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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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24/10/2013 13:36
 
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CONCLUSIONI DEL LIBRO TERZO:
DIREZIONE DEL CONTEMPLATIVI.

Abbiamo gia` nel corso del libro toccato piu` volte delle regole da
tenere in questa direzione; conviene ora darvi uno sguardo complessivo
indicando quale debba essere la condotta del direttore per preparare
le anime alla contemplazione, per guidarle fra gli scogli che vi
s'incontrano, per rialzarle se avessero la disgrazia di cadere.

1571. 1^ E` dovere pel direttore che dirige anime generose, il
prepararle a poco a poco alla via unitiva e alla contemplazione. Qui
pero` si devono schivare due eccessi: quello di volere indistintamente
e sveltamente spingere tutte le anime pie alla contemplazione, e
quello di credere cosa inutile l'occuparsene.

1572. A) A schivare il primo scoglio: a) il direttore rammenti che
normalmente non si puo` pensare alla contemplazione se non quando si
siano lungamente praticate l'orazione e le virtu` cristiane, la purita`
di cuore, il distacco da se` e dalle creature, l'umilta`, l'obbedienza,
la conformita` alla volonta` di Dio, lo spirito di fede, di confidenza e
di amore.

Ripensera` all'insegnamento di S. Bernardo 1572-1: "Se vi sono tra
i monaci dei contemplativi, non sono certo i novizi nella virtu` che,
morti di recente al peccato, lavorano tra i gemiti e il timore del
giudizio a guarirsi le ancor fresche piaghe. Ma sono coloro che, dopo
lunga cooperazione alla grazia, fecero veri progressi nella virtu`, non
hanno piu` da volgere e rivolgere nella mente la triste immagine dei
loro peccati, ma si dilettano ormai di meditare giorno e notte e
praticare la legge di Dio.

b) Se notasse desideri troppo solleciti e presuntuosi per la
contemplazione, dovrebbe cercare di calmarli, facendo osservare che
nessuno vi si puo` ingerire da se` e che del resto le dolcezze
dell'orazione sono ordinariamente precedute da dure prove.

c) Badera` bene di non confondere le consolazioni sensibili
degl'incipienti o anche le spirituali dei proficienti coi gusti
divini, n. 1439, e aspettera`, per dichiarare che si e` entrati
nello stato passivo, di scorgere i tre segni distintivi esposti ai
nn. 1413-1416.

1573. B) A schivare il secondo scoglio, rammenti che Dio, sempre
liberale dei suoi doni, si comunica generosamente alle anime fervorose
e docili.

a) Senza parlar direttamente di contemplazione, formera` le anime buone
non solo alle virtu`, ma anche alla devozione allo Spirito Santo;
parlera` sovente dell'abituazione di questo divino Spirito nell'anima,
del dovere di pensare spesso a lui, di adorarlo, di seguirne le
ispirazioni, di coltivarne i doni.

b) Le aiutera` a poco a poco a renderne l'orazione piu` affettiva, a
prolungare gli atti di religione, di amore, di dono di se`, di
abbandono alla volonta` di Dio, atti che spesso ripeteranno nella
giornata con semplice elevazione di cuore, senza trascurare i doveri
del proprio stato e la pratica delle virtu`. -- Ove notasse che sono
portate a starsene silenziosamente alla presenza di Dio per ascoltarlo
e farne la volonta`, ve le animera` dicendo che e` ottima e
fruttuosissima orazione.

1574. 2^ Entrata che l'anima sia nelle vie mistiche, fa d'uopo al
direttore di somma prudenza per guidarla fra le aridita` e le divine
dolcezze.

A) Nelle prove passive bisogna confortar l'anima contro lo
scoraggiamento e le altre tentazioni, come abbiamo indicato nei
nn. 1432-1434.

B) Nella contemplazione soave si puo` essere esposti alla ghiottoneria
spirituale o alla vana compiacenza.

a) A schivare il primo difetto, conviene rammentar continuamente che
non i gusti divini ma Dio solo bisogna amare, che le consolazioni sono
soltanto mezzo per unirci a lui, e che si deve essere pronti a
rinunziarvi di cuore non appena gli piaccia di privarcene: Dio solo
basta!

b) Qualche volta pensa Dio stesso ad impedire i sentimenti d'orgoglio,
imprimendo vivissimo nell'anima il sentimento del proprio nulla e
delle proprie miserie e mostrandole chiaramente che questi favori sono
un puro dono di cui non si puo` in alcun modo prevalere. Ma quando le
anime non furono intieramente purificate dalla notte dello spirito,
hanno bisogno, come dice S. Teresa, di esercitarsi continuamente
nell'umilta` e nella conformita` alla volonta` di Dio, nn. 1447,
1474. Converra` premunirle specialmente contro il desiderio di
visioni, di rivelazioni e altri fenomeni straordinari: cose che non e`
mai permesso desiderare e che i santi per umilta` premurosamente
respingono, n. 1496.

1575. C) Non dimentichera` che l'estasi e` illusione quando non sia
accompagnata dall'estasi della vita, secondo l'espressione di
S. Francesco di Sales, vale a dire dalla pratica delle virtu` eroiche,
n. 1461. Grave illusione sarebbe il trascurare i doveri del
proprio stato per aver piu` campo di attendere alla contemplazione; il
P. Baldassarre Alvarez, che era stato confessore di S. Teresa,
dichiara nettamente che bisogna lasciare la contemplazione per
adempiere il proprio ufficio o soccorrere il prossimo nei suoi
bisogni; e aggiunge che Dio da` a chi sa cosi` mortificarsi maggior lume
ed amore in un'ora d'orazione che ad altri in piu` ore 1575-1.

1576. Illusione anche piu` grave sarebbe il credere che la
contemplazione conferisca il privilegio dell'impeccabilita`. La storia
mostra che i falsi mistici i quali, come i Begardi e i Quietisti, si
credevano impeccabili, caddero nei piu` grossolani vizi. S. Teresa
insiste sempre sulla necessita` della vigilanza a schivare il peccato,
anche quando si sia giunti ai piu` alti gradi della contemplazione; e
S. Filippo Neri soleva dire: "O mio Dio, non vi fidate di Filippo, che`
altrimenti vi tradira`". Non possiamo infatti perseverare a lungo senza
una grazia speciale; grazia che e` concessa agli umili, i quali
diffidano di se` e pongono tutta la loro fiducia in Dio.

1577. 3^ Bisogna quindi prevedere il caso di anime contemplative che
cadessero in peccato. Tali cadute possono provenire da parecchie
cause:

a) L'anima era stata innalzata alla contemplazione prima di avere
sufficientemente signoreggiate le passioni; e, in cambio di continuar
vigorosamente la lotta, si addormento` in dolce riposo; insorsero
violenti tentazioni e, troppo fidente di se`, la poveretta e`
miseramente caduta. -- Il rimedio e` la compunzione, e` il ritorno a Dio
con cuore contrito ed umiliato, e` una lunga e laboriosa penitenza;
quanto piu` si e` caduti dall'alto e tanto piu` umili e costanti devono
essere gli sforzi per risalire il pendi`o e riguadagnar la vetta. Sta
al diretore il rammentarle sempre con bonta` e fermezza questo dovere.

b) Vi sono contemplativi che, dopo aver lottato vigorosamente a
dominar le cattive inclinazioni ed esservi riusciti, pensando che la
lotta sia ormai finita, rallentano gli sforzi, mancano di generosita`
nell'adempimento di certi doveri considerati come meno importanti, e
cadono in una specie di progressivo rilassamento che potrebbe generar
la tiepidezza. -- Si deve por freno a questo retrogrado movimento,
facendo osservare che quanto piu` il Signore si mostra generoso con
loro, tanto piu` devono essi raddoppiar di fervore; e che le minime
negligenze degli amici di Dio feriscono sul vivo Colui che prodiga
loro i suoi favori. Si leggano nell'autobiografia di S. Margherita
Maria i severi rimproveri che Nostro Signore le rivolgeva per
correggerla delle minime infedelta`, delle mancanze di rispetto e di
attenzione nel tempo dell'ufficio e dell'orazione, dei difetti di
rettitudine e di purita` d'intenzione, della vana curiosita`, delle
piccole infrazioni d'ubbidienza, anche che si trattasse di imporsi
maggiori austerita`; e se ne prenda lezione per ricondurre queste anime
al fervore.

1578. c) Altri poi s'aspettavano di trovar nella contemplazione,
passate le prime prove passive, soltanto soavita` e gusti divini; e Dio
invece continua ad alternare le desolazioni e le consolazioni a fine
di piu` efficacemente santificarli; onde, disanimandosi, sono in
pericolo di cadere nel rilassamento e nelle funeste sue conseguenze.
-- Il gran rimedio e` d'inculcare continuamente l'amor della croce, non
perche` la croce sia amabile in se stessa ma perche` ci rende piu`
conformi a Gesu` crocifisso.

Del resto, diceva il S. Curato d'Ars 1578-1, "la croce e` il dono
che Dio fa ai suoi amici. Bisogna chiedere l'amor delle croci e allora
le croci diventano dolci. Ne ho fatto l'esperienza... Avevo molte
croci io, ne avevo tante che quasi non le potevo portare! Mi diedi a
chiedere l'amor delle croci e diventai felice... E veramente la
felicita` sta soltanto li`".

Per dir tutto in breve, il direttore delle anime contemplative deve
studiare le opere e le biografie dei mistici, e chiedere a Dio il dono
del consiglio per non dir nulla a queste anime se non dopo aver
consultato lo Spirito Santo.
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