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LA DISUMANA PRATICA DELL'OSTRACISMO VERSO GLI EX TDG

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2024 11:26
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06/09/2013 15:29
 
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Molti tdg, se vengono interrogati sull'ostracismo che vengono indotti a praticare, tendono a minimizzare, usando termini riduttivi o anche non veritieri sulle direttive impartite negli anni dalla wt.

Segue una Esposizione dettagliata con tutti i riferimenti di tali pubblicazioni siano esse libri e riviste di pubblico dominio, che circolari interne rivolte ai singoli tdg (ministero del regno) che lettere o pubblicazioni rivolte agli anziani, che faranno comprendere bene la natura e la portata dell'ostracismo e le sue conseguenze sulla psiche delle persone che lo subiscono.


Come comportarsi con i disassociati che non sono nostri parenti: 

La torre di Guardia del 15/1/1954, p. 62: 

"Oggi non viviamo fra nazioni teocratiche in cui i membri della nostra famiglia carnale potrebbero essere sterminati da Dio e dalla sua organizzazione teocratica per apostasia come era possibile ed era ordinato di fare nella nazione d'Israele. 

Essendo circoscritti dalle leggi delle nazioni in cui viviamo ed anche dalle leggi di Dio mediante Gesù Cristo, possiamo agire contro gli apostati soltanto fino a un certo punto, vale a dire conformandoci alle due serie di leggi. 
La legge dello Stato e la legge di Dio mediante Cristo ci proibiscono di uccidere gli apostati, anche se sono membri della nostra famiglia carnale. Naturalmente, se i figli sono maggiorenni, vi può essere una separazione e una rottura vera e propria nei vincoli familiari, perché i vincoli spirituali sono già spezzati" 
(articolo originale postato da Achille qui: 
http://www.infotdgeova.it/apo.htm) 

La torre di Guardia del 15/8/1956 pag 511: 

"Che cosa si deve fare se un proclamatore rifiuta di smettere d'associarsi con un'altra persona disassociata? 
... 
Egli dovrebbe essere vigorosamente ammonito, e si dovrebbe fargli comprendere che associandosi col disassociato diventa compagno 
dell'empietà e che mediante la sua condotta si separa dalla congregazione per schierarsi col colpevole. Se dopo sufficienti avvertimenti il proclamatore persiste nell'associarsi con la 
persona disassociata invece di sostenere l'organizzazione di Geova, egli pure dovrebbe essere disassociato. Simpatizzando apertamente 
con la persona disassociata il simpatizzante rende più difficile all'espulso di riconoscere il proprio peccato e impedisce il suo profondo pentimento e la sua finale reintegrazione nella congregazione. La condotta ribelle crea difficoltà ad entrambe le persone implicate." 


La torre di Guardia del 15.12.1963, p. 760-762: 

«Il disassociato è espulso dalla congregazione, e la congregazione non ha nulla a che fare con lui. I membri della congregazione 
non gli stenderanno la mano dell'amicizia, e non gli diranno nemmeno 
"Ciao" o "Arnvederci". Egli non è benvenuto nelle loro case, nemmeno se tali case sono usate come centri di adorazione per un locale gruppo di testimoni di Geova... 
Sotto la disposizione della legge di Geova per l'antico Israele, le persone della congregazione eseguivano la sentenza di morte 
su quelli che la meritavano. In Deuteronomio 17:6,7 (VR) leggiamo: "Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla 
deposizione di due o di tre testimoni; non sarà messo a morte sulla deposizione di un solo testimonio. La mano dei testimoni 
sarà la prima a levarsi contro di lui per farlo morire; poi, la mano di tutto il popolo; così torrai il male di mezzo a te". 
Nella congregazione cristiana troviamo un simile principio di cooperazione e partecipazione. 
Benché colui che sbaglia non sia messo a morte, la scomunica di tale 
individuo è osservata e rispettata da tutti nella congregazione
. 
... 
Perciò i membri della congregazione non si assoceranno al disassociato, né nella Sala del Regno, né altrove. Non converseranno con lui né mostreranno in alcun modo di notarlo. Se il disassociato tenta di parlare ad altri nella congregazione, essi dovranno allontanarsi da lui. 

In tal modo capirà pienamente l'entità del suo peccato … Inoltre, il disassociato che vuol fare ciò ch’è giusto dovrebbe dire a chiunque gli si avvicina inconsapevolmente che è disassociato e che non dovrebbero parlare con lui»" 


La torre di Guardia del 1/1/1982 pag 23: 

"12 Sì, la Bibbia comanda ai cristiani di non stare in compagnia o in associazione con chi è stato espulso dalla congregazione. Perciò i testimoni di Geova chiamano appropriatamente “disassociazione” l’espulsione di un trasgressore impenitente e il successivo stato di isolamento in cui viene tenuto. Il loro rifiuto di associarsi in qualsiasi modo a livello spirituale o ricreativo con una persona espulsa è indice di lealtà alle norme di Dio e di ubbidienza al suo comando riportato in I Corinti 5:11, 13. " 

pag 24-26: 

"17 I cristiani hanno una felice associazione spirituale con i loro fratelli o con le persone interessate quando studiano la Bibbia o ne parlano insieme. Ma non vorranno avere tale associazione con un peccatore espulso (o con uno che ha rinunciato alla fede e alle dottrine dei testimoni di Geova dissociandosi). La persona espulsa è stata ‘rigettata’, essendo ‘condannata da se stessa’ per il suo ‘peccato’, e i membri della congregazione accettano il giudizio di Dio e lo sostengono. La disassociazione, però, implica più che la cessazione dell’associazione spirituale. — Tito 3:10, 11. 
18 Paolo scrisse: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia . . ., non mangiando nemmeno con un tal uomo’. (I Cor. 5:11) L’ora dei pasti è un momento di distensione e compagnia. Perciò qui la Bibbia vieta di frequentare anche a scopo di compagnia una persona espulsa, per esempio partecipando insieme a un picnic, a una festa, a una partita di calcio, a una gita al mare, andando insieme a teatro o mangiando insieme. (I particolari problemi riguardanti il caso di un parente disassociato sono trattati nell’articolo che segue). 
19 A volte un cristiano può essere sottoposto a forti pressioni perché non segua questa esortazione biblica. Queste pressioni possono essere causate dai suoi stessi sentimenti oppure potrebbero essere esercitate da altri. Per esempio, fu fatta pressione su un fratello perché celebrasse un matrimonio fra due disassociati. Si poteva sostenere con qualche ragionamento che quel servizio fosse un semplice gesto di benignità? Qualcuno poteva pensarlo. Ma perché venivano richiesti proprio i suoi servizi e non quelli del sindaco o di qualche altro pubblico ufficiale autorizzato a celebrare matrimoni? Non era forse per la sua posizione di ministro di Dio e per la sua capacità di indicare agli sposi i consigli della Parola di Dio? Cedere a tali pressioni avrebbe significato avere associazione con la coppia, con persone espulse dalla congregazione per il loro comportamento errato. — I Cor. 5:13. 
20 Altri problemi sorgono in relazione agli affari o al lavoro. Che dire se foste dipendenti di un uomo che venisse espulso dalla congregazione o se tale persona fosse un vostro dipendente? Che fare? Se per il momento foste obbligati sotto il profilo contrattuale o finanziario a continuare il rapporto di lavoro, certamente ora assumereste un atteggiamento diverso nei confronti del disassociato. Potrebbe essere necessario discutere con lui su questioni di lavoro o stare a contatto con lui sul posto di lavoro, ma le conversazioni spirituali e i rapporti d’amicizia sarebbero cose del passato. In questo modo potreste dar prova della vostra ubbidienza a Dio e sareste personalmente protetti. Inoltre questo potrebbe far capire alla persona quanto il suo peccato le sia costato caro sotto molti aspetti. — II Cor. 6:14, 17. 

PARLARE CON UN DISASSOCIATO O UN DISSOCIATO? 

21 Sostenere la giustizia di Dio e il provvedimento della disassociazione da lui istituito significa che un cristiano non dovrebbe parlare affatto con una persona espulsa, non rivolgendole nemmeno un saluto? Alcuni hanno fatto questa domanda, visto il consiglio di Gesù di amare i nostri nemici e di non ‘salutare solo i nostri fratelli’. — Matt. 5:43-47. 
22 In effetti, nella sua sapienza, Dio non ha cercato di abbracciare ogni possibile situazione. Quello di cui abbiamo bisogno è afferrare il senso di ciò che Geova dice su come trattare una persona disassociata, così da poterci sforzare di sostenere il Suo punto di vista. Tramite l’apostolo Giovanni, Dio spiega: 
Chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo non ha Dio. . . . Se alcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non lo ricevete nella vostra casa e non gli rivolgete un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. — II Giov. 9-11. 
23 L’apostolo che diede questo saggio avvertimento era stato molto vicino a Gesù e sapeva bene cosa aveva detto Cristo circa il salutare altri. Sapeva anche che il comune saluto di quei tempi significava “Pace”. A differenza di qualche nemico personale o autorevole uomo mondano che si oppone ai cristiani, una persona disassociata o dissociata che cerca di promuovere o giustificare i suoi ragionamenti apostati o che continua nella sua condotta errata non è certo qualcuno a cui augurare “Pace”. (I Tim. 2:1, 2) Tutti sappiamo bene dall’esperienza acquisita nel corso degli anni che un semplice saluto può essere il primo passo che porta a una conversazione e forse anche a un’amicizia. Vorremmo fare questo primo passo con un disassociato? 

... 

NON PARTECIPIAMO A OPERE MALVAGE 

25 Tutti i cristiani fedeli devono prendere a cuore la seria verità scritta da Giovanni sotto ispirazione di Dio: “Chi gli rivolge un saluto [a un peccatore espulso che promuove un insegnamento errato o persiste in una condotta peccaminosa] partecipa alle sue opere malvage”. — II Giov. 11. 
26 Molti commentatori della cristianità trovano da ridire su II Giovanni 11. Sostengono che sia ‘un consiglio poco cristiano, contrario allo spirito del nostro Signore’, o che incoraggi l’intolleranza. Ma queste opinioni sono espresse da organizzazioni religiose che non applicano il comando di Dio di ‘rimuovere l’uomo malvagio di fra loro’, e che di rado, se non mai, espellono dalla loro chiesa anche trasgressori di pessima fama. (I Cor. 5:13) La loro “tolleranza” è antiscritturale, non cristiana. — Matt. 7:21-23; 25:24-30; Giov. 8:44. 
27 Non è invece errato essere leali al giusto e retto Dio della Bibbia. Egli ci dice che accetterà ‘sul suo monte santo’ solo quelli che camminano in modo immacolato, praticano la giustizia e dicono la verità. (Sal. 15:1-5) Quindi se un cristiano si schierasse dalla parte di un trasgressore che è stato rigettato da Dio e disassociato, o che si è dissociato, ciò equivarrebbe a dire: ‘Nemmeno io voglio stare sul monte santo di Dio’. Se gli anziani vedessero che è diretto in quella direzione, stando regolarmente in compagnia con una persona disassociata, cercherebbero con amore e pazienza di aiutarlo a vedere le cose dal punto di vista di Dio. (Matt. 18:18; Gal. 6:1) Lo ammonirebbero e, se necessario, ‘lo riprenderebbero con severità’. Vogliono aiutarlo a rimanere ‘sul monte santo di Dio’. Ma se egli non smettesse di accompagnarsi con la persona espulsa, si renderebbe in tal modo ‘partecipe (sostenitore o complice) delle sue opere malvage’ e dovrebbe quindi essere rimosso dalla congregazione, espulso. — Tito 1:13; Giuda 22, 23; confronta Numeri 16:26." 

La torre di Guardia del 15/4/1988: 

"9 Perché anche oggi è appropriato assumere questo atteggiamento risoluto? Ebbene, riflettete sulla severità con cui venivano troncati i rapporti sotto la Legge data da Dio a Israele. In varie questioni gravi, i trasgressori intenzionali venivano giustiziati. (Levitico 20:10; Numeri 15:30, 31) Quando ciò accadeva, gli altri, compresi i parenti, non potevano più parlare col trasgressore morto. (Levitico 19:1-4; Deuteronomio 13:1-5; 17:1-7) Sebbene gli israeliti dell’epoca fossero normali esseri umani con emozioni simili alle nostre, sapevano che Dio è giusto e amorevole e che la sua Legge proteggeva la loro purezza morale e spirituale. Potevano quindi accettare il fatto che la Sua disposizione di stroncare i trasgressori era fondamentalmente buona e giusta. — Giobbe 34:10-12. 
10 Possiamo essere altrettanto sicuri che la disposizione di Dio, che impone ai cristiani di non frequentare il peccatore impenitente che è stato espulso, costituisce una protezione per noi: “Eliminate il vecchio lievito, affinché siate una nuova massa, secondo che siete liberi da fermento”. (1 Corinti 5:7)Evitando anche coloro che si sono volontariamente dissociati, i cristiani sono protetti da possibili idee critiche, indifferenti o persino apostate. " 

Libro "mantenetevi nell'amore di Dio 2008 pag 208: 

"Come dovremmo comportarci con chi è disassociato? La Bibbia dice: “[Cessate] di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo”. (1 Corinti 5:11) Riguardo a chi “non rimane nell’insegnamento del Cristo”, si legge: “Non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. (2 Giovanni 9-11) Quindi con chi è disassociato non abbiamo contatti di natura spirituale o sociale. La Torre di Guardia del 1° gennaio 1982, a pagina 25, diceva: “Un semplice saluto può essere il primo passo che porta a una conversazione e forse anche a un’amicizia. Vorremmo fare questo primo passo con un disassociato?” 
È davvero necessario evitarlo del tutto? Sì, e per diversi motivi. Primo, è una questione di lealtà a Dio e alla sua Parola. Ubbidiamo a Geova non solo quando ci conviene, ma anche quando è difficile farlo. L’amore per Dio ci spinge a ubbidire a tutti i suoi comandi, poiché riconosciamo che egli è giusto e amorevole e che seguire le sue leggi è sempre la cosa migliore. (Isaia 48:17; 1 Giovanni 5:3) Secondo, allontanandoci da un trasgressore impenitente, noi e gli altri componenti della congregazione siamo protetti dalla contaminazione morale e spirituale, e teniamo alto il buon nome della congregazione stessa. (1 Corinti 5:6, 7) Terzo, la nostra ferma adesione ai princìpi biblici può fare del bene al disassociato. Sostenendo la decisione del comitato giudiziario, potremmo toccare il cuore di un trasgressore che finora non ha accettato l’aiuto che gli anziani hanno cercato di dargli. Perdere la preziosa compagnia di persone a cui vuole bene può aiutarlo a ‘tornare in sé’, a riconoscere la gravità del suo errore e a fare passi concreti per riavvicinarsi a Geova." 

Come comportarsi con i disassociati che sono nostri parenti ma che non vivono nella nostra stessa casa: 


La torre di Guardia del 15/1/1964 pag 41: 
"Nel caso del parente disassociato che non abita nella stessa casa, i rapporti con lui sono pure limitati a ciò che è assolutamente necessario. Come per il lavoro secolare, questi rapporti sono limitati 
e anche eliminati completamente se è possibile. 
Un punto importante da notare è che, benché vi siano vincoli naturali che possono giustificare rapporti occasionali, i legami spirituali sono completamente troncati, non si può parlar di cose relative all'adorazione con i parenti disassociati. 
Che fare se una persona espulsa dalla congregazione visita improvvisamente parenti dedicati? Che deve fare in tal caso 
il cristiano? Se è la prima volta che viene fatta la visita, il cristiano dedicato può, se la coscienza glielo permette, mostrare 
riguardi familiari in questa particolare occasione. Ma se la coscienza non glielo permette, non ha l'obbligo di farlo. Se gli 
usa cortesia, il cristiano deve però specificare che questa non deve diventare un'abitudine. Se lo diventa, ciò non è diverso dall'associarsi a qualsiasi altra persona disassociata, e va contro lo spirito del decreto di disassociazione. Si dovrebbe far comprendere al parente disassociato che ora le sue visite non sono benvenute come prima, quando camminava rettamente con Geova. — 2 Giov. 9-11. 
È indispensabile che i cristiani dedicati della congregazione rendano chiaro al parente disassociato mediante le loro azioni 
che il suo modo d'agire è disapprovato dalla famiglia. Devono mantenere una ferma determinazione per i giusti princìpi. 
Il malfattore deve comprendere che la sua posizione è completamente cambiata, che i suoi fedeli parenti cristiani disapprovano completamente la sua empia condotta e mostrano tale disapprovazione 
limitando i rapporti a quelli inevitabili 

La torre di Guardia del 15/11/1970 pag701: 

"Ma la domanda principale che consideriamo è se il parente è fuori dell’immediata cerchia familiare, se non abita nella stessa casa. Sarebbe possibile qualche contatto?
Di nuovo, la disassociazione non scioglie i legami carnali, ma, in tale situazione, i contatti, se fossero proprio necessari, sarebbero molto più rari che tra persone abitanti nella stessa casa. Tuttavia, potrebbero esserci questioni familiari assolutamente necessarie che richiedessero di comunicare, come le formalità legali per un testamento o della proprietà. Ma il parente disassociato dovrebbe capire che la sua posizione è cambiata, che non è più gradito nella casa né è un compagno preferito. 
Questa condotta è sia scritturale che ragionevole. Come abbiamo visto, Dio consiglia ai cristiani di ‘cessar di mischiarsi in compagnia’ di tale individuo, “non mangiando nemmeno” con lui. Egli comanda pure ai cristiani di ‘non riceverlo mai nella loro casa né di rivolgergli un saluto’. Se si mantenessero normali contatti sociali tra parenti con questo disassociato, cosa non necessaria giacché vive fuori di casa, il cristiano ubbidirebbe a Dio? In una piccola congregazione con alcune famiglie imparentate, se tutti agissero verso l’espulso come prima della disassociazione, andando a fare la spesa insieme, merende insieme, badando al bambini gli uni degli altri, difficilmente egli capirebbe che tutti i suoi fedeli parenti cristiani hanno letteralmente odiato il male da lui praticato. (Sal. 97:10) Né gli estranei potrebbero vedere alcun cambiamento anche se sapessero della condotta non cristiana del peccatore. 
Dobbiamo tenere bene a mente il fatto che se il disassociato non può più godere della compagnia dei suoi parenti cristiani non è per colpa loro, come se essi lo trattassero altezzosamente. Essi agiscono secondo i princìpi, alti princìpi, i princìpi di Dio. Il disassociato stesso è responsabile della propria situazione; egli se l’è causata. La responsabilità gravi su chi ce l’ha! 
... 
Ma finché ciò non accada, i fedeli cristiani hanno l’obbligo di sostenere l’azione della disassociazione evitando di associarsi con il disassociato. Se egli è un parente che abita fuori di casa, cercheranno di non avere nessuna associazione con lui. E se sorge qualche inevitabile questione familiare assolutamente necessaria, terranno i contatti con lui al minimo, non avendo decisamente nessuno scambio di idee su cose spirituali. In tal modo mostrano lealtà a Dio, alla sua Parola e alla sua congregazione." 

Ministero del Regno, 2/1971 p. 2: 

“Lealtà a Dio quando un familiare è disassociato. Il servitore di congregazione considera i consigli contenuti alle pagine 700-702 de “La Torre di Guardia” del 15 novembre 1970 e nel libro “Lampada”, pag. 178. L’amore verso Dio e la lealtà verso la vera adorazione ci dovrebbero spingere a rispettare il decreto di disassociazione. Se qualcuno persiste in un’associazione che non è assolutamente necessaria con un familiare disassociato che vive fuori di casa, il comitato dovrebbe amorevolmente aiutarlo a capire i principi inerenti e a conformarsi ai consigli biblici. Se un disassociato non abita nella casa, 2 Giovanni 9-11 mostra che non lo dovremmo “mai ricevere nella nostra casa né rivolgergli un saluto”. L’insistenza a trascurare il comando biblico di “ cessar di mischiarci in compagnia” di tale persona può condurre alla disassociazione, ma questa non dovrebbe essere la ragione della nostra ubbidienza, non è vero? Se amiamo Geova, ubbidiamo alla sua Parola”. 

Il libro "Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli", 1973, p. 172, 173: 

«Con fedeltà verso Dio, nessuno della congregazione dovrebbe salutare tali persone quando le incontra in pubblico né dovrebbe accoglierle nella propria casa. Anche i parenti consanguinei che non abitano nella stessa casa con un parente disassociato, siccome valutano la parentela spirituale più di quella carnale, evitano il contatto con tale parente disassociato. … 


La torre di Guardia del 1/1/1982 pag 30: 

"PARENTI DISASSOCIATI CHE NON VIVONO IN CASA 

18 La seconda situazione da considerare è quella di un parente disassociato o dissociato che non appartiene all’immediata cerchia familiare o non vive nella stessa casa. Con tale persona esiste ancora un legame di parentela naturale o acquisita, per cui, anche se in misura limitata, potrebbe esserci il bisogno di sbrigare questioni familiari necessarie. Ciò nonostante non è come se vivesse nella stessa casa, dove i contatti e la conversazione non si potrebbero evitare. Dovremmo tenere bene in mente l’ispirata esortazione biblica: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido . . . non mangiando nemmeno con un tal uomo’. — I Cor. 5:11. 

19 Di conseguenza i cristiani imparentati con un disassociato che non vive in casa con loro dovrebbero sforzarsi di evitare l’associazione non necessaria, riducendo al minimo anche i contatti d’affari. La ragionevolezza di questo comportamento è evidente se si considera ciò che è accaduto quando i parenti hanno adottato l’errato punto di vista: ‘Anche se disassociato, siamo parenti, e quindi possiamo trattarlo esattamente come prima’. " 



La torre di Guardia del 15/3/1986 pag 18: 

"12 Alcuni che hanno uno spirito critico sostengono che l’organizzazione di Geova sia troppo rigida circa il troncare qualsiasi contatto sociale con i disassociati. (II Giovanni 10, 11) Ma perché questi critici la pensano così? Stanno forse mettendo un vincolo familiare o un’errata lealtà a un amico al di sopra della lealtà a Geova, alle sue norme e alle sue esigenze? Tenete presente inoltre che, se si continua ad avere contatti sociali con un disassociato, anche se si tratta di un parente, si può far concludere a colui che ha sbagliato che la sua condotta non sia poi tanto grave, causandogli così altro danno ancora. Non frequentandolo, invece, è possibile si sviluppi in lui il desiderio di riavere ciò che ha perduto. Il modo di fare le cose seguito da Geova è sempre il migliore e serve a proteggerci. — Proverbi 3:5." 

La torre di Guardia del 15/04/1988 pag 28: 

"11 Dio si rende sicuramente conto che il mettere in pratica le sue giuste leggi relative al troncare i rapporti con i trasgressori coinvolge spesso i parenti e influisce su di loro. Come già menzionato, quando un trasgressore israelita veniva giustiziato, i familiari non potevano più avere contatti con lui. Anzi, se un figlio era ubriacone e ghiottone, i suoi genitori erano tenuti a portarlo davanti ai giudici e, se si mostrava impenitente, i genitori dovevano partecipare alla sua giusta esecuzione, ‘per togliere ciò che è male da Israele’. (Deuteronomio 21:18-21) Come si può comprendere, questa non doveva essere una cosa facile per loro. Immaginate anche come potevano sentirsi i fratelli, le sorelle o i nonni del trasgressore. Nondimeno, il fatto di mettere la lealtà al loro giusto Dio al di sopra degli affetti familiari poteva salvare loro la vita. 
... 
14 La situazione è diversa se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare. Potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo, in armonia col principio divino di “non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore [o colpevole di un altro peccato grave] . . . con un tale non dovete neppur mangiare”. — 1 Corinti 5:11, Versione Riveduta. 
15 Si capisce che questo può essere difficile, a causa dei sentimenti e dei vincoli familiari, ad esempio dell’amore che i nonni provano verso i nipoti. Tuttavia questa è una prova di lealtà a Dio, come spiega la sorella citata a pagina 26. Chiunque provi la tristezza e il dolore che il parente disassociato ha in tal modo causato, può trovare conforto ed essere incoraggiato dall’esempio di alcuni parenti di Cora. — Salmo 84:10-12." 

La torre di Guardia del 15/10/1988 pag 28: 

"La situazione è diversa se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare. Potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo" 

La torre di Guardia del 15/4/1991 pag 16: 

"10 Dio comanda che, se un malvagio viene espulso, i cristiani devono ‘cessare di mischiarsi in sua compagnia, non mangiando nemmeno con un tal uomo’. In questo modo i leali che rispettano e vogliono seguire la legge di Dio troncano con lui ogni rapporto, compresi i rapporti sociali. Alcuni di questi cristiani leali potrebbero essere parenti che non fanno parte dell’immediata cerchia familiare né vivono con il trasgressore. Per loro potrebbe essere difficile seguire questo comando divino, proprio come non era facile per i genitori ebrei sotto la Legge mosaica essere fra coloro che giustiziavano un figlio malvagio. Ma il comando divino è chiaro; possiamo quindi essere certi che la disassociazione è un provvedimento giusto" 


La torre di Guardia del 1/11/1994: 

"20 Ci sono occasioni, però, in cui un servitore di Geova non può mostrare compassione. (Confronta Deuteronomio 13:6-9). ‘Cessare di mischiarsi in compagnia’ di un intimo amico o di un parente che è stato disassociato può mettere a dura prova un cristiano. In tal caso è importante non lasciarsi impietosire. (1 Corinti 5:11-13) Questa fermezza può persino incoraggiare il peccatore a pentirsi. " 


Il libro "MANTENETEVI NELL'AMORE DI DIO" edito nel 2008 a pagina 208 dice: 

"In altri casi il parente disassociato non fa' parte dell'immediata cerchia familiare o vive fuori casa.Anche se in qualche rara occasione dovesse rendersi necessario avere dei contatti per sbrigare questioni familiari, tali contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo. I familiari leali non cercano scuse per avere a che fare con un parente disassociato che non vive sotto lo stesso tetto. La lealta' a Geova e alla sua organizzazione li spinge piuttosto ad attenersi alle istruzioni scritturali sulla disassociazione." 

Inserto del Ministero del Regno (km -I 8/2002), agosto 2002, pp.3,4: 

"Benefici derivanti dalla lealtà a Geova: Cooperare con la disposizione scritturale della disassociazione ed evitare i trasgressori impenitenti reca benefici. Preserva la purezza della congregazione e ci distingue come sostenitori delle elevate norme morali della Bibbia. (1 Piet. 1:14-16) Ci protegge da influenze corruttrici. (Gal. 5:7-9) Inoltre dà al trasgressore la possibilità di trarre pieno beneficio dalla disciplina ricevuta che lo aiuterà a produrre “un pacifico frutto, cioè giustizia”. – Ebr. 12:11. 
Dopo un discorso udito a un’assemblea di circoscrizione, un fratello e sua sorella capirono che dovevano cambiare il modo in cui trattavano la madre, che viveva altrove e che era stata disassociata sei anni prima. Subito dopo l’assemblea l’uomo chiamò la madre e, dopo averle assicurato che le volevano bene, le spiegò che non le avrebbero più parlato se non per questioni familiari importanti. Di lì a poco la madre cominciò a frequentare le adunanze e poi fu riassociata. Inoltre il marito incredulo cominciò a studiare e in seguito si battezzò. 
Sostenendo lealmente la disposizione scritturale della disassociazione diamo prova del nostro amore per Geova e rispondiamo a colui che lo biasima. (Prov. 27:11) In cambio possiamo contare sulla Sua benedizione. Il re Davide scrisse di Geova: “In quanto ai suoi statuti, non mi allontanerò da essi. Con qualcuno leale agirai con lealtà”. – 2 Sam. 22:23, 26. " 

La torre di Guardia del 15/2/2011 pag 31,32: 
"15 Condividiamo il punto di vista di Gesù su coloro che si ostinano a seguire una condotta illegale? Dobbiamo riflettere su queste domande: ‘Sceglierei di frequentare regolarmente qualcuno che è stato disassociato o si è dissociato dalla congregazione cristiana? Che dire se fosse un parente stretto che non vive più in casa?’ Una situazione del genere pu `omettere a dura prova il nostro amore per la giustizia e la nostra lealtà a Dio. 
16 Consideriamo l’esperienza di una sorella il cui figlio adulto un tempo amava Geova. In seguito, però, il figlio scelse di praticare impenitentemente l’illegalità. Così fu disassociato dalla congregazione. La sorella amava Geova,ma voleva bene anche al figlio e trovava molto difficile ubbidire al comando scritturale di evitare di frequentarlo. 
17 Che consiglio avreste dato a questa sorella? Un anziano la aiutò a capire che Geova comprendeva il suo dolore. La incoraggiò a riflettere sul dolore che dovette provare Geova quando alcuni dei suoi figli angelici si ribellarono. Nel corso del ragionamento, le fece notare che, pur sapendo quanto possa essere dolorosa una situazione del genere, Geova richiede che i peccatori impenitenti vengano disassociati. La sorella prestò ascolto ai consigli e sostenne lealmente la disposizione della disassociazione. Tale lealtà rallegra il cuore di Geova.— Prov. 27:11. 
18 Se vi trovate in una situazione del genere, ricordate che Geova vi capisce. Troncando i rapporti con il disassociato o il dissociato, dimostrate di odiare gli atteggiamenti e i comportamenti che hanno portato a questa situazione. Ma dimostrate anche che amate abbastanza il trasgressore da agire nei suoi migliori interessi. La vostra lealtà a Geova può aumentare le probabilità che la persona che ha ricevuto la disciplina si penta e torni a Geova. 
19 Una persona che fu disassociata e in seguito venne riassociata scrisse: “Sono felice che Geova ami tanto il suo popolo da far sì che la sua organizzazione sia mantenuta pura. Quello che agli estranei può sembrare un atteggiamento rigido, è un provvedimento sia necessario che veramente amorevole”. Pensate che questa persona sarebbe stata aiutata a pervenire a tale conclusione se i componenti della congregazione, inclusi i suoi familiari, avessero mantenuto con lei contatti regolari mentre era disassociata? Sostenendo la disposizione scritturale della disassociazione dimostriamo di amare la giustizia e riconosciamo il diritto di Geova di stabilire norme di condotta." 

[Modificato da Credente 25/02/2018 22:16]
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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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