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ITINERARIO DELLA MENTE A DIO (s.Bonaventura)

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2013 12:19
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10/09/2013 09:45
 
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4. Deliberazione, giudizio, desiderio.

L’attività della volontà si esprime nella deliberazione, nel giudizio, nel desiderio. La deliberazione consiste nel cercare se sia meglio questo o quello. Ma non possiamo dire meglio se non avvicinandoci all’ottimo; e ci si avvicina all’ottimo a seconda della maggiore somiglianza. Nessuno infatti può dire se una cosa è migliore di un’altra se non sa che essa è più simile all’ottimo. Nessuno sa che una cosa somiglia di più a un’altra, se non conosce anche questa. Non so infatti che costui somiglia a Pietro se non so o non conosco Pietro: perciò in colui che sta deliberando è necessariamente impressa la nozione del sommo bene.
Il giudizio certo sulle cose avviene in base a una qualche legge. Nessuno giudica con certezza in base a una legge se non è certo che la legge è retta, e che egli non ha diritto di giudicarla. La nostra mente giudica solo di se stessa. Non potendo giudicare la legge che le permette di giudicare, questa legge è superiore alla nostra mente che giudica in quanto l’ha impressa.
Niente poi è al di sopra della mente umana se non Colui che l’ha creata. Pertanto la nostra facoltà deliberante quando giudica, attinge alle leggi divine, se vuole deliberare con piena consapevolezza.
Il desiderio si ha soprattutto di ciò che massimamente attrae: e massimamente attrae ciò che più si ama; e si ama al massimo la beatitudine; ma non si consegue lo stato di beatitudine se non conseguendo l’ottimo ed ultimo fine. Perciò il desiderio dell’uomo non si volge se non al sommo bene, o perché tende ad esso o perché ne porta qualche rassomiglianza. È tale la forza del sommo bene che niente può venir amato dalla creatura senza il desiderio di esso. Lo stesso inganno o errore avviene in quanto prende per vero ciò che è soltanto immagine o rassomiglianza.
Vedi dunque come l’anima è vicina a Dio e come la memoria ci porti all’eternità, l’intelligenza alla verità, e la volontà alla bontà somma, ciascuna secondo le rispettive operazioni.

5. Trinità delle facoltà.

Ma con l’ordine, l’origine, la relazione di queste facoltà l’anima ci porta addirittura alla Santissima Trinità. Dalla memoria proviene l’intelligenza come sua prole, giacché si ha l’intelligenza quando la similitudine, che è nella memoria, si riproduce nell’operazione dell’intelletto, il che non è se non il verbo. Dalla memoria e dall’intelligenza spira l’amore come vincolo di ambedue. Questi tre, cioè la mente che genera, il verbo e l’amore, sono nell’anima in quanto memoria, intelletto, volontà: essi sono consostanziali, coeguali e coeterni e reciprocamente si compenetrano.
Se dunque Dio è perfetto spirito, ha memoria, intelligenza e volontà ma ha anche il Verbo come generato e l’Amore come spirato i quali, essendo l’uno prodotto dall’altro, necessariamente si distinguono non per essenza o accidente ma quanto a persona.
Se perciò riflette su di se stessa, la mente è sospinta a contemplare la Trinità beata, Padre, Verbo, Amore, tre persone coeterne, coeguali, consostanziali, dove però ciascuna è in tutto nelle altre, ma non è l’altra poiché tutte e tre sono un solo Dio.
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