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Domande e risposte sulla fede

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2024 17:33
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27/08/2013 21:38
 
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101) Cos’è il miracolo?

Il miracolo è un fatto sensibile inconsueto e meraviglioso che supera tutte le leggi della natura. Un fatto sensibile, tale cioè da potersi vedere, verificare e sottoporre a tutti i controlli e le analisi possibili. Un fatto inusitato, che cioè non capita tutti i giorni. Quotidianamente, per esempio, si osserva che un legno messo nel fuoco brucia e si consuma. Sarebbe perciò del tutto insolito vedere che, a contatto col fuoco, non bruciasse affatto. Si pensi al roveto ardente che arde e non si consuma o ai tre giovani Israeliti che, gettati nella fornace ardente, non sono affatto toccati dalle fiamme. Un fatto inusitato, naturalmente, desta stupore e meraviglia, perché si verifica contro tutte le leggi di natura. In proposito non ci si può appellare, per negare il miracolo, a forze sconosciute, ignote che pure esistono. E’ sufficiente constatare che in quel caso il fuoco, per esempio, ad assoluta parità di condizioni, non si è comportato come di solito si comporta. Il miracolo appare allora un evento che può essere fatto solo da chi è padrone assoluto di tutte le leggi di natura, e cioè solo da Dio o da chi è investito della Sua forza e del Suo potere.

 

102) Chi può compiere un miracolo?

Lo abbiamo: i veri miracoli possono farsi solo da Dio con potere proprio; dalle creature solo con potere partecipato da Lui. Così i Santi, per esempio, compiono miracoli implorandoli da Dio con ardenti preghiere.

 

103) E ciò che compie il diavolo?

Le “meraviglie” operate dal diavolo, per quanto vogliano apparire strabilianti e fuori dell’ordinario, non sono altro che prodigi, effetti di poteri naturali eccezionali. Il miracolo vero e proprio, quello cioè che supera tutte le leggi della natura, può essere fatto solo dall’autore della natura e cioè da Dio. Esemplificando, il diavolo può accelerare una guarigione corporale, conoscendo molto bene le leggi che regolano il corpo, ma non potrà mai ridare la vita a chi è veramente morto. Il diavolo può indovinare in qualche modo l’immediato futuro, conoscendo a perfezione l’agire usuale degli uomini e le cause fisiche, ma mai potrà profetizzare eventi a secoli di distanza.

 

104) In effetti, Gesù ha dimostrato la Sua Divinità compiendo miracoli straordinari. Gli increduli vedevano Gesù dominare e comandare il diavolo, la natura e gli uomini e dicevano: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele”(Mt 10,33); “Da dove mai viene a Costui questa sapienza e questi miracoli?”(Mt 13, 54).

Gesù ha operato innumerevoli miracoli per confermare la sua divinità e la sua missione ricevuta dal Padre. Magari si potrebbe discutere su alcuni di essi e definirli piuttosto prodigo, in quanto potrebbero essere compiuti anche da uomini dotati di poteri naturali eccezionali. Ma molti sono indiscutibilmente miracoli da potersi fare solo con poteri divini: così, per esempio, la conversione dell’acqua in vino, la risurrezione di Lazzaro morto e già in stato di decomposizione, la stessa risurrezione a tre giorni dalla sua Passione e morte. I miracoli di Cristo vengono appunto classificati dai teologi secondo regole e paradigmi severi.

 

105) Gesù ha operato da esorcista. Quelli che lo vedevano operare, rimanevano sbalorditi: “Che è mai questo? Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono”(Mc 1,27). Cacciava i diavoli dai corpi con autorità e con poche parole: “Taci! Esci da quell’uomo”(Mc 1,25); “Esci, spirito immondo da quest’uomo”(Mc 5,8); “Andate”(Mt 9,32).

Se si intende in ordine di tempo, non è Cristo il primo esorcista, perché anche gli Ebrei cacciavano i demoni, come si deduce dal Vangelo stesso. Se, come voi dite “Io scaccio i demoni in nome di Beelzebul, i vostri figli in nome di chi li scacciano?” (Mt 12, 27).

Ma Cristo è certamente il primo e più grande e potente esorcista sia per i tanti ossessi liberati con il semplice comando, e sia perché Lui solo ha liberato e libera dal potere de diavolo con la sua Passione e morte. In effetti, prima di Cristo, il regno del diavolo era di spaventose proporzioni e non erano pochi quelli che subivano vessazioni e possessioni.

 

106) Gesù invitava coloro che ascoltavano di guardarsi dagli scribi. Oggi che cosa direbbe?

Gli scribi, se avevano cultura e zelo apparente per la Legge, erano pure, come i farisei, pieni di orgoglio e di ipocrisia. Gesù è stato con loro terribile, mettendo a nudo la loro miseria spirituale. Il fenomeno di una cultura orgogliosa, che si fa scudo e protezione di una vita moralmente inconsistente, se non addirittura viziosa e perversa, è fenomeno di tutti i tempi, e certamente anche dei tempi che viviamo. Ai nuovi scribi e farisei perciò, -laici o cristiani, togati o teologi, politicanti o faccendieri-, belli al di fuori ma al di dentro, come i sepolcri imbiancati, veri vermicai, Cristo ripeterebbe oggi le stesse invettive. E ripeterebbe pure soprattutto ai piccoli ed inesperti di guardassi da questi ipocriti orgogliosi. Essi giudicano e condannano il mondo intero, si ritengono superiori a tutti e non sospettano neppure quanto sono ciechi e miserabili.

Gesù direbbe pure: Guardatevi da una falsa cultura, quella specialmente che non aggiunge nulla o quasi nulla alla vera crescita dell’uomo: “Che ti giova -recita l’Imitazione di Cristo- ragionare sui profondi misteri della Trinità stessa?”. Ed anche: “Se anche conoscessi tutta la Bibbia e la massime di tutti i filosofi, che ti gioverebbe senza la carità e la Grazia?”.

 

107) Gesù quello che diceva lo metteva prima in pratica. Oggi manca la coerenza.

La coerenza tra il dire e il fare è per tutti molto difficile. Ci vuole poco per apprendere la Legge, ma per osservarla occorre vincere la naturale tendenza all’accidia e i desideri della carne che sono opposti allo spirito e alla sua Legge. Predicare e razzolare male, fare promesse e non mantenerle è un pò di tutti gli uomini, anche se questo lo si rimprovera soprattutto ai predicatori del Vangelo.

E’ chiaro poi che lo stacco tra la teoria e la pratica, tra Fede e pratica di vita diviene sempre più profondo man mano che avanza la corruzione del cuore e l’indebolimento della volontà. Non per nulla nella società di oggi, così poco cristiana, si contano a legioni i cristiani che credono e.. non praticano, e sono così pochi quelli che si sforzano sinceramente di predicare e testimoniare soprattutto con la vita quello che predicano con le labbra.

 

108) Il Profeta Isaia, otto secoli prima di Gesù, parlava di Lui come di un Agnello, mite ed umile. Il Vangelo ci da quest’immagine di Gesù: era buono; Si commuoveva nel vedere le persone soffrire ed amava tutti perché Egli era l’Amore; operava guarigioni, perché il Suo misericordioso Cuore era sempre pronto a sollevare le miserie altrui. Gesù è stato Unico.

Il profeta Isaia ci ha presentato il Messia futuro che “maltrattato, si lasciò umiliare /e non aprì la sua bocca;/ era come agnello condotto al macello,/ come pecora muta di fronte ai Suoi tosatori / e non aprì la sua bocca”. L’agnello è l’immagine della bontà e della mitezza, virtù che, assieme alle altre, rifulsero in Gesù di splendida luce soprattutto nella terribile Passione. Che fosse poi la bontà stessa lo aveva già dato a dividere nella vita mille volte. Ci sono pagine del Vangelo nelle quali rifulge di vivissima luce l’ineffabile tenerezza e bontà del Suo Cuore. Si commuove di fronte ad un popolo che lo segue per giorni senza mangiare, e allora compi il miracolo della moltiplicazione dei pani. Non resiste davanti al dolore della vedova di Naim e alle sorelle di Lazzaro, e con la sua potenza ridona il figlio morto alla madre e Lazzaro alle sorelle. Ovunque sempre semina benedizioni e miracoli, asciugando mille lagrime, consolando cuori in pena a non finire, e Amore e Misericordia dispensa perfino sulla croce dando il perdono ai Suoi crocifissori e promettendo al povero ladrone pentito il Paradiso.

Se c’è qualcosa che sconcerta nella vita di Gesù non sono i Suoi atteggiamenti e i Suoi messaggi, sempre sublimi e vivificatori. Quello che sconcerta e che potettero uomini, che non solo non si piegarono a tanta bontà, ma che poterono resistere e addirittura dubitare di un Amore così prodigioso.

 

109) Ama tanto gli uomini da farSi Egli stesso Ultimo.

L’amore di Gesù, se salva tutti, si rivolge però di preferenza ai piccoli, ai miserabili, agli ultimi nella scelta sociale del mondo. E soprattutto per loro si è fatto l’ultimo di tutti. E infatti, come il più miserabile degli uomini Egli non aveva dove posare il capo; è arrivato a lavare i piedi dei discepoli; si è immolato, come un reietto, vittima di espiazione sulla croce. E proprio per essere vicino ai più piccoli, si è fatto “cosa”, ostia o pane di vita eterna con l’Eucarestia.

 

110) Nei trent’anni di vita nascosta nella casetta di Nazareth, sappiamo che Egli “stava Loro sottomesso”, cioè, obbediva totalmente alla Madre e al Padre legale.

Nei trent’anni di vita nascosta Gesù è stato sottomesso in pieno a Giuseppe e Maria sua Madre. La cosa è talmente straordinaria -un Dio sottomesso a due Creature!- che l’evangelista ha riassunto detto lungo periodo in questa unica significativa espressione: “Tornò a Nazareth e stava loro sottomesso” (Lc 2,51). “Sottomesso” perché questa era la Volontà di Suo Padre. In verità, la vita e l’opera del Cristo si riassumono in queste parole, ripetute a più riprese, quasi come un ritornello: “sono disceso dal Cielo non per fare la Mia Volontà, ma la Volontà di Colui che Mi ha mandato”(Gv 6,38).

 

111) San Luigi Maria Grignon da Monfort dice che Gesù, dei trentatré anni, ne volle trascorrere trenta con Sua Madre e tre con tutti gli altri. Egli, la Sapienza, per tanti anni inondò sempre più Maria della Sua Grazia e Maria adorò per tanti anni Dio eterno, Incarnato in Lei.

Molte affermazioni di Santi che sembrano paradossali perché rasentano quasi l’assurdo, sono in realtà intuizioni di grandi consolanti verità. Sta di fatto che Gesù ha passato trent’anni della sua esistenza a Nazareth, dedicandone solo tre alla predicazione. I trent’anni li ha passati nella più profonda comunione con Sua Madre, soprattutto quando anche Giuseppe lasciò questo mondo. Ciò avvenne per pura coincidenza o per scelta amorosa? Non sappiamo, sta di fatto però che le cose sono andate così. E’ bello pensare e nulla vieta affermare con il Grignion de Montfort, che così abbia voluto Lui stesso, Gesù, per il Suo indicibile amore che aveva per Maria Sua Madre. E anche per avere l’adorazione e l’amore di Maria, adorazione e amore di livello altissimo, che solo l’avrebbe ricompensato di tutta la freddezza, amore che non avrà mai dagli uomini messi insieme. Comunque però stiano le cose, è certo che Gesù non poteva rimanere trent’anni con Maria, Sua Madre, senza riempire l’anima di Lei di frutti stupendi e di doni arcani. Si può rimanere in sì profonda prolungata comunione con Dio senza partecipare a piene mani alle Sue infinite ricchezze? E se Maria ha educato e aiutato a crescere il Suo Gesù, fino a che punto Gesù ha inciso sulla ulteriore maturazione e perfezione di Lei Sua Madre? Gioiosi e lietificanti misteri che si svelarono, con gioia di tutti, forse solo nell’eternità beata.

 

112) Il Vangelo di San Luca è chiamato il Vangelo della Misericordia, ci mostra alcune parabole dove emerge maestosa, l’infinita Misericordia di Gesù. Egli venne, mandato dal Padre, per salvare ciò che era perduto.

Il Vangelo di San Luca rivela tutto, particolarmente la misericordia di Gesù. Venuto sulla terra per salvare ciò che era perduto, Egli rivela il Suo Amore misericordioso soprattutto nelle tre parabole della pecorella smarrita, della dramma perduta, del figliol prodigo, con accenti ed espressioni di ineffabile bellezza. Egli vuole proclamare in dette parabole che, incontro ai poveri peccatori, smarritisi tra le seduzioni della vita o illusi di stare meglio fuori dalla casa del Padre, è Dio stesso che va loro incontro moltiplicando le tenerezze e gli inviti e festeggiando, come non mai il ritorno dell’anima a Lui. Specie i brani evangelici di S. Luca vogliono dire che non esistono peccati e drammi interiori che non possono essere vinti dalla misericordia divina. Questa non è negata a nessuno, ma solo a quelli che, intendono continuare per la propria strada di peccato, disprezzando ogni invito alla conversione del cuore e perciò cadono nell’ira furente della giustizia infinita.

 

113) Immagini di trovarsi in Palestina al tempo di Gesù e di vedere un Uomo dominare i diavoli, la natura e gli uomini, cioè, compiere strepitosi miracoli. Non le chiedo come avrebbe reagito perché Lei non è un ebreo. Ecco, al di là della credenza ebraica che aspettava un Messia rivoluzionario, lei come avrebbe seguito nel suo intimo un Uomo che parlava di amore, perdono, bontà, misericordia, carità illimitata...

L’ho immaginato effettivamente quando, pellegrino, ho ripercorso moti di quei luoghi (Cafarnao, Nazareth, il lago di Tiberiade ecc.) calpestati dai piedi di Gesù. Mi è sembrato di sentire la sua voce, di assistere ai Suoi miracoli, di contemplare il Suo Volto e fissare i Suoi occhi divini...Impossibile non essere presi dallo stupore, dalla meraviglia, dall’entusiasmo, soprattutto allo spettacolo -ripetentesi ad ogni passo- di una bontà che non soccorre tutti, illumina e arricchisce tutto e tutti. Il mondo è veramente come inondato da un fiume in piena di perdono, di misericordia, di Grazia, di sapienza. Mi ritrovo idealmente con le folle semplici che gridano di entusiasmo, e si stringono a Lui fino a schiacciarlo. Lo splendore di questa sapienza e bontà senza pari fa tacere la ragione e tutti i suoi cavilli, e mi spinge solo a buttarmi in ginocchio davanti a Lui, chiedendogli pietà per la mia miseria e aiuto alla mia poca Fede. E resta veramente un mistero come si possa, con tutto questo, rimanere ancora abbarbicati alle proprie persuasioni, disprezzando o dubitando o negando quanto affermato da Lui, Cristo.

 

114) Il coraggio di Gesù si può ammirare, ma un pò difficile da imitare. Diceva le cose davanti e non le mandava a dire. A coloro che già avevano progettato di ucciderLo e che erano falsi e cattivi, li riprendeva con parole forti: “Guai a voi, guide cieche... Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati... pagate la decima della menta (cose ininfluenti) e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà”.

Gesù, il dolcissimo Gesù che risente nel Suo Cuore i gemiti di tutti i derelitti, è stato terribile contro scribi e farisei ipocriti. Un coraggio divino che non teme nulla, che accetta sereno tutte le conseguenze di un atteggiamento che, pur giusto e santissimo, mai gli sarà perdonato da quelli direttamente interessati. Un coraggio difficilmente imitabile? Certo. Non tutti sono nati eroi. E tuttavia Gesù è modello universale, universale nel senso che lo è per tutti gli uomini e anche per tutte le cose. E allora bisogna almeno sforzarsi sinceramente di fare quanto Lui ha fatto. Bisogna rendersi conto, perciò, a parte altre considerazioni che la Fede ha le sue esigenze e va affermata e predicata, nonostante tutte le opposizioni. Come pure l’errore va denunciato senza compromessi per il bene delle anime e la gloria di Dio. Non si può tollerare che la vita cristiana diventi tutta una ipocrisia: tutto bene e bello al di fuori, marcio in quantità nell’intimo dei cuori. Bisogna mostrare coraggio anche con coloro, che, avendo responsabilità di anime, nicchiano o fingono di non vedere per non... compromettersi. S. Tommaso d’Aquino arriva a dire che se l’autorità e gli anziani “volgono il prestigio dell’anzianità (o autorità e potere) a strumento di milizia, peccando pubblicamente, vanno rimproverati apertamente e con durezza”, perché “la salvezza del popolo va preferita alla pace di qualunque individuo” (Sum. Theol., III, q. 42,a.2).

 

115) Gesù parlava con autorità.

Parlava cioè a nome proprio e non ripetendo opinioni e insegnamenti di altri. Questo ci dice che Gesù non era né poteva essere influenzato da correnti culturali del tempo: né che aveva bisogno dell’approvazione degli altri, eccetto quella del Padre Suo. Una ulteriore conferma, questo, della sua divinità davanti alla quale, perciò, più che discutere e tergiversare, è necessario accettare e obbedire in pieno.....

 

116) Gesù aveva un grandissimo senso dell’amicizia. Era ed è l’Amico, l’Unico che non tradisce, ma solo ama.

L’umano, quello più nobile ed elevato, non solo è presente in Cristo, ma lo è, come sempre, in maniera sublime, affascinante che esalta e commuove. Gesù è vicino ai Suoi discepoli e li tratta sempre con tatto finissimo. Non vi ho trattato da servi, -può dire in verità- ma da amici. Sulla tomba di Lazzaro egli piange! E risorto, è alla Maddalena, alle pie donne che si lascia vedere per primo. E Pietro, Che lo ha rinnegato, lo involge in un amore ancora più grande di prima. Quanti sono stati gli amici e quali, soprattutto, le tenerezze e le aperture avute con loro?... Un poema inedito che varrebbe la pena conoscere e gustare un pò di più.

 

117) San Paolo afferma: “Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il Suo figlio, nato da Donna, nato sotto la Legge”(Gal 4,4).

Sì, pienezza dei tempi, così si esprime l’Apostolo Paolo. Si tratta di uno di quei termini colmi che non si riesce ad esaurire mai del tutto. A mio modesto parere: si parla di pienezza perché con la venuta del Salvatore si completavano i tempi della lunga attesa.... Pienezza perché risultavano soddisfare tutte le condizioni che si richiedevano per un evento così straordinario.

 

118) Perché specifica “...nato da Donna”?

Espressione inusuale ma di cui si serve l’Apostolo per sottolineare la realtà della nascita e della carne del Salvatore. L’Apostolo perciò sembra voler dire: Cristo, come ogni uomo ha dovuto essere concepito e cresciuto nel seno di una donna. Docenti, ariani invece, ed altri eretici tendevano a negare la realtà dell’Incarnazione e del Corpo di Cristo, rendendo così tutto illusorio, il Suo messaggio e il Suo insegnamento, la sua Passione e morte e la stessa redenzione.

 

119) Gesù segno di contraddizione.

Così si espresse il Santo vecchio Simeone nel prendere Gesù bambino tra le sue braccia: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori” ( Lc 2,34 s. ).

Segno di contraddizione perché sarà accettato da alcuni e rifiutato da altri, e perciò dagli uni amato fino al martirio, dagli altri odiato e perseguitato a morte. Una situazione che si protrae fino alla fine del mondo perché ci saranno sempre anime che o si schiereranno decisamente per Lui o lo perseguiteranno con accanimento e perversità; che troveranno vita e felicità nelle sue parole, o lo rifiuteranno e gli saranno eterni nemici.

Cristo che si è dichiarato “la Verità” avrà lo stesso destino della verità la quale divide e seleziona gli uomini tra appassionati ed eroici ricercatori e assertori di essa e ciechi egoistici Suoi oppositori per viltà o egoismo e bassi interessi.

 

120) Esistono fonti non cristiane dei primi secoli, che parlano di Gesù?

Le fonti non cristiane più importanti dei primi secoli del cristianesimo che scrivono su Gesù sono: Gli scritti del Giudaismo, che vanno dal I al V secolo d.C., mostrano chiaramente di conoscere la persona e l’opera di Gesù, dando di Lui un profilo tra lo storico e il leggendario. Di Gesù scrive Giuseppe Flavio nel suo Antichità Giudaiche pubblicato tra il 93-94 d.C. Il testo riguardante Gesù è conosciuto come il testimonium flavianum.

Esiste poi la celebre lettera di Plinio il Giovane scritta verso il 112 all’imperatore Traiano , dove si parla dei cristiani seguaci di Cristo, ma nulla dice direttamente di Lui. Di Cristo e dei cristiani parlano anche gli Annali di Tacito scritti prima del 117; e Svetonio verso il 120

Accenni e anche sarcasmi per i cristiani si ritrovano pure in Luciano (specie nel Peregrino). Esiste infine una lettera in siriaco da Mara a suo Figlio Serapione, di incerta datazione ma scritta certamente dopo il 70.

 

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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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