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I domenica dopo la Dedicazione (Anno C) (27/10/2013)

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2013 14:36
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26/10/2013 14:36
 
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I domenica dopo la Dedicazione (Anno C) (27/10/2013)
Vangelo: At 13, 1-5; Rm 15, 15-20; Mt 28, 16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Mt 28,16-20)

Atti degli Apostoli. 13, 1-5a

Ad Antiochia si è già fatto l'esperimento della convivenza di ebrei e pagani convertiti: essi vivono insieme con attenzione e rispetto reciproco, consapevoli di avere alle spalle una cultura diversa che però va continuamente verificata sulla Parola di Gesù, esaminando il Primo(V T) Testamento e le testimonianze che si stanno organizzando nel Secondo Testamento (N T). Questa operazione è molto più difficile per i pagani, fattosi cristiani, poiché richiede una sensibilità nuova che si adatti alla mentalità ebraica senza tuttavia assorbirne la legislazione del culto e le esclusioni che il popolo d'Israele fa rispetto agli altri popoli.

La Comunità cristiana ha sperimentato la bellezza e la speranza che Gesù ha portato attraverso la Parola e la conoscenza di sé agli apostoli. Così, in questa comunità, si è verificato che la fede si trasmette raccontando le parole e i fatti di Gesù e mostrando la propria testimonianza. Il Signore interviene, ma ha bisogno di una visibilità che accompagni il dono, anzi il dono della fede viene dopo questa manifestazione concreta e visibile di Gesù nei discepoli.

Con questo brano gli "Atti degli Apostoli" iniziano il racconto della prima missione di Paolo e di Barnaba da Antiochia verso l'Asia minore (13,1-14,28). Attraverso la Chiesa, Gesù si svela al mondo.

L'inizio di questa progetto avviene durante il culto e in un contesto di digiuno. Il digiuno è segno di attesa e sostegno alla richiesta che si fa a Dio.

Per la Pace in Siria Papa Francesco ha ripreso questo stile di intercessione per chiedere al Signore lo Spirito che aiutasse a superare i progetti di guerra.

L'imposizione, qui, non è tanto una comunicazione di poteri come nel Sacramento del sacerdozio quanto una benedizione. "Mettetemi da parte" suggerisce lo Spirito. Indica la separazione da ogni attività profana per un servizio sacro.

La prima destinazione è l'isola di Cipro. La raggiungono insieme Paolo e Barnaba, scelti dal Signore, ricchi di reciproco rispetto e di doti che si compensano, adatti per una prima missione.

Ma poiché è la Comunità cristiana che ha inviato, essa stessa si sente matrice, solidale e responsabile.

Perciò, conclusa la prima esperienza, ritornano. "Fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l'opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono, per non poco tempo, insieme ai discepoli" (14,26-28). La Comunità cristiana ha inviato, ha seguito con trepidazione e quindi aspetta una verifica poiché questo fatto diventa anche una prova per le scelte che via via si compiranno. Diventa anche stimolo di analisi per sé.

Lettera ai Romani. 15, 15-20

Paolo si rende conto di essere uno sconosciuto per la comunità di Roma poiché non è stata fondata da lui, e sanno di lui poco, e lo sanno da altri. Ha voluto, comunque scrivere una lunga lettera e qui, alla fine, si rende conto di aver scritto cose che già conoscono. Ma Paolo sente il compito di essere apostolo tra le genti perché si costituisca una unità tra i popoli e vuole coinvolgere anche questa grande comunità perché tutti i credenti in Gesù divengano, per il Vangelo annunciato anche da Paolo, un unico sacrificio, una grande offerta gradita a Dio

Vengono usati termini sacri, sacerdotali, cultuali. Il vangelo è un impegno sacro, è un culto, è un sacerdozio. Paolo vuole ricordare e far conoscere ("ricordarvi")"di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani" e quindi la loro fede li riunisce in una comunità "santificata dallo Spirito Santo".

Paolo dichiara di aver concluso il suo lavoro in Medio Oriente e pensa di trasferirsi in Spagna. Nel tragitto spera di fermarsi a Roma e, quindi, di potersi conoscere reciprocamente, più profondamente e desidera farlo per un po' di tempo

Paolo è consapevole di aver svolto il sacerdozio ministeriale ("l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita") per costituire una comunità più grande, a servizio dei battezzati tutti. Ed essi, a loro volta, esercitano un sacerdozio battesimale ogni giorno (Romani 12,1 "offrire i vostri corpi come sacrificio vivente").

Paolo si rende conto che il suo lavoro ha dato frutto e perciò avrebbe motivo di vanto, ma si corregge subito, dicendo che è tutta opera del Signore Gesù se, per mezzo suo, i pagani si sono sottomessi all'obbedienza, in parole e opere, e continuano a volerlo. Ma per questo il Signore si è servito anche di prodigi e segni miracolosi.

Negli "Atti degli Apostoli" si ricordano almeno due esempi di prodigi.

- Atti 14,8-10: «C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: "Alzati diritto in piedi! ". Egli fece un balzo e si mise a camminare».

- Atti 20,7-12: «Mentre erano riuniti; un ragazzo chiamato Eutico, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita! ". Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati».

Paolo ci tiene a ricordare che da Gerusalemme è giunto fino alla Macedonia. E se non ha mai predicato né a Gerusalemme né in Illiria (Illyria Superior è la Dalmazia; Illyria Inferior è la Pannonia), lo ha fatto nei paesi che stanno in mezzo a queste due regioni. E vi ha praticamente predicato in quasi tutte le città più importanti. Se elenchiamo quelle citate negli "Atti degli Apostoli" (si intende quelle visitate prima di scrivere la lettera ai Romani), in ordine cronologico, sono: Cipro, Attalia e Perge in Panfilia, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe in Licaonia, la Galazia, Troade in Misia, Filippi e Tessalonica in Macedonia, Atene e Corinto in Acaia, Colossi, Gerapoli, Laodicea ed Efeso in Asia.

Paolo sente che il lavoro nel mondo per condurlo a Cristo è compito di tutte le chiese: esse si rispettano a vicenda, ma debbono sentirsi chiamate dallo stesso Spirito e sorrette dalla forza del Signore Gesù. Ed è bene che tutti gioiscano che la Parola di Gesù si sviluppi poiché questa è gloria di Dio che allontana il male e costruisce la pace, anticipando i doni della presenza di Gesù.

Lettura del Vangelo secondo Matteo28, 16-20

Si ritorna in Galilea, per il saluto a Gesù che ascende al cielo e il mandato che lascia alla sua Chiesa.

La Galilea è terra disprezzata dove non c'è vera fedeltà a Dio perché la abitano popolazioni ebraiche mescolate a popolazioni pagane, violente, lontane da Gerusalemme e dalla sua legge. Gesù ha cominciato qui la sua missione, a Cafarnao, dice Matteo, e qui Gesù vuole iniziare il tempo della Chiesa che non conclude il tempo di Gesù, ma lo continua.

E' una Chiesa che accetta di stare nel mondo della miscredenza, della debolezza e della infedeltà poiché l'ha sperimentata anch'essa. Sono undici e non dodici (e portano così il segno del tradimento nel gruppo che Gesù ha richiamato e si è ricomposto dopo la risurrezione). E' anche un gruppo che alla presenza di Gesù dubita, perché è fragile, ha sempre bisogno di fiducia e di memoria per riprendere ciò che essi hanno sentito e vissuto.

Sono sul monte, e Matteo colloca sempre Gesù sul monte quando deve fare comunicazioni importanti o insegnare. Sul monte sono proclamate le beatitudini, sul monte avviene la trasfigurazione, sul monte viene affidato il compito di portare l'annuncio e la rivelazione di Dio nel mondo.

Per poterlo fare bisogna andare da Gesù sul monte, verificare, pur con tutti i dubbi, la risurrezione e quindi la presenza di una persona viva e l'invito ad andare a fare discepoli.

Ma fare discepoli non significa raggiungere delle persone per aggregarle al proprio seguito, ma raggiungere tutti aiutandoli a diventare discepoli di Gesù, che è mite ed umile di cuore.

Alla Chiesa, chiamata ad essere rivelatrice, è offerto il potere di Gesù. "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli" (vv18-19). E il potere di Gesù è servire, mettersi a disposizione, sostenere, fare il bene dell'altro, valorizzare, non tenere per sé, lasciare liberi e in cammino. Ricevere il potere in cielo e in terra significa che il progetto del Regno si realizza e una umanità nuova si affaccia all'orizzonte. Tutto il mondo è chiamato a far parte della nuova famiglia di Dio. Lo sarà nel battesimo che rende nuovi, figli del Padre a somiglianza di Gesù, ciascuno tempio di Dio. Questa nuova e assolutamente inimmaginabile pienezza va alimentata nel tempo con il far conoscere, rivelare, sempre, alle generazioni che verranno, la ricchezza di verità: "insegnare ad osservare" che non è solo praticare ma soprattutto custodire come cosa preziosa, apprezzando e valorizzando come vero tesoro ricevuto "ciò che Gesù ci ha comandato".

Da qui nascono la vera letizia e un'adesione libera. Ma nasce anche una ricerca intelligente sul significato di ciò che Gesù ci ha comandato. La storia si sviluppa ed esige sempre più intelligenza, attenzione, consapevolezza, spirito critico e analisi per interpretare e giudicare situazioni e tempi e quindi reinterpretare la Parola di Gesù.

"Sono con voi tutti i giorni" conclude Gesù. Completa e garantisce il richiamo del nome di Emanuele "il Dio con noi" ricordato da Isaia (7,14) e citato da Matteo (1,23), all'inizio della storia cristiana, nel suo Vangelo.

La profezia si è avverata nell'anonimato di un bambino. Diventato adulto, la profezia si è compiuta apertamente nella Presenza e nella Parola del Signore. Alla fine, quando Gesù ritorna al Padre, la profezia diventa garanzia offerta dalle parole di Gesù alla Chiesa. Così questa parola percorre e oltrepassa il tempo fino alla fine del mondo, assicura che ogni fedele, anzi ogni persona saranno accompagnati da Gesù, portatori di speranza e di benedizione.
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