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PIETRO FU A ROMA ?

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2017 14:44
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03/12/2013 10:29
 
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Pietro e Paolo, radici di Roma - La presenza dei due apostoli nell'arte della capitale.


Tra i graffiti le testimonianze della fede.


di Mirella LOVISOLO


Roma continua ad attirare folle di pellegrini e turisti. Ma perché Roma?


Perché Roma è il centro della cristianità? Perché ad essa guardano da 2000 anni uomini di ogni cultura? Quali sono le radici profonde di questa realtà?


Sono interrogativi cui rispondevano, con la semplicità dei fatti, i reperti archeologici datati tra il II e IV secolo raccolti nella mostra "PIETRO E PAOLO. LA STORIA, IL CULTO, LA MEMORIA DEI PRIMI SECOLI" organizzata nel 2000 dal "Meeting per l’amicizia tra i popoli" a Roma nel Palazzo della Cancelleria.


Fu la presenza dei due Apostoli, fondatori della Chiesa di Roma, e qui martirizzati e sepolti che, fin dall’inizio, divenne motivo di convergenza dei pellegrinaggi verso la città. Roma, dopo la libertà di culto del IV secolo, con l’erezione delle basiliche si trasformerà, per diventare quella che oggi ci appare: una città carica di memorie – nelle piazze, nelle vie, nelle chiese, nei monumenti.


Il cristianesimo a Roma, portato in città forse da quegli "stranieri romani" presenti al discorso di Pietro nel giorno di Pentecoste (Atti 2,10) si sviluppò ben presto in seno alla comunità giudaica. Lo storico Svetonio nella sua "Vita di Claudio", narra che nel 49 l’imperatore espulse da Roma i giudei ivi residenti, per i disordini nati a causa di "Chrestos" cioè di Cristo. E’ la più antica notizia della presenza cristiana a Roma cui Paolo tra il 56-57 indirizza la sua Epistola.


Tacito, grande storico romano, all’inizio del II secolo descrive negli Annali la prima persecuzione, scatenata da Nerone nel 64 dopo l’incendio di Roma contro la comunità cristiana, costituita da una "moltitudine ingente", tanto da non essere annientata neppure dalla feroce persecuzione.


I reperti della mostra parlano dell’inquietudine religiosa nella cultura romana di quegli anni, mentre la sezione storica presenta le testimonianze della presenza degli apostoli Pietro e Paolo a Roma.


Pietro giunse nella capitale dell’impero, in un anno non precisato tra il 42 e il 64. "Vi saluta la chiesa che è in Babilonia" scrive nella sua Prima Lettera (5,13). Babilonia, ormai scomparsa, era allora sinonimo di Roma.


La venuta di Paolo nel 61, è invece precisata da At 28,15. Paolo che si era appellato a Cesare, giunge in catene a Roma, dove trova un gruppo di fratelli cristiani ad attenderlo al Foro di Appio e alle Tre Taverne.


I Padri parlano unanimemente della presenza di Pietro a Roma oggi sostenuta dalla maggioranza degli studiosi, anche tra i fratelli separati.


Nel II secolo, Ireneo vescovo di Lione nell’opera "Contro le eresie" scrive: "Poiché sarebbe troppo lungo enumerare le successioni di tutte le chiese, prenderemo la chiesa grandissima e antichissima a tutti nota, la chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo...dopo aver fondato ed edificato la chiesa i beati Apostoli affidarono a Lino il servizio dell’episcopato…cui succede Anacleto. Dopo di lui al terzo posto…Clemente il quale aveva visto gli Apostoli e aveva nelle orecchie la loro predicazione…così è giunta sino a noi la tradizione che è nella chiesa a partire dagli apostoli…".


 




  • Abercio nella sua stele funeraria del 170, parla della sua visita a Roma dicendo in linguaggio simbolico: "…Mi mandò (il Pastore) a Roma a vedere una regina dalle vesti d’oro e dai calzari d’oro…vidi anche un popolo che aveva uno splendido segno…" e Giustino negli stessi anni commenta: "Questa regina è la Chiesa di Roma contrassegnata dal successore di Pietro".



Le sculture di numerosi sarcofagi, presentano i fatti evangelici di Pietro con Gesù; menzionato oltre duecento volte negli scritti neo-testamentari, Pietro emerge come il più autorevole degli apostoli.


 


Musei Vaticani Stele di Abercio sec. II.


Nel Sarcofago di Giona del Museo Pio Cristiano in Vaticano (III secolo), il registro che sovrasta il grande ciclo biblico, presenta le scene in cui Pietro, novello Mosè, compie il miracolo della fonte nel carcere Mamertino, dove l’apostolo avrebbe battezzato i suoi carcerieri (Atti di Pietro II sec.); viene quindi raffigurato il suo arresto mentre i cristiani a terra lo supplicano di fuggire.


Frequente è poi la raffigurazione dei miracoli di Pietro raccontati dagli Atti degli Apostoli e soprattutto la scena della "negazione", dove Pietro, con la mano sul mento e accompagnato dalla presenza del gallo, ascolta pensoso la predizione di Gesù (Mc.14,30). Nel Sarcofago dei Due Fratelli (IV secolo) appare la scena della "cathedra Petri" in cui l’Apostolo, dalla fisionomia riconoscibile, siede su un’emergenza rocciosa e legge un rotolo, mentre due soldati assistono alla lettura. Nel Sarcofago di passione (340-360) proveniente da S.Paolo fuori le mura, 4 alberi che accolgono uccelli e nidi, dividono lo spazio come colonne. Al centro appare l’allegoria delle Risurrezione: la croce vittoriosa con la corona e il cristogramma; a sinistra è raffigurato l’arresto di Pietro, a destra, per la prima volta, il martirio di Paolo.


 


Nei sarcofagi romani, tra il terzo e il quarto secolo, i racconti relativi a Pietro rappresentano una costante tra i temi raffigurati. Mentre dalla metà del IV secolo sui sarcofagi e nelle absidi mosaicate, compaiono le scene maiestatiche in cui Cristo Signore consegna la legge o le chiavi a Pietro mentre Paolo applaude.



Bellissimo l’affresco della Catacomba di Commodilla e il mosaico del Mausoleo di S.Costanza. La scena della "consegna delle chiaviche sancisce il mandato conferito a Pietro: "A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli" (Mt. 16,19) diventerà un tema diffusissimo nell’arte, mentre il simbolo delle chiavi diventerà, a partire dal V secolo, l’attributo di Pietro, così come la spada e il rotolo sarà quello di Paolo.


Il racconto apocrifo dell’incontro dei due Apostoli e la loro riconciliazione dopo i contrasti ideologici di Gal. 2-7,14, ha prodotto numerosissime opere – medaglioni, vetri dorati, lastre funerarie - dove i due Apostoli appaiono affrontati, faccia a faccia. Tra i più noti, il bellissimo vetro della Biblioteca Vaticana, in cui gli apostoli, ben identificati nelle loro diverse sembianze, sono accomunati dalla corona del martirio o - come nell’epigrafe del loculo di Asellus - dal monogramma di Cristo; oppure vengono raffigurati nell’abbraccio alle porte di Roma prima del martirio, come nell’avorio di Castellammare di Stabia.


Dopo il IV secolo, le immagini dei due apostoli, nel contesto decorativo delle solenni basiliche mosaicate, entrano nella grande tradizione figurativa cristiana.

Circa il martirio di Pietro e Paolo a Roma, le testimonianze materiali come quelle letterarie sono numerose. Clemente Romano terzo Papa, nella sua lettera ai Corinzi del 96, porta l’esempio di pazienza degli Apostoli che furono catturati a causa di invidie gelosie e discordie, quindi processati e uccisi "insieme ad una folla di eletti". Pietro, secondo lo storico Eusebio sulla base di uno scritto di Origene, venne crocifisso come gli altri cristiani nel circo di Caligola sulle pendici del colle Vaticano tra il 64 e il 67, crocifisso a testa in giù e sepolto in una tomba terragna nella necropoli esistente lungo il circo. Paolo venne decapitato nella stessa persecuzione sulla via Ostiense e sepolto nella necropoli sulla quale nel 386 venne costruita la basilica costantiniana.

Sulla tomba dei due apostoli sorse subito un piccolo monumento, una memoria, di cui parla il prete Gaio nel II secolo: "In Vaticano e sulla Via Ostiense, ti mostrerò i trofei (tombe gloriose) di coloro che hanno fondato questa Chiesa". Un discorso che è criterio guida per individuare la linea della retta tradizione mentre esprime la coscienza che la Chiesa di Roma si fonda sulla testimonianza e sul martirio dei due apostoli.

S.Pietro- scavi – Tomba di Pietro (Trofeo di Gaio sec II)

 

Il monumento di Pietro su cui, era convinzione comune, fosse sorta la Basilica elevata da Costantino, venne realmente trovato negli scavi condotti per volere di Pio XII tra il 1939 e il 1949. Vi si rinvenne anche un bollo recanti i nomi di Marco Aurelio e Faustina Augusta sua moglie, databile intorno al 146-161. Il piccolo monumento costruito sopra la tomba terragna di Pietro, era costituito da un’edicola con una nicchia e due colonnine, era addossato ad un "muro rosso" e diviso in due da una lastra orizzontale di travertino. In seguito era stata aggiunta, a lato dell’edicola, un piccolo ambiente di culto; nel muro superstite (detto muro "g") venne ricavato un loculo rivestito di marmo, per deporvi i resti di Pietro. In corrispondenza del loculo, sul "muro rosso", negli anni ’40 il P.Ferrua aveva trovato un frammento graffito con la scritta "Petr…eni" tradotto "Pietro è qui". Le successive ricerche di Margherita Guarducci tra il 1953-58, portarono al rinvenimento di alcune ossa di un uomo di circa 60 anni sepolto nel loculo del muro "g". Su questo muro i fedeli avevano inciso innumerevoli crittografie mistiche, preghiere e invocazioni a Cristo a Maria a Pietro, decifrati dalla stessa Guarducci (M.Guarducci – La tomba di Pietro - Rusconi 92)

 

Tomba di Pietro- Graffito sul "muro rosso"

Invocazione a Cristo e a Pietro

 

Nel III secolo, forse a causa della persecuzione di Valeriano, i corpi di Pietro e Paolo vennero, con probabilità, temporaneamente sistemati nella Memoria Apostolorum, lattuale Catacomba di S.Sebastiano. Del loro culto qui celebrato il 29 giugno, restano, commovente e visibile testimonianza, le centinaia di invocazioni graffite sul muro dellatriclia(F.Bisconti - Memoria apostolorum - 2000 - Catalogo Mostra)

La tomba di Pietro, collocata sulle pendici del Vaticano nel luogo di una precedente necropoli pagana, diventò centro di convergenza per altre sepolture cristiane. Il Trofeo di Pietro venne inserito nell’altare di un monumento più ampio nell’interno della Basilica costruita da Costantino a partire dal 320. Nei secoli successivi si ebbero altre sovrapposizioni sino a giungere all’attuale altare della basilica michelangiolesca del 1594. L’altare papale che si trova sotto il baldacchino del Bernini è collocato esattamente al di sopra del primo monumento e, dunque, al di sopra della tomba di Pietro.

Nelle Grotte Vaticane, attraverso l’arco aperto nel 1979 è visibile la "confessione," il sepolcro di Pietro. La nicchia del "Trofeo" - oggi "nicchia dei Pallii"- rivestita del mosaico del Salvatore e collocata in posizione decentrata per la presenza del muro "g", nel rivestimento di marmi preziosi, resta ancora a testimoniare "Pietro è qui".

Mirella LOVISOLO

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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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