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ARTICOLI INTERESSANTI DI ANTONIO SOCCI

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2020 13:46
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05/03/2015 18:32
 
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Papa Francesco “liquida” i cristiani perseguitati?
No, è la stessa prudenza di Pio XII

Nel nuovo articolo Socci ha rinunciato a snocciolare i “peccati” di Papa Francesco, si è limitato alla riciclata accusa di ignorare i cristiani perseguitati. Secondo il giornalista sarebbe l’ora di«grandi iniziative di solidarietà e di aiuto», di «un instancabile intervento diplomatico della Santa Sede presso l’Onu e gli Stati democratici in difesa delle minoranze cristiane e della libertà religiosa. Ma in Vaticano tutto tace. Si dovrebbe tuonare ogni giorno dalla Cattedra di Pietro per difendere il gregge dai lupi. Invece niente di tutto questo». Quelle di Bergoglio sarebbe «sporadiche e imbarazzate dichiarazioni» dove «si limita a esprimere “dispiacere”, guardandosi bene dal fare qualsiasi riferimento all’Islam e dal fare alcun appello alla comunità internazionale per fermare le violenze con l’uso della forza».

Ironia della sorte, esattamente due giorni dopo è arrivata la testimonianza dell’arcivescovo Jacques Behnan Hindo, capo dell’arcieparchia siro-cattolica di Hassakè-Nisibi che ha annunciato la liberazione dei 19 cristiani assiri presi in ostaggio dai jihadisti dello Stato Islamico (Isis). Mentre Socci ha ridicolizzato i tentativi di dialogo e negoziato con l’Isis proposti da Francesco («Io mai do per persa una cosa: mai. Forse non si può avere un dialogo, ma mai chiudere una porta»ha detto il Santo Padre), l’arcivescovo Behnan Hindo ha proprio spiegato che i capi delle Chiese e delle comunità locali cercano invece di tenere aperti i contatti e i negoziati con i miliziani dell’Is attraverso la mediazione di alcuni leader tribali musulmani locali.

Se Socci accusa il Vaticano di non “tuonare” contro l’Islam, mons. Behnan Hindo, fisicamente a fianco dei cristiani perseguitati, ha affermato: «Il momento è delicato e ogni iniziativa o parola non calibrata e presa senza ponderazione può aumentare i rischi per tutti». E’ dunque evidente che se in Vaticano si prendessero sul serio i consigli dei giornalisti di “Libero”, i cristiani in Medioriente sarebbero esposti a gravissime ripercussioni.

Socci lo sa benissimo, è la stessa accusa che fecero a Pio XII quando scelse la prudenza nei confronti degli ebrei. Come ci ha scritto un nostro lettore, lo stesso giornalista difese Papa Pacelli in un convegno: «Socci era moderatore dell’incontro e ha affrontato il medesimo problema (relativo a Pio XII) senza la veemenza accusatoria che oggi lo contraddistingue, ma con la ragionevole volontà di capire». Infatti, diede la parola al vaticanista Andrea Tornielli, il quale spiegò: «L’attitudine di Pio XII è quella dello stile papale in tempo di guerra: non gettare benzina sul fuoco, tenere aperti tutti i possibili canali diplomatici, e salvare più vite possibili. Al Papa non interessava compiere un gesto clamoroso che gli avrebbe portato una fama sicura nei secoli futuri, ma la salvezza delle vite umane». Era guidato dalla prudenza, per non provocare mali peggiori magari per vendetta. Lo stesso che chiede oggi di fare l’arcivescovo di Hassakè-Nisibi. La stessa prudenza di Benedetto XVI, che ha sempre condannato gli attentati e la persecuzione dei cristiani senza mai parlare di colpe dell’Islam o generalizzare sulla fede musulmana ma piuttosto accusando la strumentalizzazione della religione (sfidiamo chiunque a trovare un solo intervento di condanna del Papa emerito di qualche strage in cui tira in ballo l’islam o l’islamismo). Tanto che nel 2009 la Chiesa di Benedetto XVI fu accusata dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, di avere “reazioni ammiccanti all’islam”.

E’ evidente che il Vaticano non ignora la sorte di Asia Bibi, la stessa donna ha scritto a Papa Francesco chiedendogli semplicemente di pregare per lei (e non di esprimersi pubblicamente), aggiungendo: «ti esprimo tutto il mio ringraziamento per la tua vicinanza». Vicinanza? Evidentemente la vicinanza del Pontefice alla donna arriva in Pakistan attraverso vie nascoste ai media.

Allo stesso modo non c’è alcuna dimenticanza dei cristiani perseguitati, chi si interessa dei pronunciamenti di Papa Francesco sa bene che ne parla ogni settimana. Lo ha fatto ieri incontrando i vescovi nordafricani: «mi unisco ai fedeli delle vostre diocesi, portate loro l’affetto del Papa e la certezza che egli resta vicino a loro e li incoraggia nella generosa testimonianza che rendono al Vangelo di pace e di amore verso Gesù. Vorrei in particolare rendere omaggio al coraggio, alla fedeltà e alla perseveranza dei Vescovi in Libia, come pure dei sacerdoti, delle persone consacrate e dei laici che rimangono nel Paese nonostante i molteplici pericoli. Sono autentici testimoni del Vangelo». Domenica scorsa ha detto«non cessano, purtroppo, di giungere notizie drammatiche dalla Siria e dall’Iraq, relative a violenze, sequestri di persona e soprusi a danno di cristiani e di altri gruppi. Vogliamo assicurare a quanti sono coinvolti in queste situazioni che non li dimentichiamo, ma siamo loro vicini e preghiamo insistentemente perché al più presto si ponga fine all’intollerabile brutalità di cui sono vittime. Insieme ai membri della Curia Romana ho offerto secondo questa intenzione l’ultima Santa Messa degli Esercizi Spirituali, venerdì scorso. Nello stesso tempo chiedo a tutti, secondo le loro possibilità, diadoperarsi per alleviare le sofferenze di quanti sono nella prova, spesso solo a causa della fede che professano». Così come più volte fatto appello ai leader islamici perché condannino il terrorismo religioso e si dissocino da esso.

Per interventi più specifici è evidente che il Vaticano si stia muovendo su binari riservati (contatti diplomatici, contatti personali, lettere, telefonate) e non è certo a noi che deve rendere conto. Come ha spiegato l’esperto vaticanista John L. Allen«papi e funzionari del Vaticano hanno sempre pesato le parole con attenzione, per paura che dire qualcosa di provocatorio possa peggiorare le cose. In questo contesto si apprezza il fatto che il Vaticano possa preferire operare dietro le quinte».


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