkonta "ottanta" tessaron "quattro". Il verbo in questa frase viene sottointeso).


Tornando a Mt 1,25, la parola "finchè" non ha nulla a che fare con il periodo di tempo successivo alla nascita di Gesù ma si riferisce solo al tempo precedente. Quindi l’Evangelista nel versetto indicato ha voluto solo comunicarci l’evento straordinario della nascita verginale del Salvatore.


SESTA CRITICA


nei primi secoli, era talmente pacifico che Gesù avesse dei fratelli, che nessuno si sognava minimamente di pensare a eventuali cugini quando leggevano in greco la parola "adelfos"


RISPOSTA


Nei primi secoli era talmente pacifico che Gesù non avesse avuto dei fratelli, che tutti pensavano a parenti o a cugini quando leggevano in greco la parola "adelfos". Fra coloro che hanno parlato della verginità perpetua di Maria possiamo citare in ordine sparso, San Girolamo, il traduttore della Bibbia in latino, Origene, S.Ilario, S.Epifanio, S.Atanasio, S.Ambrogio, vescovo di Milano, e S.Agostino.

SETTIMA CRITICA


In greco, per indicare i cugini, esiste la parola "anepsiòs" mentre per indicare i fratelli si usa la parola "adelfòs". Nei vangeli si parla esplicitamente di "adelfòi" che è il plurale di "adelfòs". Quindi si parla esplicitamente di fratelli.


RISPOSTA


Questa regola vale per il greco classico ma non per il greco biblico. Il termine ebraico "ah" significa sia "fratello" sia "parente" in genere e questo a causa della povertà del suo vocabolario mentre per indicare un parente lontano si usava il termine "anepsiòs". Già nella traduzione dei "Settanta" ogni volta che si incontrava il termine "ah" la traduzione era sempre "adelfòs". L’ esempio più usato è quello di Abramo che in Gn 13,8 definisce Lot suo fratello mentre in realtà è suo nipote. La stessa cosa è avvenuta anche nel N.T.


Inoltre il termine "adelfòs" assume anche altri significati:


In Gv 20,17 "fratelli" sono i discepoli


In Mt 25,40 i "fratelli" sono "tutti gli uomini"


In Mt 28,10 Gesù chiama "fratelli i suoi apostoli e discepoli.


OTTAVA CRITICA


Paolo chiama Giacomo "fratello del Signore" e Paolo conosceva bene la differenza fra "adelfòs" e "anepsiòs". Infatti in Col 4,10 chiama Marco il cugino ( anepsiòs) di Barnaba.


RISPOSTA


E’ proprio perché Paolo conosceva bene questa differenza che ha definito Barnaba come un parente lontano di Marco.Del resto in Fil 2,25 Paolo cita Epafrodito chiamandolo fratello (adelfòs) ma non risulta che Paolo avesse fratelli carnali con questo nome.


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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