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ITINERARIO DELLA MENTE A DIO (s.Bonaventura)

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2013 12:19
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10/09/2013 09:20
 
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5. Piacere sensibile e proporzione.

All’apprendimento, se è di oggetto idoneo, segue il piacere. Il senso infatti prova piacere dell’oggetto percepito per mezzo della similitudine ricavatane o in ragione della sua bellezza, come avviene nella vista; o per la sua soavità, com’è per l’odorato o l’udito; o per la sua sanità, com’è nel gusto e nel tatto, parlando propriamente.
Ogni piacere ha la sua ragione nella proporzionalità. Poiché la specie può essere forma, virtù, operazione a seconda che la si rapporti al principio che la genera, al mezzo attraverso il quale passa, al termine su cui opera, la proporzionalità si può considerare dapprima nella stessa similitudine in quanto specie o forma, e allora si dice bellezza, che «è un’eguaglianza armoniosa» ovvero «una opportuna disposizione delle parti accompagnata dalla soavità dei colori». O anche si può considerare la proporzionalità in quanto potenza o virtù, e allora si dice soavità quando la virtù operante non eccede sproporzionatamente la capacità del ricevente giacché il senso soffre per gli stimoli eccessivi e invece prova piacere in quelli di media intensità. Ovvero la si considera dal punto di vista dell’efficacia e dell’impressione, la quale è proporzionata a quanto l’agente dell’impressione corrisponde alle esigenze del paziente, cioè lo risana e nutre, come si vede soprattutto nel gusto e nel tatto.
In questo modo per mezzo del piacere le cose esteriori dilettevoli, a seconda del triplice loro modo di piacere, entrano nell’anima con una similitudine.

6. L’operazione del giudicare.

Dopo l’apprensione e il piacere si ha il giudizio, per cui non soltanto si giudica se questo oggetto sia bianco o nero — il che appartiene al senso particolare —; né soltanto se sia sano o nocivo, il che spetta al senso interno; ma anche, in quanto si giudica e si dà ragione del perché esso dia piacere; e con tale atto si cerca il motivo del piacere che il senso ricava dall’oggetto.
Questo accade quando ci si chiede la ragione per cui qualcosa è bello, soave, sano: e la si trova nella proporzione di eguaglianza. L’idea di eguaglianza poi è identica nelle cose grandi e piccole, non si dilata per dimensione, non passa né vien meno con le cose che passano né si altera per il movimento. Essa dunque astrae dal luogo, dal tempo, dal moto, e perciò è immutabile, incircoscrivibile, interminabile e del tutto spirituale.
Perciò il giudizio è un’operazione per cui la specie sensibile ottenuta con la sensazione attraverso i sensi, purificata e astratta, entra nella facoltà intellettiva.
In tal modo tutto questo mondo può entrare nell’anima umana attraverso le porte dei sensi secondo le tre operazioni suddette.
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