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COSA E' LA VITA ?

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2013 11:40
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05/10/2013 11:39
 
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14. In nessun caso il caos può produrre l’ultra-organizzazione della vita

La definizione esatta di caos è “uno stato delimitato di disorganizzazione che è estremamente sensibile agli effetti delle condizioni iniziali”. La disorganizzazione non può produrre organizzazione.
Si noti che il caos è uno stato disorganizzato della materia, non uno stato disordinatodella materia. Una considerevole quantità di ordine può nascere spontaneamente dal caos. Questo è ciò di cui tratta la teoria del caos. Per osservare un fenomeno di auto-ordinamento spontaneo non dobbiamo far altro che togliere il tappo dallo scarico della nostra vasca da bagno. Le molecole d’acqua si auto-ordinano rapidamente in un mulinello – un vortice – generato da una causa  complessa interamente fisico-dinamica. Definiamo erroneamente questo auto-ordinamento “auto-organizzazione”, ma il vortice non è, nel modo più assoluto, organizzato. È soltanto auto-ordinato [107]. Qual è la differenza? Non è richiesto nessun nodo decisionale per far sì che il mulinello in una vasca da bagno si auto-ordini a partire dal moto browniano, che è evidentemente casuale. Non sono necessarie scelte di programmazione efficienti perché l’agitazione termica delle molecole di acqua si auto-ordini in un vortice. Nessuna serie di commutatori configurabili deve essere intenzionalmente impostata, e ciascuno di essi impostato in un determinato modo, per conseguire l’auto-ordinamento. Non vi è coinvolto nessun tentativo di pervenire a un obiettivo. Non è richiesta alcuna ottimizzazione algoritmica. Inoltre, le strutture dissipative di Prigogine non FANNO nulla di formalmente produttivo. Non possiedono alcuna capacità di raggiungere il successo computazionale. Non costruiscono sofisticati sistemi funzionali stabili (SFS) [88].

Le strutture dissipative sono momentanee. Sono solo apparentemente stabili (per esempio, una fiamma di candela) a causa del fatto che osserviamo nel tempo una lunga serie di strutture dissipative o eventi dissipativi momentanei. Il loro nome deriva da questo. Non possono generare una macchina funzionale stabile o un sistema con funzionalità ottimizzata.

Né il caos né il margine del caos possono produrre:

(1)   calcoli algebrici;

(2)   algoritmi;

(3)   programmi che raggiungono il successo computazionale;

(4)   organizzatori della funzione formale;

(5)   sistemi in senso proprio.

Il caos è in grado di produrre comportamenti fisico-dinamici incredibilmente complessi. Non dobbiamo però mai confondere tale complessità con la funzione formale. L’ordine appare spontaneamente dal disordine in completa assenza di qualsiasi input creativo formale o governo cibernetico. Ma nessuna organizzazione algoritmica viene prodotta da una fiamma di candela. Ciò che sembra essere un ambiente del tutto casuale è in realtà un calderone di interazioni complesse tra molteplici campi di forza. La complessità delle cause interagenti può creare l’illusione di casualità, o di vero e proprio auto-ordinamento. Potrebbero anche esistere cause fisiche oggi non ancora scoperte. Tuttavia, le strutture dissipative si auto-ordinano, NON si auto-organizzano. Le strutture dissipative della teoria del caos sono prive di immaginazione. Strutture altamente ordinate contengono pochissima informazione. L’immagazzinamento dell’informazione su qualsiasi supporto fisico richiede la libertà di scelta riguardo alle impostazioni dei commutatori configurabili. I commutatori devono essere “dinamicamente inerti” rispetto alla loro funzione per essere usati come porte logiche.

Le strutture dissipative della teoria del caos sono:

(1)   altamente ordinate;

(2)   monotone;

(3)   prevedibili;

(4)   regolari (vortici, dune di sabbia);

(5)   a basso contenuto informativo;

(6)   sequenze di stati momentanei.

Le strutture dissipative sono generalmente distruttive, non ciberneticamente costruttive (per esempio i tornado e gli uragani). Cercare di utilizzare il “caos” e la “complessità” per proporre dei meccanismi di “auto-organizzazione” è come cercare di usare la tecnica di trasmissione di Shannon per spiegare l’informazione intuitiva, il significato e la funzione.

Le equazioni di Shannon definiscono l’ “incertezza” negativa, non la “sorpresa” positiva. La “sorpresa” funzionale richiede l’acquisizione di specifiche informazioni semantiche positive. Proprio come non è possibile spiegare e misurare l’ “informazione intuitiva” usando l’incertezza combinatoria di Shannon, non possiamo spiegare un sistema veramente organizzato facendo appello a nient’altro che un mistico “margine del caos”. L’incertezza ridotta (“mutua entropia”) della teoria di Shannon si avvicina maggiormente all’informazione semantica. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, dobbiamo unire gli elementi formali della conoscenza umana acquisiti mediante la sottrazione matematica del “dopo l’incertezza” da “prima dell’incertezza”. Misuriamo l’incertezza ridotta della nostra conoscenza. Le conoscenze preliminari di base e l’elaborazione mediante agenti (agent processing)di quella conoscenza sono già in gioco. A quel punto, non stiamo più parlando di informazione oggettiva in natura. Stiamo solo parlando di epistemologia umana.

La coscienza umana è estremamente soggettiva. Nell’istante in cui ci ostiniamo a definire l’informazione esclusivamente in termini di osservatori e destinatari di conoscenza umani, abbiamo distrutto ogni speranza di chiarire l’origine dell’informazione oggettiva nella storia evolutiva, soprattutto a livello intra-cellulare o di protobionte.

La disorganizzazione del caos è caratterizzata da incertezza e confusione concettuali. La disorganizzazione manca di guida e controllo sofisticati; non persegue alcuno scopo. Perfino se il caos avesse uno scopo, sarebbe privo dei mezzi per realizzarlo. Se il caos è, per definizione, uno stato delimitato di disorganizzazione, come potremmo mai attribuirgli auto-organizzazione? Non esiste nessuna base scientifica per conferire capacità formali al caos, alla complessità o alle catastrofi. Non è stata mai osservata la produzione di integrazione formale e di organizzazione algoritmica di alcun tipo da parte di nessuna di queste tre cose.

Gli scienziati ottengono risultati impressionanti mediante la scienza applicata della “dinamica non lineare”. Ma la funzionalità di questa scienza applicata viene confusa fin troppo facilmente con una potenzialità dello stesso caos. Il caos non genera nulla di simile alla funzione formale. Trascuriamo il notevole grado di “coinvolgimento dell’investigatore” e di pilotaggio artificiale che entra negli esperimenti di dinamica non lineare. La matematica formale viene invariabilmente usata da agenti per raggiungere un certo obiettivo.

La conformazione tridimensionale delle macchine molecolari è in gran parte determinata dagli avvallamenti dei minimi dell’energia libera nel ripiegamento della struttura primaria. La struttura primaria di ogni proteina o sRNA è la sequenza, già legata in modo covalente, di particolari monomeri che fungono da impostazioni dei commutatori configurabili.

 

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