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LA MARIOLOGIA nella Chiesa fino al sec. VI

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2013 22:27
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15/11/2013 21:50
 
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Il conflitto tra Alessandria e Antiocbia


L'artefice della rovina di Giovanni fu Teofilo vescovo di Alessandria, ove si era da tempo imposto un orientamento generale nella teologia che insisteva sulla divinità del Figlio di Dio e sull'esigenza di leggere la Bibbia per mezzo dell'esegesi allegorico-spirituale. A ciò si aggiunga che i vescovi di Alessandria, consapevoli dell'importanza anche politica della loro posizione (l'Egitto era il granaio dell'Impero), non avevano mancato di far valere la loro superiorità su tutto l'Oriente, entrando inevitabilmente in collisione con quanti, anche inavvertitamente, avessero tagliato loro la strada.


Ad Antiochia, invece, dove gli studi filologici avevano una lunga tradizione, la lettura della Bibbia venne preferibilmete svolta secondo i canoni del senso letterale, prestando cioè maggiore attenzione al dettato del testo. A questa esegesi letterale, aliena dagli svolazzi allegorici, corrispondeva una cristologia piú sensibile alla comprensenza dell'umanità del Figlio accanto alla divinità. Giovanni Crisostomo stesso è, a buon diritto, considerato un rappresentante significativo di questo orientamento. Nelle omelie egli è sempre aderente al senso letterale del testo biblico commentato; diffida delle ardite speculazioni teologiche e delle controversie che ne scaturiscono. Non è un caso se le sue preferenze vanno alle lettere di Paolo, maestro di vita spirituale e morale per il popolo cristiano.


Si comprende, dunque, facilmente, l'atteggiamento di Teofilo nei confronti di Giovanni, che alla fine, fu travolto. Ma poco tempo dopo lo stesso atteggiamento lo ritroviamo in Cirillo di Alessandria, nipote di Teofilo e suo successore (412-444), in una situazione per molti versi analoga.


Cirillo di Alessandria: un «faraone» cristiano


Lo stile di governo dato da Cirillo alla chiesa egiziana (a.412-444) richiama quello degli antichi faraoni: con lui, ancor piú che con Teofilo, la chiesa alessandrina rivendica con ogni mezzo il mantenimento del suo primato sulle cristianità orientali. Il modo con cui Cirillo si rese responsabile della fine della bella e dotta Ipazia, maestra rinomata di filosofia e di matematica tra i pagani di Alessandria, o l'arroganza con la quale fece distruggere la colonia ebraica di Alessandria dicono abbastanza chiaramente la tempra dell'uomo, che non arretrava davanti a nulla pur di raggiungere il suo scopo.


Carattere forte, fino alla prepotenza, Cirillo era dotato di una buona cultura teologica che gli consentiva di distinguere l'eresia al primo apparire. Si impegnò a fondo ancora contro gli ariani e non mancò di commentare abbondantemente le Scritture, dimostrando di possedere un'ottima preparazione teologica e patristica. Compose anche una grossa opera in cui confutava, punto per punto, quella che oltre settant'anni prima aveva scritto l'imperatore Giuliano l'ApostataContro i Galilei, cioè i cristiani. Giuliano aveva ripreso, approfondendole e amplificandole, le accuse di Celso e di Porfirio contro la religione cristiana, e la sua opera girava ancora negli ambienti pagani dell'Egitto senza aver ricevuto adeguata confutazione. All'impresa si accinse Cirillo, riprendendo la tecnica della confutazione per citazione diretta inaugurata da Origene, cosa che ci permette ancora oggi di leggere un buon numero di frammenti dell'opera altrimenti perduta di Giuliano.


4. La Madre di Dio


Cirillo è passato alla storia soprattutto come il vincitore del concilio di Efeso del 431, il terzo ecumenico, e come l'avversario accanito di Nestorio. Questi proveniva da Antiochia, come Crisostomo, ma a differenza del suo illustre predecessore sulla cattedra episcopale di Costantinopoli, nel corso delle sue orazioni non si trattenne dall'esprimere audaci novità che turbarono il mondo cristiano. Secondo Nestorio, in Cristo esistono due nature, l'umana e la divina, che sono talmente distinte da essere totalmente incomunicabili tra loro e, di conseguenza, la Madonna non poteva a rigor di termini essere chiamata «Madre di Dio», secondo l'antica e affettuosa espressione della fede popolare, ma solamente «Madre dell'uomo Gesù».


Questi concett scivolavano verso errori cristologici veri e propri, e diedero a Cirillo motivo per intervenire contro Nestorio, lanciando 12 Anatematismi di condanna che innescarono una dolorosa controversia finita in una tragica spaccatura delle chiese orientali.


Al concilio di Efeso, le tesi di Cirillo prevalsero e venne solennemente riconosciuta, fra il tripudio popolare, la divina maternità di Maria, la Theotòkos (= madre di Dio). I seguaci di Nestorio, esclusi dalla comunione ecclesiale, diedero vita ad una chiesa autonoma, quella nestoriana, che si diffuse verso l'Oriente siriaco ed ebbe lunga vita spingendosi fin dentro il remoto universo cinese: i nestoriani furono i primi cristiani ad arrivare in Cina, parecchi secoli prima di Marco Polo!


5. Verso il monofisismo


Ottenuta la destituzione di Nestorio, Cirillo scese a piú ragionevoli consigli con il partito antiocheno e si ritirò in un lungo silenzio fino alla morte avvenuta nel 444. Ma nella cristologia stessa di Cirillo si annidava un equivoco che di lí a poco avrebbe fatto scoppiare una nuova crisi.


Nel pensiero di Cirillo, che pure distingueva le due nature nell'unica persona di Cristo, la natura divina del Verbo era talmente predominante che finiva quasi per assorbire in sé quella umana. Cirillo si mantenne entro i confini dell'ortodossia, ma i suoi successori e seguaci alessandrini, portati verso questo tipo di cristologia per l'antica tradizione di pensiero spiritualistico caratteristica dell'ambiente, finirono col ricorrere a formulazioni troppo rigide nelle quali la natura umana scompariva, completamente assunta da quella divina, che veniva in tal modo considerata come l'unica natura di Cristo: di qui l'accusa di «monofisismo» che si attirarono gli eredi di Cirillo.


Lo scontro divampò nuovamente tra i monofisiti, particolarmente forti anche negli ambienti monastici e presso la corte imperiale di Costantinopoli, e i difensori delle due nature. In un primo momento i monofisiti ebbero la meglio nel famoso «brigantaggio di Efeso» del 449, ma ben presto, grazie soprattutto all'intervento decisivo di papa Leone Magno, le sorti si rovesciarono e al concilio di Calcedonia del 451 prevalse la formula ortodossa definitiva delle due nature di Cristo, quella divina e quella umana, intercomunicanti, ma distinte, nell'unica sua persona.


Omelia tenuta nel concilio di Efeso, 4: Lode a Maria, Madre di Dio


Ad Efeso nella Pentecoste del 431 il III Concilio ecumenico proclamò la reale unione deile due nature umana e divina in Gesú Cristo e, di conseguenza, la maternità divina di Maria, che può legittimamente essere chiamata Madre di Dio, Theotòkos, ciòè madre, secondo l'umanità, di Uno che è Dio.


Vedo qui la lieta e alacre assemblea dei santi, che, invitati dalla beata e sempre Vergine Madre di Dio, sono accorsi con prontezza. Perciò, quantunque oppresso da grave tristezza, tuttavia il vedere qui questi santi padri mi ha recato grande letizia. Ora si è adempiuta presso di noi quella dolce parola del salmista Davide: «Ecco quant'è bello e giocondo che i fratelli vivano insieme» (Sal 132, 1).


Ti salutiamo, perciò, o santa mistica Trinità, che ci hai riuniti tutti in questa chiesa della santa Madre di Dio, Maria.


Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio, venerabile tesoro di tutta la terra, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della retta dottrina, tempio Lndistruttibile, abitacolo di colui che non può essere circoscritto da nessun luogo, madre e vergine insieme-per la quale nei santi vangeli è chiamato «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 21, 9).


Salve, o tu che hai accolto nel tuo grembo verginale colui che è immenso e infinito. Per te la santa Trinità è glorificata e adorata. Per te la croce preziosa è celebrata e adorata in ogni angolo della terra. Per te i cieli esultano. Per te gli angeli e gli arcangeli si allietano. Per te i demoni sono messi in fuga. Per te il diavolo tentatore è precipitato dal cielo. Per te la creatura decaduta è innalzata al cielo. Per te tutto il genere umano, schiavo dell'idolatria, è giunto alla conoscenza della verità. Per te i credenti arrivano alla grazia del santo battesimo. Per te viene l'olio della letizia. Per te sono state fondate le chiese in tutto l'universo. Per te le genti sono condotte alla penitenza.


E che dire di piú? Per te l'unigenito Figlio di Dio risplendette quale luce «a coloro che giacevano nelle tenebre e nell'ombra della morte» (Lc 1, 79). Per te i profeti hanno vaticinato. Per te gli apostoli hanno predicato al mondo la salvezza. Per te i morti sono risuscitati. Per te i re regnano nel nome della santa Trinità.


E qual uomo potrebbe celebrare in modo adeguato Maria, degna di ogni lode? Ella è madre e vergine. O meraviglia! Questo miracolo mi porta allo stupore. Chi ha mai sentito che al costruttore sia stato proibito di abitare nel tempio, che egli stesso ha edificato? Chi può essere biasimato per il fatto che chiama la propria serva ad essergli madre?


Ecco dunque che ogni cosa è nella gioia. Possa toccare a noi di venerare e adorare la divina Unità, di temere e servire l'indivisa Trinità, celebrando con lodi la sempre Vergine Maria, che è il santo tempio di Dio, e il suo Figlio e sposo senza macchia poiché a lui va la gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Conclusione


Con la morte di Agostino (430) e con il concilio di Calcedonia (451) ha termine l'età dell'oro della letteratura patristica. Dopo il pensiero e la spiritualità cristiana tomeranno alla scuola dei Padri per approfondire continuamente la propria coscienza, ma le basi erano gettate. Dalla metà del sec. V inizia un periodo di sistematizzazione della tradizione, caratterizzato da scarsa originalità, e raramente interrotto dalla presenza luminosa di grandi scrittori spirituali. Ai Padri guarderanno sempre, sia in Oriente sia in Occidente, le generazioni successive come ai fondatori e alle guide insostituibili della vita e del pensiero cristiano, nonostante l'approfondimento della spaccatura tra la parte latina e quella greca dell'antico Impero romano, che ha portato un inevitabile impoverimento all'economia dell'esperienza cristiana.


Il ritorno ai Padri è la condizione irrinunciabile per l'incontro ecumenico tra l'Oriente e l'Occidente, ed è significativo il riconoscimento di un teologo protestante che non esita a parlare dell'«attualità dei Padri della Chiesa».

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